Umanità Nova, n.33 del 27 settembre 2009, anno 89

Bel lAvoro


A cura della Commissione Lavoro della Federazione Anarchica Milanese
bel-lavoro@federazioneanarchica.org

Livorno: proclamati 11 giorni di sciopero contro la svendita della raffineria

Dal 9 settembre scorso, alle 4,30 del mattino, la raffineria ENI di Stagno (Livorno) è bloccata dai dipendenti che presidiano l'ingresso impedendo l'entrata alle autobotti e a nulla è valso l'intervento della digos locale che a più riprese é intervenuta. Il blocco non è stato tolto.
I lavoratori protestano contro la progettata cessione dell'impianto al finanziere americano Gary Klesh il quale, in base ad informazioni pubblicate dai quotidiani locali, ha un pedigree di tutto rispetto in fatto di acquisto di aziende in difficoltà per poi rivenderle facendone uno spezzatino, ovviamente ricavandone lauti guadagni.
È quello che è già successo in Olanda e in Germania, dove Mr. Klesh ha acquistato nel 2008 e nel 2009 tre fonderie di alluminio che i proprietari avevano messo in saldo, per poi – pochi mesi dopo l'acquisto – annunciare un'ondata di licenziamenti e di chiusura di impianti secondo il solito leit motiv: comprare per poco o niente aziende di cui i proprietari si vogliono disfare e poi, se va male, licenziare, chiudere, dismettere.
I lavoratori però, questa volta, hanno accolto Mr. Klesh, al suo arrivo a Livorno per la trattativa con l'ENI, al grido di "Klesh go home", dando poi vita, dopo questa calda manifestazione di accoglienza, a una assemblea particolarmente accesa, durante la quale i locali dirigenti sindacali sono stati accusati di voler cedere alle richieste dell'ENI, che, da parte sua, non ha dato garanzie occupazionali post-cessione che superino i 3/4 anni.
L'assemblea, durante la quale sono state proposte iniziative eclatanti al grido di "Facciamo come la Innse", ha deciso per il blocco a tempo indeterminato, permettendo l'ingresso alla raffineria dei soli materiali necessari alla sicurezza degli impianti.
Sulla spinta della volontà di resistenza dei lavoratori, i sindacati hanno proclamato uno sciopero di 11 giorni, dal 24 settembre al 4 ottobre.

Milano: alla Metalli Preziosi 5 operai sono saliti su una cisterna alta 30 metri

Dopo 9 mesi di mobilitazione e di presidio davanti ai cancelli senza riuscire ad ottenere nulla, mentre gli altri 115 colleghi entravano nell'azienda e occupavano la mensa, 5 operai della Metalli Preziosi di Paderno Dugnano (Mi) sono saliti su una cisterna alta 30 metri per dare visibilità alla loro lotta.
Prosegue così la vicenda di una società che già dal mese di  gennaio era stata posta in liquidazione a causa di problemi di carattere finanziario, nonostante, secondo i dipendenti, continuassero ad arrivare ordini; finché, il 9 luglio scorso la società è stata dichiarata fallita dal Tribunale di Monza.
Secondo i dipendenti, infine, il motivo non troppo recondito della chiusura della Metalli Preziosi risiederebbe nella particolare dislocazione dell'azienda, situata in vicinanza strategica all'area dove sorge il polo fieristico Rho-Pero e quindi appetibile per il mercato immobiliare in vista del prossimo Expo 2015.
Ora, dopo avere trascorso 9 mesi in presidio senza avere ancora ottenuto gli stipendi dei mesi di dicembre, gennaio, febbraio e marzo, l'unica forma di sostegno sono stati 1.700 euro relativi a 2 mesi di cassa integrazione.
Di fronte alla sordità di governo e autorità locali, è quindi scattata la decisione di una forma eclatante di protesta.

Lavoratori della Nortel  in sciopero della fame sul tetto della sede di Roma

Continua lo sciopero a oltranza dei lavoratori della Nortel in Italia contro i licenziamenti nei quali sono coinvolte le due sedi italiane della società, Milano e Roma.
A Roma hanno deciso di presidiare giorno e notte gli uffici di via di Grotta Perfetta 643, montando una tenda sul punto più alto dell'edificio. Cinque di loro hanno anche iniziato lo sciopero della fame. "Ho deciso di scioperare, di non nutrire il mio corpo, non perché sono disperato, ma perché ho una speranza, quella di contribuire a cambiare le cose" dichiara un lavoratore Nortel. "Abbiamo portato avanti, con il sindacato e come lavoratori, tutti gli strumenti del dialogo con quest'azienda, ma fino ad ora ci siamo trovati davanti un muro ".
La società di consulenza aziendale Ernst&Young, alla quale la casa madre canadese Nortel ha affidato il compito di ristrutturare l'azienda, ha avviato negli scorsi mesi procedure di licenziamento collettivo in tutta Europa con il solito obbiettivo di ridurre i costi. Per far questo ha deciso di colpire in Italia una filiale che – al contrario della casa madre – continua a generare profitti, come risulta anche dal report della stessa Ernst&Young al comitato dei creditori italiani al 13 luglio 2009.
Inoltre la situazione finanziaria della Nortel in Italia è particolarmente positiva e pari a 18 milioni di dollari USA; ciononostante la Ernst&Young ha avviato lo scorso 2 luglio 2009 una procedura di licenziamento collettivo per 38 lavoratori (su 81 distribuiti tra le sedi di Roma e Milano), che prevede l'utilizzo della mobilità, ma non riconosce il pagamento del TFR, trasformandolo in credito differito alla conclusione della vicenda globale del gruppo.

Continua a Milano la lotta dei precari nella scuola

Per non accettare dopo anni di lavoro nella scuola di essere utilizzati come "tappabuchi" il coordinamento lavoratori della scuola "3 ottobre" ha promosso giovedì 17 settembre, dalle 12 alle 16,30, un sit-in sotto la sede del Consiglio regionale, via Filzi 22. I lavoratori della scuola  ribadiscono che l'unica soluzione al problema della precarietà della scuola "è l'assunzione a tempo indeterminato di tutti i precari e chiedono l'immediato ritiro dei tagli della scuola".

Lodi: i lavoratori occupano la sede della Akzo Nobel

Dal 17 settembre la sede della Akzo Nobel di Fombio, provincia di Lodi, filiale italiana di un gruppo olandese specializzato nella produzione di vernici, è occupata dalle maestranze contro l'annunciata chiusura della azienda entro la fine dell'anno.
La notizia è stata data dalla RSU aziendale che protesta inoltre contro le modalità con cui l'annuncio della direzione è stato indirizzato ai lavoratori, ovvero tramite la rete telematica aziendale, senza peraltro avere in precedenza dato avviso alla RSU stessa, alla quale - al contrario - sino a poco tempo addietro erano state fornite notizie rassicuranti circa l'andamento della società.
Le uniche avvisaglie si sono avute nello scorso mese di dicembre, dato che dal 2/12 era partito un periodo di cassa integrazione intermittente di 4 mesi.
L'occupazione della azienda è un chiaro segnale della volontà di opporsi alla chiusura.

Delocalizzazione alla spagnola, Pontevedra (Galizia)

4 settembre 2009. Più di 200 lavoratori e lavoratrici della Treves, azienda produttrice di componenti tessili per autovetture in due stabilimenti di Pontevedra, nel nord ovest della Spagna, hanno manifestato contro la decisione di trasferire in Marocco uno dei due impianti e di ricorrere alla procedura di messa in mobilità per 133 lavoratori, in una zona della Spagna già particolarmente colpita dalla disoccupazione. La manifestazione, molto partecipata e alla quale hanno aderito lavoratori di ambedue gli stabilimenti, ha avuto inizio nel capoluogo della regione, Vigo, e si è poi diretta verso la locale fabbrica della Francese PSA Citroen che è la principale utilizzatrice dei prodotti della Treves.
Di fronte alla fabbrica PSA lavoratori e rappresentanti sindacali hanno dato luogo ad una vivace contestazione nei confronti dell'azienda francese, ritenuta in parte responsabile della decisione da parte della direzione Treves di delocalizzare metà della propria produzione in Marocco, per poter approfittare dei bassi stipendi vigenti nel paese nordafricano.

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