Umanità Nova, n.28 del 19 luglio 2009, anno 89

informAzione - 1


L'Aquila. G8. Corteo del 10 luglio

Dopo il forum sulla ricostruzione del 7 e l'occupazione di case sfitte agibili del 9, il 10 luglio il corteo contro il G8 ha "marciato" dalla stazione ferroviaria di Paganica alla villa comunale dell'Aquila toccando quattro tendopoli – quella di Paganica, le due di Bazzano e quella di Sant'Elia – e la new town in costruzione a Bazzano, quella su cui si è già aperta un'indagine per mafia. Lo spezzone dei cittadini aquilani in testa, con lo striscione "Voi G8 siete il terremoto"; a reggerlo anche due vigili del fuoco, solidali con la lotta della popolazione che chiede verità e giustizia, partecipazione e trasparenza, casa e salario, diritti e libertà di fatto sospese con la gestione poliziesca della catastrofe e l'inaudita militarizzazione del territorio. Patto di base, autonomi, anarchici, rete campana salute e ambiente, comitati territoriali in lotta, Comunisti proletari, Epicentro solidale, Rifondazione comunista, Sinistra critica, collettivi autorganizzati, centri sociali ed altri ancora, 4.000 in tutto per la "marcia della rinascita", per la ricostruzione sociale e solidale dell'Aquila, contro il vertice responsabile della crisi globale. Contrari al G8, come già dimostrato con la manifestazione del 28 marzo a Roma, con quelle di Siracusa, Torino, ancora Roma e Lecce, contro i G8 tematici gestiti da coloro che hanno provocato la crisi globale e che vorrebbero continuare a guidare il mondo sulla stessa catastrofica china. Contro il dominio incontrastato del profitto e della mercificazione totale, responsabile di una crisi mondiale che non è solo economica e finanziaria, ma anche ambientale, climatica, energetica, alimentare e bellica. Contrari al G8 all'Aquila, al tentativo del governo Berlusconi di usare il terremoto e le disgrazie della popolazione per impedire ogni forma di dissenso e di protesta, per avere la strada spianata verso la truffa della ricostruzione affaristica, imposta con la gestione autoritaria e militare delle tendopoli da parte della Protezione civile. Il corteo ha denunciato come il governo voglia trasformare la tragedia degli aquilani in una gigantesca speculazione edilizia (come previsto nel decreto 39/2009 trasformato in legge rigettando ogni emendamento) che ridisegni il territorio a favore delle grandi imprese del cemento, che cerchi di mascherare la più generale crisi economica della provincia e della regione, imponendo condizioni di vita drammatiche agli sfollati, azzerando ogni tentativo di partecipazione e ricostruzione dal basso, sociale e solidale, impedendo persino assemblee, riunioni nei campi e la diffusione di materiale informativo. La popolazione aquilana però, dopo la manifestazione romana del 16 giugno, si sta unendo e rafforzando intorno alla Campagna 100%, ovvero: 100% di ricostruzione con contributi che coprano la totalità dei danni subiti da tutte le case e da tutte le attività; 100% di partecipazione perché città e paesi vanno ricostruiti dagli abitanti; 100% di trasparenza, perché ogni euro impiegato va reso pubblico; 100% di aquilani all'Aquila, perché tutti/e devono tornare nelle loro case. E questo è stato il filo conduttore anche della "marcia della rinascita", per sviluppare un programma alternativo di uscita dalla crisi e dalla catastrofe, un programma egualitario, solidale, pacifico, ecologico, a favore dei popoli, dei lavoratori, dei più deboli e indifesi. La giornata si è chiusa con la richiesta di libertà per gli arrestati in questi ultimi giorni, vittime della repressione statale.

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Ponte Chiasso. Senza Stato né confini

Antefatto
Il valico di Ponte Chiasso è la più trafficata delle dogane che dalla provincia comasca portano in Svizzera. Sabato 4 luglio, come ogni sabato, due lunghe code di automobili aspettano di varcare il confine, chi in cerca dei primi saldi elvetici, chi per raggiungere le mete turistiche italiane.
Il trattato di Schengen è ancora sospeso, ma ormai il G8 è finito: il traffico scorre lento ma regolare, e sembra che niente lo possa turbare. Sembra.
Il blocco
Ore 15, trenta ragazzi, come un temporale estivo in una bella e calma giornata di sole, invadono la strada a 50 metri dalla dogana srotolando un lunghissimo striscione "L'AQUILA NON VUOLE LE CAROGNE / 8 CAROGNE HANNO VOLUTO L'AQUILA / NO G8" che blocca entrambi i sensi di marcia della strada comasca. Gli automobilisti sbigottiti scendono dalla macchina per avere spiegazioni, viene dato loro un volantino, con alcuni si dialoga, mentre altri imprecano e minacciano di chiamare le forze dell'ordine. La dogana in direzione italiana rimane chiusa per un quarto d'ora, mentre nella direzione opposta la coda si allunga arrivando oltre Monte Olimpino, quasi in città (fonte La Provincia). Nel frattempo dal blocco si accendono i primi fumogeni, viene srotolato il secondo striscione "SENZA STATO NÉ CONFINI / NON CI SONO CLANDESTINI" e si susseguono cori e interventi al megafono contro il G8, le frontiere, e in solidarietà ai clandestini. I manifestanti sono a volto scoperto, non hanno petardi ne bombolette e mantengono un profilo tranquillo.
Dopo il suddetto quarto d'ora, anche la polizia italiana comincia a muoversi: entrambi i flussi di veicoli vengono deviati su strade secondarie o dirottati verso altre dogane, mentre due agenti della Digos giunti sul posto si limitano a ricordare ai manifestanti che stanno commettendo un reato (!), minacciano a vario titolo ma senza imporre alcun diktat, forse perché colti di sorpresa. In questa fase dell'azione i partecipanti al blocco vengono lasciati sostanzialmente tranquilli e quindi, dopo 40 minuti, decidono di lasciare spontaneamente la strada. L'obiettivo è stato raggiunto, il disagio creato è palpabile.
Il ritorno
Sgomberata la strada, i manifestanti si incamminano, a passo spedito, sul marciapiede in direzione Como. Sono seguiti a stretto giro da 5 poliziotti e da 2 agenti della digos. Dopo 500 metri di strada in salita, arrivano i rinforzi: una decina tra celere e Digos, uno dei quali con una vistosa telecamera riprende i manifestanti da 2 metri di distanza. A questo punto gli animi inevitabilmente si surriscaldano, il cameraman è bersaglio di una fitta pioggia di insulti, e le forze dell'ordine cominciano a provocare: spintoni, strattoni, ma sempre senza alzare troppo i toni.
Dopo avere impedito ai manifestanti di salire su un autobus, il confronto con la polizia si inasprisce: un compagno oscura con la mano la "telecamera del disordine"e si prende un calcio nel culo da un agente in borghese, che tenta di fermarlo. La reazione è però compatta, il ragazzo in questione non viene fermato e continua a camminare con gli altri. All'altezza dell'uscita autostradale di Monte Olipino, dopo una camminata di oltre un chilometro, con gli agenti sfiancati dal caldo e dal peso della divisa, la polizia materializza la sua vendetta. Gli agenti Digos, stavolta aiutati dai 20 agenti in divisa sopraggiunti, provocano più pesantemente e ne nasce un parapiglia: le forze del dis-ordine vogliono assolutamente fermare il compagno oscuratore di telecamera, i manifestanti cercano di impedirglielo, ma i manganelli hanno la meglio.
La trattativa
Preso il compagno, la celere si esalta: forma un cordone che, battendo i manganelli sugli scudi, costringe i manifestanti a ritirarsi su una via secondaria, dove vengono bloccati da un altro cordone di polizia che li scavalca e si posiziona alle loro spalle. Qui i manifestanti ricevono la solidarietà dei commercianti e dei vecchietti di un circolo ricreativo, che li irrorano d'acqua, fondamentale per resistere al caldo della periferia comasca.
Inizia una lunga trattativa: la Digos vuole tutti i documenti, ma i manifestanti impongono come condizione il rilascio del compagno fermato. Dopo 45 minuti di tira e molla, la polizia libera il compagno e ottiene i documenti. Su La Provincia già si vocifera di 30 denunce per manifestazione non autorizzata. I manifestanti verranno lasciati liberi un'ora più tardi.

Uno, nessuno, trenta

Roma. 7 luglio. No G8

[da un report di Indymedia inviato anche a UN]
La prima giornata di contestazione al G8 a l'Aquila giunge dopo i 21 arresti di ieri in quattro città italiane (Torino, Padova, Bologna, l'Aquila) e si è aperta con le occupazioni dei rettorati di Palermo e Bologna.
A Roma questa mattina un gruppo di attivisti ha bloccato con una cancellata l'entrata della A24 Roma-l'Aquila. Sono stati appesi striscioni e montate tende. Il blocco è terminato intorno alle 11,30 e si hanno notizie di 3 fermi.
Nel frattempo 500 studenti e attivisti della V strategy sono partiti dall'Università Roma 3 occupata e hanno bloccato in corteo la via Ostiense. Il corteo è stato caricato dalla guardia di finanza e dalla polizia in tenuta antisommossa. Numerosi i fermi. Intorno alle 12 all'Università La Sapienza, corteo dell'Onda interno all'ateneo in solidarietà con gli arresti di ieri i fermi della mattina. Il corteo interno è uscito dall'università bloccando Via de Lollis e proseguendo verso San Lorenzo. Alcune centinaia i partecipanti.
Le agenzie parlano di 35 fermati nella mattinata di oggi a Roma. Tra loro anche 9 stranieri di cui 4 svedesi, 2 tedeschi, uno svizzero, un francese e un polacco. […]
Il pomeriggio di mobilitazioni è iniziato con la notizia della convalida dell'arresto per 9 delle/i fermati di questa mattina (tra cui una minorenne, e una ragazza straniera) che sono stati suddivisi nelle carceri romane di Regina Coeli e Rebibbia. Le accuse a loro carico sono di resistenza a pubblico ufficiale, mentre sono al vaglio le posizioni delle/gli arrestati per incendio e danneggiamenti.
Uno striscione è stato appeso sul palazzo dell'Ina a Cinecittà.
Nel frattempo si è assistito a una vera e proprio militarizzazione (con il blocco di tutte le strade limitrofe) di Piazza Berberini a Roma, dove era prevista una manifestazione diretta a Piazza della Repubblica per "l'accoglienza ai potenti della terra".
La manifestazione è proseguita senza incidenti e si è conclusa intorno alle 19:30. Una delegazione di manifestanti si è recata alla questura di Roma per chiedere chiarimenti sulla posizione delle/gli attivisti arrestati.
Dopo lo scioglimento del corteo in Piazza della Repubblica, alcuni attivisti hanno cercato di occupare alcuni binari della stazione Termini. La polizia ha circondato la stazione e inscenato una vera a propria caccia all'uomo all'interno della stazione, mettendo in stato di fermo 2 attivisti.
Sono proseguite anche le mobilitazioni in solidarietà con gli arresti di ieri. Alcuni attivisti sono entrati negli uffici della Rai di Torino per protestare contro la disinformazione dei mezzi di comunicazione ufficiale dove si è tenuta una conferenza stampa.

Roma. 9 luglio. No ai C.I.E. No ai "lager" di stato

Molte persone si sono date appuntamento alla partenza alle 16 dalla stazione Ostiense per il  presidio che si è tenuto fuori dal CIE. di Ponte di Galeria in solidarietà ai/alle recluse, detenute in quelle strutture che lo stato "democraticamente" continua  a chiamare centri d'identificazione e d'espulsione ma che noi continueremo a chiamare lager di stato.
In oltre 400 sono arrivati alla stazione "Fiera di Roma",  realtà romane di centri sociali, anarchici, libertari francesi, bulgari, spagnoli, inglesi, peruviani, afro, mediorientali, singoli cittadini.
A fare da sfondo circa 15 cellulari della polizia (rimasti sempre a distanza) e agenti sparsi, sempre a distanza, mescolati tra i soliti giornalisti.
Giornalisti derisi durante il presidio da compagni, muniti di telecamere finte di cartone e microfoni "spazzolone", a disturbare le riprese dei giornalisti, denigrando ciò che troppo spesso viene oscurato dai media "ufficiali" .
Allestiti alcuni gazebo con materiale informativo in varie lingue e recapiti telefonici che, durante la lettura dei comunicati in varie lingue, sono stati urlati dai microfoni aperti dell'impianto, in solidarietà ai/alle recluse. In risposta ai buffoni del g8,  per dissentire dalle manovre fasciste del pacchetto sicurezza approvato la scorsa settimana.
Ora l'entrata o la  permanenza  in Italia diventa reato, la durata della detenzione si estende a 6 mesi, le ronde razziste sono legalizzate.
Alcuni reclusi dei CIE di Torino, Milano e Bologna sono in sciopero della fame, mentre a Gradisca d'Isonzo c'è stato un tentativo di fuga in seguito al quale, per rappresaglia, c'è stato il pestaggio della polizia e la mancanza di distribuzione del vitto.
La detenzione e i trattamenti […] cui sono sottoposti sono a dir poco brutali. Chiunque protesti è sottoposto a pestaggi,violenze e intimidazioni. Per sedare [...] l'uso di psicofarmaci è continuativo. Gli abusi della polizia e della Croce Rossa sono evidenti, tant'è che negli ultimi tre mesi a Ponte Galeria ci sono stati due assassinii.
Salah Souidani, assassinato dopo che gli era stata negata l'assistenza medica a seguito di un pestaggio da parte della polizia, così confermano altri reclusi.
Nabruka Mimuni che, in Italia da trent'anni, aveva minacciato ripetutamente di togliersi la vita per i pessimi trattamenti riservati, è stata lasciata al suo destino.
[…] Simbolicamente durante il presidio, sono state ordinatamente disposte in linea davanti i manifestanti, un centinaio di bottigliette da mezzo litro d'acqua vuote, a testimoniare la razione giornaliera che non sempre viene distribuita ai/alle detenute ed è stato fatto qualche minuto di silenzio. Ne è seguito poi il  lancio delle bottigliette, all' interno della prima recinzione, che  ha fatto  sì che gli sbirri della Digos si  allarmassero, senza aver capito il gesto pacifico e simbolico.
C'è stata anche una corrispondenza con un detenuto che ha espressamente ribadito i pessimi trattamenti a cui sono quotidianamente sottoposti all'interno tra cui anche la mancanza di materassi per dormire.
[…] Molti gli striscioni appesi al cavalcavia, in prevalenza di matrice anarchica / libertaria e antirazzista a fare da sfondo a questa realtà desolante e desolata degna di un "lager" isolato.
[…] Al tramonto,verso le 21 si spengono i microfoni e ci si riorganizza per la partenza dalla stazione, quando dei cori femminili dall' interno del CIE ci fanno tornare sui nostri passi.
Si continuano a urlare slogan e numeri di telefono per supporto legale.
Le voci della lotta non dormono mai. Abbatteremo i lager di stato.

Marco Gruppo Cafiero  Roma

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