Dopo il forum sulla ricostruzione del 7 e l'occupazione di case
sfitte agibili del 9, il 10 luglio il corteo contro il G8 ha "marciato"
dalla stazione ferroviaria di Paganica alla villa comunale dell'Aquila
toccando quattro tendopoli – quella di Paganica, le due di Bazzano e
quella di Sant'Elia – e la new town in costruzione a Bazzano, quella su
cui si è già aperta un'indagine per mafia. Lo spezzone
dei cittadini aquilani in testa, con lo striscione "Voi G8 siete il
terremoto"; a reggerlo anche due vigili del fuoco, solidali con la
lotta della popolazione che chiede verità e giustizia,
partecipazione e trasparenza, casa e salario, diritti e libertà
di fatto sospese con la gestione poliziesca della catastrofe e
l'inaudita militarizzazione del territorio. Patto di base, autonomi,
anarchici, rete campana salute e ambiente, comitati territoriali in
lotta, Comunisti proletari, Epicentro solidale, Rifondazione comunista,
Sinistra critica, collettivi autorganizzati, centri sociali ed altri
ancora, 4.000 in tutto per la "marcia della rinascita", per la
ricostruzione sociale e solidale dell'Aquila, contro il vertice
responsabile della crisi globale. Contrari al G8, come già
dimostrato con la manifestazione del 28 marzo a Roma, con quelle di
Siracusa, Torino, ancora Roma e Lecce, contro i G8 tematici gestiti da
coloro che hanno provocato la crisi globale e che vorrebbero continuare
a guidare il mondo sulla stessa catastrofica china. Contro il dominio
incontrastato del profitto e della mercificazione totale, responsabile
di una crisi mondiale che non è solo economica e finanziaria, ma
anche ambientale, climatica, energetica, alimentare e bellica. Contrari
al G8 all'Aquila, al tentativo del governo Berlusconi di usare il
terremoto e le disgrazie della popolazione per impedire ogni forma di
dissenso e di protesta, per avere la strada spianata verso la truffa
della ricostruzione affaristica, imposta con la gestione autoritaria e
militare delle tendopoli da parte della Protezione civile. Il corteo ha
denunciato come il governo voglia trasformare la tragedia degli
aquilani in una gigantesca speculazione edilizia (come previsto nel
decreto 39/2009 trasformato in legge rigettando ogni emendamento) che
ridisegni il territorio a favore delle grandi imprese del cemento, che
cerchi di mascherare la più generale crisi economica della
provincia e della regione, imponendo condizioni di vita drammatiche
agli sfollati, azzerando ogni tentativo di partecipazione e
ricostruzione dal basso, sociale e solidale, impedendo persino
assemblee, riunioni nei campi e la diffusione di materiale informativo.
La popolazione aquilana però, dopo la manifestazione romana del
16 giugno, si sta unendo e rafforzando intorno alla Campagna 100%,
ovvero: 100% di ricostruzione con contributi che coprano la
totalità dei danni subiti da tutte le case e da tutte le
attività; 100% di partecipazione perché città e
paesi vanno ricostruiti dagli abitanti; 100% di trasparenza,
perché ogni euro impiegato va reso pubblico; 100% di aquilani
all'Aquila, perché tutti/e devono tornare nelle loro case. E
questo è stato il filo conduttore anche della "marcia della
rinascita", per sviluppare un programma alternativo di uscita dalla
crisi e dalla catastrofe, un programma egualitario, solidale, pacifico,
ecologico, a favore dei popoli, dei lavoratori, dei più deboli e
indifesi. La giornata si è chiusa con la richiesta di
libertà per gli arrestati in questi ultimi giorni, vittime della
repressione statale.
edo
Antefatto
Il valico di Ponte Chiasso è la più trafficata delle
dogane che dalla provincia comasca portano in Svizzera. Sabato 4
luglio, come ogni sabato, due lunghe code di automobili aspettano di
varcare il confine, chi in cerca dei primi saldi elvetici, chi per
raggiungere le mete turistiche italiane.
Il trattato di Schengen è ancora sospeso, ma ormai il G8
è finito: il traffico scorre lento ma regolare, e sembra che
niente lo possa turbare. Sembra.
Il blocco
Ore 15, trenta ragazzi, come un temporale estivo in una bella e calma
giornata di sole, invadono la strada a 50 metri dalla dogana srotolando
un lunghissimo striscione "L'AQUILA NON VUOLE LE CAROGNE / 8 CAROGNE
HANNO VOLUTO L'AQUILA / NO G8" che blocca entrambi i sensi di marcia
della strada comasca. Gli automobilisti sbigottiti scendono dalla
macchina per avere spiegazioni, viene dato loro un volantino, con
alcuni si dialoga, mentre altri imprecano e minacciano di chiamare le
forze dell'ordine. La dogana in direzione italiana rimane chiusa per un
quarto d'ora, mentre nella direzione opposta la coda si allunga
arrivando oltre Monte Olimpino, quasi in città (fonte La
Provincia). Nel frattempo dal blocco si accendono i primi fumogeni,
viene srotolato il secondo striscione "SENZA STATO NÉ CONFINI /
NON CI SONO CLANDESTINI" e si susseguono cori e interventi al megafono
contro il G8, le frontiere, e in solidarietà ai clandestini. I
manifestanti sono a volto scoperto, non hanno petardi ne bombolette e
mantengono un profilo tranquillo.
Dopo il suddetto quarto d'ora, anche la polizia italiana comincia a
muoversi: entrambi i flussi di veicoli vengono deviati su strade
secondarie o dirottati verso altre dogane, mentre due agenti della
Digos giunti sul posto si limitano a ricordare ai manifestanti che
stanno commettendo un reato (!), minacciano a vario titolo ma senza
imporre alcun diktat, forse perché colti di sorpresa. In questa
fase dell'azione i partecipanti al blocco vengono lasciati
sostanzialmente tranquilli e quindi, dopo 40 minuti, decidono di
lasciare spontaneamente la strada. L'obiettivo è stato
raggiunto, il disagio creato è palpabile.
Il ritorno
Sgomberata la strada, i manifestanti si incamminano, a passo spedito,
sul marciapiede in direzione Como. Sono seguiti a stretto giro da 5
poliziotti e da 2 agenti della digos. Dopo 500 metri di strada in
salita, arrivano i rinforzi: una decina tra celere e Digos, uno dei
quali con una vistosa telecamera riprende i manifestanti da 2 metri di
distanza. A questo punto gli animi inevitabilmente si surriscaldano, il
cameraman è bersaglio di una fitta pioggia di insulti, e le
forze dell'ordine cominciano a provocare: spintoni, strattoni, ma
sempre senza alzare troppo i toni.
Dopo avere impedito ai manifestanti di salire su un autobus, il
confronto con la polizia si inasprisce: un compagno oscura con la mano
la "telecamera del disordine"e si prende un calcio nel culo da un
agente in borghese, che tenta di fermarlo. La reazione è
però compatta, il ragazzo in questione non viene fermato e
continua a camminare con gli altri. All'altezza dell'uscita
autostradale di Monte Olipino, dopo una camminata di oltre un
chilometro, con gli agenti sfiancati dal caldo e dal peso della divisa,
la polizia materializza la sua vendetta. Gli agenti Digos, stavolta
aiutati dai 20 agenti in divisa sopraggiunti, provocano più
pesantemente e ne nasce un parapiglia: le forze del dis-ordine vogliono
assolutamente fermare il compagno oscuratore di telecamera, i
manifestanti cercano di impedirglielo, ma i manganelli hanno la meglio.
La trattativa
Preso il compagno, la celere si esalta: forma un cordone che, battendo
i manganelli sugli scudi, costringe i manifestanti a ritirarsi su una
via secondaria, dove vengono bloccati da un altro cordone di polizia
che li scavalca e si posiziona alle loro spalle. Qui i manifestanti
ricevono la solidarietà dei commercianti e dei vecchietti di un
circolo ricreativo, che li irrorano d'acqua, fondamentale per resistere
al caldo della periferia comasca.
Inizia una lunga trattativa: la Digos vuole tutti i documenti, ma i
manifestanti impongono come condizione il rilascio del compagno
fermato. Dopo 45 minuti di tira e molla, la polizia libera il compagno
e ottiene i documenti. Su La Provincia già si vocifera di 30
denunce per manifestazione non autorizzata. I manifestanti verranno
lasciati liberi un'ora più tardi.
Uno, nessuno, trenta
[da un report di Indymedia inviato anche a UN]
La prima giornata di contestazione al G8 a l'Aquila giunge dopo i 21
arresti di ieri in quattro città italiane (Torino, Padova,
Bologna, l'Aquila) e si è aperta con le occupazioni dei
rettorati di Palermo e Bologna.
A Roma questa mattina un gruppo di attivisti ha bloccato con una
cancellata l'entrata della A24 Roma-l'Aquila. Sono stati appesi
striscioni e montate tende. Il blocco è terminato intorno alle
11,30 e si hanno notizie di 3 fermi.
Nel frattempo 500 studenti e attivisti della V strategy sono partiti
dall'Università Roma 3 occupata e hanno bloccato in corteo la
via Ostiense. Il corteo è stato caricato dalla guardia di
finanza e dalla polizia in tenuta antisommossa. Numerosi i fermi.
Intorno alle 12 all'Università La Sapienza, corteo dell'Onda
interno all'ateneo in solidarietà con gli arresti di ieri i
fermi della mattina. Il corteo interno è uscito
dall'università bloccando Via de Lollis e proseguendo verso San
Lorenzo. Alcune centinaia i partecipanti.
Le agenzie parlano di 35 fermati nella mattinata di oggi a Roma. Tra
loro anche 9 stranieri di cui 4 svedesi, 2 tedeschi, uno svizzero, un
francese e un polacco. […]
Il pomeriggio di mobilitazioni è iniziato con la notizia della
convalida dell'arresto per 9 delle/i fermati di questa mattina (tra cui
una minorenne, e una ragazza straniera) che sono stati suddivisi nelle
carceri romane di Regina Coeli e Rebibbia. Le accuse a loro carico sono
di resistenza a pubblico ufficiale, mentre sono al vaglio le posizioni
delle/gli arrestati per incendio e danneggiamenti.
Uno striscione è stato appeso sul palazzo dell'Ina a Cinecittà.
Nel frattempo si è assistito a una vera e proprio
militarizzazione (con il blocco di tutte le strade limitrofe) di Piazza
Berberini a Roma, dove era prevista una manifestazione diretta a Piazza
della Repubblica per "l'accoglienza ai potenti della terra".
La manifestazione è proseguita senza incidenti e si è
conclusa intorno alle 19:30. Una delegazione di manifestanti si
è recata alla questura di Roma per chiedere chiarimenti sulla
posizione delle/gli attivisti arrestati.
Dopo lo scioglimento del corteo in Piazza della Repubblica, alcuni
attivisti hanno cercato di occupare alcuni binari della stazione
Termini. La polizia ha circondato la stazione e inscenato una vera a
propria caccia all'uomo all'interno della stazione, mettendo in stato
di fermo 2 attivisti.
Sono proseguite anche le mobilitazioni in solidarietà con gli
arresti di ieri. Alcuni attivisti sono entrati negli uffici della Rai
di Torino per protestare contro la disinformazione dei mezzi di
comunicazione ufficiale dove si è tenuta una conferenza stampa.
Molte persone si sono date appuntamento alla partenza alle 16 dalla
stazione Ostiense per il presidio che si è tenuto fuori
dal CIE. di Ponte di Galeria in solidarietà ai/alle recluse,
detenute in quelle strutture che lo stato "democraticamente"
continua a chiamare centri d'identificazione e d'espulsione ma
che noi continueremo a chiamare lager di stato.
In oltre 400 sono arrivati alla stazione "Fiera di Roma",
realtà romane di centri sociali, anarchici, libertari francesi,
bulgari, spagnoli, inglesi, peruviani, afro, mediorientali, singoli
cittadini.
A fare da sfondo circa 15 cellulari della polizia (rimasti sempre a
distanza) e agenti sparsi, sempre a distanza, mescolati tra i soliti
giornalisti.
Giornalisti derisi durante il presidio da compagni, muniti di
telecamere finte di cartone e microfoni "spazzolone", a disturbare le
riprese dei giornalisti, denigrando ciò che troppo spesso viene
oscurato dai media "ufficiali" .
Allestiti alcuni gazebo con materiale informativo in varie lingue e
recapiti telefonici che, durante la lettura dei comunicati in varie
lingue, sono stati urlati dai microfoni aperti dell'impianto, in
solidarietà ai/alle recluse. In risposta ai buffoni del
g8, per dissentire dalle manovre fasciste del pacchetto sicurezza
approvato la scorsa settimana.
Ora l'entrata o la permanenza in Italia diventa reato, la
durata della detenzione si estende a 6 mesi, le ronde razziste sono
legalizzate.
Alcuni reclusi dei CIE di Torino, Milano e Bologna sono in sciopero
della fame, mentre a Gradisca d'Isonzo c'è stato un tentativo di
fuga in seguito al quale, per rappresaglia, c'è stato il
pestaggio della polizia e la mancanza di distribuzione del vitto.
La detenzione e i trattamenti […] cui sono sottoposti sono a dir poco
brutali. Chiunque protesti è sottoposto a pestaggi,violenze e
intimidazioni. Per sedare [...] l'uso di psicofarmaci è
continuativo. Gli abusi della polizia e della Croce Rossa sono
evidenti, tant'è che negli ultimi tre mesi a Ponte Galeria ci
sono stati due assassinii.
Salah Souidani, assassinato dopo che gli era stata negata l'assistenza
medica a seguito di un pestaggio da parte della polizia, così
confermano altri reclusi.
Nabruka Mimuni che, in Italia da trent'anni, aveva minacciato
ripetutamente di togliersi la vita per i pessimi trattamenti riservati,
è stata lasciata al suo destino.
[…] Simbolicamente durante il presidio, sono state ordinatamente
disposte in linea davanti i manifestanti, un centinaio di bottigliette
da mezzo litro d'acqua vuote, a testimoniare la razione giornaliera che
non sempre viene distribuita ai/alle detenute ed è stato fatto
qualche minuto di silenzio. Ne è seguito poi il lancio
delle bottigliette, all' interno della prima recinzione, che ha
fatto sì che gli sbirri della Digos si allarmassero,
senza aver capito il gesto pacifico e simbolico.
C'è stata anche una corrispondenza con un detenuto che ha
espressamente ribadito i pessimi trattamenti a cui sono quotidianamente
sottoposti all'interno tra cui anche la mancanza di materassi per
dormire.
[…] Molti gli striscioni appesi al cavalcavia, in prevalenza di matrice
anarchica / libertaria e antirazzista a fare da sfondo a questa
realtà desolante e desolata degna di un "lager" isolato.
[…] Al tramonto,verso le 21 si spengono i microfoni e ci si riorganizza
per la partenza dalla stazione, quando dei cori femminili dall' interno
del CIE ci fanno tornare sui nostri passi.
Si continuano a urlare slogan e numeri di telefono per supporto legale.
Le voci della lotta non dormono mai. Abbatteremo i lager di stato.
Marco Gruppo Cafiero Roma