Umanità Nova, n.28 del 19 luglio 2009, anno 89

Loschi affari a tutto gas


C'è un passaggio del dibattito parlamentare su "sviluppo ed energia" - il disegno di legge, di ben 64 articoli, che dopo dieci mesi è stato approvato definitivamente dal Senato il 9 luglio (e ora reperibile sul quotidiano della Confindustria, "Il Sole 24 ore" del 9 e 10 luglio) –  che denota  la completa sudditanza dello Stato italiano agli interessi dei petrolieri. Infatti, l'art. 45, concernente l'aumento delle aliquote che le compagnie petrolifere pagano "per la produzione di idrocarburi liquidi e gassosi in terraferma" dall'attuale 7 al 10%, declina l'estensione anche a chi svolge "attività di rigassificazione attraverso impianti fissi offshore" al fine di costituire un Fondo per la riduzione del prezzo alla pompa dei carburanti nelle regioni interessate all'estrazione di idrocarburi liquidi e gassosi, uno dei tanti strumenti di compensazione.
Sennonché in sede di discussione del summenzionato articolo e dei suoi emendamenti, i deputati dell'opposizione hanno denunciato l'inadeguatezza delle royalty anche se portate dal 7 al 10%, poiché "In Libia la percentuale corrisposta è dell'85%, in Indonesia dell'83%, in Russia dell'80%, in Alaska del 60%, in Venezuela dell'85%, in Norvegia dell'80%, in Gran Bretagna del 50% così come in Canada". Una miseria, tenuto conto che in piena crisi economica equiparare le aliquote che le compagnie petrolifere devono pagare in Italia a quelle della Norvegia, permetterebbe di garantire ai suoi cittadini gran parte del welfare che lo stato scandinavo assicura ormai da decenni. Ebbene: nessuno degli emendamenti proposti è stato approvato.
Come se ciò non bastasse, il disegno di legge che vorrebbe rappresentare il "nuovo Piano energetico" del Paese è stato formulato nel più completo disprezzo nei confronti dei cittadini, intervenendo attraverso deleghe al governo sulla localizzazione dei siti preposti all'installazione di nuove centrali nucleari al fine di bypassare le stesse disposizioni legislative in atto, come quelle previste dall'articolo 25.
Esso, infatti, disciplina la localizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione elettrica nucleare, di impianti di fabbricazione del combustibile nucleare, dei sistemi di stoccaggio del combustibile irraggiato e dei rifiuti tossici, nonché dei sistemi per il deposito definitivo dei materiali e dei rifiuti radioattivi, attraverso la definizione di misure compensative (ma bravi!) da corrispondere e da realizzare in favore delle popolazioni interessate, come se le lotte sostenute da più di trent'anni al grido di "La salute non si vende" siano passate invano.
Per di più con l'art. 26 viene di soppiatto introdotto il principio del silenzio-assenso, in quanto se le conferenze unificate di Stato e Regioni non si esprimono entro sessanta giorni in merito alla delibera del CIPE in materia di energia nucleare, le tipologie degli impianti per la produzione elettrica nucleare possono essere realizzati nel territorio nazionale.
Come si vede l'obiettivo di sempre è quello di conservare in modo accentrato e nelle mani dei poteri forti la produzione di tutte le fonti energetiche. Questa è la vera ragione per la quale il solare fotovoltaico, che ha le caratteristiche dell'autonomia e della decentrabilità, progredisce a passo di lumaca.

Giacomo Buonomo

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