Anno scolastico 2009-2010: per i docenti, venticinquemila
pensionamenti e ottomila assunzioni, limitate pressoché
esclusivamente alla scuola dell'infanzia e del sostegno. Il taglio di
otto miliardi in tre anni determina l'aumento significativo del numero
degli alunni per classe, la chiusura di istituti, la soppressione di
indirizzi, "l'eliminazione" – solo quest'anno – di più di
quarantaduemila docenti e quindicimila ata (amministrativi, tecnici e
ausiliari). I posti a tempo determinato vengono drammaticamente ridotti
e molti docenti da lavoratori a contratto si trovano a essere
disoccupati. I più fortunati al massimo faranno qualche
supplenza sporadica durante l'anno. Questo è il biglietto da
visita dell'ultima "ristrutturazione".
Le soluzioni per l'aumento degli insegnanti senza-lavoro? Trucchi di
bassa lega; da una parte il tentativo di dividere i lavoratori offrendo
briciole: dei cosiddetti "contratti di disponibilità" che
offrirebbero al 10% dei precari dei contratti regionali pagati una
miseria e per mansioni che non si capisce quali siano. Dall'altra,
più a lungo termine, abolita la pur dannosissima Scuola di
Specializzazione, la proposta del Ministero è l'istituzione di
un anno di scuola-tirocinio alla quale potranno accedere i futuri (?)
insegnanti in numero corrispondente ai nuovi posti di lavoro
disponibili nelle scuole. In poche parole la possibilità di
accedere al mondo del lavoro sarà "regolata" (ovvero filtrata se
non bloccata) ancora più a monte, ancora prima.
Nel frattempo, mentre sempre più insegnanti rimangono a casa e
da precari diventano disoccupati, le scuole private hanno a
disposizione una crescente forza-lavoro disposta a percepire salari
sempre più bassi pur di lavorare e di acquisire qualche punto
nelle graduatorie, e gli speculatori fiutano l'aria, così
fioriscono corsi privati ("di aggiornamento") a pagamento che
dispensano punti: 800 euro per tre punti e con 2.500 euro se ne
ottengono una decina. Se non è una "scuola di classe" questa!
A fronte di tutto ciò, che rappresenta una vera distruzione
della scuola pubblica, le forme di lotta non possono che essere forti e
radicali. In queste ultime settimane sono cominciate, soprattutto nelle
aree più colpite del centro e del sud del paese le prime
manifestazioni e proteste locali, che stanno assumendo ora carattere
nazionale. In vista anche dello sciopero generale del sindacalismo di
base del prossimo ottobre, i precari – sempre meno precari e sempre
più disoccupati – stanno cominciando a far capire che è
ora di agire in prima persona, di mettersi in mezzo e farsi sentire.
Illusorio e dannoso è invece cercare – ormai vani – escamotage
personali o provare ad affidarsi a piccoli clientelismi. Spazio per la
soluzione personale non ce ne è più. Precari, lavoratori,
disoccupati: dobbiamo lottare uniti, cominciare a smuovere un
carrozzone che si fa beffe di noi insegnanti, mettere in piedi una
battaglia sociale dura, bloccare le scuole, occupare i provveditorati,
fregarsene delle leggi, aggirare la repressione per cominciare ad
ottenere lavoro e dignità.
un insegnante discoccupato