Umanità Nova, n.28 del 19 luglio 2009, anno 89

Ali antifasciste


A 70 anni esatti dalla fine della guerra-rivoluzione di Spagna, uno degli aspetti del conflitto meno conosciuti resta quello della partecipazione italiana, sia dalla parte fascista che da quella antifascista, alla lotta che divampò anche nei cieli di Spagna.
Probabilmente, questa limitatissima conoscenza storica, è soprattutto legata alle funeste conseguenze tra la popolazione civile del ruolo avuto dall'aviazione legionaria italiana nel sostenere militarmente il fascismo spagnolo.
Nel 1936, allo scoppio del pronunciamiento militare "contro l'anarchia e  il bolscevismo" messo in atto dal gruppo di generali capeggiato da Francisco Franco e sostenuto dalla Chiesa cattolica, l'aviazione repubblicana era senz'altro superiore per personale e mezzi all'aviazione nazionalista e quindi, così come per le forze di terra che per quelle di mare, fu determinante l'apporto aereo assicurato dai regimi di Hitler e Mussolini.  Questo aiuto si sostanziò, da parte nazista nell'intervento della legione Condor formata da circa 100 aeroplani e 5.000 aviatori, mentre per quanto riguardo il fascismo italiano vide l'invio di circa 750-760 aerei (verosimilmente 747, mentre secondo Mussolini 763) e circa 6.000 militari della regia aeronautica.
Tra gli aerei impiegati dall'aviazione legionaria italiana ci furono circa 200 bombardieri, ma quasi tutti gli apparecchi svolsero comunque funzioni di attacco al suolo, seminando 11.524 tonnellate di bombe. L'effetto di queste incursioni si rivelò particolarmente micidiale nei confronti di indifesi centri abitati, in particolare nelle Baleari, nei Paesi Baschi e in Catalogna.
Dopo aver subito a terra la sconfitta di Guadalajara, nel marzo-aprile 1937, i fascisti italiani cercarono rivincita e vendetta partecipando al bombardamento delle cittadine basche di Durango, Elorrio e Manaria ma, soprattutto, alle distruttive incursioni ad ondate e a tappeto contro Gernika (vero nome, basco, di Guernica) del 26 aprile, costate un numero imprecisato di vittime (le valutazioni oscillano da un centinaio a  duemila) e comunque alto in rapporto ai settemila abitanti dell'epoca. Quel tragico giorno, destinato a rimanere scritto nella storia anche per le sue valenze simboliche, tre bombardieri SM 79 fecero da apripista ai seminatori di morte della legione Condor sganciando 36 bombe da 50 Kg sulla stazione ferroviaria, mentre i caccia Fiat CR 32 del 16° gruppo assicurarono la scorta agli H.111 e Ju.52 tedeschi.
Ancora più pesanti le responsabilità per i bombardamenti italiani di Barcellona, nei giorni 16, 17 e 18 marzo 1938, costati la vita, ad almeno 670 civili. Il loro carattere terroristico nei confronti della popolazione è dimostrato dalla circostanza, documentata, che solo alcune incursioni presero di mira le strutture industriali e portuali della capitale della Catalogna, regione che peraltro pagò la sua volontà rivoluzionaria con quasi cinquemila persone uccise sotto le bombe italiane, tedesche e spagnole.
Sul fronte antifascista, la partecipazione dei volontari italiani fu senz'altro più limitata, ma comunque significativa. Sui circa 4.000 italiani in Spagna che combatterono, almeno 26 (tra cui una donna, Emma Sola) fecero parte dell'aviazione repubblicana, con diversi ruoli: piloti, mitraglieri, bombardieri, motoristi, meccanici…
Tra i primi volontari a giungere in Spagna, gran parte di essi fecero parte della squadriglia internazionalista guidata dallo scrittore francese André Malraux, inizialmente denominata "Lafayette", poi "España" e infine rinominata "Escadrille André Malraux". La composizione di tale reparto (così come quello della gemella "Lafayette 2")  risultò oltremodo composita, sia sotto il punto di vista delle nazionalità delle tendenze politiche e dei diversi tipi di aereo che era stato possibile recuperare, tra cui alcuni frutto di sottoscrizioni, come ad esempio il bombardiere Potez 540 battezzato "Commune de Paris" comprato e regalato dagli operai parigini.
Secondo la testimonianza di uno dei volontari italiani, Cesare Roda, la squadriglia "ebbe come base organizzativa l'aeroporto di Barajas, nei pressi della capitale, dove ancor oggi si trova l'aeroporto civile. Nei primi mesi del conflitto la squadriglia era composta da 47 persone, di tutte le estrazioni politiche: comunisti, socialisti, anarchici, persino trozkisti e un repubblicano". In conseguenza dello scarso numero di piloti esperti, furono inseriti anche alcuni piloti di professione, sovente con un passato di avventurieri, attirati sia dai buoni contratti che dal premio di 15.000 pesetas promesso per ogni abbattimento nemico.
La partecipazione di questi "mercenari" è stata talvolta usata strumentalmente per denigrare la squadriglia, ma va osservato che nessuno di loro passò dall'altra parte, dove sicuramente avrebbe trovato maggiori ricompense.
Assieme ai francesi, gli italiani vi costituirono il gruppo più numeroso, comprendente anche quattro ex-piloti dell'aviazione fascista; altri volontari erano di cittadinanza spagnola, portoghese, belga, tedesca, russa, americana. Nonostante le accuse di "anarchia" e "indisciplina" mosse dal governo repubblicano, la squadriglia internazionalista per molti mesi rappresentò l'unica difesa aerea di Madrid e fu in grado di svolgere innumerevoli missioni di bombardamento, caccia, scorta, ricognizione e appoggio alle forze repubblicane di terra.
Quando, nel febbraio 1937, la squadriglia dovette sciogliersi a causa delle perdite, senza rimpiazzi, sia dei velivoli che dei piloti, gli aviatori italiani superstiti presero strade diverse, ma alcuni continuarono a volare e combattere inquadrati nell'aviazione repubblicana spagnola o negli squadroni aerei russi.
Tra i protagonisti di queste vicende ci piace ricordarne alcuni in particolare.
L'anarchico Giordano Viezzoli, già repubblicano e veterano di voli antifascisti clandestini, cadde in azione e i suoi compagni nel ricordarlo sottolinearono che aveva "preso posizione per gli anarchici, non per una semplice inclinazione verso gli ideali libertari, ma in base a una giusta considerazione politico-sociale". Il comunista Veniero Spinelli, fratello del più noto esponente federalista Altiero, su posizioni trotzkiste e poi socialiste, che avrebbe partecipato alla Resistenza italiana, così come il comunista Angelo Antonini, futuro comandante della 1ª Zona a Roma durante la lotta di Liberazione. Il libertario Nicola Chiaromonte, allievo di Andrea Caffi e in seguito vicino a intellettuali radicali e anarchici tra cui Albert Camus, Mary McCarty e Dwight McDonald. Il comunista Primo Gibelli, già veterano di guerra con l'aeronautica russa e poi da questo allontanato come "teppista dell'aria", anch'egli morto in azione. Gli anarchici Renato Castagnoli, già attivo con la CNT nel settore ferroviario, anch'egli poi militante della Resistenza in Italia e Sebastiano Marzas, meccanico presso gli stabilimenti aeronautici di Sadabell. Emma Sola, interprete col grado di tenente presso vari aeroporti repubblicani, comunista su posizioni filo trotzkiste, incarcerata nel 1937 per i fatti di Barcellona, dopo essere rientrata a Parigi avrebbe preso parte alla Resistenza francese.
"Tutti si sono comportati e si comportano egregiamente. Danno prove continue di capacità, di slancio, di spirito rivoluzionario": con queste parole di Veniero Spinelli si può sintetizzare questa incredibile esperienza di lotta umana e guerra sociale.

emmerre

Per chi vuole saperne di più, si rimanda ai volumi: Angelo Emiliani, Italiani nell'Aviazione repubblicana spagnola, Ed.A.I.,Firenze 1981; Franco Fucci, Ali contro Mussolini, Mursia, Milano 1978, e Angelo d'Orsi, Guernica, 1937, Donzelli Ed., Roma 2007 (testo interessante ma pesantemente "togliattiano").
Per quanto riguarda i bombardamenti su Barcellona si rimanda al sito http://www.barcelonabombardejada.cat/?q=it/barcelona.

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