Umanità Nova, n.30 del 6 settembre 2009, anno 89

Libertà di calunnia


Il cardinale di Retz – anima nera della Fronda del Parlamento, quando Luigi XIV era ancora fanciullo – ebbe a scrivere che "in fatto di calunnia, tutto ciò che non nuoce serve a colui che è attaccato".
La massima (come altre sue massime, e quelle del suo più acceso oppositore, François de la Rochefoucauld) inquadra perfettamente ciò che sta accadendo a seguito di quanto affermato sulle colonne de "Il Giornale" dal neo-direttore Vittorio Feltri nei confronti del suo collega Dino Boffo, direttore del quotidiano episcopale "Avvenire", ed in un certo qual modo fa da paio alla querela per diffamazione prodotta dai legali del premier Berlusconi ai danni dell'editore de "la Repubblica". Riguarda, in altri termini, una faida fra poteri che entrambe le parti mascherano come diritto alla libertà di stampa, violata e soffocata a seconda che si tratti di mostrare le pudende dell'uno o dell'altro contendente.
Detto questo, appare però del tutto evidente che qualsiasi attacco moralistico nei confronti dei poteri ecclesiastici è destinato a sicuro insuccesso, per il semplice fatto che la morale è di proprietà della Chiesa, la cui amministrazione – nei secoli dei secoli – ha consentito di consolidarne il potere a discapito dei suoi antagonisti laici, come ci insegna l'andata a Canossa di Enrico IV per ottenere da Papa Gregorio VII il ritiro della scomunica.
Ora, che l'intermediaria non sia più la contessa Matilde di Canossa, ma l'avvenente e giovanile Noemi Letizia di Casoria, non conferma altro che quando la storia si ripete, da tragedia si trasforma in farsa, allo stesso modo in cui lo stile prezioso e barocco del cardinale di Retz e del conte de la Rochefoucauld si traduce in meschine volgarità da parte di Feltri e di Giuseppe d'Avanzo, le cui dieci domande al Cavalier Berlusconi appaiono soltanto degne di un'opposizione perfino incapace di costruire un'alternativa alla maggioranza governativa se non si affida alla pruderie scandalistica e bacchettona dei catto-comunisti.
Perché di fronte ad una crisi economica che non molla la presa e che nei prossimi mesi continuerà implacabilmente a mietere disoccupati su disoccupati sia nel privato, sia nel pubblico; di fronte ad uno scenario di guerra locale a bassa intensità in cui il reato d'immigrazione clandestina è la ciliegina su di una torta farcita di leggi liberticide che la militarizzazione delle grandi aree urbane ha attuato e sta attuando in tutto il BelPaese; di fronte ad una stampa libera che si preoccupa di dar voce alla sofferenza, all'indignazione, alla rabbia solo quando questa appare un utile ritorno alla sua gestione del potere mediatico (consentendogli di barattare la gestione parcellizzata del comando sia alla Rai, che alla Fininvest); la campagna moralizzatrice nei confronti dei costumi licenziosi, pacchiani e villani della cosiddetta "casta" appare sempre più un triviale spot pubblicitario il cui slogan – gridato in coro da destra e da sinistra – è: comandare è meglio che fottere.
Il re è nudo, e – vista l'età – non è neppure di bell'aspetto, nonostante la sbandierata prestanza fisica.
Che sia diventato più Papi che Padre di famiglia, certo non ha facilitato i rapporti con il mondo della gerarchia ecclesiastica, al punto che dubbi consiglieri possono avergli suggerito di passare al contrattacco di una campagna mediatica pronta a ricattarlo, facendosi paladina degli alti valori cristiani.
Credere – come azzarda l'indecente sinistra – che una campagna di mobilitazione per il diritto alla loro libertà di stampa, possa incrinare il potere di una destra farlocca e messa sotto schiaffo dalla gerarchia vaticana (da subito all'incasso in materia di testamento biologico, pillola Ru486, finanziamento pubblico a scuole cattoliche, opere pie e missioni cristiane) è la riprova della totale assenza di una concreta progettualità politica, tesa – anche solo dal punto di vista riformista – a porre le questioni della giustizia e dell'uguaglianza sociale.
Del resto abbiamo già osservato con quanta premura abbia cercato di uguagliare sul piano della sicurezza, le esigenze forcaiole di una Lega Nord, al punto da apparire supina anche nei confronti della reprimenda di santa romana chiesa, che in fatto di carità pelosa ha fornito una generosa prova di ambiguità.
Non saremo noi, pertanto, a gridare che in Italia non esiste libertà di stampa, per il semplice fatto che non è mai esistita; e se dieci domande possono dar fastidio a chi sembra attualmente governare, tanto da non rispondervi e querelare il latore delle stesse, a noi ne basta semplicemente una: qual è il conto che maggioranza e opposizione hanno intenzione di far pagare a chi non è disposto ad accettare questo misero teatrino mediatico dove si consuma – con tanto di soubrette d'avanspettacolo – la politica prêt-à-porter?

gianfranco marelli

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