Umanità Nova, n.33 del 27 settembre 2009, anno 89

Pantegane e scarafaggi


'Sono uscite le zoccole e gli scarafaggi dalle fogne!' così una persona a me cara commentava la lettura dei giornali, una mattina di questa estate. E la semplicità di quella imprecazione mi colpì, poiché ebbe la forza di raffigurare con un'immagine nitida e cruda le sensazioni che da mesi stavo provando di fronte al panorama politico e sociale italiano.
Una classe politica capace di usare le persone come carne da macello per le proprie fortune politiche, fomentando l'odio, gettando veleni nella società, insultando e vomitando su milioni di immigrati che popolano e arrivano in questo paese. I rifugiati respinti in mare, le torture e le violenze inflitte agli uomini e alle donne sequestrate nei Centri di Identificazione ed Espulsione (ex CPT), le perquisizioni di massa fatte all'alba nei quartieri ad alta densità di popolazione immigrata, i pestaggi ai danni dei mal capitati, rei di essere neri, prostitute, trans, diversi, deboli.
Il tutto con il complice silenzio, se non il plauso, di una gran parte della popolazione lavoratrice di questo paese. Ormai per la gente comune, la parola clandestino è sinonimo di criminale; e lo si odia e teme.
E tutto ciò accade nonostante la vita ci offra numerose occasioni per conoscere chi ci viene dipinto dal potere criminale come un nemico. Jose, Mohammed, Aisha e tanti altri vivono insieme a noi negli stessi quartieri, salgono sugli stessi autobus, lavorano nei nostri stessi luoghi.
A spiegare l'odio razzista non può essere solo l'ignoranza, c'è di più e di peggio: un imbarbarimento delle coscienze, una voglia di sentirsi migliori e superiori agli altri, la comodità di sapere che c'è chi sta più in basso di te.
A questo fa specchio l'ipocrisia e la doppiezza delle classi dirigenti di questo paese. Sì perché mentre non si stancano mai di urlare contro gli immigrati ed i clandestini, li usano a piene mani per arricchirsi.
Non parlo di confuse e vaghe accuse. È esperienza diretta, vita reale e non fiction televisiva. Il mio amico che chiamerò A, che vive da 7 anni in Italia, senza uno straccio di documento, con una tentata regolarizzazione andata male, attraverso un decreto flussi, vittima delle vecchie e nuove leggi sull'immigrazione, sapete dove lavora?
Beh costruisce la Questura di una città che chiamerò X, 7 giorni su 7, in cambio di uno stipendio incerto, che non sa se e quando arriverà. Capito? Costruisce la caserma di quelli che poi lo prenderanno e lo denunceranno per immigrazione clandestina!
E che dire di B, ragazzo anche lui senza permesso, appena tornato dall'Aquila, dove è stato per 8 giorni insieme a tanti altri come lui. B invece di restare, ha deciso di scappare da quel luogo, perché preferisce la disoccupazione ad uno sfruttamento bestiale: 12 ore di lavoro giornaliere per costruire case in 15 giorni, senza un attimo di sosta, case fatte di gesso e reti, costruite da muratori in gran parte senza documenti, tenuti a dormire numerosi e stipati in cantiere, con pasti miserrimi, tutti alle dipendenze di ditte legate al presidente del consiglio.
Sapete la sua meraviglia quale è stata? Trovarsi in una città circondato da migliaia di carabinieri, poliziotti e quant'altri e nessuno che gli chiedeva mai i documenti!
Che dire di questo?!

Nero a metà

home | sommario | comunicati | archivio | link | contatti