Umanità Nova, n.28 del 19 luglio 2009, anno 89

Il G8 è finito... ma la nostra rabbia è infinita


Nei giorni scorsi si è svolto il vertice del G8. I leader degli 8 paesi più industrializzati del mondo, coinvolgendo un nugolo di capi di stato e organizzazioni mondiali, si sono incontrati nella caserma della guardia di finanza di Coppito per decidere le sorti del mondo e per ristabilire il nuovo assetto globale in chiave politica ed economica.
I temi centrali del summit sono stati: la crisi economica, le nuove politiche da attuare per fronteggiare le crescenti ondate d'immigrazione verso l'Europa e la situazione in Africa. Tutte queste problematiche sono strettamente connesse fra di loro e tutte e tre sono state trattate con un unico apparente spirito umanitario: lo stesso "umanitarismo" che ha permesso di stanziare 400 milioni di euro per allestire questo vertice, abbandonando alla miseria gli sfollati de l'Aquila. Questa area è stata deliberatamente scelta dal governo italiano con il pretesto di rivitalizzare l'esistenza dei terremotati, ma gli effetti di tale decisione sono stati ben diversi. Da più di tre mesi gli sfollati abruzzesi sono sottoposti alla militarizzazione del proprio territorio, ai ricatti della protezione civile che li infantilizza impedendo loro di autorganizzarsi per ricostruire la propria vita e ad un controllo sempre più serrato. Il G8 non ha fatto altro che esasperare queste condizioni: l'elevato livello di sorveglianza predisposto per tutelare i potenti della terra si è aggiunto all'insopportabile detenzione della popolazione aquilana nelle tendopoli-ghetto, ogni sfollato è assegnato al proprio campo e all'interno dell'area vige il divieto di consumare alcolici, usare internet, di riunione tra membri di diverse tendopoli, ecc... Tutto ciò è sotto rigido controllo della protezione civile e l'intera zona colpita dal sisma è blindata dai militari, che ne impediscono accesso a chiunque non sia portatore di un titolo valido per entrarci.
La militarizzazione dei territori è divenuta una costante per fronteggiare le situazioni di emergenza, prima de l'Aquila, infatti, tutto ciò era già avvenuto a Pianura, a Chiaiano e nei comuni campani interessati dalla costruzione di nuove discariche; senza dimenticare i 3000 militari disseminati in diversi città italiane, che tra non molto saranno ingrossati di altre 1000 unità. Questo schema oppressivo non deriva dalla follia del governo Berlusconi, ma è perfettamente inquadrato in un preciso modello strategico internazionale, deducibile dal rapporto recentemente pubblicato dalla NATO, la quale fissando come ipotetico anno il 2020, prevede che entro tale data si verificheranno sommosse popolari in diversi paesi. Partendo da questo dato, essa gioca di anticipo abituando le popolazioni ad un graduale innalzamento della militarizzazione, indispensabile per far fronte ad ogni rivolta futura. Ma questo scenario apocalittico a cosa sarebbe dovuto? La stessa NATO ne conosce le cause. L'attuale sistema economico basato sullo sfruttamento sta creando sacche di povertà sempre più ampie ed esso stesso sta ragionando per trovare un nuovo modello di schiavitù che garantisca la propria sopravvivenza. A ciò serve il G8, che si è da poco concluso, come del resto i summit internazionali dei mesi scorsi (uno su tutti il G20). Questa crisi, generata dall'avidità di coloro che gestiscono i grandi flussi di capitale, sta portando sempre più orde di disperati a scappare dal proprio paese per cercare migliore fortuna altrove, finendo spesso per trovare soltanto emarginazione e xenofobia, in questo contesto si colloca la scelta del G8 di avere invitato al vertice l'Unione Africana. Essa era presieduta dal presidente libico Gheddafi, colui che poco tempo fa ha firmato con il governo italiano gli accordi per i pattugliamenti congiunti sulle coste libiche.
II G8 è stato una tappa di fondamentale importanza in cui far convergere gli interessi del dominio globale. I potenti decidono come pianificare la nostra esistenza e noi decidiamo come e quando affermare il nostro slancio verso la libertà. Per questo oggi noi siamo qua.

Individualità contro il G8

Questo il testo distribuito dai manifestanti alla frontiera di Chiasso l'11 luglio, vedi informazione.

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