Marina Giandolfi si avvicina al movimento anarchico subito dopo la
Liberazione, dopo una breve esperienza nella Federazione Giovanile
Comunista. Con lei si avvicinano altri giovani che negli anni ‘60
saranno un punto di forza della Federazione Anarchica Livornese.
Partecipa al tentativo insurrezionale successivo all'attentato a
Togliatti; successivamente, per motivi di lavoro, si trasferisce da
Livorno ed entra in contatto con altre realtà anarchiche del
Nord Italia.
Dopo il rientro a Livorno, nei primi anni ‘50 contribuisce alla
riuscita del Campeggio Internazionale Anarchico a Marina di Cecina.
Ricordare Marina significa ricordare una donna, una compagna, che ha
attraversato molte vicende e molti pezzi della vita di noi tutti. La
sua personalità, il modo di fare franco e diretto ne hanno
sempre messo in risalto il carattere e la forte individualità.
Ricordiamo la sua presenza costante ai tanti convegni e congressi;
ricordiamo la sua partecipazione vitale ed appassionata agli incontri
della Rete delle donne anarchiche; ma ce la ricordiamo soprattutto
nella moltitudine di iniziative che hanno rappresentato l'incontro di
esperienze. Lo spazio della socialità è stato
indubbiamente quello più congeniale a Marina. Ricordiamo la sua
attiva partecipazione ad esperienze pionieristiche come la colonia
libertaria dei Ronchi, negli anni '60, e poi alle varie feste di
Umanità Nova, ai Meeting Anticlericali, alle varie Fiere
dell'Autogestione: una curiosità per le forme di sperimentazione
di vita sociale che l'ha portata a confrontarsi direttamente con
esperienze come quella di Spezzano, ma anche di Urupia e di Libera. Un
amore per la socialità che comunque Marina riversava anche nella
vita quotidiana, con la gente del suo quartiere, con cui prendeva il
caffè e giocava a carte, proponendo a tutti, con
semplicità e immediatezza, ma anche con grande solidità,
la sua e la nostra anarchia.
L'incaricato