In un altro articolo (vedi UN n. 25 del 2009) avevamo accennato alla
continua presentazione di proposte di legge che hanno il solo scopo di
costringere l’uso di Internet nel recinto della normalizzazione e non
passa settimana senza che a qualcuno venga in mente qualche altra
“brillante” idea in proposito.
Il 23 giugno scorso è stata assegnata alla seconda Commissione
permanente (Giustizia) della Camera la proposta di legge n. 2455 “Nuove
disposizioni per la tutela del diritto all’oblio su internet in favore
delle persone già sottoposte a indagini o imputate in un
processo penale”.
La prima firmataria è una parlamentare leghista ma la proposta
è stata sottoscritta anche da onorevoli del PD, dell’UDC e del
Gruppo Misto.
Il progetto di legge ha lo scopo di “riconoscere ai cittadini,
già sottoposti a processo penale, il cosiddetto ‘diritto
all’oblio’ su internet, cioè la garanzia che - decorso un certo
lasso temporale - le informazioni (immagini e dati) riguardanti i
propri trascorsi giudiziari non siano più direttamente
attingibili da chiunque.”
Questo perché, come è noto, una volta messe in Rete le
informazioni ci possono restare anche per sempre o, almeno, fino a
quando qualcuno non decide di eliminarle, ammesso che riesca a farlo
completamente, data la natura reticolare e internazionale di Internet.
Senza entrare nello specifico degli articoli della proposta di legge,
bisogna ricordare almeno un episodio, relativamente recente, per capire
meglio da dove derivano le preoccupazioni del legislatore. Si tratta
del processo intentato nel 2000 da Giulio Caradonna contro “Isole nella
Rete” (il primo server di movimento) e il Centro Sociale “La Strada”,
colpevoli di aver ospitato e gestito un sito nel quale veniva citato un
ex parlamentare del M.S.I., ben conosciuto negli anni ‘60/’70 come
picchiatore fascista.
La richiesta si basava proprio su quel “diritto all’oblio” secondo il
quale, dopo 30/40 anni non dovrebbe essere più possibile
ricordare fatti e persone ma bisognerebbe invece lasciarli riposare in
pace. Il processo, durato fino al 2004, aveva visto (stranamente) la
vittoria di chi pretendeva difendere il diritto alla memoria contro chi
voleva negarla e così l’ex missino fu condannato a pagare 3000
euro di spese. Se fosse stata in vigore la norma in questione le cose
sarebbero andate ben diversamente.
La proposta non è ancora stata discussa e sarebbe quindi
prematuro criticare nel particolare i vari articoli, per il momento ci
limitiamo solo ad invitare a pensare a cosa accadrebbe se i giornali
risalenti a 30 o 50 anni fa non potessero essere più liberamente
consultati da tutti, in quanto contengono anche notizie su persone che
hanno “diritto all’oblio”. Non siamo ancora all’assunzione di un grigio
burocrate che lavori di bianchetto per cancellare le informazioni che
non possono essere lette (a termini di legge) ma ci siamo molto, anche
troppo vicini.
Pepsy
Link
http://www.ecn.org/inr/caradonna/
http://www.senato.it/leg/16/BGT/Schede/Ddliter/33723.htm