Umanità Nova, n.32 del 20 settembre 2009, anno 89

Vetrina dell'editoria anarchica e libertaria. Firenze 2, 3, 4 ottobre 2009


Mancava un'occasione!

Mancava un'occasione affinché persone provenienti da esperienze diverse, si potessero incontrare, e questa fu con il Forum Sociale Europeo del novembre 2002.
Fu deciso di dare visibilità ad una presenza di carattere anarchico (e libertario perché come dice Malatesta tutti gli anarchici sono libertari, non tutti i libertari sono anarchici) e si allestì un piccolo stand all'interno del Palazzo dei Congressi, che si chiamò "Servizio Corrispondenza" con lo scopo di fornire assistenza e di costituire un punto di riferimento per le persone provenienti da fuori Firenze.
A seguito di questa riuscita esperienza il gruppo formatosi decise di darsi una continuità d'impegno, e dopo numerosi incontri si orientò per una manifestazione/contenitore in cui trovassero spazio tutte le proposte emerse.
E fu la Vetrina dell'editoria anarchica e libertaria del 19-20 21 settembre 2003.
L'idea si rivelò subito giusta, in un crescendo di entusiasmo tutte quelle persone con le loro idee, collaborazioni e contributi, individuali o collettivi fecero sì che in questi tre giorni tutti si sentirono organizzatori e partecipanti.
E quindi, accanto ad installazioni artistiche vi furono ragazzi che produssero opere in ex tempore, vicino ad una mostra collettiva di foto con tema "il potere" si pose un madonnaro che in loco fece il suo disegno, e poi ancora dibattiti autogestiti, presentazioni di libri, e mostre.
Tutta la sala era coinvolta in una voglia di partecipazione e incontrarsi sembrava essere lo scopo di tutti.
E poi non ultima la musica, mi piace ricordare il momento di intensa emozione per i canti di Caterina, ma anche graditi interventi non sempre previsti, in un crescendo di spontaneità, e per finale, al culmine della festa, Les Anarchistes, del tutto inattesi e coinvolgenti nella loro raffinata musicalità.
Il tutto sempre accompagnato da panini, spuntini e… un buon bicchiere di vino.
Questa iniziativa, non doveva avere carattere periodico (non venne infatti denominata prima).
Il gruppo al termine della manifestazione ipotizzava:
-  il suo scioglimento auspicando che l'iniziativa diventasse itinerante,
- un eventuale ritrovarsi per altre iniziative di comune interesse, sempre con la priorità della partecipazione collettiva alla stesura del programma e nell'organizzazione che era risultato l'elemento più bello e più vivo della manifestazione svoltasi.

E quindi rilanciamo l'impegno, rivolgendoci a tutti:
ci auguriamo prossime iniziative che possano sempre più fare incontrare ed unire le persone, in particolare coloro che quotidianamente vivono il disagio di questo tipo di società che ci allontana dai valori umani che dovrebbero essere alla base dei nostri interessi.
Rifiutiamo con forza ogni forma di protagonismo e personalismo, che non appartengono alla nostra storia ed alla nostra idea.
Rifiutiamo anche ogni forma di "fare politica" secondo gli schemi diventati tradizionali, promuovendo e condividendo tutte quelle iniziative atte alla conquista del rispetto e della libertà.
Riteniamo fondamentale la nostra presenza fra la gente onde rendere sempre più visibile l'attualità del nostro pensiero, presenza da ricercare non solo con un impegno culturale, anche se lo riteniamo importante, ma soprattutto nel porsi come proposta critica e riferimento nella libertà del pensiero.


Verso la 4a Vetrina dell'Editoria Anarchica e Libertaria


Firenze 2-3-4 ottobre 2009, Teatro Saschall (ex Teatro Tenda), L.no A.Moro, Via F. De Andrè.

Cos'è la Vetrina dell'Editoria Anarchica e Libertaria.
Attorno all'esperienza che si determina a seguito del Social Forum di Firenze del 2002, attraverso la gestione di un piccolo spazio all'interno della Fortezza da Basso (in particolare con la partecipazione di alcuni elementi della campagna Firenze città aperta - 1000 posti letto) voluto principalmente da Giampaolo Verdecchia ed altri, si creano le condizioni per far nascere  il Collettivo Libertario Fiorentino che grazie all'impegno di numerosi compagni sfocerà nella realizzazione della serie di Vetrine dell'Editoria.
Il gruppo informale ha collaborato attivamente alla preparazione del Forum Sociale Europeo, e proprio attraverso lo stand presso la Fortezza da Basso, ha funzionato da collegamento e corrispondenza fra le varie realtà libertarie aderenti poi alla manifestazione del 9 novembre 2002 contro la guerra.
Il neonato gruppo del quale faranno parte numerosi compagni di antica data, accanto a nuovi, si incontrerà in numerose occasioni, giungendo al 24 febbraio 2003, quando viene deciso di realizzare una manifestazione culturale in Firenze, indicativamente per fine estate-inizio autunno di quell'anno.
Il nome che intendiamo dare, prima provvisorio, poi definitivo, è di "Vetrina dell'editoria anarchica e libertaria". Il principio ispiratore è quello di offrire un contesto nel quale sia possibile per ogni componente o sfumatura anarchica, esprimersi, ed esporre pensiero, produzioni, idee in qualunque forma, con mezzi diversi,  con pari dignità.
Il tentativo, in larga parte riuscito, è quello di dare voce a tutti, di presentarsi agli "altri" ma anche a noi stessi, di conoscere e conoscersi, di vedere e far vedere chi siamo. Ecco perché Vetrina, ecco perché anarchica e libertaria. Lo scopo principale è quello di considerare il Movimento anarchico e le individualità che lo compongono, in tutte le accezioni, come un corpo agente all'interno della società, un anticorpo avverso ogni forma di autorità, un veicolo di libertà per tutti. Gli anarchici ci sono, sono tanti e pensano e agiscono. Spesso volutamente nascosti per propria prerogativa o condizione politco-sociale, con la Vetrina devono avere l'opportunità di essere visti e sentiti, garantendo altresì a coloro che hanno o possono avere attenzione verso la cultura libertaria, una occasione di scambio, di incontro, fugace o, se possibile, duraturo.  Il tramite privilegiato è ovviamente lo strumento principale di sempre, la stampa in tutte le sue versioni. Una Editoria in senso ampio del termine, che prevede e continuerà a mettere in "vetrina", pensiero e agire, arte e cultura, grafica, musica, e qualunque altra forma di comunicazione che individualità o gruppi, associazioni o federazioni avranno la voglia e l'interesse di proporre. Il percorso immaginato invita largamente all'autogestione dello spazio, alla veicolazione dell'informazione, alla proposta. Il CLF mette a disposizione gli spazi e l'organizzazione sul territorio, l'accoglienza e la cucina, il resto è dei presenti, degli "aderenti", di tutti coloro che si affacciano ai due lati della VETRINA SENZA VETRO.
Unica "formalità", l'adesione entro il 31 marzo 2003, con l'espressione dei bisogni e l'offerta della propria partecipazione.
La prima edizione avrà adesioni quasi esclusivamente in lingua italiana, ma solo per ragioni di forze in campo. In venti, trenta, a volte di più, ci troviamo in lunghe e fitte riunioni organizzative, dalle quali scaturiscono impegni individuali e collettivi, finalizzati alla nascita di questa forma inedita di manifestazione. Incontri e cene presso la Casa del Popolo di Ponte a Greve, in Via Pisana, 809 a  Firenze, fino dal  maggio del 2003, in precedenza presso case di compagni. Con tale mobilitazione e lavoro giungiamo alla realizzazione all'interno dei locali del Parterre di P.za della libertà della prima manifestazione. In molti abbiamo lavorato a quello che per ora è diventato appuntamento biennale d'autunno, alcuni non ci sono più, ma sono sempre fra noi, con noi, e se la Vetrina c'è un grazie particolare va a loro.
Alla Prima Vetrina aderiranno formalmente A-rivista, Milano; Alternativa Libertaria, Firenze; ApARTe°, Venezia; Archivio Berneri-Chessa, Reggio E.; Biblioteca Franco Serantini, Pisa; Canariah, Roma; Centro Int. della Grafica, Venezia; Chersi (A), Brescia; C.S.L. Di Sciullo, Chieti; Collegamenti Wobbly, Genova; Comunarda, Cosenza; Contropotere, Napoli; Crescita Politica, Firenze; Elèuthera, Milano; Fiaccola (La), Noto; Galzerano ed., Salerno; Germinal, Trieste; La cooperativa tipolitografica, Carrara; Libertaria, Roma; Non Luoghi Libere Edizioni; rAn, Livorno; Rivista Storica dell'Anarchismo, (PI); Seme Anarchico, Colle V/E; Sicilia Punto L., Siracusa; Sicilia Libertaria, Ragusa; Spartaco ("Il Risveglio"), S.M.C.V.; Traccedizioni, Piombino; Zero in Condotta, Milano; e numerosi altri, per scelta -oltre l'adesione formale-, da Anarchismo, a Cuore, allegato a Il Manifesto, al Vernacoliere. Umanità Nova pur non aderendo ufficialmente fu abbondantemente presente al bancone "Edicola". Quella prima volta iniziamo con la conferenza stampa del 18 settembre, ed il pomeriggio seguente aprono  stand e mostre. Lunga la serie di attività messe in piedi e svolte: P. Brunello presenta Masetti; C. Capuano, Una veglia di Kropotkin. Segue un intermezzo musicale a cura del Seme Anarchico, quindi G. Galzerano e F. Santin sono presenti con due opere, stampata e in corso, dal titolo: Gaetano Bresci, due modi di fare storia. Ed ancora il video S'era tutti sovversivi (Bfs/A) ed il Progetto Arte e Anarchia performance a cura di ApARTe° seguito dal Concerto skapunk Sbanebio. Sabato 20 inizia con un film di J. Vigò seguito da P. Finzi col  Dvd e libretto Fabrizio De Andrè - Ma la divisa di un altro colore. Ed ancora dibattito (Internet nella comunicazione anarchica), teatro (Mauro Stagi), la F. Piccioli che presenta  Virgilia d'Andrea quindi P. Bertelli con Glauber Rocha - cinema in utopia. Conclude la giornata un recital di Alessio Lega. La domenica si apre con un  film di L. Bunuel ed il primo pomeriggio, tavola rotonda: Rivista Storica dell'Anarchismo e  Dizionario degli anarchici (Bfs). L'ora del thè è a cura dei Fiati Sprecati. Il pomeriggio prosegue con la tavola rotonda: Intercultura (P. Colacicchi-A. Dadà), quindi M.Granata presenta Lettere d'amore e d'amicizia. Un Blob Anarchia (B. Bozzato), farà da proclusione al concerto di Alessandro e Marco (Les Anarchistes.)
Grande partecipazione ed interesse da parte di cittadini e persone giunte anche da molto lontano, anarchici e non, che hanno gradito, come dimostrano i numeri sulle vendite.  Molti editori scambiano l'intero materiale. Un successo che merita di essere ripetuto. Si interessano di noi, oltre alla stampa e comunicazione anarchica, giornali, riviste e radio, vengono create reti di contatti e rapporti che proseguiranno oltre la vetrina. Meglio in Vetrina che nei retrobottega. La storia continua.


Editoria anarchica straniera

Nel 2005 inizia la nostra collaborazione per la realizzazione della 2a Vetrina dell'editoria anarchica e libertaria, che aveva ottenuto un buon successo nella prima edizione del 2003.
In una delle prime riunioni, ci siamo resi disponibili ad occuparci dell'editoria anarchia straniera.
Abbiamo intessuto una rete fitta di rapporti con tutti coloro, anche piccole realtà, che producevano riviste, fanzine, periodici, libri e quant'altro.
Si è dovuto far fronte a numerosi problemi e per la distanza e per le difficoltà economiche di molti, non solo per affrontare le spese di viaggio, impensabili, ma addirittura, per inviare le loro produzioni (pensiamo ad una piccola libreria indiana o ad un piccolo gruppo russo, che volevano comunque far sentire la loro voce).
E' stata in un certo senso una sfida, che ci ha arricchiti profondamente e ci ha fatto conoscere realtà difficili e inimmaginabili.
Alla fine il risultato è stato più che soddisfacente. Abbiamo avuto significative rappresentanze estere: francesi, svizzere, tedesche brasiliane, inglesi, svedesi, spagnole, australiane, polacche, olandesi, russe, indiane, argentine ecc., oltre ad una folta presenza italiana. Le produzioni dell'editoria libertaria esposte, sia nazionali che internazionali, sono state di qualità e buone le vendite e i contatti scambiati in quei giorni. Senza contare la presentazione di una ventina di nuovi volumi con dibattiti molto interessanti. Tutto questo in un atmosfera positiva e festosa e con una buona presenza di pubblico.
É giusto  ricordare anche il programma artistico di elevata qualità, sia per gli spettacoli teatrali, che per i concerti (la manifestazione è avvenuta  in concomitanza con la Biennale di arte e anarchia).
Questo successo, pur con le difficoltà già menzionate, e con la poca partecipazione delle case editrici, a cui era stato domandato un aiuto più fattivo, ci ha comunque  spinto a collaborare anche alla 3a Vetrina.
Quell'edizione si è svolta in tono minore, a causa della concomitanza con altri eventi: il che ha significato minore affluenza di pubblico, tuttavia compensata dalla partecipazione di editori ed artisti che, come nelle passate edizioni, hanno reso,  la manifestazione di alta qualità.
E dopo due anni eccoci nuovamente disponibili, pur con le solite difficoltà, alla realizzazione della 4a Vetrina. Molte sono state le riunioni di preparazione all'evento, ma scarsa la partecipazione dei compagni.
Anche quest'anno, sarà garantita una buona  presenza di editori sia italiani che esteri, e  lo svolgimento di manifestazioni artistiche. Il clou sarà rappresentato da due dibattiti che svilupperanno temi molto sentiti (scuola  e urbanistica). Secondo noi, un punto di partenza importante, uno stimolo per le case editrici che hanno affrontato e affronteranno in futuro argomenti, così pregnanti e di grande attualità.
Bisognerà prendere in conside-razione un più efficiente sviluppo distributivo. Sarebbe auspicabile la soluzione dei problemi che attanagliano da sempre l'editoria libertaria, ricercando nuove espressioni specialmente  nelle tecnologie informatiche.
Per riuscire a sviluppare pienamente il programma di quest'anno avremo bisogno della massima presenza e partecipazione ai vari eventi e dibattiti che si svolgeranno nei tre giorni di ottobre. La nostra speranza è sempre quella che, con il contributo di tutti, si riesca a dare una piccola svolta all'espansione della cultura libertaria in Italia e nel mondo.


Breve cronistoria della Vetrina: nascita, problematiche e sviluppi nell'esperienza di alcuni compagni del CLF

La mobilitazione generale contro la guerra in Iraq spinse molti compagni vecchi e nuovi, alcuni da molti anni lontani dal movimento libertario a ritrovarsi nei cortei, nelle manifestazioni che culminarono con la grande mobilitazione a Firenze all'indomani del Social Forum.
Questo entusiastico ritrovarsi ci portò a organizzare/realizzare la prima vetrina dell'editoria. Il folto gruppo che operò era formato da compagni spesso con indirizzo libertario ed impegno molto diverso. La scelta fu quella per una volta di lavorare su qualcosa di condivisibile, su un minimo comun denominatore in cui il nostro anarchismo avrebbe potuto coincidere. Volutamente non andammo oltre  nel confronto e non entrammo nello specifico delle diversità e dei conflitti interni al nostro movimento, nel quale, come ben sappiamo, spesso reali divergenze si trasformano in ripetitivi luoghi comuni se non in conflitti personali. Ci muovemmo nell'idea di creare un evento e poi scioglierci, per poi eventualmente ritrovarci, se interessati, in qualche nuova avventura. Lo scopo manifesto era di riuscire a raggiungere ogni tendenza del movimento per raccoglierlo intorno all'editoria e ad altre manifestazioni culturali. Fu un evento corale, avevamo a disposizione degli spazi del Comune consistenti in due grandi cubi del Parterre ottenuti grazie all'impegno pressante di una compagna. Cubi assolutamente vuoti, privi di ogni cosa. Fu un grosso lavoro e riuscì anche grazie all'entusiastico aiuto di tanti simpatizzanti e amici.
A manifestazione conclusa buona parte dei compagni optò per l'idea di ritrovarsi in un collettivo che andasse oltre la stessa eventualità di una nuova edizione della vetrina.
Nei due anni successivi venne pensata e organizzata una nuova versione dell'evento questa volta in condivisione con "A-Parte" che dava il via alla terza edizione  di Arte e Anarchia, che portò altri compagni a collaborare con  nuovi apporti organizzativi. In questa fase ci vennero mosse critiche a livello cittadino per la collocazione della manifestazione nel teatro Saschall, locale adibito a grosse manifestazioni canore, politiche e di vario genere. I dubbi e a volte le contestazioni nascevano sia dal fatto che vi si svolgessero manifestazioni di segno politico diverso e opposto, sia per il fatto che pagassimo una struttura privata, mentre avremmo potuto utilizzare una struttura pubblica oppure una occupata. In verità la ricerca di una struttura pubblica, adatta come nella prima edizione, fu meticolosa e purtroppo infruttuosa. Gli spazi pubblici un tempo liberi erano ormai affidati a privati o in uso a uffici e molto chiaramente mancava la volontà politica di affidarcene uno. Quanto a un locale occupato  era chiaro che ci sarebbe voluto un grande spazio e inoltre ci eravamo anche resi conto che il costo degli impianti, in particolare per gli spettacoli, in base alle esigenze degli artisti, erano particolarmente elevati cosicché ci saremmo trovati comunque con una notevole spesa e una maggiore quantità di lavoro e nella preparazione e nelle attività tese a racimolare fondi.
Se di per sé il lato pratico non ci lasciava via d'uscita, considerazioni di altro livello venivano poste da alcuni nostri compagni, in particolare l'esigenza di creare una situazione volta a far sì  che si avvicinassero più facilmente quelle fasce di persone dubbiose e condizionate dall'asfissiante propaganda di potere sempre a noi avversa. Insomma un modo per aggirare l'ostracismo a cui storicamente siamo costretti e  quindi un tentativo di uscire fuori dai ghetti arrivando alla conclusione che in fin dei conti sarebbe stato  un male minore il dover accettare un compromesso mercantile puro e duro (come sempre purtroppo già accade nella nostra vita quotidiana) che dover elemosinare o dover spingere oltre misura un apparato politico a noi contrario. D'altronde l'occupazione di un grande spazio (ammesso che avessimo avuto la forza di sostenerla per il tempo necessario) avrebbe messo a rischio il lavoro, gli sforzi e l'impegno preso con tutti coloro che sarebbero giunti da varie parti d'Italia e dall'estero. Anche la proposta di svolgerla all'interno di un centro sociale occupato (come il CPA) ci avrebbe portato a richiedere una libertà politica che sarebbe andata al di là della connotazione politica dello stesso spazio, compiendo un atto di prevaricazione nei confronti di compagni che oltretutto, generosamente, si erano già resi disponibili a ospitare per il pernottamento compagni convenuti da altre città.
L'organizzazione della terza vetrina invece comportò molti problemi. Innanzitutto il dubbio, sempre peraltro emerso, sul caso o meno di realizzarla a Firenze o l'idea di alcuni di far sì che girasse in altre città, ipotesi che poi si rivelò di difficile fattibilità. Prese piede invece l'ipotesi di creare una sorta di coordinamento promotore della vetrina,  aperto, che riunisse oltre a noi ed ai compagni esterni già operanti,  nuovi gruppi ed individui - con particolare riferimento alle case editrici - che ne prendessero in sorte l'impegno. In merito a queste ultime  l'impressione fu che da parte di alcune di loro vi fosse una certa diffidenza e contemporaneamente una paura di rischiare (atteggiamento diffuso nel nostro movimento) e forse anche il fraintendimento  che fosse un servizio di genere puramente mercantile. E se la diffidenza è comunque una garanzia di maggiore attenzione alla limpidezza e alla coerenza nei nostri rapporti, sempre al margine della chiarezza deve poi seguire una fiducia propositiva, anche rischiando qualche cosa. L'alternativa a ciò è l'implosione e l'isterilimento. La verità è che per la stessa composizione del nostro collettivo e del comitato organizzatore mai è stato messo in atto alcun tentativo di tendere verso un qualche indirizzo specifico del movimento, rispettando innanzitutto le differenze che al nostro interno ci contraddistinguono ed inevitabilmente rifletteno lo stesso atteggiamento nei confronti del movimento tutto.
Il percorso di questa edizione fu difficile. Diversi compagni fra i più attivi mancarono all'organizzazione: alcuni per malattia, altri  per problemi familiari e altri di lì a poco ci avrebbero purtroppo  lasciato per sempre.  L'organizzazione rimase nelle mani di pochi compagni che con coraggio e una forte volontà fecero tutto il possibile nel portare a termine il lavoro. Per questa mancanza di forze va detto che sul territorio cittadino non fummo in grado di produrre una sufficiente pubblicizzazione. Venne rilevato in particolare dagli editori un calo delle vendite e rispetto alle edizioni passate vi fu comunque una certa flessione di presenza del pubblico.
Questi fatti ci portarono di nuovo a ragionare sul da farsi e a cercare di correggere il percorso. Era chiaro che qualcosa andava cambiato: sul piano pratico arrivammo alla conclusione di spostare la quarta edizione della vetrina in una piazza del centro e soprattutto la data della manifestazione poiché i locali del Saschall seppure in città, siano situati in una zona di poco passaggio occasionale ma soprattutto  le prime belle giornate estive di settembre avevano comportato una larga assenza in città e quindi un consequenziale calo di presenze alla manifestazione precedente. Riguardo alla dislocazione incontrammo subito difficoltà: la piazza che più ci interessava non era disponibile e altre erano di non facile gestione. Innanzitutto ci rendemmo conto del fatto che le autorità cittadine comunque si lasciavano la possibilità in caso di "improrogabile necessità" per motivi di ordine pubblico di poterci interdire la piazza con tutte le conseguenze immaginabili. Inoltre calcolammo i costi di una grande struttura di tendoni e gazebo, quello del montaggio, dell'affitto dei wc, degli impianti: energia elettrica, linea internet, impianto musicale, sala per i filmati,  per l'organizzazione della cucina e oltre a ciò l'impegno di diversi compagni per il controllo notturno. Nonostante l'offerta generosa da parte dei compagni della casa del popolo di Ponticelli (Bo) a prestarci parte dei tendoni, tirammo le somme e purtroppo ne risultò una spesa per noi insostenibile. Dovemmo fare marcia indietro, fortunatamente però riuscimmo a prenotare i locali del Saschall per i primi giorni di ottobre, seppure con un sensibile aumento dell'affitto, proponendo così le nostre giornate al completo rientro dalle vacanze dei fiorentini e quindi alla ripresa delle attività con  scuole e università aperte. Inoltre considerando il tipo di tematiche e di proposte librarie spesso ricorrenti, pensammo che avremmo potuto accorparne alcune insieme trasformando le presentazioni anche in dibattiti; questo ci avrebbe permesso (come speriamo di fare) una propaganda specifica e mirata nella pubblicizzazione degli eventi.
Alcuni di noi hanno la sensazione che se tutto andrà  per il giusto verso sarà una edizione di buon livello e di maggiore presenza. Noi faremo tutto il possibile come abbiamo sempre fatto. Quello che ci manca e lo vogliamo sottolineare è una maggiore disponibilità da parte dei partecipanti in termini di organizzazione, di solidarietà ma soprattutto di puntualità. Alle schede che inviamo, spesso non abbiamo risposta se non all'ultimo momento e questo ci crea notevoli difficoltà. Gli annunci sulla nostra stampa servono a ricordare, a chi non ha ricevuto avviso, di farsi sentire. Infatti, spesso gli indirizzi (e sono veramente tanti ) sia e -mail che postali cambiano, cosi come i numeri di telefono,  costringendoci ad un lungo lavoro di ricerca.
Questa ostinazione a portare avanti la vetrina deriva dalla coscienza che purtroppo, almeno per ora, essa rimane l'unica manifestazione quasi unanime del movimento anarchico in Italia, con tutte le assonanze e le dissonanze anche dure  che questo esprime.
Sentiamo l'esigenza di chiarire alcune problematiche che spesso, forse anche per un nostro difetto di comunicazione, non sono del tutto chiare all'esterno del nostro collettivo. Ad esempio l'aspetto  economico: noi  lavoriamo per mesi per raccogliere i fondi necessari che all'atto della manifestazione  sono solo una parte di ciò che spendiamo. Le ulteriori entrate che nei tre giorni raccogliamo (cibo, gadget, percentuali degli editori ecc.) ci servono a coprire  le spese sostenute  permettendoci di arrivare quasi al pareggio dei conti. I soldi che sono entrati sono sempre e solo stati finalizzati alla vetrina. Quindi nel corso della manifestazione risolviamo una situazione che altrimenti sarebbe per noi decisamente debitoria. L'aspetto risicato del pareggio spiega perché  non possiamo accollarci le spese di viaggio e di alloggio dei compagni che intervengono e che ne fanno richiesta, e ce ne dispiace,  soprattutto se pensiamo ai compagni di altri paesi che non hanno sufficienti mezzi per partecipare.
Un altro appunto che reputiamo molto importante è chiarire che noi se, da una parte ci poniamo come servizio, non siamo "il servizio". Siamo dei compagni che si rivolgono ad altri compagni. Ad esempio gli editori, con cui realizziamo la vetrina, per noi sono dei compagni che dedicano il loro tempo, il loro impegno e spesso rischiano in proprio per diffondere le nostre idee e non bastano un diverso orientamento, una diversità di metodo o di sensibilità politica  ad offuscare questo fatto; ed è quindi una grande ricchezza il fatto che esistano. Così noi vogliamo altrettanto essere considerati come compagni con cui condividere un pezzo di strada e non vorremo mai essere recepiti come una sorta di organizzatori di una piccola fiera mercantile. Ciò che noi desideriamo è che si distribuiscano o vendano sempre più libri sia per la sopravvivenza delle varie editrici e soprattutto perché (interesse davvero comune) più pubblicazioni circolano, più girano le nostre idee. D'altro canto se non fosse così che senso avrebbero il nostro sforzo, il nostro impegno? Un impegno che oltretutto ci impedisce nei giorni della manifestazione di poter assistere e partecipare agli eventi che noi stessi contribuiamo a costruire.
La speranza che sempre ci accompagna è che si riesca a coinvolgere nuovi compagni che apportino idee, lavoro, contatti, entusiasmo. Lo stesso che ci ha accompagnato in questi anni creando relazioni, affetti, amicizie, e perché no anche producendo polemiche che ci spingono a riflettere sul nostro fare.
Realizzare nuove collaborazioni ci permetterebbe anche di limitare quello che è il nostro problema maggiore e cioè la difficoltà in determinati periodi a svolgere, se non singolarmente, attività politica nella nostra città. Un bisogno impellente che per alcuni di noi si ripresenta puntualmente ponendoci non pochi dubbi.
Concludiamo queste considerazioni volendo ricordare con gratitudine quelle persone a noi vicine che contribuiscono e ci aiutano sempre appassionatamente.


PRoSPETTIVE ED IPoTESI PRoGETTUALI PER LE FUTURE EDIZIoNI DELLA VETRINA

Il successo delle passate edizioni della "Vetrina", per partecipazione di editori, pubblico e compagni di varie località, é uno stimolo per tutti quanti a continuare, ma anche a riflettere sul senso di questa esperienza e sul ruolo che questo evento potrebbe sviluppare nel futuro. Il cresciuto interesse per l'anarchismo (interesse per una visione libertaria del vivere sociale oltre che una certa curiosità per l'editoria del movimento anarchico) ha una corrispondenza con avvenimenti che mostrano tracce di un nuovo radicalismo sociale, di una crescente sfiducia per la politica ufficiale e per le pratiche del potere "democratico". Solo nel 2009, la rivolta greca, le azioni dirette dei movimenti no global a Londra, le manifestazioni anti-Nato a Strasburgo, il fermento degli studenti che in tutta Europa si oppongono alle strategie ultraliberiste dei vari governi della UE, i danni prodotti dalla finanza internazionale e dalle ristrutturazioni produttive che falciano migliaia di posti di lavoro in aziende un tempo ritenute fortezze del capitale, sono tutti segni di crisi del modello di crescita capitalistica, che dopo aver per decenni riscosso consensi ideologici, oggi non è più sostenibile, almeno nella coscienza dei settori più sensibili e informati della società. Ma non c'è solo questo. C'è anche una nuova sfiducia verso il ruolo stesso dello Stato (fino a pochi anni fa proposto e percepito dai più come erogatore di servizi sociali essenziali, pubblicizzati come irreversibili conquiste di civiltà e modernità). La modernità, ordinatrice, normativa e produttivistica ha invece fallito: gli Stati, socialdemocratici o liberali, hanno visibilmente contraddetto gli stessi argomenti teorici della loro esistenza (democrazia e servizi sociali) mostrando in modo chiaro quello che è invece il loro ruolo storico: la multiforme struttura gerarchica di controllo e repressione di ogni forma di dissenso sociale, in funzione dei padroni di turno. Lo abbiamo visto a Genova nel 2001, ma lo hanno visto anche molti cittadini non sospettabili di radicalismo anarchico, come in Val di Susa, al No Dal Molin a Vicenza, a Chiaiano e Spezzano Albanese, o i tanti che di fronte alle rivendicazioni di diritti fondamentali come la pace, la salvaguardia dell'ambiente, la difesa del posto di lavoro o del proprio diritto allo studio si sono visti rispondere con la brutalità dei manganelli, con l'oscuramento dell'informazione o la denigrazione della stampa di regime. Ma, naturalmente, parliamo di cose note: queste ci servono ora per sostenere che i tempi sono forse maturi per iniziare a immaginare una logica evoluzione delle prossime "Vetrine". Immaginarle come potenziali "laboratori", luoghi, dove si continua, si, e per ovvi motivi, a far mostra di libri, performances e rappresentazioni varie di "sé", cioè di anarchismo quale esso è stato o é, destinate a compagni e amici già favorevoli alle proposte anarchiche, ma anche luoghi dove si possono tentare esperimenti relazionali allargati, intorno a tematiche del presente; luoghi dove si potrebbero confrontare ed elaborare nuovi materiali e idee libertarie di alcune lotte in corso, attraverso la diretta partecipazione di comitati, gruppi e movimenti portatori di tali esperienze. L'incontro tra tali realtà con la nostra editoria ed i nostri periodici, potrebbe essere un vivace mix, un'opportunità di amplificazione e crescita reciproca, che è necessario immaginare e volere ancora prima di realizzare. In altre parole il tentativo potrebbe essere quello di coinvolgere e fare parlare nelle future edizioni della Vetrina, soggetti di una cultura anti-establishment, tanto diffusa quanto diversificata, che rifugge dai partiti, dalle politiche-spettacolo o politiche-azienda, dall'informazione di massa, dal consumismo e, di volta in volta, impegnate in tematiche locali, ecologiche, pacifiste, antifasciste, per la libera circolazione delle persone e per una educazione non confessionale e non finalizzata al mercato. Tutte culture spesso settoriali ma che, pur nella loro parzialità di orizzonti, esprimono esigenze di tipo libertario. Quindi la domanda è: saremmo disponibili a dare maggiore spazio alla complessità del presente? Questa domanda-proposta certamente implica la previsione e poi la soluzione di problemi nuovi, che bisognerebbe capire se siamo interessati ad affrontare, per promuovere un coinvolgimento sociale più ampio e partecipato alla nostra manifestazione (da affrontare non solo da parte del CLF e del Coordinamento Vetrine, ma necessariamente con il contributo di una pluralità di spezzoni di movimento anarchico, attenti ed interessati a quanto si muove nei settori più vivaci ed ingovernati della società). Una tale prospettiva per porla in pratica, richiederebbe un impegno organizzativo, economico, d'idee, persone e soggetti (perchè no, anche soggetti editoriali) maggiore di quello che con molto sforzo è stato fino ad ora già impiegato. Inoltre l'ipotesi del "laboratorio dell'editoria anarchica e libertaria", delineata a brevi linee, richiederebbe con probabilità anche uno svolgimento più lungo, per realizzare quanto fino ad ora sostenuto, ma tecnicamente risolvibile, se interessati. Il problema di fondo è capire quanta disponibilità ci potrebbe essere, da parte di vari gruppi di compagni di altre città e di quanto interesse da parte della nostra editoria, a costruire un evento di interconnessione culturale sopra descritto, che potrebbe essere anche foriero di nuovi materiali e stimoli editoriali. E' chiaro che l'investimento sarebbe maggiore, ma crediamo, anche i risultati. Un'ultima osservazione: l'evento così concepito, sarebbe più logico costruirlo (se c'è la volontà) in luoghi che potrebbero essere di volta in volta diversi, in relazione al contesto locale e temporale più ricettivo e propizio per la manifestazione e anche per l'aggregazione sociale che, già più fertile, potrebbe maggiormente produrre. Questa è la provocazione che ci sentiamo di fare in questo periodo di preparazione della quarta "Vetrina dell'editoria anarchica e libertaria", da valutare e/o criticare, in  realtà pensando alla progettualità della quinta e successive edizioni; se vorremo e se saremo capaci di essere conseguenti, naturalmente. Intanto, per quanto riguarda la quarta Vetrina, il CLF (nei limiti dei tre giorni programmati e già in passato sperimentati) vuole dare spazio a due dibattiti legati a problematiche del presente: uno sulla scuola e l'educazione libertaria e l'altro sul nuovo controllo sociale connesso all'uso degli spazi nelle città contemporanee. Per l'abbondanza di eventi che accoglieremo, il tempo disponibile è risicato e dovrà coprire entrambi i dibattiti nella stessa serata (come le coperte corte). Staremo a vedere.
Per quanto riguarda gli inviti, quest'anno sono allargati all'esterno del movimento anarchico specifico e, coerentemente con quanto qui sostenuto, abbiamo dato attenzione ad espressioni del movimento studentesco, delle rappresentanze di base, di associazioni pacifiste, di spazi sociali autogestiti, e più in generale, dell'associazionismo culturale.
Come si dice: vedremo - e speriamo che l'esperienza sia fruttuosa.
 Non c'è bisogno di dirlo, ma vorremmo che ci fosse molta partecipazione di compagni provenienti da molte città, sia intervenendo ai dibattiti e agli altri eventi, sia contribuendo, fin da ora, con le proprie idee e ogni tipo di aiuto a questo nuovo grosso impegno. Commenti, critiche e proposte diverse, sono ben accetti e utili.

e-mail C.l.F.:
collibfi@hotmail.com

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