Nei giorni scorsi si è svolto il vertice del G8. I leader
degli 8 paesi più industrializzati del mondo, coinvolgendo un
nugolo di capi di stato e organizzazioni mondiali, si sono incontrati
nella caserma della guardia di finanza di Coppito per decidere le sorti
del mondo e per ristabilire il nuovo assetto globale in chiave politica
ed economica.
I temi centrali del summit sono stati: la crisi economica, le nuove
politiche da attuare per fronteggiare le crescenti ondate
d'immigrazione verso l'Europa e la situazione in Africa. Tutte queste
problematiche sono strettamente connesse fra di loro e tutte e tre sono
state trattate con un unico apparente spirito umanitario: lo stesso
"umanitarismo" che ha permesso di stanziare 400 milioni di euro per
allestire questo vertice, abbandonando alla miseria gli sfollati de
l'Aquila. Questa area è stata deliberatamente scelta dal governo
italiano con il pretesto di rivitalizzare l'esistenza dei terremotati,
ma gli effetti di tale decisione sono stati ben diversi. Da più
di tre mesi gli sfollati abruzzesi sono sottoposti alla
militarizzazione del proprio territorio, ai ricatti della protezione
civile che li infantilizza impedendo loro di autorganizzarsi per
ricostruire la propria vita e ad un controllo sempre più
serrato. Il G8 non ha fatto altro che esasperare queste condizioni:
l'elevato livello di sorveglianza predisposto per tutelare i potenti
della terra si è aggiunto all'insopportabile detenzione della
popolazione aquilana nelle tendopoli-ghetto, ogni sfollato è
assegnato al proprio campo e all'interno dell'area vige il divieto di
consumare alcolici, usare internet, di riunione tra membri di diverse
tendopoli, ecc... Tutto ciò è sotto rigido controllo
della protezione civile e l'intera zona colpita dal sisma è
blindata dai militari, che ne impediscono accesso a chiunque non sia
portatore di un titolo valido per entrarci.
La militarizzazione dei territori è divenuta una costante per
fronteggiare le situazioni di emergenza, prima de l'Aquila, infatti,
tutto ciò era già avvenuto a Pianura, a Chiaiano e nei
comuni campani interessati dalla costruzione di nuove discariche; senza
dimenticare i 3000 militari disseminati in diversi città
italiane, che tra non molto saranno ingrossati di altre 1000
unità. Questo schema oppressivo non deriva dalla follia del
governo Berlusconi, ma è perfettamente inquadrato in un preciso
modello strategico internazionale, deducibile dal rapporto recentemente
pubblicato dalla NATO, la quale fissando come ipotetico anno il 2020,
prevede che entro tale data si verificheranno sommosse popolari in
diversi paesi. Partendo da questo dato, essa gioca di anticipo
abituando le popolazioni ad un graduale innalzamento della
militarizzazione, indispensabile per far fronte ad ogni rivolta futura.
Ma questo scenario apocalittico a cosa sarebbe dovuto? La stessa NATO
ne conosce le cause. L'attuale sistema economico basato sullo
sfruttamento sta creando sacche di povertà sempre più
ampie ed esso stesso sta ragionando per trovare un nuovo modello di
schiavitù che garantisca la propria sopravvivenza. A ciò
serve il G8, che si è da poco concluso, come del resto i summit
internazionali dei mesi scorsi (uno su tutti il G20). Questa crisi,
generata dall'avidità di coloro che gestiscono i grandi flussi
di capitale, sta portando sempre più orde di disperati a
scappare dal proprio paese per cercare migliore fortuna altrove,
finendo spesso per trovare soltanto emarginazione e xenofobia, in
questo contesto si colloca la scelta del G8 di avere invitato al
vertice l'Unione Africana. Essa era presieduta dal presidente libico
Gheddafi, colui che poco tempo fa ha firmato con il governo italiano
gli accordi per i pattugliamenti congiunti sulle coste libiche.
II G8 è stato una tappa di fondamentale importanza in cui far
convergere gli interessi del dominio globale. I potenti decidono come
pianificare la nostra esistenza e noi decidiamo come e quando affermare
il nostro slancio verso la libertà. Per questo oggi noi siamo
qua.
Individualità contro il G8
Questo il testo distribuito dai manifestanti alla frontiera di Chiasso l'11 luglio, vedi informazione.