A 70 anni esatti dalla fine della guerra-rivoluzione di Spagna, uno
degli aspetti del conflitto meno conosciuti resta quello della
partecipazione italiana, sia dalla parte fascista che da quella
antifascista, alla lotta che divampò anche nei cieli di Spagna.
Probabilmente, questa limitatissima conoscenza storica, è
soprattutto legata alle funeste conseguenze tra la popolazione civile
del ruolo avuto dall'aviazione legionaria italiana nel sostenere
militarmente il fascismo spagnolo.
Nel 1936, allo scoppio del pronunciamiento militare "contro l'anarchia
e il bolscevismo" messo in atto dal gruppo di generali capeggiato
da Francisco Franco e sostenuto dalla Chiesa cattolica, l'aviazione
repubblicana era senz'altro superiore per personale e mezzi
all'aviazione nazionalista e quindi, così come per le forze di
terra che per quelle di mare, fu determinante l'apporto aereo
assicurato dai regimi di Hitler e Mussolini. Questo aiuto si
sostanziò, da parte nazista nell'intervento della legione Condor
formata da circa 100 aeroplani e 5.000 aviatori, mentre per quanto
riguardo il fascismo italiano vide l'invio di circa 750-760 aerei
(verosimilmente 747, mentre secondo Mussolini 763) e circa 6.000
militari della regia aeronautica.
Tra gli aerei impiegati dall'aviazione legionaria italiana ci furono
circa 200 bombardieri, ma quasi tutti gli apparecchi svolsero comunque
funzioni di attacco al suolo, seminando 11.524 tonnellate di bombe.
L'effetto di queste incursioni si rivelò particolarmente
micidiale nei confronti di indifesi centri abitati, in particolare
nelle Baleari, nei Paesi Baschi e in Catalogna.
Dopo aver subito a terra la sconfitta di Guadalajara, nel marzo-aprile
1937, i fascisti italiani cercarono rivincita e vendetta partecipando
al bombardamento delle cittadine basche di Durango, Elorrio e Manaria
ma, soprattutto, alle distruttive incursioni ad ondate e a tappeto
contro Gernika (vero nome, basco, di Guernica) del 26 aprile, costate
un numero imprecisato di vittime (le valutazioni oscillano da un
centinaio a duemila) e comunque alto in rapporto ai settemila
abitanti dell'epoca. Quel tragico giorno, destinato a rimanere scritto
nella storia anche per le sue valenze simboliche, tre bombardieri SM 79
fecero da apripista ai seminatori di morte della legione Condor
sganciando 36 bombe da 50 Kg sulla stazione ferroviaria, mentre i
caccia Fiat CR 32 del 16° gruppo assicurarono la scorta agli H.111
e Ju.52 tedeschi.
Ancora più pesanti le responsabilità per i bombardamenti
italiani di Barcellona, nei giorni 16, 17 e 18 marzo 1938, costati la
vita, ad almeno 670 civili. Il loro carattere terroristico nei
confronti della popolazione è dimostrato dalla circostanza,
documentata, che solo alcune incursioni presero di mira le strutture
industriali e portuali della capitale della Catalogna, regione che
peraltro pagò la sua volontà rivoluzionaria con quasi
cinquemila persone uccise sotto le bombe italiane, tedesche e spagnole.
Sul fronte antifascista, la partecipazione dei volontari italiani fu
senz'altro più limitata, ma comunque significativa. Sui circa
4.000 italiani in Spagna che combatterono, almeno 26 (tra cui una
donna, Emma Sola) fecero parte dell'aviazione repubblicana, con diversi
ruoli: piloti, mitraglieri, bombardieri, motoristi, meccanici…
Tra i primi volontari a giungere in Spagna, gran parte di essi fecero
parte della squadriglia internazionalista guidata dallo scrittore
francese André Malraux, inizialmente denominata "Lafayette", poi
"España" e infine rinominata "Escadrille André Malraux".
La composizione di tale reparto (così come quello della gemella
"Lafayette 2") risultò oltremodo composita, sia sotto il
punto di vista delle nazionalità delle tendenze politiche e dei
diversi tipi di aereo che era stato possibile recuperare, tra cui
alcuni frutto di sottoscrizioni, come ad esempio il bombardiere Potez
540 battezzato "Commune de Paris" comprato e regalato dagli operai
parigini.
Secondo la testimonianza di uno dei volontari italiani, Cesare Roda, la
squadriglia "ebbe come base organizzativa l'aeroporto di Barajas, nei
pressi della capitale, dove ancor oggi si trova l'aeroporto civile. Nei
primi mesi del conflitto la squadriglia era composta da 47 persone, di
tutte le estrazioni politiche: comunisti, socialisti, anarchici,
persino trozkisti e un repubblicano". In conseguenza dello scarso
numero di piloti esperti, furono inseriti anche alcuni piloti di
professione, sovente con un passato di avventurieri, attirati sia dai
buoni contratti che dal premio di 15.000 pesetas promesso per ogni
abbattimento nemico.
La partecipazione di questi "mercenari" è stata talvolta usata
strumentalmente per denigrare la squadriglia, ma va osservato che
nessuno di loro passò dall'altra parte, dove sicuramente avrebbe
trovato maggiori ricompense.
Assieme ai francesi, gli italiani vi costituirono il gruppo più
numeroso, comprendente anche quattro ex-piloti dell'aviazione fascista;
altri volontari erano di cittadinanza spagnola, portoghese, belga,
tedesca, russa, americana. Nonostante le accuse di "anarchia" e
"indisciplina" mosse dal governo repubblicano, la squadriglia
internazionalista per molti mesi rappresentò l'unica difesa
aerea di Madrid e fu in grado di svolgere innumerevoli missioni di
bombardamento, caccia, scorta, ricognizione e appoggio alle forze
repubblicane di terra.
Quando, nel febbraio 1937, la squadriglia dovette sciogliersi a causa
delle perdite, senza rimpiazzi, sia dei velivoli che dei piloti, gli
aviatori italiani superstiti presero strade diverse, ma alcuni
continuarono a volare e combattere inquadrati nell'aviazione
repubblicana spagnola o negli squadroni aerei russi.
Tra i protagonisti di queste vicende ci piace ricordarne alcuni in particolare.
L'anarchico Giordano Viezzoli, già repubblicano e veterano di
voli antifascisti clandestini, cadde in azione e i suoi compagni nel
ricordarlo sottolinearono che aveva "preso posizione per gli anarchici,
non per una semplice inclinazione verso gli ideali libertari, ma in
base a una giusta considerazione politico-sociale". Il comunista
Veniero Spinelli, fratello del più noto esponente federalista
Altiero, su posizioni trotzkiste e poi socialiste, che avrebbe
partecipato alla Resistenza italiana, così come il comunista
Angelo Antonini, futuro comandante della 1ª Zona a Roma durante la
lotta di Liberazione. Il libertario Nicola Chiaromonte, allievo di
Andrea Caffi e in seguito vicino a intellettuali radicali e anarchici
tra cui Albert Camus, Mary McCarty e Dwight McDonald. Il comunista
Primo Gibelli, già veterano di guerra con l'aeronautica russa e
poi da questo allontanato come "teppista dell'aria", anch'egli morto in
azione. Gli anarchici Renato Castagnoli, già attivo con la CNT
nel settore ferroviario, anch'egli poi militante della Resistenza in
Italia e Sebastiano Marzas, meccanico presso gli stabilimenti
aeronautici di Sadabell. Emma Sola, interprete col grado di tenente
presso vari aeroporti repubblicani, comunista su posizioni filo
trotzkiste, incarcerata nel 1937 per i fatti di Barcellona, dopo essere
rientrata a Parigi avrebbe preso parte alla Resistenza francese.
"Tutti si sono comportati e si comportano egregiamente. Danno prove
continue di capacità, di slancio, di spirito rivoluzionario":
con queste parole di Veniero Spinelli si può sintetizzare questa
incredibile esperienza di lotta umana e guerra sociale.
emmerre
Per chi vuole saperne di più, si rimanda ai volumi: Angelo
Emiliani, Italiani nell'Aviazione repubblicana spagnola,
Ed.A.I.,Firenze 1981; Franco Fucci, Ali contro Mussolini, Mursia,
Milano 1978, e Angelo d'Orsi, Guernica, 1937, Donzelli Ed., Roma 2007
(testo interessante ma pesantemente "togliattiano").
Per quanto riguarda i bombardamenti su Barcellona si rimanda al sito http://www.barcelonabombardejada.cat/?q=it/barcelona.