Umanità Nova, n.32 del 20 settembre 2009, anno 89

Profili. Ferdinando Bassi


Nasce il 15 ottobre 1885 a Massa Lombarda (RA), soprannominato "Montagna" e "Naia", figlio di Natale e di Gentile Negrini, frequenta la scuola fino alla terza elementare, poi giovanissimo comincia a lavorare come facchino. Nel giugno 1914 durante la settimana rossa partecipa personalmente all'innalzamento dell'albero della libertà nella piazza del paese. Non passa molto tempo che viene arruolato a forza in fanteria; Bassi trova la forza per ribellarsi e il 21 gennaio 1918 viene condannato a sette anni di reclusione militare "per insubordinazione con vie di fatto verso superiore sottufficiale", pena che gli viene condonata il 2 febbraio 1919 per l'indulto "nittiano".
E' protagonista in tutte le vicissitudini che riguardano sia il biennio rosso che l'avvento del fascismo, quest'ultimo a Massa Lombarda si impone violentemente tra il dicembre e il gennaio del 1922, con incendi e distruzioni della cooperativa metallurgici, della Camera del Lavoro e di varie abitazioni, comprese alcune di contadini.
E' tra una costellazione di persecuzioni che il 9 dicembre 1922 viene picchiato a sangue dagli squadristi.
Il 17 novembre 1929, insieme ad un altro facchino anarchico, Luigi Amadei, aggredisce il volontario della milizia fascista Cesare Amadei (suo fratello) procurandogli diverse lesioni. Viene arrestato, schedato come anarchico e - tra le informazioni che traiamo dal prospetto biografico questurino - è sposato con Riccibitti Giovanna e padre di quattro figli. Dopo un breve periodo di libertà provvisoria è incarcerato nuovamente il 30 aprile 1930; il 26 maggio viene assegnato a tre anni di confino a Lipari dove è tradotto il 24 giugno. Fa ritorno "condizionalmente" il 5 agosto 1931 con foglio di via obbligatorio. La prefettura di Ravenna annota il suo arrivo a Massalombarda l'11, "ove è convenientemente vigilato" e "impostagli la carta d'identità ai termini dell'articolo 4 del Testo Unico di Pubblica Sicurezza". Seguono poi la miriade solita di informative trimestrali fino alla caduta del regime fascista, e veramente, come scrisse P.J. Proudhon a metà ottocento, "essere governato significa essere guardato a vista, ispezionato, spiato [...] da parte di esseri che non hanno né il titolo, né la scienza, né la virtù".
"Si ritiene sia sempre fermo nei suoi convincimenti - è vigilato"; sono i punti essenziali della documentazione a riguardo.   
Il 24 ottobre del 1943, durante un'incursione a Massa Lombarda delle brigate nere porge il braccio all'amico e compagno di una vita, Filippo Pernisa, divenuto claudicante a seguito del durissimo lavoro di facchino, per aiutarlo a salire gli scalini dell'osteria "Zani" dove cercava rifugio.
E' un attimo, Pernisa cade colpito mortalmente dai fascisti e Bassi non può che ascoltarne le ultime parole: "I ma ciap" (Mi hanno preso).
Nell'immediato dopoguerra Ferdinando Bassi riprende l'attività anarchica, ma per breve tempo: si spegne il primo settembre 1948.

Marabbo

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