Umanità Nova, n.34 del 4 ottobre 2009, anno 89

Un governo che vuole dirigere, ma non riesce a governare


La cifra di questa riunione del G20 (di cui pubblichiamo una breve cronaca delle contestazioni) è l'impasse.
Non è ancora stabile l'assetto di questo governo mondiale della "crisi" e tanto meno lo è il suo programma.
Come commentavamo in occasione del G8 dell'Aquila (vedi UN n. 26/2009 del 5 luglio 2009) l'assetto di riferimento sembra stabilizzarsi nella configurazione a 20 paesi divisi sostanzialmente in quattro blocchi:
1.   il blocco NAFTA (North American Free Trade Agreement) nel quale comunque il Messico gioca un ruolo diverso da USA e Canada, facendo da ponte verso l'area "emergente" del sud-Amenica;
2.    il blocco UE, abbastanza omogeneo nonostante il ruolo di pivot della Gran Bretagna;
3.    il blocco (BRIC, Brasile, Russia, India, Cina) degli ormai ex paesi emergenti;
4.    il blocco dei nuovi paesi emergenti dove Venezuela e Arabia trainano due linee divergenti, ma entrambe sostenute dai pozzi petroliferi.
Paesi come Australia e Sudafrica sono assimilabili a posizioni a cavallo fra il NAFTA e la UE per quanto oggi, il Sudafrica risenta della forte influenza cinese in tutto il continente nero.
Una delle decisioni più significative è stata la definizione del board del FMI (Fondo Monetario Internazionale) e della ripartizione delle quote di voto. Anche su questo rimandiamo ad un precedente commento (vedi UN n. 17/2009 del 3 maggio 2009) nel quale mettevamo in evidenza il "nuovo ruolo" del FMI ed il suo scarso credito nel consesso G20. A Pittsburgh sembra che l'agenzia sia rimontata in sella, ma ancora con ampie contraddizioni di mandato e strumenti. L'India oggi guida la crociata "liberista" proprio contro il blocco nord-Atlantico che è stato paladino di queste politiche e dell'espansione del WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio). Nel WTO vuole entrare anche la Russia, ma l'agenda di Pittsburgh non ha ratificato alcuna decisione in merito.
"Il vecchio sistema di cooperazione economica internazionale… è stato superato … al posto del G8 uno stabile consesso a 20 ..." ha dichiarato Gordon Brown, primo ministro inglese; dichiarazione scaramantica viste le tensioni.
L'elemento del contendere sembra essere appunto il ruolo della agenzie internazionali (FMI, BM, WTO, etc.) che nella visione nord-Atlantica dovrebbero assumere il ruolo di authority o essere surrogate dalla costituzione di authority con poteri ispettivi e sanzionatori. Ma, come al solito, la contesa è su quali saranno le posizioni di influenza dei singoli stati (o blocchi) e quali poteri di ingerenza affidare a queste authority. La linea sembra però tracciata in direzione di un più marcato interventismo sui mercati e sulle singole politiche nazionali.
L'elemento di contesto più significativo emerso a Pittsburgh è il monitor della crisi mondiale. Tutti gli osservatori definiscono "scampato il baratro" e, convinti di questo, danno oggi delle visioni più realistiche del quadro mondiale rispetto alle dichiarazioni scaramantiche dei mesi scorsi.
La figura che rende meglio l'idea è il tempo di recupero dei livelli del PIL mondiale prodotto nel 2007 che, secondo le stime ottimistiche, potranno essere nuovamente raggiunti nel 2020 (fra 11 anni). Contemporaneamente nessuno si nasconde come in questa crisi, pur nella sua fase di uscita e risalita degli indicatori economici e finanziari, si possano generare guerre ed estese rivolte.
La Cina ha oggi 30 milioni di disoccupati in più di due anni fa; negli USA l'indice ufficiale (tenendo conto che anche in questo paese vi sono milioni di "invisibili") di disoccupazione è al 10% con quasi 5 milioni di nuovi disoccupati; analoga situazione in Europa con 22 milioni di disoccupati complessivi; in Italia le cose vanno relativamente meglio (8% l'indice di disoccupazione), ma abbiamo quasi un milione di lavoratori in cassa integrazione (con coperture salariali che vanno da un massimo del 60% ad un minimo del 2%) ed inoltre è cresciuta del 5% l'area dei così detti "inoccupati" persone cioè che non hanno lavoro, ma non lo cercano nemmeno.
Il nuovo ordine mondiale sarà insomma non il risultato delle sessioni di cooperazione internazionale ma l'esito degli sconvolgimenti dei prossimi anni.
Per questo dobbiamo rafforzare la nostra lotta nella direzione di uscire dalle regole di questo gioco truccato.

WS

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