Umanità Nova, n.30 del 6 settembre 2009, anno 89

Il sasso e il sassolino


Non so se qualcuno si ricorda quando in tv, la sera del 20 luglio 2001, Fini ebbe ad affermare che Carlo Giuliani brandiva una "bombola del gas". Successe durante uno speciale della trasmissione Porta a porta. Carlo era morto da poche ore sul selciato di piazza Alimonda, dopo una giornata di scontri seguiti dallo stesso Fini dal comando dei carabinieri e dalle varie sale operative da dove venne diretta la repressione.
Il 26 agosto scorso, Fini è tornato sul luogo del delitto, alla festa nazionale del Partito Democratico, e non ha perso l'occasione per tornare sull'argomento: "A proposito di G8 di Genova, voglio togliermi un sassolino dalla scarpa. Sono soddisfatto e, come italiano, sono felice che la Corte Europea per i Diritti dell'Uomo abbia detto in modo inequivocabile che quel carabiniere ha agito per legittima difesa". E l'ineffabile platea ha, senza vergogna e senza memoria, commentato con un applauso.
Un applauso per colui che, ancora nell'aprile del 2008, non era stato meno esplicito: "Nessuno può permettersi di dire che serve una commissione d'inchiesta per capire ciò che é successo a Genova. Perché quel che è accaduto a Genova lo ha capito il mondo intero, ossia chi erano gli aggrediti e chi gli aggressori. E gli aggrediti erano i carabinieri, gli agenti di polizia e coloro che portano la divisa e che garantivano che lo Stato avesse sempre e comunque dignità a fronte di atti eversivi e di veri e propri tentativi di insurrezione".
Questo signore, secondo molta stampa, è l'interlocutore politico che i vertici e gli elettori del PD prediligono per la serietà e per l'indipendenza da Berlusconi. E sempre lui rappresenterebbe la destra moderna ed affidabile di cui avrebbe bisogno la democrazia italiana.
Viene solo da chiedersi come si può conciliare questa opinione e la ricerca di verità e giustizia per Carlo Giuliani, rivendicata dal padre Giuliano lo stesso giorno in cui i suoi compagni di partito applaudivano Fini: "Abbiamo sempre chiesto che venissero perseguiti i livelli gerarchici: dai capitani, ai colonnelli, ai generali dell'arma, al prefetto De Gennaro, fino all'allora ministro Fini".
D'altra parte, si sa, la politica è affare per grandi, mentre Carlo era solo un ragazzo.

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