Nasce il 15 ottobre 1885 a Massa Lombarda (RA), soprannominato
"Montagna" e "Naia", figlio di Natale e di Gentile Negrini, frequenta
la scuola fino alla terza elementare, poi giovanissimo comincia a
lavorare come facchino. Nel giugno 1914 durante la settimana rossa
partecipa personalmente all'innalzamento dell'albero della
libertà nella piazza del paese. Non passa molto tempo che viene
arruolato a forza in fanteria; Bassi trova la forza per ribellarsi e il
21 gennaio 1918 viene condannato a sette anni di reclusione militare
"per insubordinazione con vie di fatto verso superiore sottufficiale",
pena che gli viene condonata il 2 febbraio 1919 per l'indulto
"nittiano".
E' protagonista in tutte le vicissitudini che riguardano sia il biennio
rosso che l'avvento del fascismo, quest'ultimo a Massa Lombarda si
impone violentemente tra il dicembre e il gennaio del 1922, con incendi
e distruzioni della cooperativa metallurgici, della Camera del Lavoro e
di varie abitazioni, comprese alcune di contadini.
E' tra una costellazione di persecuzioni che il 9 dicembre 1922 viene picchiato a sangue dagli squadristi.
Il 17 novembre 1929, insieme ad un altro facchino anarchico, Luigi
Amadei, aggredisce il volontario della milizia fascista Cesare Amadei
(suo fratello) procurandogli diverse lesioni. Viene arrestato, schedato
come anarchico e - tra le informazioni che traiamo dal prospetto
biografico questurino - è sposato con Riccibitti Giovanna e
padre di quattro figli. Dopo un breve periodo di libertà
provvisoria è incarcerato nuovamente il 30 aprile 1930; il 26
maggio viene assegnato a tre anni di confino a Lipari dove è
tradotto il 24 giugno. Fa ritorno "condizionalmente" il 5 agosto 1931
con foglio di via obbligatorio. La prefettura di Ravenna annota il suo
arrivo a Massalombarda l'11, "ove è convenientemente vigilato" e
"impostagli la carta d'identità ai termini dell'articolo 4 del
Testo Unico di Pubblica Sicurezza". Seguono poi la miriade solita di
informative trimestrali fino alla caduta del regime fascista, e
veramente, come scrisse P.J. Proudhon a metà ottocento, "essere
governato significa essere guardato a vista, ispezionato, spiato [...]
da parte di esseri che non hanno né il titolo, né la
scienza, né la virtù".
"Si ritiene sia sempre fermo nei suoi convincimenti - è
vigilato"; sono i punti essenziali della documentazione a
riguardo.
Il 24 ottobre del 1943, durante un'incursione a Massa Lombarda delle
brigate nere porge il braccio all'amico e compagno di una vita, Filippo
Pernisa, divenuto claudicante a seguito del durissimo lavoro di
facchino, per aiutarlo a salire gli scalini dell'osteria "Zani" dove
cercava rifugio.
E' un attimo, Pernisa cade colpito mortalmente dai fascisti e Bassi non
può che ascoltarne le ultime parole: "I ma ciap" (Mi hanno
preso).
Nell'immediato dopoguerra Ferdinando Bassi riprende l'attività
anarchica, ma per breve tempo: si spegne il primo settembre 1948.
Marabbo