Prendere le stelle o prendere le mosche? Ci potrebbe essere un'equivalenza in questi atteggiamenti visionari. In ogni caso la realtà quotidiana ci induce ad andare alla ricerca dei contenuti celati dentro le notizie che vengono divulgate.
Il ruolo dell'informazione.
Desta scandalo la bagarre sviluppatasi nell'ambito del così
detto "cecchinaggio". Prima vittima Berlusconi, poi il clericale Boffo,
poi Fini, etc. La componente "moderata" dello schieramento
istituzionale manifesterà per la "libertà di stampa".
Bagarre sulla RAI per lo spostamento di Ballarò a favore del
"paludato" Porta a porta. Franceschini dichiara: "... nemmeno Ceausescu
era giunto a tanto..." . Peccato che il PD sia fra i maggiori artefici
del quadro politico così come si è delineato e che abbia
votato la maggior parte delle leggi che fanno del nostro paese una
"nuova Romania".
Come si dice: "... chi è causa del suo mal...".
Per fortuna i mass-media ufficiali (la "grande" stampa, la "grande"
televisione) sono un gigante dai piedi di argilla. L'audience e
le vendite sono in drastico calo. Vi è circa la metà
degli abitanti adulti di questo paese che fanno a meno della
televisione; i "grandi" quotidiani hanno un "universo lettore" di 6
milioni (il 10%).
La gente si informa maggiormente attraverso il "confronto diretto" (al
lavoro, al bar, in viaggio) e attraverso internet. In questo contesto
(fatte salve le bufale che girano e gli agitprop che imperversano) le
notizie, bene o male, circolano e la censura di regime viene bucata.
Non è un caso che (come denunciato da queste colonne nella
rubrica "l'altra internet") il governo tenti di allungare le mani in
questo contesto con buona pace del Franceschini di turno.
Umanità Nova.
Ad un anno di distanza da quando abbiamo assunto il compito di redarre il giornale possiamo fare qualche bilancio.
La colonna bilancio che pubblichiamo (quasi) ogni settimana, redatta
secondo i criteri di cassa (cosa che gli altri giornali, tutti
prezzolati o sostenuti da fondi pubblici, si guardano bene dal fare),
ci dice che nonostante questo sia il periodo "critico" per la nostra
cassa le cose vanno meglio di un anno fa.
Lo dobbiamo senz'altro al generoso sostegno dei lettori e dei
sottoscrittori; questa estate abbiamo avuto diverse occasioni per
confrontarci con lettori e compagni. Accanto alle immancabili critiche
abbiamo ricevuto un generale apprezzamento ed un sostegno ad andare
avanti. Le critiche più diffuse riguardano il fatto che il
giornale è molto fitto.
Abbiamo già avuto modo di commentare come nelle "misere" 8
pagine del giornale ci possano stare poche righe. Il nostro sforzo,
accanto ai numeri con maggiore foliazione, è di mettere il
maggior numero di righe possibili; per fare girare la maggiore
quantità di notizie e analisi possibili. Con più pagine,
è evidente, si riuscirebbe a garantire una migliore
distribuzione dei testi e si potrebbe dare maggiore spazio agli
approfondimenti.
Un'altra critica di rilievo è quella che le notizie siano
"spezzettate"; mancando accanto a "inform/azione" ed alle altre
rubriche una lettura d'insieme della quotidianità. Vi si
può ovviare, ancora con una maggiore foliazione, con una
più coordinata attività dei commentatori che collaborano
con il giornale. Noi siamo ben felici di accogliere questo lavoro.
Ci sprona, comunque, il fatto che UN venga letto in misura
significativa su internet e che venga spesso citato come fonte
informativa o di analisi da diversi blog e siti (indymedia in
particolare, oltre che ai "nostri" come a-infos).
Il nostro ruolo nell'informazione, per quanto minoritario, non è insignificante.
Osama e Obama.
La guerra in Afganistan continua. Nonostante le buone intenzioni di
Obama non sembra profilarsi una exit-strategy. Al Queda ha diffuso un
comunicato a firma Bin Laden nel quale si rilancia la trattativa,
lamentando, al contempo, la debolezza dell'interlocutore e quindi la
scarsa possibilità di arrivare ad un accordo. Accordo sul quale
sta lavorando (con preciso mandato) Karzai, ancora (per il momento)
capo dello stato afgano.
Crisi politica.
Nel cecchinaggio giornalistico si adombra una crisi politica ed
elezioni anticipate. Siccome i partiti istituzionali sono
principalmente delle agenzie elettorali la questione è sempre
all'ordine del giorno. Ma siamo facili profeti nell'immaginare che se
crisi politica ci dovrà essere questa avverrà fra un
anno, dopo la tornata delle regionali. Il partito unico degli assessori
è già ampiamente mobilitato in questo senso e le
scaramucce alludono ad una guerra di posizione per la corsa alla
poltrona.
L'invarianza del sistema sia sotto il centro-sinistra che sotto il
centro-destra (al di là dei toni) consegna la lotta politica
istituzionale ad una lotta per il potere nudo e crudo. E' evidente come
questo tema non appassioni.
Diversa è la crisi sociale dove donne, uomini, precari e
salariati sull'orlo della disoccupazione, immigrati soggiogati dalle
leggi segregazioniste (promulgate da destra e da sinistra), debbano
combattere in posizione subalterna la guerra sociale che padronato e
governo hanno scatenato. Da un reale movimento di emancipazione da
questo giogo possono scaturire eventuali, reali, cambiamenti.
La violenza
Le cronache e soprattutto l'informazione indipendente segnalano una
recrudescenza di violenza. Per un nonnulla oggi si ammazza, si spara,
si sgozza, si mazzia, si stupra. Spesso autori dei crimini sono i
mariti che esercitano fino alle estreme conseguenze il loro dominio
maschilista e patriarcale; sono contemporaneamente diffusi episodi di
violenza di gruppo, contro gli immigrati, contro i luoghi e le persone
della soggettività lgbtq; una violenza organizzata da gruppi
della destra sia fascista che leghista.
Accanto alle leggi, alle ronde, alle "normali" polizie, anche queste
truppe di complemento conducono la guerra sociale a cui abbiamo fatto
riferimento.