C'è un passaggio del dibattito parlamentare su "sviluppo ed
energia" - il disegno di legge, di ben 64 articoli, che dopo dieci mesi
è stato approvato definitivamente dal Senato il 9 luglio (e ora
reperibile sul quotidiano della Confindustria, "Il Sole 24 ore" del 9 e
10 luglio) – che denota la completa sudditanza dello Stato
italiano agli interessi dei petrolieri. Infatti, l'art. 45, concernente
l'aumento delle aliquote che le compagnie petrolifere pagano "per la
produzione di idrocarburi liquidi e gassosi in terraferma" dall'attuale
7 al 10%, declina l'estensione anche a chi svolge "attività di
rigassificazione attraverso impianti fissi offshore" al fine di
costituire un Fondo per la riduzione del prezzo alla pompa dei
carburanti nelle regioni interessate all'estrazione di idrocarburi
liquidi e gassosi, uno dei tanti strumenti di compensazione.
Sennonché in sede di discussione del summenzionato articolo e
dei suoi emendamenti, i deputati dell'opposizione hanno denunciato
l'inadeguatezza delle royalty anche se portate dal 7 al 10%,
poiché "In Libia la percentuale corrisposta è dell'85%,
in Indonesia dell'83%, in Russia dell'80%, in Alaska del 60%, in
Venezuela dell'85%, in Norvegia dell'80%, in Gran Bretagna del 50%
così come in Canada". Una miseria, tenuto conto che in piena
crisi economica equiparare le aliquote che le compagnie petrolifere
devono pagare in Italia a quelle della Norvegia, permetterebbe di
garantire ai suoi cittadini gran parte del welfare che lo stato
scandinavo assicura ormai da decenni. Ebbene: nessuno degli emendamenti
proposti è stato approvato.
Come se ciò non bastasse, il disegno di legge che vorrebbe
rappresentare il "nuovo Piano energetico" del Paese è stato
formulato nel più completo disprezzo nei confronti dei
cittadini, intervenendo attraverso deleghe al governo sulla
localizzazione dei siti preposti all'installazione di nuove centrali
nucleari al fine di bypassare le stesse disposizioni legislative in
atto, come quelle previste dall'articolo 25.
Esso, infatti, disciplina la localizzazione nel territorio nazionale di
impianti di produzione elettrica nucleare, di impianti di fabbricazione
del combustibile nucleare, dei sistemi di stoccaggio del combustibile
irraggiato e dei rifiuti tossici, nonché dei sistemi per il
deposito definitivo dei materiali e dei rifiuti radioattivi, attraverso
la definizione di misure compensative (ma bravi!) da corrispondere e da
realizzare in favore delle popolazioni interessate, come se le lotte
sostenute da più di trent'anni al grido di "La salute non si
vende" siano passate invano.
Per di più con l'art. 26 viene di soppiatto introdotto il
principio del silenzio-assenso, in quanto se le conferenze unificate di
Stato e Regioni non si esprimono entro sessanta giorni in merito alla
delibera del CIPE in materia di energia nucleare, le tipologie degli
impianti per la produzione elettrica nucleare possono essere realizzati
nel territorio nazionale.
Come si vede l'obiettivo di sempre è quello di conservare in
modo accentrato e nelle mani dei poteri forti la produzione di tutte le
fonti energetiche. Questa è la vera ragione per la quale il
solare fotovoltaico, che ha le caratteristiche dell'autonomia e della
decentrabilità, progredisce a passo di lumaca.
Giacomo Buonomo