Mercoledì 9 settembre, in occasione dell'ultima "movida"
estiva di Via D'Azeglio a Parma, nel quartiere popolare
dell'Otretorrente, ora oltremodo colpito dai programmi di
riqualificazione urbanistica promossa dalla giunta Vignali, sotto il
preciso dettato speculativo dei 'soliti' costruttori avidi di cemento
da somministrare ad ogni angolo di questa città, gli
antirazzisti, con un buon numero di anarchici presenti, hanno deciso di
rispondere alla logica esplicita del legame tra emergenza sicurezza,
massiccio spiegamento di forze di polizia, divieti che colpiscono
direttamente i commercianti (per la maggiore parte stranieri) di kebab
e pizzerie al taglio (a cui è impedito vendere alcolici dopo le
21.00) allo scopo di colpire l'iniziativa autonoma e avere forza-lavoro
a bassissimo prezzo da impiegare proprio nei cantieri dei soliti
costruttori. Lo hanno fatto con una passeggiata e un presidio
informativi e a tratti ludici, con musica e interventi al microfono
aperto. L'iniziativa era diretta particolarmente al contrasto delle
ordinanze di delirio securitario del divieto della vendita di alcolici
a tutti gli esercizi commerciali che non siano bar o ristoranti,
promossa dall'assessore Fecci ma si è allargata presto verso un
corteo antirazzista che ha percorso via d'Azeglio a suon di interventi
sulla riqualificazione e sul razzismo feroce del nuovo Pacchetto
Sicurezza. Così, durante il percorso è stata distribuita
a prezzo popolare birra "Fecci(a)", sulla cui etichetta, in ossequio
alle norme vigenti, sono scrupolosamente indicati gli ingredienti:
malto, luppolo e tanto razzismo.
Gli anarchici hanno appeso due striscioni: uno con la scritta "Nessun
essere umano è illegale", firmato Gruppo Cieri,/FAI sul
monumento a Filippo Corridoni, all'ingresso del quartiere,
proprio sulla linea delle barricare dell'agosto 1922 come parola
d'ordine di tutto il quartiere, l'altro con le parole "Io resisto al
razzismo" sul cartellone che pubblicizza l'intervento di
riqualificazione, inutile e dispendioso, di Piazzale Inzani. Striscione
che si mostra ancora al quartiere, 'custodito' dai cittadini più
sensibili.
Sono stati distribuiti numerosi volantini contro il pacchetto sicurezza
che contenevano l'indicazione 'La povertà diventa reato' e
contro i CIE. Affissi ai muri volantoni esplicativi dei recenti fatti
avvenuti al CIE di via Corelli a Milano e contenenti l'invito a prender
parte alle prossime udienze (21, 23 settembre) del processo agli
arrestati per la rivolta di inizio agosto, riportata anche nel corso di
un intervento di una compagna anarchica del gruppo Cieri al microfono
aperto. La polizia e la Digos si sono tenuti lontani dalla festa
'insolita' che una volta ancora ha ribadito la natura antirazzista e
solidale del quartiere Oltretorrente, colpito dalla dichiarazioni di
guerra degli esponenti locali della Lega Nord e dagli articoli del
giornalaccio 'Gazzetta di Parma' che, con cadenza frequente, forniscono
la miccia ideale per alimentare il razzismo, giustificare il clima di
emergenza ed aprire la strada alla riqualificazione di classe dei
costruttori.
Venerdì 11 settembre Piazzale Matteotti a Parma si trasforma in
una piazza antirazzista in festa per ricordare l'anniversario delle
case occupate nel cuore del quartiere Oltretorrente: musica e cucina
multietnica, con i cibi creati da compagne e compagni e dagli abitanti
delle case e della Casa Cantoniera di via Mantova. E' stata l'occasione
per ricordare la selva razzista che sta invadendo questo quartiere e
per fornire uno spunto di resistenza urbana realizzato con la
condivisione e la solidarietà di tutti. Nel frattempo un
presidio della Lega Nord all'angolo tra via Trento e via Palermo, nel
quartiere San Leonardo – non a caso al centro del secondo grande
intervento di riqualificazione di classe della città di Parma e
scientificamente individuato dai giornali e dai poteri locali come il
più degradato della città, ricordava la necessità
per tutti di mobilitarsi in modo diretto per resistere, nelle strade e
nelle piazze delle nostre città, all'occupazione xenofoba di
spazio pubblico.
Gruppo Cieri FAI, Parma
In questi giorni stiamo assistendo alla protesta disperata di
migliaia di precari disoccupati che, pur di sfondare il muro
dell'indifferenza mass-mediatica di regime, stanno mettendo in atto
forme di protesta clamorose per attirare l'attenzione sulla più
grande operazione di licenziamento di massa dell'Italia repubblicana:
cortei, volantinaggi, occupazioni degli uffici scolastici provinciali.
A partire da quest'anno il ministro Gelmini, sotto l'ala protettiva di
Tremonti, sta tagliando 50.000 posti di lavoro tra docenti e personale
tecnico e amministrativo. Nei prossimi tre anni verranno tagliati altri
150.000 posti di lavoro. Le vittime di questa epurazione di massa sono
precari che da anni, a volte da decenni, vengono utilizzati in modo
strutturale per permettere il regolare funzionamento della scuola
pubblica italiana.
Questo governo, in continuità con i governi precedenti (di
destra e di sinistra), con la complicità dei sindacati
concertativi, sta procedendo ad un'opera di demolizione della scuola
pubblica, a favore di quella privata, a cui vengono aumentati i
finanziamenti. A causa della riduzione del personale e dei
finanziamenti (8 miliardi in tre anni), peggiorano le condizioni di
lavoro per chi resta e peggiora progressivamente il servizio
scolastico, che diventa sempre più escludente verso tutte le
fasce deboli: in primis poveri e stranieri.
A questo si aggiungono le circolari ministeriali che minacciano la
libertà di insegnamento dei docenti, gli inviti a denunciare i
figli dei migranti privi del permesso di soggiorno, i tetti alle
presenza degli stranieri nelle classi, l'equiparazione della religione
cattolica alle altre discipline, una campagna incentrata sull'ordine e
sulla disciplina del "maestro unico" finalizzata a rendere sempre
più autoritaria la scuola italiana, sempre meno pubblica e
sempre più statale.
Inoltre, il ministro Gelmini si è inventato il cosiddetto
decreto salva-precari, che in realtà non salva nessuno,
limitandosi ad aumentare di due mesi il sussidio di disoccupazione per
soli 12.000 dei 50.000 licenziati. Lo scopo è quello di dividere
il fronte di lotta dei precari e indebolire le proteste. Ma i precari
non hanno abboccato e le mobilitazioni proseguono e anzi si
moltiplicano in tutta Italia.
A Reggio Emilia, per effetto dei tagli, più di duecento persone
hanno perso il posto di lavoro e vanno ad aggiungersi a tutti gli altri
lavoratori degli altri settori, che in questi mesi a causa della crisi
vengono buttati in mezzo ad una strada, mentre i veri responsabili
siedono ancora nei ministeri e nei consigli di amministrazione. La
Federazione Anarchica reggiana manifesta la sua piena
solidarietà a fianco dei lavoratori e le lavoratrici della
scuola che in questi giorni, anche nella nostra provincia, stanno
lottando per opporsi alla politica dei tagli e difendere il ruolo
pubblico della scuola.
FAI-Federazione Anarchica reggiana
aquadrata@libero.it
Bologna. Contro i tagli alla scuola
Venerdi 18 settembre genitori, docenti, bambini, precari e qualche
studente un po' più grande in piazza: 3000 persone a protestare
contro i tagli di Gelmini e Tremonti sulla fin troppo martoriata scuola
pubblica. Diversi gli interventi, gli striscioni i cartelli, di
protesta a segnare la volontà di una nuova ondata di proteste
contro l'attacco frontale al diritto all'educazione. Diversi artisti
hanno portato il loro contributo di riflessione e denuncia.
La protesta, per forza di cose prima di una lunga serie, è stata
organizzata da un ampio ventaglio di forze, presenti i sindacati di
base e il coordinamento precari. Diverse tende hanno occupato
simbolicamente piazza Maggiore nella notte tra venerdì e sabato.
Una "accampata" - che fa seguito a quella di alcuni anni fa contro
l'intervento in Iraq - protesta simbolicamente forte contro la
"devastazione e il saccheggio" della scuola pubblica e di chi ci
lavora. L'ordinanza prefettizia che vieta le manifestazioni sindacali e
politiche in gran parte del centro storico il sabato pomeriggio ha
fatto sì che i manifestanti si siano visti costretti a togliere
le tende allo scoccare del mezzodì. Finita l'estate, cambiato
sindaco, continua il regime autoritario.
Nel frattempo si cominciano a far sentire nuovamente anche gli studenti
universitari. L'avevano promesso: il 28 settembre il ministro
dell'interno Maroni tiene una lezione (?) a Giurisprudenza. Sarà
una calda accoglienza?
RedB
Il processo ai 4 ragazzi spoletini costruito intorno al teorema
terroristico della Procura di Perugia riprende il 22 settembre
con la sesta udienza dal punto in cui era stato lasciato il 30 giugno,
ovvero dall'eloquente silenzio con il quale l'ufficiale dei ROS
responsabile dell'operazione ha risposto alle domande di uno dei
giudici: "quale è la struttura del gruppo? Quali sono le sue
armi? Quali sono i collegamenti con altri gruppi nazionali? Quali
sono le sue fonti di finanziamento? Quale è il luogo in cui si
incontrano i suoi membri? Con quanta regolarità?" Un silenzio
che vale più di qualsiasi risposta, perché parla del
nulla su cui sono basate le accuse di terrorismo.
Cosa è il terrorismo lo ha ricordato un GIP che pochi mesi
orsono non ha rinviato a giudizio per terrorismo 12 giovani di Pisa :
"La finalità del terrorismo consiste nell'incutere timore nella
collettività con azioni criminose indiscriminate, miranti a
scuotere la fiducia nell'ordinamento e indebolirne le strutture"
(Cass.sez. I 87/176946)
A questo proposito si veda inoltre la decisione quadro del Consiglio
dell'Unione europea pubblicata sulla G.U. della Comunità Europea
22 giugno 2002 n° 164, che individua come compiuti "per
finalità di terrorismo" gli atti "diretti a intimidire
gravemente la popolazione o costringere indebitamente i poteri pubblici
o un'organizzazione internazionale a compiere o astenersi dal compiere
un qualsiasi atto o destabilizzare, distruggere le strutture politiche
fondamentali, costituzionali, economiche o sociali del paese" e come
"reati terroristici" quelli che "costituiscono attentati alla vita e
all'integrità fisica, sequestri di persona, danneggiamenti di
vasta portata di strutture governative, di sistemi di trasporto, di
infrastrutture, di sistemi informatici, dirottamenti aerei e navali,
fabbricazione, detenzione e acquisto di armi convenzionali, atomiche,
chimiche e biologiche". (Decisione consiglio CEE 22/6/200 num.164 )
Inoltre "per la configurabilità del reato di cui all'art. 270
bis c.p. non è necessario il compimento dei reati oggetto del
programma criminoso, ma occorre comunque l'esistenza di una struttura
organizzata che presenti un grado di effettività tale da rendere
almeno possibile l'attuazione di tale programma e che giustifichi la
valutazione legale di pericolosità, correlata
all'idoneità della struttura stessa al compimento di una serie
indeterminata di reati alla cui realizzazione è finalizzata la
costituzione dell'associazione" (Cass.sez.I.n°34989 del 10 7 2007).
Insomma un "film", questo, che a Spoleto non ha visto nessuno, se non i
giudici di Perugia e la presidente della Regione che ha manifestato
immediate felicitazioni per ROS e giudici.
Martedì 22 settembre alle ore 9 sotto il tribunale di Terni
è stato indetto un presidio per non far dimenticare una
storia che deve ancora scrivere la pagina della verità, quella
dell'innocenza dei quattro ragazzi di Spoleto.
comitato23ottobre
Is Black and Red Dead? titola il convegno sponsorizzato
dall'Anarchist Studies Network e dal Marxism Specialist Group della
PSA. La cosa suona strana e si arriva al convegno con questa
domanda nella testa: come può la PSA (Political Studies
Association) finanziare un evento del genere? Sembrerebbe impossibile
non solo in Italia, ma un po' ovunque nel vecchio continente.
Titubanti si assiste alle diverse sessioni. Ci sono idee non male -
anche se a tirarle fuori sono i soliti maschi bianchi (le donne si
contano sulle dita di una mano). Marxismo e anarchismo 150 anni dopo:
riscoprire le radici comuni, pensare ad una nuova sintesi. E' possibile
oggi andare al di là delle storiche divisioni? Si discute, si
dibatte un po' ovunque, con grandi differenze anche trasversali.
Le sedute di pura history of ideas sono semplicemente noiose.
L'ennesima interpretazione di questo o di quel passo, si riscoprono
anarchici e marxisti dai libri impolverati delle biblioteche o degli
archivi, ma l'esercizio rimane spesso fine a se stesso. Ecco
perché forse la Political Studies Association l'ha finanziata:
un lavoro intellettuale di questo tipo non minaccia l'ordine costituito
nemmeno nell'accademia: al contrario lo rinforza, perché gli
dà l'aria di essere tollerante. Intemperanze insomma, lo stato
può ben permettersi il lusso di finanziare.
Riscaldano invece le sessioni con contributi da Grecia, Francia, Italia
e America Latina: c'è teoria ma anche tanta più pratica.
E si vede. E si sente. Le idee, anche quelle vecchie, non sanno di
naftalina. Fanno pensare al presente. Si esce con un sorriso,
anche se immancabilmente non si è mai più di due, forse
tre donne in una sala di soli uomini. Questo è un paradosso: si
cerca l'anello tra marxismo ed anarchismo (chiedendoci perché
è possibile proprio oggi) senza rendersi conto che l'anello
potrebbe essere trovato proprio nella battaglia condotta dal femminismo
- che ha finalmente mostrato come non si possa liberare solo una parte
della società.
Il convegno ha guardato alle convergenze tra comunismo ed anarchismo
nella pratica politica con particolare al riferimento alla new left
nordamericana ed europea dal 1968 ad oggi. Alcuni interventi hanno
voluto comparare l'efficacia delle varie forme di lotta nell'ottica di
possibili livelli di riconciliazione. Dopo l'esperienza di costruzione
della prima internazionale - ed il suo collasso - che senso ha il
riferimento all'ideologia se non con la volontà di superare lo
scisma?
Alcune relazioni hanno affrontato esperienze concrete da diversi paesi,
oppure aspetti specifici di differenze e similarità ad esempio
tra i marxisti della liberation theology e le varie forme
anarco-cristianesimo - o tra i situazionisti red e quelli black. Ma la
maggior parte delle persone intervenute ha messo l'accento sul problema
posto, ovvero sulla necessità di superare la dicotomia tra
anarchici e marxisti - chi a partire da Gramsci (ripulito dalle pretese
egemonie) o da C.L.R. James (Rivoluzionario afro-americano, storico
della schiavitù, nel 1954 espulso dagli USA), chi dalle varie
modalità del sindacalismo – e sull'urgenza di creare delle
sintesi oppure, come qualcuna ha suggerito presentando dati da una
ricerca empirica, i minimi comuni denominatori del pensiero e della
azione anarchica e comunista.
Anche a partire da come i movimenti successivi – principalmente il
femminismo e l'ecologia – si sono interfacciati sia con l'area
anarchica che con quella marxista, creando terreni comuni, ponti,
similitudini organizzative, arene di dibattito e metodologie in cui la
compresenza si è spesso trasformata in cooperazione su molti
temi: da quelli classici ed ancora attuali come no-war e no-nuke alla
lotta contro gli ogm e le nuove produzioni di morte, dall'antifascismo
alle proteste no-global, dalle lotte operaie a quelle del
precariato, dalla difesa della salute e dell'ambiente agli animal
rights, dalle mobilitazioni contro violenza alle donne, logiche
securitarie, omofobia e razzismo alle ri-occupazioni unitarie di spazi
autogestiti.
Quali geografie sono possibili oggi contro il capitalismo nella sua
forma neoliberista, genocida ed ecocida? Quali forme di autonomia,
solidarietà, autorganizzazione e autogoverno sono oggi mature?
Quali nuovi immaginari simbolici possiamo partorire? Quali prospettive
ci sono (oltre i dogmi, la confusione, i discorsi vacui sul post
marxismo e il post anarchismo) per riarticolare collettivamente teorie
e pratiche rivoluzionarie a partire dal basso?
Una cosa è certa: femminismo ed ecologia hanno cambiato lo
scenario politico dei movimenti sociali – nei paesi occidentali e non
solo. Questo fa sì che non possiamo più ragionare solo in
termini di Black and Red come ci hanno proposto gli organizzatori del
convegno internazionale – a cui va riconosciuto comunque il merito di
averci fatto stare tutti/e assieme a ridiscutere di noi e del mondo, di
quando eravamo la stessa cosa, e del nostro futuro che è
già cominciato.
Laura, Libera, Labia