Elio Secchiari "Loré" ci ha lasciati, lo scorso 5 agosto è morto all'ospedale di Carrara, aveva 76 anni.
La sua, non è stata una vita facile, nato in una famiglia di
compagni è stato lui stesso compagno da sempre, orfano di madre
all'età di quattro anni, frequenta le scuole ed inizia
giovanissimo a lavorare come pastore di pecore insieme allo zio Michele
e al cugino Silvano di poco più grande, una famiglia alla
"macchia" già dai primi anni del fascismo, su questa famiglia
sarebbe da scrivere un libro, ma chiaramente rimando per motivi di
spazio.
Durante la guerra viene rastrellato dai tedeschi assieme al cugino e al
branco delle pecore che stavano conducendo; e tradotto fino alla
località di Fossola, sempre vicino Carrara, ma fortunatamente
forse proprio per la giovane età i due vengono successivamente
rilasciati dopo il sequestro di alcuni capi di bestiame da parte delle
truppe di occupazione.
Negli anni successivi alla guerra inizia a lavorare in cava, mestiere
che seppur sotto diversi padroni, praticherà fino al
raggiungimento della pensione.
Sono anche quelli anni difficili, nel '54 è tra gli
organizzatori e sostenitori, assieme ad altri compagni, di uno dei
più lunghi scioperi del marmo, cinquanta giorni. Nel frattempo a
Gragnana è ricominciata, già nel 1945 con la riapertura
dopo la liberazione del Circolo "Malatesta", l'attività
anarchica e Lorè è tra gli animatori della ripresa del
gruppo.
Sempre in prima fila sia sul posto di lavoro che al Circolo, partecipa
a numerosi Convegni, Congressi e iniziative in tutta Italia fino alla
fine.
Negli anni dal 1965 fino al 1987, insieme alla moglie e compagna Alda,
è tra i promotori e organizzatori della, ormai mitica, festa di
Umanità Nova di Gragnana.
Negli anni '80 un grave incidente in cava lo costringe al ricovero in
ospedale per mesi, ma appena rimessosi ricomincia il lavoro e
l'attività politica, e proprio dagli interventi subiti in
quell'occasione riceverà l'eredità che in questi giorni
ce lo ha portato via.
Molti di noi lo hanno conosciuto direttamente, chiunque sia passato per
"l'anarchia", così viene chiamato nel carrarese il circolo di
Gragnana, lo ha conosciuto.
Del lavoro in cava gli era rimasta la parlata: in cava non si parla
normalmente, si urla quasi, perché è necessario farsi
sentire, una questione di sicurezza tua e di chi ti sta vicino, e la
risolutezza perché non si può stare a menare il can per
l'aia; della solitudine del lavoro di pastore la voglia di cantare, e
la gioia di stare insieme.
Era forse questo che lo rendeva unico, sapeva sostenere le proprie idee
con fermezza, ma sempre e comunque sapendo ascoltare e avendo il
coraggio di cambiarle con il confronto coi compagni, anche se
giovanissimi e con poca esperienza, e sapeva anche, col suo modo
semplice di spiegarsi, farsi capire fino in fondo. Non penso di
esagerare a dire che era un compagno che sapeva farti "sentire a casa".
Ed ha fatto sentire a casa molti di noi.
Mi è difficile parlarne ora, c'è comunque una frase che
mi ha detto ieri Roberto Giovanneli "Furbin" su al circolo di Gragnana,
mentre mi raccontava del lavoro in cava, che credo lo identifichi anche
politicamente: j'er un mestierante bon, se a'dicev' no, a j'er da dir
d'no! (1)
Ciao Loré!
Donato
(1) - era un mestierante buono (in cava non si poteva essere soltanto
un operaio), se diceva no, era perché era necessario dire no!
I compagni e le compagne dei Gruppi Anarchici Riuniti di Carrara si
stringono al dolore della compagna Alda e della famiglia in questo
momento di lutto.