Umanità Nova, n.31 del 13 settembre 2009, anno 89

Da precari a disoccupati


Anno scolastico 2009-2010: per i docenti, venticinquemila pensionamenti e ottomila assunzioni, limitate pressoché esclusivamente alla scuola dell'infanzia e del sostegno. Il taglio di otto miliardi in tre anni determina l'aumento significativo del numero degli alunni per classe, la chiusura di istituti, la soppressione di indirizzi, "l'eliminazione" – solo quest'anno – di più di quarantaduemila docenti e quindicimila ata (amministrativi, tecnici e ausiliari). I posti a tempo determinato vengono drammaticamente ridotti e molti docenti da lavoratori a contratto si trovano a essere disoccupati. I più fortunati al massimo faranno qualche supplenza sporadica durante l'anno. Questo è il biglietto da visita dell'ultima "ristrutturazione".
Le soluzioni per l'aumento degli insegnanti senza-lavoro? Trucchi di bassa lega; da una parte il tentativo di dividere i lavoratori offrendo briciole: dei cosiddetti "contratti di disponibilità" che offrirebbero al 10% dei precari dei contratti regionali pagati una miseria e per mansioni che non si capisce quali siano. Dall'altra, più a lungo termine, abolita la pur dannosissima Scuola di Specializzazione, la proposta del Ministero è l'istituzione di un anno di scuola-tirocinio alla quale potranno accedere i futuri (?) insegnanti in numero corrispondente ai nuovi posti di lavoro disponibili nelle scuole. In poche parole la possibilità di accedere al mondo del lavoro sarà "regolata" (ovvero filtrata se non bloccata) ancora più a monte, ancora prima.
Nel frattempo, mentre sempre più insegnanti rimangono a casa e da precari diventano disoccupati,  le scuole private hanno a disposizione una crescente forza-lavoro disposta a percepire salari sempre più bassi pur di lavorare e di acquisire qualche punto nelle graduatorie, e gli speculatori fiutano l'aria, così fioriscono corsi privati ("di aggiornamento") a pagamento che dispensano punti: 800 euro per tre punti e con 2.500 euro se ne ottengono una decina. Se non è una "scuola di classe" questa!
A fronte di tutto ciò, che rappresenta una vera distruzione della scuola pubblica, le forme di lotta non possono che essere forti e radicali. In queste ultime settimane sono cominciate, soprattutto nelle aree più colpite del centro e del sud del paese le prime manifestazioni e proteste locali, che stanno assumendo ora carattere nazionale. In vista anche dello sciopero generale del sindacalismo di base del prossimo ottobre, i precari – sempre meno precari e sempre più disoccupati – stanno cominciando a far capire che è ora di agire in prima persona, di mettersi in mezzo e farsi sentire. Illusorio e dannoso è invece cercare – ormai vani – escamotage personali o provare ad affidarsi a piccoli clientelismi. Spazio per la soluzione personale non ce ne è più. Precari, lavoratori, disoccupati: dobbiamo lottare uniti, cominciare a smuovere un carrozzone che si fa beffe di noi insegnanti, mettere in piedi una battaglia sociale dura, bloccare le scuole, occupare i provveditorati, fregarsene delle leggi, aggirare la repressione per cominciare ad ottenere lavoro e dignità.

un insegnante discoccupato

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