Umanità Nova, n.32 del 20 settembre 2009, anno 89

Astrolabio


Prendere le stelle o prendere le mosche? Ci potrebbe essere un'equivalenza in questi atteggiamenti visionari. In ogni caso la realtà quotidiana ci induce ad andare alla ricerca dei contenuti celati dentro le notizie che vengono divulgate.

Il ruolo dell'informazione.
Desta scandalo la bagarre sviluppatasi nell'ambito del così detto "cecchinaggio". Prima vittima Berlusconi, poi il clericale Boffo, poi Fini, etc. La componente "moderata" dello schieramento istituzionale manifesterà per la "libertà di stampa". Bagarre sulla RAI per lo spostamento di Ballarò a favore del "paludato" Porta a porta. Franceschini dichiara: "... nemmeno Ceausescu era giunto a tanto..." . Peccato che il PD sia fra i maggiori artefici del quadro politico così come si è delineato e che abbia votato la maggior parte delle leggi che fanno del nostro paese una "nuova Romania".
Come si dice: "... chi è causa del suo mal...".
Per fortuna i mass-media ufficiali (la "grande" stampa, la "grande" televisione) sono un gigante  dai piedi di argilla. L'audience e le vendite sono in drastico calo. Vi è circa la metà degli abitanti adulti di questo paese che fanno a meno della televisione; i "grandi" quotidiani hanno un "universo lettore" di 6 milioni (il 10%).
La gente si informa maggiormente attraverso il "confronto diretto" (al lavoro, al bar, in viaggio) e attraverso internet. In questo contesto (fatte salve le bufale che girano e gli agitprop che imperversano) le notizie, bene o male, circolano e la censura di regime viene bucata. Non è un caso che (come denunciato da queste colonne nella rubrica "l'altra internet") il governo tenti di allungare le mani in questo contesto con buona pace del Franceschini di turno.

Umanità Nova.
Ad un anno di distanza da quando abbiamo assunto il compito di redarre il giornale possiamo fare qualche bilancio.
La colonna bilancio che pubblichiamo (quasi) ogni settimana, redatta secondo i criteri di cassa (cosa che gli altri giornali, tutti prezzolati o sostenuti da fondi pubblici, si guardano bene dal fare), ci dice che nonostante questo sia il periodo "critico" per la nostra cassa le cose vanno meglio di un anno fa.
Lo dobbiamo senz'altro al generoso sostegno dei lettori e dei sottoscrittori; questa estate abbiamo avuto diverse occasioni per confrontarci con lettori e compagni. Accanto alle immancabili critiche abbiamo ricevuto un generale apprezzamento ed un sostegno ad andare avanti. Le critiche più diffuse riguardano il fatto che il giornale è molto fitto.
Abbiamo già avuto modo di commentare come nelle "misere" 8 pagine del giornale ci possano stare poche righe. Il nostro sforzo, accanto ai numeri con maggiore foliazione, è di  mettere il maggior numero di righe possibili; per fare girare la maggiore quantità di notizie e analisi possibili. Con più pagine, è evidente, si riuscirebbe a garantire una migliore distribuzione dei testi e si potrebbe dare maggiore spazio agli approfondimenti.
Un'altra critica di rilievo è quella che le notizie siano "spezzettate"; mancando accanto a "inform/azione" ed alle altre rubriche una lettura d'insieme della quotidianità. Vi si può ovviare, ancora con una maggiore foliazione, con una più coordinata attività dei commentatori che collaborano con il giornale. Noi siamo ben felici di accogliere questo lavoro.
Ci sprona, comunque, il fatto che UN venga letto in misura significativa su internet e che venga spesso citato come fonte informativa o di analisi da diversi blog e siti (indymedia in particolare, oltre che ai "nostri" come a-infos).
Il nostro ruolo nell'informazione, per quanto minoritario, non è insignificante.

Osama e Obama.
La guerra in Afganistan continua. Nonostante le buone intenzioni di Obama non sembra profilarsi una exit-strategy. Al Queda ha diffuso un comunicato a firma Bin Laden nel quale si rilancia la trattativa, lamentando, al contempo, la debolezza dell'interlocutore e quindi la scarsa possibilità di arrivare ad un accordo. Accordo sul quale sta lavorando (con preciso mandato) Karzai, ancora (per il momento) capo dello stato afgano.

Crisi politica.
Nel cecchinaggio giornalistico si adombra una crisi politica ed elezioni anticipate. Siccome i partiti istituzionali sono principalmente delle agenzie elettorali la questione è sempre all'ordine del giorno. Ma siamo facili profeti nell'immaginare che se crisi politica ci dovrà essere questa avverrà fra un anno, dopo la tornata delle regionali. Il partito unico degli assessori è già ampiamente mobilitato in questo senso e le scaramucce alludono ad una guerra di posizione per la corsa alla poltrona.
L'invarianza del sistema sia sotto il centro-sinistra che sotto il centro-destra (al di là dei toni) consegna la lotta politica istituzionale ad una lotta per il potere nudo e crudo. E' evidente come questo tema non appassioni.
Diversa è la crisi sociale dove donne, uomini, precari e salariati sull'orlo della disoccupazione, immigrati soggiogati dalle leggi segregazioniste (promulgate da destra e da sinistra), debbano combattere in posizione subalterna la guerra sociale che padronato e governo hanno scatenato. Da un reale movimento di emancipazione da questo giogo possono scaturire eventuali, reali, cambiamenti.

La violenza
Le cronache e soprattutto l'informazione indipendente segnalano una recrudescenza di violenza. Per un nonnulla oggi si ammazza, si spara, si sgozza, si mazzia, si stupra. Spesso autori dei crimini sono i mariti che esercitano fino alle estreme conseguenze il loro dominio maschilista e patriarcale; sono contemporaneamente diffusi episodi di violenza di gruppo, contro gli immigrati, contro i luoghi e le persone della soggettività lgbtq; una violenza organizzata da gruppi della destra sia fascista che leghista.
Accanto alle leggi, alle ronde, alle "normali" polizie, anche queste truppe di complemento conducono la guerra sociale a cui abbiamo fatto riferimento.

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