La cifra di questa riunione del G20 (di cui pubblichiamo una breve cronaca delle contestazioni) è l'impasse.
Non è ancora stabile l'assetto di questo governo mondiale della "crisi" e tanto meno lo è il suo programma.
Come commentavamo in occasione del G8 dell'Aquila (vedi UN n. 26/2009
del 5 luglio 2009) l'assetto di riferimento sembra stabilizzarsi nella
configurazione a 20 paesi divisi sostanzialmente in quattro blocchi:
1. il blocco NAFTA (North American Free Trade Agreement)
nel quale comunque il Messico gioca un ruolo diverso da USA e Canada,
facendo da ponte verso l'area "emergente" del sud-Amenica;
2. il blocco UE, abbastanza omogeneo nonostante il ruolo di pivot della Gran Bretagna;
3. il blocco (BRIC, Brasile, Russia, India, Cina) degli ormai ex paesi emergenti;
4. il blocco dei nuovi paesi emergenti dove Venezuela
e Arabia trainano due linee divergenti, ma entrambe sostenute dai pozzi
petroliferi.
Paesi come Australia e Sudafrica sono assimilabili a posizioni a
cavallo fra il NAFTA e la UE per quanto oggi, il Sudafrica risenta
della forte influenza cinese in tutto il continente nero.
Una delle decisioni più significative è stata la
definizione del board del FMI (Fondo Monetario Internazionale) e della
ripartizione delle quote di voto. Anche su questo rimandiamo ad un
precedente commento (vedi UN n. 17/2009 del 3 maggio 2009) nel quale
mettevamo in evidenza il "nuovo ruolo" del FMI ed il suo scarso credito
nel consesso G20. A Pittsburgh sembra che l'agenzia sia rimontata in
sella, ma ancora con ampie contraddizioni di mandato e strumenti.
L'India oggi guida la crociata "liberista" proprio contro il blocco
nord-Atlantico che è stato paladino di queste politiche e
dell'espansione del WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio). Nel
WTO vuole entrare anche la Russia, ma l'agenda di Pittsburgh non ha
ratificato alcuna decisione in merito.
"Il vecchio sistema di cooperazione economica internazionale… è
stato superato … al posto del G8 uno stabile consesso a 20 ..." ha
dichiarato Gordon Brown, primo ministro inglese; dichiarazione
scaramantica viste le tensioni.
L'elemento del contendere sembra essere appunto il ruolo della agenzie
internazionali (FMI, BM, WTO, etc.) che nella visione nord-Atlantica
dovrebbero assumere il ruolo di authority o essere surrogate dalla
costituzione di authority con poteri ispettivi e sanzionatori. Ma, come
al solito, la contesa è su quali saranno le posizioni di
influenza dei singoli stati (o blocchi) e quali poteri di ingerenza
affidare a queste authority. La linea sembra però tracciata in
direzione di un più marcato interventismo sui mercati e sulle
singole politiche nazionali.
L'elemento di contesto più significativo emerso a Pittsburgh
è il monitor della crisi mondiale. Tutti gli osservatori
definiscono "scampato il baratro" e, convinti di questo, danno oggi
delle visioni più realistiche del quadro mondiale rispetto alle
dichiarazioni scaramantiche dei mesi scorsi.
La figura che rende meglio l'idea è il tempo di recupero dei
livelli del PIL mondiale prodotto nel 2007 che, secondo le stime
ottimistiche, potranno essere nuovamente raggiunti nel 2020 (fra 11
anni). Contemporaneamente nessuno si nasconde come in questa crisi, pur
nella sua fase di uscita e risalita degli indicatori economici e
finanziari, si possano generare guerre ed estese rivolte.
La Cina ha oggi 30 milioni di disoccupati in più di due anni fa;
negli USA l'indice ufficiale (tenendo conto che anche in questo paese
vi sono milioni di "invisibili") di disoccupazione è al 10% con
quasi 5 milioni di nuovi disoccupati; analoga situazione in Europa con
22 milioni di disoccupati complessivi; in Italia le cose vanno
relativamente meglio (8% l'indice di disoccupazione), ma abbiamo quasi
un milione di lavoratori in cassa integrazione (con coperture salariali
che vanno da un massimo del 60% ad un minimo del 2%) ed inoltre
è cresciuta del 5% l'area dei così detti "inoccupati"
persone cioè che non hanno lavoro, ma non lo cercano nemmeno.
Il nuovo ordine mondiale sarà insomma non il risultato delle
sessioni di cooperazione internazionale ma l'esito degli sconvolgimenti
dei prossimi anni.
Per questo dobbiamo rafforzare la nostra lotta nella direzione di uscire dalle regole di questo gioco truccato.
WS