8 agosto, è passato un anno. Purtroppo l'immagine vista dal
tetto di quella fila di auto e furgoni di vigili, poliziotti e
carabinieri su via Pomposiana è ancora troppo nitida.
La ferita c'è, c'è ancora. Mentre Pighi, Saitta e Frieri
erano in vacanza la volontà del potere si è scontrata con
la volontà dell'autogestione ed ha vinto la prima. Certo a
differenza del podestà adesso c'è un consiglio comunale
che decide ma queste sono storielle e tutti sanno che le decisioni sono
"blindate" e vengono prese in altri luoghi. Non solo ma rispondono
sempre agli stessi interessi e seguono le stesse logiche. L'ex
caseificio andava occupato per dimostrare che Libera, tranne i muri,
c'è tutta, ancora tutta.
Il desiderio e il bisogno di un posto come Libera invece è aumentata, ce lo sentiamo ripetere sempre ovunque andiamo.
La ferita c'è, purtroppo c'è ancora. L'8 agosto, dopo 5
anni sotto sgombero, una giornata d'impotenza e di liberazione.
E' finita, avete vinto. Ma l'esperienza e la lotta di Libera hanno
segnato, tanti, molti. L'8 agosto dovrà diventare un brutto
ricordo, ma non per noi, quello sgombero sarà il fiato sul collo
di questi podestà moderni, dovrà diventare il loro
incubo, senza fretta, le risposte scomposte come tanti credevano non ci
saranno, ci sarà la memoria che accompagnerà le nostre
lotte future.
Ci sarà la consapevolezza che il nemico ora è nudo ed ora
bisogna vincerlo. Un saluto a Libera, alle migliaia di storie che sono
passate di lì, senza padrini né padroni, a ricordo che
l'autogestione e la libertà non sono utopie.
Colby
Migliaia di persone - circa ottomila - hanno dato vita a una grande
manifestazione che si è tenuta lo scorso 8 agosto a Messina
contro il Ponte sullo Stretto.
Alla mobilitazione, indetta dalla Rete No Ponte, hanno aderito e
partecipato delegazioni provenienti da tutta la Sicilia ma anche dalla
Calabria e dalla Campania. Erano presenti tutte le anime del movimento,
dai centri sociali ai sindacati di base, alle associazioni
ambientaliste fino ai partiti della sinistra non parlamentare. Allo
spezzone rosso e nero, organizzato dalla Federazione Anarchica
Siciliana, hanno partecipato un centinaio di compagne e compagni
siciliani e calabresi. Striscioni, megafonaggio, bandiere, volantinaggi
e slogan hanno caratterizzato la presenza anarchica che ha suscitato
interesse e simpatia, al punto che lo spezzone si è ingrossato
strada facendo. L'ottima visibilità degli anarchici all'interno
del corteo ha confermato il ruolo propositivo della componente
libertaria nell'ambito del movimento di opposizione al Ponte, un
movimento che negli ultimi due anni aveva praticamente interrotto le
proprie attività per via dell'apparente congelamento del
progetto di costruzione del "mostro sullo Stretto". Ma adesso che
questa opera devastante sembra essere rientrata nell'agenda e nel
dibattito politico dei governi centrale e regionale, diventa necessario
rilanciare l'opposizione sociale ai disegni speculativi e mafiosi dei
poteri forti, interessati - quanto meno - all'avvio dei cantieri. La
buona riuscita della manifestazione contro il Ponte (organizzata, per
altro, in piena estate) lascia sicuramente ben sperare per il futuro di
questo movimento.
Gruppo Anarchico "A. Failla" - FAI Palermo e Trapani
Il 13 luglio verso le 11 di mattina villa panico e la riottosa squat
ricevono contemporaneamente la sgradita visita da parte di un manipolo
di digossini, carabinieri, poliziotti e vigili del fuoco guidati dal
questore Tagliente e dal suo viscido vice Bernabei. L'azione sbirresca
avviene sotto il pretesto di una perquisizione fantoccio la cui causa
scatenante sarebbe stata l'apertura di uno striscione ("la
legalità è l'arma dei padroni") avvenuta il 29 febbraio
scorso in piazza della Repubblica per denunciare il crescente clima di
repressione a Firenze come altrove. Un clima dove la violenza di stato
prende forma nei vari pacchetti sicurezza, nell'arroganza mostrata nel
far tacere il dissenso, nelle scuole come nei CPT, nelle piazze come
nelle galere.
Per resistere a quello che già si preannunciava come uno
sgombero, alcuni occupanti delle due realtà sono saliti sui
tetti e lì sono rimasti fino quasi alle 11 di sera. Da
subito in entrambi i posti si sono creati presidi di
solidarietà; alcuni tra i primi solidali accorsi al panico, in
seguito alla provocatoria richiesta dei documenti, sono stati malmenati
e portati in questura, per essere poi rilasciati dopo qualche ora. La
volontà di resistere dai tetti, nonostante la mancanza anche
dell'acqua sulla riottosa, e la presenza dei compagni accorsi ha fatto
sì che la pressione sbirresca sfumasse in una ritirata verso le
11 di sera, dopo inutili tentativi di convincere gli occupanti a
scendere, tra false promesse e vili minacce.
Spariti sbirraglia e affini, i compagni hanno proceduto alla smuratura
delle porte e finestre chiuse durante la giornata dagli operai: la
gioia è stata tanta. Solo che dove passano le merde la puzza si
sente... al panico sono stati sequetrati 5 computer, un paio di libri
di recente pubblicazione, un barattolo di vernice rossa e poco altro.
Hanno tagliato la luce e l'acqua in più punti così da
rendere difficile un rapido collegamento.
Alla riottosa è andata un po' peggio, qui ancor più
palesemente la perquisizione si è rivelata essere solo un
pretesto dal momento che gli sbirri, a parte aver portato via qualche
volantino, hanno semplicemente devastato tutto: il bagno, costruito
interamente dai riottosi non esiste più e il massimo
divertimento per i porci in divisa è stato spezzare gli
spazzolini da denti, aprire tutte le conserve sputandoci dentro e
lasciare pisciate ovunque.
Sono state rotte le pompe delle cisterne dell'acqua e la corrente
è stata tagliata per ordine del questore all'enel, nonostante il
regolare contratto. Questo fa emergere chiaramente il modus facendi
della forza repressiva che laddove non può schiacciare cerca di
distruggere per sfinimento. Preso atto, andiamo avanti perchè
niente può fermare la passione per la libertà. Per questo
riaffermiamo l'importanza dell'autodifesa e dell'autorganizzazione
delle lotte. Non riusciranno facilmente a spegnere il fuoco interiore
che ci spinge a non chiedere permessi ma a riprenderci quello che ci
viene sottratto quotidianamente da questa società aberrante e
mortifera. Per la rivolta! Viva l'anarchia e lunga vita ai ribelli.
Terrorista è lo stato.
Alcuni anarchici di villa panico.