Umanità Nova, n.29 del 30 agosto 2009, anno 89

L’ultimo spettacolo


Il preannunciato sequestro del palazzo Politeama è arrivato. Lunedì 17 agosto sono stati apposti i sigilli a gran parte dell'edificio, compresa la sede del gruppo Germinal-Fai di Carrara e dell'Archivio Germinal. E con un po' di nodo in gola, ripensando a tutte le lotte fatte per conquistare e mantenere quella sede, abbiamo assistito all'implacabile esecuzione dell'ordinanza del tribunale. Tutto ha avuto origine da una indagine della procura di Massa-Carrara (vedi UN n° 26) e da lì, a seguito delle verifiche sulla staticità dell'edificio eseguite dai tecnici nominati dal magistrato, si è arrivati al sequestro della porzione maggiormente a rischio.
Prima di uscire dalla sede, abbiamo esposto la nostra bandiera listata a lutto e uno striscione con scritto "abusi + speculazione = rischio di crollo", rimasto appeso nonostante i carabinieri intervenuti per eseguire l'ordinanza ci abbiamo chiesto di toglierlo.
Oltre al peso dei sovraccarichi, su quel palazzo gravano anche molte responsabilità emergenti da anni di inefficienza dell'amministrazione comunale e degli altri enti preposti alla verifica. Anni di abusi e di edilizia selvaggia hanno ridotto uno dei più bei monumenti della città in un instabile ammasso di mattoni, ferro e cemento. Il disinteresse totale per la incolumità di chi ci vive e ci lavora, di chi nei suoi dintorni ci si muove, in secondo piano rispetto agli interessi e ai privilegi di pochi, fa sì che ancora oggi, di fronte a un contesto oramai palese, si faccia di tutto per cercare di rendere il meno visibile possibile una situazione di pericolo imminente e reale. E allora scatta sì il sequestro, ma solo di una porzione e fin'ora nessuno si è curato di prevedere una minima transennatura. Perfino il loggiato sottostante è ancora agibile. Una situazione surreale e bizzarra, quasi burlesca se non fosse così drammaticamente azzardata. Ancora oggi, a due settimane dall'ordinanza di sequestro, in piazza Matteotti e in via Mazzini, la piazza antistante e una via laterale, si svolge parte del mercato settimanale. Un lunedì mattina pieno di banchi e gente che "inconsapevolmente" vi si aggira. L'informazione diffusa dall'amministrazione tende a sminuire il problema, minimizzare il rischio che incombe. E, invece di assumere una posizione decisa e ferma a tutela della incolumità della cittadinanza, continua nel suo gioco complice con la proprietà, si cerca di mescolare il più possibile le carte per non far uscire tutte le magagne nascoste nella storia di quel palazzo. Tanto da continuare a insistere sulla figura del Prof. Bartelletti come tecnico di fiducia, sia della proprietà che dell'amministrazione. Tutto l'operato del luminare ha avuto (e ha) come unico scopo quello di salvaguardare gli interessi della proprietà. Prima con la relazione fatta dopo il crollo dello scorso anno (e presentata otto mesi dopo), nella quale, addossando la colpa ai mattoni, vecchi e fatti male, assolveva di fatto la Caprice dalle colpe degli abusi; poi, presentando un progetto di consolidamento, bocciato dalla sovraintendenza, nel quale non teneva in minimo conto l'assetto architettonico del palazzo e delle decorazioni. Suo unico scopo, consolidare in modo da permettere alla Caprice di continuare a costruire appartamenti. E il teatro? Beh, un'altra questione, tanto nell'intenzione dovrà sparire, così come dovranno sparire gli anarchici dal ridotto. Gli intenti sono abbastanza chiari. Il teatro è solo una appendice fastidiosa, grossa, ingombrante, ma fastidiosa che porta via metri quadrati destinabili a negozi e uffici. Nonostante i roboanti proclami di recupero fino a oggi nulla è stato fatto in questa direzione. Il Comitato per la Difesa del Palazzo Politeama da tempo chiede a gran voce che spieghino come faranno a riattivare le vie di fuga, alienate da costruzioni abusive e come faranno a ripristinare la torre scenica, invasa dagli appartamenti. Chiede anche che venga presentato il progetto definitivo approvato dai Vigili del Fuoco. In risposta appaiono sui giornali solo titoloni demagogici nei quali si annuncia il ripristino del teatro e poi, nei fatti, arrivano i progetti di Bartelletti tesi solo a devastarlo e a consolidare per far costruire altri appartamenti.
Sta di fatto che, attualmente, come risultato di tutte queste manovre, noi siamo fuori. Pur ricevendo mille rassicurazioni circa il nostro rientro, a lavori terminati, sappiamo che potremo rientrare solo ed esclusivamente mantenendo alto il livello di scontro con la proprietà e l'amministrazione. Mai e poi mai abbandoneremo la nostra sede, conquistata dai compagni partigiani e lasciataci in eredità dai compagni che ci seguiranno nel futuro. È un nostro preciso impegno mantenerla, strappata ai fascisti dopo la guerra mai e poi mai tornerà in mano loro, che siano palesi o travestiti. Saranno anni di lotta, durante i quali non bisognerà mai abbassare la guardia e osservare attentamente tutte le manovre che verranno fatte nel palazzo. Che ci vogliano definitivamente fuori non è così remoto, ma è bene che sappiano da subito che non sarà così facile buttarci fuori.
Al momento siamo alla ricerca di una sede provvisoria per il gruppo e di una per l'archivio. Abbiamo richiesto all'amministrazione di trovarcele, perché riteniamo sia un nostro diritto visto che anche loro sono i responsabili della nostra uscita. Dopo alcune proposte scartate ne sono venute fuori un paio accettabili. Le trattative, però, si sono bloccate. Ai signori di palazzo civico sono sfuggiti alcuni particolari e, con l'arroganza che gli è solita, pensano di porci delle limitazioni e delle restrizioni solo perché, a detta loro, "ci stanno aiutando a trovare una sede".  Oltretutto facendolo sapere a mezzo giornali, senza avere il coraggio di dirtelo chiaramente in faccia.
A noi bavagli non li ha mai messi nessuno e la sede la devono trovare perché il danno lo hanno co-provocato loro con la loro incuria e il loro disinteresse.
Se si ottiene un accordo alle nostre condizioni, bene; altrimenti la sede la conquisteremo.
In ogni caso la lotta prosegue e nessuno ci impedirà di continuare a puntare il dito contro i responsabili delle molte nefandezze nei confronti della popolazione di Carrara, dallo sventramento dei nostri monti allo sperpero di risorse pubbliche per il beneficio dei soliti pochi.

RedC

home | sommario | comunicati | archivio | link | contatti