Da quando abbiamo sospeso le
pubblicazioni (il 19 luglio 2009 con il numero 28), sono successe, in
Italia e nel mondo, tante cose.
Non riusciamo certo a riepilogarle tutte. D'altra parte anche con la
cadenza settimanale del giornale non riusciamo a dare completa
copertura agli avvenimenti. Facciamo quindi una scelta.
Di particolare rilievo ci pare la calda estate delle carceri e dei
CIE/CPT ulteriormente segnata, nell'ultima settimana, dall'immancabile
rivelazione di una delle tante stragi che si compiono nel canale di
Sicilia.
Nei CIE italiani (praticamente in tutti) si sono registrati diversi
episodi sia di rivolta aperta che di così detto autolesionismo.
Da Torino a Gradisca passando per Milano, da Modena e Bologna a Ponte
Galeria passando per Cagliari, anche la stampa di regime che avalla le
leggi liberticide e razziste ha dovuto prendere atto che vi é
una questione migrante di fronte alla quale il "pacchetto sicurezza"
nulla può se non aumentare le ingiustizie e le sofferenze a cui
queste persone in fuga dalle dittature, dalle guerre e della fame sono
sottoposte.
Ma anche la "normale" detenzione carceraria ha fatto emergere le
nefandezze di questo sistema. Da Arezzo a Firenze, da Foggia, Lecce e
Bari a Bologna, da Como a Venezia, da Pistoia a Perugia, da San
Gimignano a Padova e Trani. Sicuramente manca qualche località
all'elenco. A meno di due anni dall'ultimo indulto "sfolla carceri" i
penitenziari italiani sono nuovamente straboccanti. Di fronte ai
richiami della Commissione Europea per un minimo di "umanità" il
governo non ha trovato di meglio che rispondere chiedendo alla UE di
farsi carico dei circa 30 mila detenuti "extracomunitari" e
programmando nuove spese per allargare i padiglioni carcerari; non per
fare stare più larghi i detenuti ma per potervene stipare degli
altri.
Il piano del governo, anche in previsione di un autunno carico di
contestazioni, prevede la possibilità di carcerare circa 90 mila
persone accanto ai 20 mila detenuti nei CIE.
La vicenda di Francesco Mastrogiovanni, poi, di cui pubblichiamo una
veloce notizia degli eventi, dimostra come gli ambiti di detenzione in
regime di privazione delle libertà personali e stato di
sottomissione si estenda agli ospedali dove i Trattamenti Sanitari
Obbligatori divengono sempre più spesso momenti di detenzione e
annullamento della soggettività dei reclusi; quando poi, come in
questo caso, non portino alla morte del "ricoverato" dopo evidenti
percosse e sevizie.
redazionale