Mancava un'occasione affinché persone provenienti da
esperienze diverse, si potessero incontrare, e questa fu con il Forum
Sociale Europeo del novembre 2002.
Fu deciso di dare visibilità ad una presenza di carattere
anarchico (e libertario perché come dice Malatesta tutti gli
anarchici sono libertari, non tutti i libertari sono anarchici) e si
allestì un piccolo stand all'interno del Palazzo dei Congressi,
che si chiamò "Servizio Corrispondenza" con lo scopo di fornire
assistenza e di costituire un punto di riferimento per le persone
provenienti da fuori Firenze.
A seguito di questa riuscita esperienza il gruppo formatosi decise di
darsi una continuità d'impegno, e dopo numerosi incontri si
orientò per una manifestazione/contenitore in cui trovassero
spazio tutte le proposte emerse.
E fu la Vetrina dell'editoria anarchica e libertaria del 19-20 21 settembre 2003.
L'idea si rivelò subito giusta, in un crescendo di entusiasmo
tutte quelle persone con le loro idee, collaborazioni e contributi,
individuali o collettivi fecero sì che in questi tre giorni
tutti si sentirono organizzatori e partecipanti.
E quindi, accanto ad installazioni artistiche vi furono ragazzi che
produssero opere in ex tempore, vicino ad una mostra collettiva di foto
con tema "il potere" si pose un madonnaro che in loco fece il suo
disegno, e poi ancora dibattiti autogestiti, presentazioni di libri, e
mostre.
Tutta la sala era coinvolta in una voglia di partecipazione e incontrarsi sembrava essere lo scopo di tutti.
E poi non ultima la musica, mi piace ricordare il momento di intensa
emozione per i canti di Caterina, ma anche graditi interventi non
sempre previsti, in un crescendo di spontaneità, e per finale,
al culmine della festa, Les Anarchistes, del tutto inattesi e
coinvolgenti nella loro raffinata musicalità.
Il tutto sempre accompagnato da panini, spuntini e… un buon bicchiere di vino.
Questa iniziativa, non doveva avere carattere periodico (non venne infatti denominata prima).
Il gruppo al termine della manifestazione ipotizzava:
- il suo scioglimento auspicando che l'iniziativa diventasse itinerante,
- un eventuale ritrovarsi per altre iniziative di comune interesse,
sempre con la priorità della partecipazione collettiva alla
stesura del programma e nell'organizzazione che era risultato
l'elemento più bello e più vivo della manifestazione
svoltasi.
E quindi rilanciamo l'impegno, rivolgendoci a tutti:
ci auguriamo prossime iniziative che possano sempre più fare
incontrare ed unire le persone, in particolare coloro che
quotidianamente vivono il disagio di questo tipo di società che
ci allontana dai valori umani che dovrebbero essere alla base dei
nostri interessi.
Rifiutiamo con forza ogni forma di protagonismo e personalismo, che non appartengono alla nostra storia ed alla nostra idea.
Rifiutiamo anche ogni forma di "fare politica" secondo gli schemi
diventati tradizionali, promuovendo e condividendo tutte quelle
iniziative atte alla conquista del rispetto e della libertà.
Riteniamo fondamentale la nostra presenza fra la gente onde rendere
sempre più visibile l'attualità del nostro pensiero,
presenza da ricercare non solo con un impegno culturale, anche se lo
riteniamo importante, ma soprattutto nel porsi come proposta critica e
riferimento nella libertà del pensiero.
Firenze 2-3-4 ottobre 2009, Teatro Saschall (ex Teatro Tenda), L.no A.Moro, Via F. De Andrè.
Cos'è la Vetrina dell'Editoria Anarchica e Libertaria.
Attorno all'esperienza che si determina a seguito del Social Forum di
Firenze del 2002, attraverso la gestione di un piccolo spazio
all'interno della Fortezza da Basso (in particolare con la
partecipazione di alcuni elementi della campagna Firenze città
aperta - 1000 posti letto) voluto principalmente da Giampaolo
Verdecchia ed altri, si creano le condizioni per far nascere il
Collettivo Libertario Fiorentino che grazie all'impegno di numerosi
compagni sfocerà nella realizzazione della serie di Vetrine
dell'Editoria.
Il gruppo informale ha collaborato attivamente alla preparazione del
Forum Sociale Europeo, e proprio attraverso lo stand presso la Fortezza
da Basso, ha funzionato da collegamento e corrispondenza fra le varie
realtà libertarie aderenti poi alla manifestazione del 9
novembre 2002 contro la guerra.
Il neonato gruppo del quale faranno parte numerosi compagni di antica
data, accanto a nuovi, si incontrerà in numerose occasioni,
giungendo al 24 febbraio 2003, quando viene deciso di realizzare una
manifestazione culturale in Firenze, indicativamente per fine
estate-inizio autunno di quell'anno.
Il nome che intendiamo dare, prima provvisorio, poi definitivo,
è di "Vetrina dell'editoria anarchica e libertaria". Il
principio ispiratore è quello di offrire un contesto nel quale
sia possibile per ogni componente o sfumatura anarchica, esprimersi, ed
esporre pensiero, produzioni, idee in qualunque forma, con mezzi
diversi, con pari dignità.
Il tentativo, in larga parte riuscito, è quello di dare voce a
tutti, di presentarsi agli "altri" ma anche a noi stessi, di conoscere
e conoscersi, di vedere e far vedere chi siamo. Ecco perché
Vetrina, ecco perché anarchica e libertaria. Lo scopo principale
è quello di considerare il Movimento anarchico e le
individualità che lo compongono, in tutte le accezioni, come un
corpo agente all'interno della società, un anticorpo avverso
ogni forma di autorità, un veicolo di libertà per tutti.
Gli anarchici ci sono, sono tanti e pensano e agiscono. Spesso
volutamente nascosti per propria prerogativa o condizione
politco-sociale, con la Vetrina devono avere l'opportunità di
essere visti e sentiti, garantendo altresì a coloro che hanno o
possono avere attenzione verso la cultura libertaria, una occasione di
scambio, di incontro, fugace o, se possibile, duraturo. Il
tramite privilegiato è ovviamente lo strumento principale di
sempre, la stampa in tutte le sue versioni. Una Editoria in senso ampio
del termine, che prevede e continuerà a mettere in "vetrina",
pensiero e agire, arte e cultura, grafica, musica, e qualunque altra
forma di comunicazione che individualità o gruppi, associazioni
o federazioni avranno la voglia e l'interesse di proporre. Il percorso
immaginato invita largamente all'autogestione dello spazio, alla
veicolazione dell'informazione, alla proposta. Il CLF mette a
disposizione gli spazi e l'organizzazione sul territorio, l'accoglienza
e la cucina, il resto è dei presenti, degli "aderenti", di tutti
coloro che si affacciano ai due lati della VETRINA SENZA VETRO.
Unica "formalità", l'adesione entro il 31 marzo 2003, con
l'espressione dei bisogni e l'offerta della propria partecipazione.
La prima edizione avrà adesioni quasi esclusivamente in lingua
italiana, ma solo per ragioni di forze in campo. In venti, trenta, a
volte di più, ci troviamo in lunghe e fitte riunioni
organizzative, dalle quali scaturiscono impegni individuali e
collettivi, finalizzati alla nascita di questa forma inedita di
manifestazione. Incontri e cene presso la Casa del Popolo di Ponte a
Greve, in Via Pisana, 809 a Firenze, fino dal maggio del
2003, in precedenza presso case di compagni. Con tale mobilitazione e
lavoro giungiamo alla realizzazione all'interno dei locali del Parterre
di P.za della libertà della prima manifestazione. In molti
abbiamo lavorato a quello che per ora è diventato appuntamento
biennale d'autunno, alcuni non ci sono più, ma sono sempre fra
noi, con noi, e se la Vetrina c'è un grazie particolare va a
loro.
Alla Prima Vetrina aderiranno formalmente A-rivista, Milano;
Alternativa Libertaria, Firenze; ApARTe°, Venezia; Archivio
Berneri-Chessa, Reggio E.; Biblioteca Franco Serantini, Pisa; Canariah,
Roma; Centro Int. della Grafica, Venezia; Chersi (A), Brescia; C.S.L.
Di Sciullo, Chieti; Collegamenti Wobbly, Genova; Comunarda, Cosenza;
Contropotere, Napoli; Crescita Politica, Firenze; Elèuthera,
Milano; Fiaccola (La), Noto; Galzerano ed., Salerno; Germinal, Trieste;
La cooperativa tipolitografica, Carrara; Libertaria, Roma; Non Luoghi
Libere Edizioni; rAn, Livorno; Rivista Storica dell'Anarchismo, (PI);
Seme Anarchico, Colle V/E; Sicilia Punto L., Siracusa; Sicilia
Libertaria, Ragusa; Spartaco ("Il Risveglio"), S.M.C.V.; Traccedizioni,
Piombino; Zero in Condotta, Milano; e numerosi altri, per scelta -oltre
l'adesione formale-, da Anarchismo, a Cuore, allegato a Il Manifesto,
al Vernacoliere. Umanità Nova pur non aderendo ufficialmente fu
abbondantemente presente al bancone "Edicola". Quella prima volta
iniziamo con la conferenza stampa del 18 settembre, ed il pomeriggio
seguente aprono stand e mostre. Lunga la serie di attività
messe in piedi e svolte: P. Brunello presenta Masetti; C. Capuano, Una
veglia di Kropotkin. Segue un intermezzo musicale a cura del Seme
Anarchico, quindi G. Galzerano e F. Santin sono presenti con due opere,
stampata e in corso, dal titolo: Gaetano Bresci, due modi di fare
storia. Ed ancora il video S'era tutti sovversivi (Bfs/A) ed il
Progetto Arte e Anarchia performance a cura di ApARTe° seguito dal
Concerto skapunk Sbanebio. Sabato 20 inizia con un film di J.
Vigò seguito da P. Finzi col Dvd e libretto Fabrizio De
Andrè - Ma la divisa di un altro colore. Ed ancora dibattito
(Internet nella comunicazione anarchica), teatro (Mauro Stagi), la F.
Piccioli che presenta Virgilia d'Andrea quindi P. Bertelli con
Glauber Rocha - cinema in utopia. Conclude la giornata un recital di
Alessio Lega. La domenica si apre con un film di L. Bunuel ed il
primo pomeriggio, tavola rotonda: Rivista Storica dell'Anarchismo
e Dizionario degli anarchici (Bfs). L'ora del thè è
a cura dei Fiati Sprecati. Il pomeriggio prosegue con la tavola
rotonda: Intercultura (P. Colacicchi-A. Dadà), quindi M.Granata
presenta Lettere d'amore e d'amicizia. Un Blob Anarchia (B. Bozzato),
farà da proclusione al concerto di Alessandro e Marco (Les
Anarchistes.)
Grande partecipazione ed interesse da parte di cittadini e persone
giunte anche da molto lontano, anarchici e non, che hanno gradito, come
dimostrano i numeri sulle vendite. Molti editori scambiano
l'intero materiale. Un successo che merita di essere ripetuto. Si
interessano di noi, oltre alla stampa e comunicazione anarchica,
giornali, riviste e radio, vengono create reti di contatti e rapporti
che proseguiranno oltre la vetrina. Meglio in Vetrina che nei
retrobottega. La storia continua.
Nel 2005 inizia la nostra collaborazione per la realizzazione della
2a Vetrina dell'editoria anarchica e libertaria, che aveva ottenuto un
buon successo nella prima edizione del 2003.
In una delle prime riunioni, ci siamo resi disponibili ad occuparci dell'editoria anarchia straniera.
Abbiamo intessuto una rete fitta di rapporti con tutti coloro, anche
piccole realtà, che producevano riviste, fanzine, periodici,
libri e quant'altro.
Si è dovuto far fronte a numerosi problemi e per la distanza e
per le difficoltà economiche di molti, non solo per affrontare
le spese di viaggio, impensabili, ma addirittura, per inviare le loro
produzioni (pensiamo ad una piccola libreria indiana o ad un piccolo
gruppo russo, che volevano comunque far sentire la loro voce).
E' stata in un certo senso una sfida, che ci ha arricchiti
profondamente e ci ha fatto conoscere realtà difficili e
inimmaginabili.
Alla fine il risultato è stato più che soddisfacente.
Abbiamo avuto significative rappresentanze estere: francesi, svizzere,
tedesche brasiliane, inglesi, svedesi, spagnole, australiane, polacche,
olandesi, russe, indiane, argentine ecc., oltre ad una folta presenza
italiana. Le produzioni dell'editoria libertaria esposte, sia nazionali
che internazionali, sono state di qualità e buone le vendite e i
contatti scambiati in quei giorni. Senza contare la presentazione di
una ventina di nuovi volumi con dibattiti molto interessanti. Tutto
questo in un atmosfera positiva e festosa e con una buona presenza di
pubblico.
É giusto ricordare anche il programma artistico di elevata
qualità, sia per gli spettacoli teatrali, che per i concerti (la
manifestazione è avvenuta in concomitanza con la Biennale
di arte e anarchia).
Questo successo, pur con le difficoltà già menzionate, e
con la poca partecipazione delle case editrici, a cui era stato
domandato un aiuto più fattivo, ci ha comunque spinto a
collaborare anche alla 3a Vetrina.
Quell'edizione si è svolta in tono minore, a causa della
concomitanza con altri eventi: il che ha significato minore affluenza
di pubblico, tuttavia compensata dalla partecipazione di editori ed
artisti che, come nelle passate edizioni, hanno reso, la
manifestazione di alta qualità.
E dopo due anni eccoci nuovamente disponibili, pur con le solite
difficoltà, alla realizzazione della 4a Vetrina. Molte sono
state le riunioni di preparazione all'evento, ma scarsa la
partecipazione dei compagni.
Anche quest'anno, sarà garantita una buona presenza di
editori sia italiani che esteri, e lo svolgimento di
manifestazioni artistiche. Il clou sarà rappresentato da due
dibattiti che svilupperanno temi molto sentiti (scuola e
urbanistica). Secondo noi, un punto di partenza importante, uno stimolo
per le case editrici che hanno affrontato e affronteranno in futuro
argomenti, così pregnanti e di grande attualità.
Bisognerà prendere in conside-razione un più efficiente
sviluppo distributivo. Sarebbe auspicabile la soluzione dei problemi
che attanagliano da sempre l'editoria libertaria, ricercando nuove
espressioni specialmente nelle tecnologie informatiche.
Per riuscire a sviluppare pienamente il programma di quest'anno avremo
bisogno della massima presenza e partecipazione ai vari eventi e
dibattiti che si svolgeranno nei tre giorni di ottobre. La nostra
speranza è sempre quella che, con il contributo di tutti, si
riesca a dare una piccola svolta all'espansione della cultura
libertaria in Italia e nel mondo.
La mobilitazione generale contro la guerra in Iraq spinse molti
compagni vecchi e nuovi, alcuni da molti anni lontani dal movimento
libertario a ritrovarsi nei cortei, nelle manifestazioni che
culminarono con la grande mobilitazione a Firenze all'indomani del
Social Forum.
Questo entusiastico ritrovarsi ci portò a organizzare/realizzare
la prima vetrina dell'editoria. Il folto gruppo che operò era
formato da compagni spesso con indirizzo libertario ed impegno molto
diverso. La scelta fu quella per una volta di lavorare su qualcosa di
condivisibile, su un minimo comun denominatore in cui il nostro
anarchismo avrebbe potuto coincidere. Volutamente non andammo
oltre nel confronto e non entrammo nello specifico delle
diversità e dei conflitti interni al nostro movimento, nel
quale, come ben sappiamo, spesso reali divergenze si trasformano in
ripetitivi luoghi comuni se non in conflitti personali. Ci muovemmo
nell'idea di creare un evento e poi scioglierci, per poi eventualmente
ritrovarci, se interessati, in qualche nuova avventura. Lo scopo
manifesto era di riuscire a raggiungere ogni tendenza del movimento per
raccoglierlo intorno all'editoria e ad altre manifestazioni culturali.
Fu un evento corale, avevamo a disposizione degli spazi del Comune
consistenti in due grandi cubi del Parterre ottenuti grazie all'impegno
pressante di una compagna. Cubi assolutamente vuoti, privi di ogni
cosa. Fu un grosso lavoro e riuscì anche grazie all'entusiastico
aiuto di tanti simpatizzanti e amici.
A manifestazione conclusa buona parte dei compagni optò per
l'idea di ritrovarsi in un collettivo che andasse oltre la stessa
eventualità di una nuova edizione della vetrina.
Nei due anni successivi venne pensata e organizzata una nuova versione
dell'evento questa volta in condivisione con "A-Parte" che dava il via
alla terza edizione di Arte e Anarchia, che portò altri
compagni a collaborare con nuovi apporti organizzativi. In questa
fase ci vennero mosse critiche a livello cittadino per la collocazione
della manifestazione nel teatro Saschall, locale adibito a grosse
manifestazioni canore, politiche e di vario genere. I dubbi e a volte
le contestazioni nascevano sia dal fatto che vi si svolgessero
manifestazioni di segno politico diverso e opposto, sia per il fatto
che pagassimo una struttura privata, mentre avremmo potuto utilizzare
una struttura pubblica oppure una occupata. In verità la ricerca
di una struttura pubblica, adatta come nella prima edizione, fu
meticolosa e purtroppo infruttuosa. Gli spazi pubblici un tempo liberi
erano ormai affidati a privati o in uso a uffici e molto chiaramente
mancava la volontà politica di affidarcene uno. Quanto a un
locale occupato era chiaro che ci sarebbe voluto un grande spazio
e inoltre ci eravamo anche resi conto che il costo degli impianti, in
particolare per gli spettacoli, in base alle esigenze degli artisti,
erano particolarmente elevati cosicché ci saremmo trovati
comunque con una notevole spesa e una maggiore quantità di
lavoro e nella preparazione e nelle attività tese a racimolare
fondi.
Se di per sé il lato pratico non ci lasciava via d'uscita,
considerazioni di altro livello venivano poste da alcuni nostri
compagni, in particolare l'esigenza di creare una situazione volta a
far sì che si avvicinassero più facilmente quelle
fasce di persone dubbiose e condizionate dall'asfissiante propaganda di
potere sempre a noi avversa. Insomma un modo per aggirare l'ostracismo
a cui storicamente siamo costretti e quindi un tentativo di
uscire fuori dai ghetti arrivando alla conclusione che in fin dei conti
sarebbe stato un male minore il dover accettare un compromesso
mercantile puro e duro (come sempre purtroppo già accade nella
nostra vita quotidiana) che dover elemosinare o dover spingere oltre
misura un apparato politico a noi contrario. D'altronde l'occupazione
di un grande spazio (ammesso che avessimo avuto la forza di sostenerla
per il tempo necessario) avrebbe messo a rischio il lavoro, gli sforzi
e l'impegno preso con tutti coloro che sarebbero giunti da varie parti
d'Italia e dall'estero. Anche la proposta di svolgerla all'interno di
un centro sociale occupato (come il CPA) ci avrebbe portato a
richiedere una libertà politica che sarebbe andata al di
là della connotazione politica dello stesso spazio, compiendo un
atto di prevaricazione nei confronti di compagni che oltretutto,
generosamente, si erano già resi disponibili a ospitare per il
pernottamento compagni convenuti da altre città.
L'organizzazione della terza vetrina invece comportò molti
problemi. Innanzitutto il dubbio, sempre peraltro emerso, sul caso o
meno di realizzarla a Firenze o l'idea di alcuni di far sì che
girasse in altre città, ipotesi che poi si rivelò di
difficile fattibilità. Prese piede invece l'ipotesi di creare
una sorta di coordinamento promotore della vetrina, aperto, che
riunisse oltre a noi ed ai compagni esterni già operanti,
nuovi gruppi ed individui - con particolare riferimento alle case
editrici - che ne prendessero in sorte l'impegno. In merito a queste
ultime l'impressione fu che da parte di alcune di loro vi fosse
una certa diffidenza e contemporaneamente una paura di rischiare
(atteggiamento diffuso nel nostro movimento) e forse anche il
fraintendimento che fosse un servizio di genere puramente
mercantile. E se la diffidenza è comunque una garanzia di
maggiore attenzione alla limpidezza e alla coerenza nei nostri
rapporti, sempre al margine della chiarezza deve poi seguire una
fiducia propositiva, anche rischiando qualche cosa. L'alternativa a
ciò è l'implosione e l'isterilimento. La verità
è che per la stessa composizione del nostro collettivo e del
comitato organizzatore mai è stato messo in atto alcun tentativo
di tendere verso un qualche indirizzo specifico del movimento,
rispettando innanzitutto le differenze che al nostro interno ci
contraddistinguono ed inevitabilmente rifletteno lo stesso
atteggiamento nei confronti del movimento tutto.
Il percorso di questa edizione fu difficile. Diversi compagni fra i
più attivi mancarono all'organizzazione: alcuni per malattia,
altri per problemi familiari e altri di lì a poco ci
avrebbero purtroppo lasciato per sempre. L'organizzazione
rimase nelle mani di pochi compagni che con coraggio e una forte
volontà fecero tutto il possibile nel portare a termine il
lavoro. Per questa mancanza di forze va detto che sul territorio
cittadino non fummo in grado di produrre una sufficiente
pubblicizzazione. Venne rilevato in particolare dagli editori un calo
delle vendite e rispetto alle edizioni passate vi fu comunque una certa
flessione di presenza del pubblico.
Questi fatti ci portarono di nuovo a ragionare sul da farsi e a cercare
di correggere il percorso. Era chiaro che qualcosa andava cambiato: sul
piano pratico arrivammo alla conclusione di spostare la quarta edizione
della vetrina in una piazza del centro e soprattutto la data della
manifestazione poiché i locali del Saschall seppure in
città, siano situati in una zona di poco passaggio occasionale
ma soprattutto le prime belle giornate estive di settembre
avevano comportato una larga assenza in città e quindi un
consequenziale calo di presenze alla manifestazione precedente.
Riguardo alla dislocazione incontrammo subito difficoltà: la
piazza che più ci interessava non era disponibile e altre erano
di non facile gestione. Innanzitutto ci rendemmo conto del fatto che le
autorità cittadine comunque si lasciavano la possibilità
in caso di "improrogabile necessità" per motivi di ordine
pubblico di poterci interdire la piazza con tutte le conseguenze
immaginabili. Inoltre calcolammo i costi di una grande struttura di
tendoni e gazebo, quello del montaggio, dell'affitto dei wc, degli
impianti: energia elettrica, linea internet, impianto musicale, sala
per i filmati, per l'organizzazione della cucina e oltre a
ciò l'impegno di diversi compagni per il controllo notturno.
Nonostante l'offerta generosa da parte dei compagni della casa del
popolo di Ponticelli (Bo) a prestarci parte dei tendoni, tirammo le
somme e purtroppo ne risultò una spesa per noi insostenibile.
Dovemmo fare marcia indietro, fortunatamente però riuscimmo a
prenotare i locali del Saschall per i primi giorni di ottobre, seppure
con un sensibile aumento dell'affitto, proponendo così le nostre
giornate al completo rientro dalle vacanze dei fiorentini e quindi alla
ripresa delle attività con scuole e università
aperte. Inoltre considerando il tipo di tematiche e di proposte
librarie spesso ricorrenti, pensammo che avremmo potuto accorparne
alcune insieme trasformando le presentazioni anche in dibattiti; questo
ci avrebbe permesso (come speriamo di fare) una propaganda specifica e
mirata nella pubblicizzazione degli eventi.
Alcuni di noi hanno la sensazione che se tutto andrà per
il giusto verso sarà una edizione di buon livello e di maggiore
presenza. Noi faremo tutto il possibile come abbiamo sempre fatto.
Quello che ci manca e lo vogliamo sottolineare è una maggiore
disponibilità da parte dei partecipanti in termini di
organizzazione, di solidarietà ma soprattutto di
puntualità. Alle schede che inviamo, spesso non abbiamo risposta
se non all'ultimo momento e questo ci crea notevoli difficoltà.
Gli annunci sulla nostra stampa servono a ricordare, a chi non ha
ricevuto avviso, di farsi sentire. Infatti, spesso gli indirizzi (e
sono veramente tanti ) sia e -mail che postali cambiano, cosi come i
numeri di telefono, costringendoci ad un lungo lavoro di ricerca.
Questa ostinazione a portare avanti la vetrina deriva dalla coscienza
che purtroppo, almeno per ora, essa rimane l'unica manifestazione quasi
unanime del movimento anarchico in Italia, con tutte le assonanze e le
dissonanze anche dure che questo esprime.
Sentiamo l'esigenza di chiarire alcune problematiche che spesso, forse
anche per un nostro difetto di comunicazione, non sono del tutto chiare
all'esterno del nostro collettivo. Ad esempio l'aspetto
economico: noi lavoriamo per mesi per raccogliere i fondi
necessari che all'atto della manifestazione sono solo una parte
di ciò che spendiamo. Le ulteriori entrate che nei tre giorni
raccogliamo (cibo, gadget, percentuali degli editori ecc.) ci servono a
coprire le spese sostenute permettendoci di arrivare quasi
al pareggio dei conti. I soldi che sono entrati sono sempre e solo
stati finalizzati alla vetrina. Quindi nel corso della manifestazione
risolviamo una situazione che altrimenti sarebbe per noi decisamente
debitoria. L'aspetto risicato del pareggio spiega perché
non possiamo accollarci le spese di viaggio e di alloggio dei compagni
che intervengono e che ne fanno richiesta, e ce ne dispiace,
soprattutto se pensiamo ai compagni di altri paesi che non hanno
sufficienti mezzi per partecipare.
Un altro appunto che reputiamo molto importante è chiarire che
noi se, da una parte ci poniamo come servizio, non siamo "il servizio".
Siamo dei compagni che si rivolgono ad altri compagni. Ad esempio gli
editori, con cui realizziamo la vetrina, per noi sono dei compagni che
dedicano il loro tempo, il loro impegno e spesso rischiano in proprio
per diffondere le nostre idee e non bastano un diverso orientamento,
una diversità di metodo o di sensibilità politica
ad offuscare questo fatto; ed è quindi una grande ricchezza il
fatto che esistano. Così noi vogliamo altrettanto essere
considerati come compagni con cui condividere un pezzo di strada e non
vorremo mai essere recepiti come una sorta di organizzatori di una
piccola fiera mercantile. Ciò che noi desideriamo è che
si distribuiscano o vendano sempre più libri sia per la
sopravvivenza delle varie editrici e soprattutto perché
(interesse davvero comune) più pubblicazioni circolano,
più girano le nostre idee. D'altro canto se non fosse
così che senso avrebbero il nostro sforzo, il nostro impegno? Un
impegno che oltretutto ci impedisce nei giorni della manifestazione di
poter assistere e partecipare agli eventi che noi stessi contribuiamo a
costruire.
La speranza che sempre ci accompagna è che si riesca a
coinvolgere nuovi compagni che apportino idee, lavoro, contatti,
entusiasmo. Lo stesso che ci ha accompagnato in questi anni creando
relazioni, affetti, amicizie, e perché no anche producendo
polemiche che ci spingono a riflettere sul nostro fare.
Realizzare nuove collaborazioni ci permetterebbe anche di limitare
quello che è il nostro problema maggiore e cioè la
difficoltà in determinati periodi a svolgere, se non
singolarmente, attività politica nella nostra città. Un
bisogno impellente che per alcuni di noi si ripresenta puntualmente
ponendoci non pochi dubbi.
Concludiamo queste considerazioni volendo ricordare con gratitudine
quelle persone a noi vicine che contribuiscono e ci aiutano sempre
appassionatamente.
Il successo delle passate edizioni della "Vetrina", per
partecipazione di editori, pubblico e compagni di varie
località, é uno stimolo per tutti quanti a continuare, ma
anche a riflettere sul senso di questa esperienza e sul ruolo che
questo evento potrebbe sviluppare nel futuro. Il cresciuto interesse
per l'anarchismo (interesse per una visione libertaria del vivere
sociale oltre che una certa curiosità per l'editoria del
movimento anarchico) ha una corrispondenza con avvenimenti che mostrano
tracce di un nuovo radicalismo sociale, di una crescente sfiducia per
la politica ufficiale e per le pratiche del potere "democratico". Solo
nel 2009, la rivolta greca, le azioni dirette dei movimenti no global a
Londra, le manifestazioni anti-Nato a Strasburgo, il fermento degli
studenti che in tutta Europa si oppongono alle strategie ultraliberiste
dei vari governi della UE, i danni prodotti dalla finanza
internazionale e dalle ristrutturazioni produttive che falciano
migliaia di posti di lavoro in aziende un tempo ritenute fortezze del
capitale, sono tutti segni di crisi del modello di crescita
capitalistica, che dopo aver per decenni riscosso consensi ideologici,
oggi non è più sostenibile, almeno nella coscienza dei
settori più sensibili e informati della società. Ma non
c'è solo questo. C'è anche una nuova sfiducia verso il
ruolo stesso dello Stato (fino a pochi anni fa proposto e percepito dai
più come erogatore di servizi sociali essenziali, pubblicizzati
come irreversibili conquiste di civiltà e modernità). La
modernità, ordinatrice, normativa e produttivistica ha invece
fallito: gli Stati, socialdemocratici o liberali, hanno visibilmente
contraddetto gli stessi argomenti teorici della loro esistenza
(democrazia e servizi sociali) mostrando in modo chiaro quello che
è invece il loro ruolo storico: la multiforme struttura
gerarchica di controllo e repressione di ogni forma di dissenso
sociale, in funzione dei padroni di turno. Lo abbiamo visto a Genova
nel 2001, ma lo hanno visto anche molti cittadini non sospettabili di
radicalismo anarchico, come in Val di Susa, al No Dal Molin a Vicenza,
a Chiaiano e Spezzano Albanese, o i tanti che di fronte alle
rivendicazioni di diritti fondamentali come la pace, la salvaguardia
dell'ambiente, la difesa del posto di lavoro o del proprio diritto allo
studio si sono visti rispondere con la brutalità dei manganelli,
con l'oscuramento dell'informazione o la denigrazione della stampa di
regime. Ma, naturalmente, parliamo di cose note: queste ci servono ora
per sostenere che i tempi sono forse maturi per iniziare a immaginare
una logica evoluzione delle prossime "Vetrine". Immaginarle come
potenziali "laboratori", luoghi, dove si continua, si, e per ovvi
motivi, a far mostra di libri, performances e rappresentazioni varie di
"sé", cioè di anarchismo quale esso è stato o
é, destinate a compagni e amici già favorevoli alle
proposte anarchiche, ma anche luoghi dove si possono tentare
esperimenti relazionali allargati, intorno a tematiche del presente;
luoghi dove si potrebbero confrontare ed elaborare nuovi materiali e
idee libertarie di alcune lotte in corso, attraverso la diretta
partecipazione di comitati, gruppi e movimenti portatori di tali
esperienze. L'incontro tra tali realtà con la nostra editoria ed
i nostri periodici, potrebbe essere un vivace mix,
un'opportunità di amplificazione e crescita reciproca, che
è necessario immaginare e volere ancora prima di realizzare. In
altre parole il tentativo potrebbe essere quello di coinvolgere e fare
parlare nelle future edizioni della Vetrina, soggetti di una cultura
anti-establishment, tanto diffusa quanto diversificata, che rifugge dai
partiti, dalle politiche-spettacolo o politiche-azienda,
dall'informazione di massa, dal consumismo e, di volta in volta,
impegnate in tematiche locali, ecologiche, pacifiste, antifasciste, per
la libera circolazione delle persone e per una educazione non
confessionale e non finalizzata al mercato. Tutte culture spesso
settoriali ma che, pur nella loro parzialità di orizzonti,
esprimono esigenze di tipo libertario. Quindi la domanda è:
saremmo disponibili a dare maggiore spazio alla complessità del
presente? Questa domanda-proposta certamente implica la previsione e
poi la soluzione di problemi nuovi, che bisognerebbe capire se siamo
interessati ad affrontare, per promuovere un coinvolgimento sociale
più ampio e partecipato alla nostra manifestazione (da
affrontare non solo da parte del CLF e del Coordinamento Vetrine, ma
necessariamente con il contributo di una pluralità di spezzoni
di movimento anarchico, attenti ed interessati a quanto si muove nei
settori più vivaci ed ingovernati della società). Una
tale prospettiva per porla in pratica, richiederebbe un impegno
organizzativo, economico, d'idee, persone e soggetti (perchè no,
anche soggetti editoriali) maggiore di quello che con molto sforzo
è stato fino ad ora già impiegato. Inoltre l'ipotesi del
"laboratorio dell'editoria anarchica e libertaria", delineata a brevi
linee, richiederebbe con probabilità anche uno svolgimento
più lungo, per realizzare quanto fino ad ora sostenuto, ma
tecnicamente risolvibile, se interessati. Il problema di fondo è
capire quanta disponibilità ci potrebbe essere, da parte di vari
gruppi di compagni di altre città e di quanto interesse da parte
della nostra editoria, a costruire un evento di interconnessione
culturale sopra descritto, che potrebbe essere anche foriero di nuovi
materiali e stimoli editoriali. E' chiaro che l'investimento sarebbe
maggiore, ma crediamo, anche i risultati. Un'ultima osservazione:
l'evento così concepito, sarebbe più logico costruirlo
(se c'è la volontà) in luoghi che potrebbero essere di
volta in volta diversi, in relazione al contesto locale e temporale
più ricettivo e propizio per la manifestazione e anche per
l'aggregazione sociale che, già più fertile, potrebbe
maggiormente produrre. Questa è la provocazione che ci sentiamo
di fare in questo periodo di preparazione della quarta "Vetrina
dell'editoria anarchica e libertaria", da valutare e/o criticare,
in realtà pensando alla progettualità della quinta
e successive edizioni; se vorremo e se saremo capaci di essere
conseguenti, naturalmente. Intanto, per quanto riguarda la quarta
Vetrina, il CLF (nei limiti dei tre giorni programmati e già in
passato sperimentati) vuole dare spazio a due dibattiti legati a
problematiche del presente: uno sulla scuola e l'educazione libertaria
e l'altro sul nuovo controllo sociale connesso all'uso degli spazi
nelle città contemporanee. Per l'abbondanza di eventi che
accoglieremo, il tempo disponibile è risicato e dovrà
coprire entrambi i dibattiti nella stessa serata (come le coperte
corte). Staremo a vedere.
Per quanto riguarda gli inviti, quest'anno sono allargati all'esterno
del movimento anarchico specifico e, coerentemente con quanto qui
sostenuto, abbiamo dato attenzione ad espressioni del movimento
studentesco, delle rappresentanze di base, di associazioni pacifiste,
di spazi sociali autogestiti, e più in generale,
dell'associazionismo culturale.
Come si dice: vedremo - e speriamo che l'esperienza sia fruttuosa.
Non c'è bisogno di dirlo, ma vorremmo che ci fosse molta
partecipazione di compagni provenienti da molte città, sia
intervenendo ai dibattiti e agli altri eventi, sia contribuendo, fin da
ora, con le proprie idee e ogni tipo di aiuto a questo nuovo grosso
impegno. Commenti, critiche e proposte diverse, sono ben accetti e
utili.
e-mail C.l.F.:
collibfi@hotmail.com