Non so se qualcuno si ricorda quando in tv, la sera del 20 luglio
2001, Fini ebbe ad affermare che Carlo Giuliani brandiva una "bombola
del gas". Successe durante uno speciale della trasmissione Porta a
porta. Carlo era morto da poche ore sul selciato di piazza Alimonda,
dopo una giornata di scontri seguiti dallo stesso Fini dal comando dei
carabinieri e dalle varie sale operative da dove venne diretta la
repressione.
Il 26 agosto scorso, Fini è tornato sul luogo del delitto, alla
festa nazionale del Partito Democratico, e non ha perso l'occasione per
tornare sull'argomento: "A proposito di G8 di Genova, voglio togliermi
un sassolino dalla scarpa. Sono soddisfatto e, come italiano, sono
felice che la Corte Europea per i Diritti dell'Uomo abbia detto in modo
inequivocabile che quel carabiniere ha agito per legittima difesa". E
l'ineffabile platea ha, senza vergogna e senza memoria, commentato con
un applauso.
Un applauso per colui che, ancora nell'aprile del 2008, non era stato
meno esplicito: "Nessuno può permettersi di dire che serve una
commissione d'inchiesta per capire ciò che é successo a
Genova. Perché quel che è accaduto a Genova lo ha capito
il mondo intero, ossia chi erano gli aggrediti e chi gli aggressori. E
gli aggrediti erano i carabinieri, gli agenti di polizia e coloro che
portano la divisa e che garantivano che lo Stato avesse sempre e
comunque dignità a fronte di atti eversivi e di veri e propri
tentativi di insurrezione".
Questo signore, secondo molta stampa, è l'interlocutore politico
che i vertici e gli elettori del PD prediligono per la serietà e
per l'indipendenza da Berlusconi. E sempre lui rappresenterebbe la
destra moderna ed affidabile di cui avrebbe bisogno la democrazia
italiana.
Viene solo da chiedersi come si può conciliare questa opinione e
la ricerca di verità e giustizia per Carlo Giuliani, rivendicata
dal padre Giuliano lo stesso giorno in cui i suoi compagni di partito
applaudivano Fini: "Abbiamo sempre chiesto che venissero perseguiti i
livelli gerarchici: dai capitani, ai colonnelli, ai generali dell'arma,
al prefetto De Gennaro, fino all'allora ministro Fini".
D'altra parte, si sa, la politica è affare per grandi, mentre Carlo era solo un ragazzo.
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