Umanità Nova, n.33 del 27 settembre 2009, anno 89

informAzione - 2


Parma. Iniziative antirazziste

Mercoledì 9 settembre, in occasione dell'ultima "movida" estiva di Via D'Azeglio a Parma, nel quartiere popolare dell'Otretorrente, ora oltremodo colpito dai programmi di riqualificazione urbanistica promossa dalla giunta Vignali, sotto il preciso dettato speculativo dei 'soliti' costruttori avidi di cemento da somministrare ad ogni angolo di questa città, gli antirazzisti, con un buon numero di anarchici presenti, hanno deciso di rispondere alla logica esplicita del legame tra emergenza sicurezza, massiccio spiegamento di forze di polizia, divieti che colpiscono direttamente i commercianti (per la maggiore parte stranieri) di kebab e pizzerie al taglio (a cui è impedito vendere alcolici dopo le 21.00) allo scopo di colpire l'iniziativa autonoma e avere forza-lavoro a bassissimo prezzo da impiegare proprio nei cantieri dei soliti costruttori. Lo hanno fatto con una passeggiata  e un presidio informativi e a tratti ludici, con musica e interventi al microfono aperto. L'iniziativa era diretta particolarmente al contrasto delle ordinanze di delirio securitario del divieto della vendita di alcolici a tutti gli esercizi commerciali che non siano bar o ristoranti, promossa dall'assessore Fecci ma si è allargata presto verso un corteo antirazzista che ha percorso via d'Azeglio a suon di interventi sulla riqualificazione e sul razzismo feroce del nuovo Pacchetto Sicurezza. Così, durante il percorso è stata distribuita a prezzo popolare birra "Fecci(a)", sulla cui etichetta, in ossequio alle norme vigenti, sono scrupolosamente indicati gli ingredienti: malto, luppolo e tanto razzismo.
Gli anarchici hanno appeso due striscioni: uno con la scritta "Nessun essere umano è illegale", firmato Gruppo Cieri,/FAI sul monumento a Filippo Corridoni, all'ingresso del quartiere,  proprio sulla linea delle barricare dell'agosto 1922 come parola d'ordine di tutto il quartiere, l'altro con le parole "Io resisto al razzismo" sul cartellone che pubblicizza l'intervento di riqualificazione, inutile e dispendioso, di Piazzale Inzani. Striscione che si mostra ancora al quartiere, 'custodito' dai cittadini più sensibili.
Sono stati distribuiti numerosi volantini contro il pacchetto sicurezza che contenevano l'indicazione 'La povertà diventa reato' e contro i CIE. Affissi ai muri volantoni esplicativi dei recenti fatti avvenuti al CIE di via Corelli a Milano e contenenti l'invito a prender parte alle prossime udienze (21, 23 settembre) del processo agli arrestati per la rivolta di inizio agosto, riportata anche nel corso di un intervento di una compagna anarchica del gruppo Cieri al microfono aperto. La polizia e la Digos si sono tenuti lontani dalla festa 'insolita' che una volta ancora ha ribadito la natura antirazzista e solidale del quartiere Oltretorrente, colpito dalla dichiarazioni di guerra degli esponenti locali della Lega Nord e dagli articoli del giornalaccio 'Gazzetta di Parma' che, con cadenza frequente, forniscono la miccia ideale per alimentare il razzismo, giustificare il clima di emergenza ed aprire la strada alla riqualificazione di classe dei costruttori.

Venerdì 11 settembre Piazzale Matteotti a Parma si trasforma in una piazza antirazzista in festa per ricordare l'anniversario delle case occupate nel cuore del quartiere Oltretorrente: musica e cucina multietnica, con i cibi creati da compagne e compagni e dagli abitanti delle case e della Casa Cantoniera di via Mantova. E' stata l'occasione per ricordare la selva razzista che sta invadendo questo quartiere e per fornire uno spunto di resistenza urbana realizzato con la condivisione e la solidarietà di tutti. Nel frattempo un presidio della Lega Nord all'angolo tra via Trento e via Palermo, nel quartiere San Leonardo – non a caso al centro del secondo grande intervento di riqualificazione di classe della città di Parma e scientificamente individuato dai giornali e dai poteri locali come il più degradato della città, ricordava la necessità per tutti di mobilitarsi in modo diretto per resistere, nelle strade e nelle piazze delle nostre città, all'occupazione xenofoba di spazio pubblico.

Gruppo Cieri FAI, Parma

Reggio Emilia. Solidarieta' ai lavoratori della scuola

In questi giorni stiamo assistendo alla protesta disperata di migliaia di precari disoccupati che, pur di sfondare il muro dell'indifferenza mass-mediatica di regime, stanno mettendo in atto forme di protesta clamorose per attirare l'attenzione sulla più grande operazione di licenziamento di massa dell'Italia repubblicana: cortei, volantinaggi, occupazioni degli uffici scolastici provinciali. A partire da quest'anno il ministro Gelmini, sotto l'ala protettiva di Tremonti, sta tagliando 50.000 posti di lavoro tra docenti e personale tecnico e amministrativo. Nei prossimi tre anni verranno tagliati altri 150.000 posti di lavoro. Le vittime di questa epurazione di massa sono precari che da anni, a volte da decenni, vengono utilizzati in modo strutturale per permettere il regolare funzionamento della scuola pubblica italiana.
Questo governo, in continuità con i governi precedenti (di destra e di sinistra), con la complicità dei sindacati concertativi, sta procedendo ad un'opera di demolizione della scuola pubblica, a favore di quella privata, a cui vengono aumentati i finanziamenti. A causa della riduzione del personale e dei finanziamenti (8 miliardi in tre anni), peggiorano le condizioni di lavoro per chi resta e peggiora progressivamente il servizio scolastico, che diventa sempre più escludente verso tutte le fasce deboli: in primis poveri e stranieri.
A questo si aggiungono le circolari ministeriali che minacciano la libertà di insegnamento dei docenti, gli inviti a denunciare i figli dei migranti privi del permesso di soggiorno, i tetti alle presenza degli stranieri nelle classi, l'equiparazione della religione cattolica alle altre discipline, una campagna incentrata sull'ordine e sulla disciplina del "maestro unico" finalizzata a rendere sempre più autoritaria la scuola italiana, sempre meno pubblica e sempre più statale.
Inoltre, il ministro Gelmini si è inventato il cosiddetto decreto salva-precari, che in realtà non salva nessuno, limitandosi ad aumentare di due mesi il sussidio di disoccupazione per soli 12.000 dei 50.000 licenziati. Lo scopo è quello di dividere il fronte di lotta dei precari e indebolire le proteste. Ma i precari non hanno abboccato e le mobilitazioni proseguono e anzi si moltiplicano in tutta Italia.
A Reggio Emilia, per effetto dei tagli, più di duecento persone hanno perso il posto di lavoro e vanno ad aggiungersi a tutti gli altri lavoratori degli altri settori, che in questi mesi a causa della crisi vengono buttati in mezzo ad una strada, mentre i veri responsabili siedono ancora nei ministeri e nei consigli di amministrazione. La Federazione Anarchica reggiana manifesta la sua piena solidarietà a fianco dei lavoratori e le lavoratrici della scuola che in questi giorni, anche nella nostra provincia, stanno lottando per opporsi alla politica dei tagli e difendere il ruolo pubblico della scuola.

FAI-Federazione Anarchica reggiana
aquadrata@libero.it

Bologna. Contro i tagli alla scuola
Venerdi 18 settembre genitori, docenti, bambini, precari e qualche studente un po' più grande in piazza: 3000 persone a protestare contro i tagli di Gelmini e Tremonti sulla fin troppo martoriata scuola pubblica. Diversi gli interventi, gli striscioni i cartelli, di protesta a segnare la volontà di una nuova ondata di proteste contro l'attacco frontale al diritto all'educazione. Diversi artisti hanno portato il loro contributo di riflessione e denuncia.
La protesta, per forza di cose prima di una lunga serie, è stata organizzata da un ampio ventaglio di forze, presenti i sindacati di base e il coordinamento precari. Diverse tende hanno occupato simbolicamente piazza Maggiore nella notte tra venerdì e sabato. Una "accampata" - che fa seguito a quella di alcuni anni fa contro l'intervento in Iraq -  protesta simbolicamente forte contro la "devastazione e il saccheggio" della scuola pubblica e di chi ci lavora. L'ordinanza prefettizia che vieta le manifestazioni sindacali e politiche in gran parte del centro storico il sabato pomeriggio ha fatto sì che i manifestanti si siano visti costretti a togliere le tende allo scoccare del mezzodì. Finita l'estate, cambiato sindaco, continua il regime autoritario.  
Nel frattempo si cominciano a far sentire nuovamente anche gli studenti universitari. L'avevano promesso: il 28  settembre il ministro dell'interno Maroni tiene una lezione (?) a Giurisprudenza. Sarà una calda accoglienza?

RedB

Terni. Riprende il processo Brushwood

Il processo ai 4 ragazzi spoletini costruito intorno al teorema terroristico  della Procura di Perugia riprende il 22 settembre con la sesta udienza dal punto in cui era stato lasciato il 30 giugno, ovvero dall'eloquente silenzio con il quale l'ufficiale dei ROS responsabile dell'operazione ha risposto alle domande di uno dei giudici: "quale è la struttura del gruppo? Quali sono le sue armi? Quali sono i collegamenti con altri gruppi nazionali?  Quali sono le sue fonti di finanziamento? Quale è il luogo in cui si incontrano i suoi membri? Con quanta regolarità?" Un silenzio che vale più di qualsiasi risposta, perché parla del nulla su cui sono basate le accuse di terrorismo.
Cosa è il terrorismo lo ha ricordato un GIP che pochi mesi orsono non ha rinviato a giudizio per terrorismo 12 giovani di Pisa : "La finalità del terrorismo consiste nell'incutere timore nella collettività con azioni criminose indiscriminate, miranti a scuotere la fiducia nell'ordinamento e indebolirne le strutture" (Cass.sez. I 87/176946)
A questo proposito si veda inoltre la decisione quadro del Consiglio dell'Unione europea pubblicata sulla G.U. della Comunità Europea 22 giugno 2002 n° 164, che individua come compiuti "per finalità di terrorismo" gli atti "diretti a intimidire gravemente la popolazione o costringere indebitamente i poteri pubblici o un'organizzazione internazionale a compiere o astenersi dal compiere un qualsiasi atto o destabilizzare, distruggere le strutture politiche fondamentali, costituzionali, economiche o sociali del paese" e come "reati terroristici" quelli che "costituiscono attentati alla vita e all'integrità fisica, sequestri di persona, danneggiamenti di vasta portata di strutture governative, di sistemi di trasporto, di infrastrutture, di sistemi informatici, dirottamenti aerei e navali, fabbricazione, detenzione e acquisto di armi convenzionali, atomiche, chimiche e biologiche". (Decisione consiglio CEE 22/6/200 num.164 )
Inoltre "per la configurabilità del reato di cui all'art. 270 bis c.p. non è necessario il compimento dei reati oggetto del programma criminoso, ma occorre comunque l'esistenza di una struttura organizzata che presenti un grado di effettività tale da rendere almeno possibile l'attuazione di tale programma e che giustifichi la valutazione legale di pericolosità, correlata all'idoneità della struttura stessa al compimento di una serie indeterminata di reati alla cui realizzazione è finalizzata la costituzione dell'associazione" (Cass.sez.I.n°34989 del 10 7 2007).
Insomma un "film", questo, che a Spoleto non ha visto nessuno, se non i giudici di Perugia e la presidente della Regione che ha manifestato immediate felicitazioni per ROS e giudici.
Martedì 22 settembre alle ore 9 sotto il tribunale di Terni è stato indetto  un presidio per non far dimenticare una storia che deve ancora scrivere la pagina della verità, quella dell'innocenza dei quattro ragazzi di Spoleto.

comitato23ottobre

Nottingham. Black and red are not dead

Is Black and Red Dead? titola il convegno sponsorizzato dall'Anarchist Studies Network e dal Marxism Specialist Group della PSA.  La cosa suona strana e si arriva al convegno con questa domanda nella testa: come può la PSA (Political Studies Association) finanziare un evento del genere? Sembrerebbe impossibile non solo in Italia, ma un po' ovunque nel vecchio continente.
Titubanti si assiste alle diverse sessioni. Ci sono idee non male - anche se a tirarle fuori sono i soliti maschi bianchi (le donne si contano sulle dita di una mano). Marxismo e anarchismo 150 anni dopo: riscoprire le radici comuni, pensare ad una nuova sintesi. E' possibile oggi andare al di là delle storiche divisioni? Si discute, si dibatte un po' ovunque, con grandi differenze anche trasversali.
Le sedute di pura history of ideas sono semplicemente noiose. L'ennesima interpretazione di questo o di quel passo, si riscoprono anarchici e marxisti dai libri impolverati delle biblioteche o degli archivi, ma l'esercizio rimane spesso fine a se stesso. Ecco perché forse la Political Studies Association l'ha finanziata: un lavoro intellettuale di questo tipo non minaccia l'ordine costituito nemmeno nell'accademia: al contrario lo rinforza, perché gli dà l'aria di essere tollerante. Intemperanze insomma, lo stato può ben permettersi il lusso di finanziare.
Riscaldano invece le sessioni con contributi da Grecia, Francia, Italia e America Latina: c'è teoria ma anche tanta più pratica. E si vede. E si sente. Le idee, anche quelle vecchie, non sanno di naftalina. Fanno pensare al  presente. Si esce con un sorriso, anche se immancabilmente non si è mai più di due, forse tre donne in una sala di soli uomini. Questo è un paradosso: si cerca l'anello tra marxismo ed anarchismo (chiedendoci perché è possibile proprio oggi) senza rendersi conto che l'anello potrebbe essere trovato proprio nella battaglia condotta dal femminismo - che ha finalmente mostrato come non si possa liberare solo una parte della società.
Il convegno ha guardato alle convergenze tra comunismo ed anarchismo nella pratica politica con particolare al riferimento alla new left nordamericana ed europea dal 1968 ad oggi. Alcuni interventi hanno voluto comparare l'efficacia delle varie forme di lotta nell'ottica di possibili livelli di riconciliazione. Dopo l'esperienza di costruzione della prima internazionale - ed il suo collasso - che senso ha il riferimento all'ideologia se non con la volontà di superare lo scisma?
Alcune relazioni hanno affrontato esperienze concrete da diversi paesi, oppure aspetti specifici di differenze e similarità ad esempio tra i marxisti della liberation theology e le varie forme anarco-cristianesimo - o tra i situazionisti red e quelli black. Ma la maggior parte delle persone intervenute ha messo l'accento sul problema posto, ovvero sulla necessità di superare la dicotomia tra anarchici e marxisti - chi a partire da Gramsci (ripulito dalle pretese egemonie) o da C.L.R. James (Rivoluzionario afro-americano, storico della schiavitù, nel 1954 espulso dagli USA), chi dalle varie modalità del sindacalismo – e sull'urgenza di creare delle sintesi oppure, come qualcuna ha suggerito presentando dati da una ricerca empirica, i minimi comuni denominatori del pensiero e della azione anarchica e comunista.
Anche a partire da come i movimenti successivi – principalmente il femminismo e l'ecologia – si sono interfacciati sia con l'area anarchica che con quella marxista, creando terreni comuni, ponti, similitudini organizzative, arene di dibattito e metodologie in cui la compresenza si è spesso trasformata in cooperazione su molti temi: da quelli classici ed ancora attuali come no-war e no-nuke alla lotta contro gli ogm e le nuove produzioni di morte, dall'antifascismo alle proteste no-global, dalle lotte operaie a quelle del precariato,  dalla difesa della salute e dell'ambiente agli animal rights, dalle mobilitazioni contro violenza alle donne, logiche securitarie, omofobia e razzismo alle ri-occupazioni unitarie di spazi autogestiti.
Quali geografie sono possibili oggi contro il capitalismo nella sua forma neoliberista, genocida ed ecocida? Quali forme di autonomia, solidarietà, autorganizzazione e autogoverno sono oggi mature? Quali nuovi immaginari simbolici possiamo partorire? Quali prospettive ci sono (oltre i dogmi, la confusione, i discorsi vacui sul post marxismo e il post anarchismo) per riarticolare collettivamente teorie e pratiche rivoluzionarie a partire dal basso?
Una cosa è certa: femminismo ed ecologia hanno cambiato lo scenario politico dei movimenti sociali – nei paesi occidentali e non solo. Questo fa sì che non possiamo più ragionare solo in termini di Black and Red come ci hanno proposto gli organizzatori del convegno internazionale – a cui va riconosciuto comunque il merito di averci fatto stare tutti/e assieme a ridiscutere di noi e del mondo, di quando eravamo la stessa cosa, e del nostro futuro che è già cominciato.

Laura, Libera, Labia

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