Dal giorno della morte assurda e criminale di Francesco
Mastrogiovanni, il 4 agosto, diverse voci si sono alzate per chiedere
verità e denunciare l'ennesimo abuso delle forze dell'ordine e
mediche.
Numerosi quotidiani e periodici hanno riportato la notizia, la famiglia
ha istituito il comitato "Giustizia per Franco", l'associazione
EveryOne ha depositato un'interrogazione parlamentare al Ministero
degli Interni e della Salute e una denuncia in sede europea. Lo scorso
9 settembre a Castellabate, in provincia di Salerno, nell'ambito della
rassegna "Finisterre Plus" dedicata a William Burroughs, si è
svolto un incontro pubblico per ricordare "il caso Francesco
Mastrogiovanni".
La vicenda è ormai nota: il maestro elementare Francesco
Mastrogiovanni è stato arrestato a San Mauro Cilento il 31
luglio e ricoverato in maniera coatta nel reparto psichiatrico
dell'ospedale San Luca di Vallo della Lucania, dove è stato
trovato morto il 4 agosto. Mastrogiovanni stava trascorrendo le sue
ferie al mare, è uscito cadavere legato mani e piedi a un letto
d'ospedale. Perché? Le autorità avevano deciso di
sottoporlo a un Trattamento Sanitario Obbligatorio, un atto medico e
giuridico che deve essere approvato dal sindaco su proposta di un
medico e, qualora preveda un ricovero ospedaliero, richiede la
convalida di un secondo medico; uno strumento ufficialmente
"finalizzato alla tutela della salute", il cui utilizzo tuttavia
è spesso arbitrario e il cui fine coercitivo è stato
dimostrato da molti casi. Il TSO è una delle molteplici forme di
abuso di potere dell'autorità. Fino a cinque giorni prima
Francesco Mastrogiovanni stava trascorrendo le proprie vacanze al
campeggio Club Costa Cilento di proprietà di una sua conoscente,
Licia Musto Materazzi che definisce i suoi comportamenti "dolci,
gentili, premurosi, soprattutto verso i bambini". La mattina del 31
luglio decine di carabinieri e vigili urbani, alcuni in borghese, tutti
armati, hanno circondato il bungalow dove viveva: dovevano eseguire
un'ordinanza di Trattamento Sanitario Obbligatorio (competenza, per
legge, solo dei vigili urbani) emanata dalla giunta comunale di Pollica
Acciaroli. Si noti che il campeggio è nel territorio di San
Mauro e quindi doveva essere il sindaco di questo paese – e non di
Pollica – ad acconsentire al trattamento.
Mastrogiovanni è scappato verso la spiaggia, spaventato;
circondato a terra dai carabinieri e dalla municipale, in mare dalla
guardia costiera, alla fine ha ceduto senza alcuna colluttazione.
Licia, la proprietaria del campeggio ha colto le ultime parole di
Franco, prima di essere portato via: "A Vallo no, perché
là mi uccidono."
All'ospedale di Vallo della Lucania è risultato positivo alla
cannabis, non all'alcol né ad altri tipi di droghe. Il 3 agosto
la nipote di Francesco assieme al suo ragazzo si reca presso il reparto
di psichiatria. La ragazza si intrattiene con lo psichiatra di turno
che definisce Francesco un tipo atipico e sconsiglia la visita parenti
al degente. Il giorno dopo alle 7.20 i medici ne constatano la morte
per edema polmonare. Questo può essere causato da uno scompenso
cardiaco, da un trauma che porti al danneggiamento dei capillari, da
un'overdose di narcotici. Per la direzione sanitaria e anche per il
primario si è trattata di una morte improvvisa e senza una causa
ben definita. Ma con l'edema polmonare la morte è improvvisa?
È possibile che i medici del reparto non si siano accorti che
Francesco stava morendo per asfissia? Il medico legale che ha condotto
l'autopsia, Adamo Maiese, e quanti hanno visto il corpo sostengono che
polsi e caviglie presentassero profonde ferite. Franco era legato.
Ancora, il medico legale riferisce che lo stomaco sia stato trovato
privo di liquidi e solidi. Ma per il primario dieci minuti prima stava
bene: con le ferite ai polsi e alle caviglie?
Sostiene la legale e cugina di Franco, Caterina Mastrogiovanni, che
nella cartella clinica non sia stata annotata la contenzione né
la motivazione di essa, come invece prevede la legge, e sottolinea che
nella cartella ci sia un vuoto dalle 21 del 3 agosto alle 7 del 4
agosto. Ora, la Procura di Vallo della Lucania ha aperto un'inchiesta e
ha iscritto nel registro degli indagati i sette medici del reparto di
psichiatria (compreso il primario, Michele Di Genio) che hanno avuto in
cura Mastrogiovanni.
Ma perché Franco è stato arrestato, sottoposto al TSO e ricoverato?
Si dice per disturbo della quiete pubblica: in un primo momento
è trapelata la notizia di un incidente della notte precedente in
cui avrebbe tamponato quattro auto parcheggiate. L'auto di Franco
è tuttora parcheggiata sotto la sua abitazione di Castelnuovo
Cilento, senza alcun danno. Poi si è detto che guidava
contromano nell'isola pedonale di Acciaroli, ammesso e non concesso che
sia possibile andare contromano in un'isola pedonale. Queste
ricostruzioni non convincono per nulla, ma, anche fosse, si tratterebbe
di infrazioni al codice della strada. Sono forse passibili di TSO?
Andando indietro si scopre che Mastrogiovanni era stato arrestato nel
1999, per una causa futile, un diverbio in seguito a una
multa: percosso, è portato in caserma, poi processato per
resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale. In primo grado viene
condannato a tre anni di reclusione; in appello, dopo mesi di arresti
domiciliari è pienamente prosciolto per non aver commesso il
fatto e risarcito per ingiusta detenzione.
C'è un'altra vicenda, che risale a molti anni prima e che deve
avere inciso su una certa sua "fobia" verso le forze dell'ordine:
l'uccisione di Carlo Falvella, vicepresidente del Fronte universitario
d'unione nazionale di Salerno, nel 1972. Mastrogiovanni era con
Giovanni Marini e Gennaro Scariati, sul lungomare di Salerno. Marini
stava raccogliendo notizie per far luce sull'omicidio di cinque
anarchici calabresi morti in quello che ufficialmente è stato un
incidente stradale nei pressi di Frosinone, il 26 settembre 1970.
I giovani, Angelo Casile, Gianni Aricò, Franco Scordo, Luigi Lo
Cleso, Annalise Borth stavano portando a Roma, alla redazione di
"Umanità Nova, i risultati di un'indagine sulla strage della
"Freccia del sud", il treno deragliato a Gioa Tauro nel settembre 1970
e sulle infiltrazioni fasciste nella rivolta di Reggio Calabria. Nel
1971 la magistratura archivia il caso ma mai sopito rimane il sospetto
dell'attentato: i due camionisti che provocarono l'incidente erano di
Salerno ed erano iscritti al MSI. Carte e documenti provenienti da
Reggio Calabria non furono mai ritrovati. A Giovanni Marini era stato
chiesto di svolgere una controinchiesta e due anni dopo i fascisti
assaltano coltelli alla mano il gruppo di compagni. Questi si difendono
e Falvella muore. Nel processo Mastrogiovanni, che viene ferito a una
gamba, è assolto, mentre Marini è condannato a nove anni.
Il maestro aveva così sviluppato negli anni un terrore profondo
verso la polizia. Paure che accrescono la sua fama di "anarchico", di
insofferente alla società: in un paio di occasioni era scappato
alla vista delle forze dell'ordine. Tanto basta per essere considerato
un soggetto patologico: si rifiuta di assumere i farmaci che gli
vengono prescritti, tanto che subisce almeno altri due TSO. Nella
cartella clinica c'è scritto che era "aggressivo verbalmente":
gli amici ricordano che quando parlava di politica lo faceva con
passione, ma niente più. Per le autorità Mastrogiovanni
aveva diverse colpe: "noto anarchico" era "pericoloso socialmente,
intollerante ai carabinieri". Franco si riconosceva idealmente nel
movimento anarchico, ne leggeva la stampa, lui amante dei libri e della
lettura. Per i ragazzi e i presidi delle scuole dove aveva
insegnato era un ottimo maestro. Per l'autorità un
indesiderabile.
A. Soto