Umanità Nova, n.34 del 4 ottobre 2009, anno 89

Bel lAvoro


A cura della Commissione Lavoro della Federazione Anarchica Milanese
bel-lavoro@federazioneanarchica.org

Parigi. Grande unità dei lavoratori dell'auto nel manifestare contro i licenziamenti

Tutti uniti contro la raffica di licenziamenti che da molti mesi colpisce in Francia tutto il settore dell'auto. Circa 6.000 lavoratori della Renault, Peugeot, Citroen, Ford, General Motors, Continental, Michelin, Valeo ecc. hanno manifestato il 17 settembre scorso per le vie di Parigi fino ad arrivare davanti al palazzo della Borsa, portando striscioni contro i licenziamenti e la chiusura degli impianti al grido di "Basta con i licenziamenti di Borsa". Primi fra tutti gli operai della Michelin di Amiens, seguiti dalle file dei lavoratori della Continental di Clairoix, furibondi per la recente condanna di 6 operai sulla base di una Legge anti-casseurs riesumata per l'occasione.
Ma questa manifestazione ha assunto una rilevanza del tutto particolare. Questa volta infatti, pur essendo stata indetta dalla sola CGT metallurgia, ha visto la partecipazione largamente preponderante di molte delegazioni aziendali giunte spontaneamente a Parigi dalle tante aziende a rischio.
Resta ora da vedere quale sarà nelle prossime settimane la reazione dei sindacati maggioritari: se, quindi, questa manifestazione avrà come conseguenza una radicalizzazione da parte sindacale nelle trattative che ormai si susseguono nelle tante aziende in chiusura, beninteso al solo fine di assorbire il malumore che sta montando, oppure se, nei mesi a venire, potremo assistere alla nascita di un movimento che – di fronte alla inarrestabile  marea di chiusure di siti produttivi e di licenziamenti -  dimostrerà finalmente di non volersi ridurre unicamente a mercanteggiare sulla quantità di euro che possono essere strappati a titolo di indennità di disoccupazione.
 

SPX Italia: non vogliamo pagare la vostra crisi!

La Spx Italia srl di Sala Baganza (PR) è un'azienda che progetta e produce attrezzature per officina. Negli anni '90 è stata acquistata dalla multinazionale USA Spx Corporation, divenendo quindi la Spx Italia. L'azienda attualmente occupa 147 dipendenti, di cui circa un terzo operai e il resto impiegati. Il fatturato negli ultimi tre anni si aggira in oltre 30 milioni di euro con un utile operativo superiore a un milione di euro, ma le previsioni per il 2009 sono di un calo del fatturato del 15–20%.
Tanto basta perché dalla casa madre sia giunto l'ordine di chiudere il settore produzione che - sembra - verrebbe invece trasferito a un'altra azienda del gruppo in Europa, con una perdita di personale tra le 40 e le 50 unità destinato alla messa in mobilità.
Di fronte a questo annuncio, già il 30 giugno scorso era stato indetto uno sciopero di 2 ore con presidio dei cancelli dell'azienda, ma questo non è bastato, come non sono arrivate a nulla le trattative durate tutta l'estate.
"Loro hanno causato la crisi e noi dobbiamo pagare! Non vogliamo pagare la vostra crisi!" Con questo slogan si chiudeva il volantino che il 14 settembre scorso ha annunciato lo sciopero ad oltranza e il presidio dello stabilimento contro l'ennesimo episodio di chiusura di un settore o addirittura di un intero stabilimento da parte di una delle tante multinazionali che, in epoca di vacche grasse avevano effettuato investimenti nel nostro paese, magari utilizzando finanziamenti statali, e ora, con la crisi, approfittano dell'occasione per fare armi e bagagli e trasferire la produzione all'estero.
Questa volta però, otto giorni di sciopero e presidio di tutti i 147 lavoratori sono serviti a qualcosa. Di fronte a questa manifestazione di unità e solidarietà tra lavoratori, il 22 settembre scorso l'azienda ha sospeso la procedura di mobilità, mentre iniziano le trattative per costringere la SPX a ritirare il piano aziendale che prevede la delocalizzazione.
La lotta continua.

Nel milanese aumentano scioperi e mobilitazioni in risposta agli attacchi occupazionali


Nokia Siemens
Erano in trecento i lavoratori che hanno partecipato al presidio davanti la sede dell'Assolombarda in via Pantano. In questa azienda è in atto un processo di esternalizzazione, che è una realtà in molte situazioni (vedi 914 di Vodafone, 225 di Wind).
Nel caso della Nokia, Cascina di Pecchi (Mi), dove 600 posti di lavoro sono a rischio, si romperebbe il ciclo produttivo, rimasto l'unico in Italia, che va dalla ricerca, alla produzione e all'assistenza.

Hotel Hilton
Continuano le mobilitazioni di lotta dei lavoratori dell'Hotel Hilton, dove in 30 sono stati licenziati come conseguenza della esternalizzazione dei servizi. Anche il 21 settembre è stato fatto uno sciopero, con presidio davanti all'albergo e, nel pomeriggio, alla sede della agenzia regionale del lavoro. Uno sciopero riuscito. "L'Hilton vuol sostituire questi lavoratori con addetti di cooperative esterne, privi degli stessi trattamenti contributivi, pensionistici e della stessa stabilità" – afferma Ferdinando Maestroni della CUB.

Nortel Italia
Hanno manifestato in piazza Cordusio gli operai della Nortel Italia, dove sono previsti tagli di 23 dipendenti su 53.
Nortel èuna società multinazionale canadese produttrice di tecnologie e apparati per le reti di comunicazione telefoniche e Internet fisse e mobili.
Sono state avviate negli scorsi mesi procedure di licenziamenti collettivi in tutta Europa. Anche qui da noi, nonostante la filiale italiana continui a generare fatturato e profitti in costante crescita negli ultimi 3 anni.

Saint Gobain
Hanno scioperato e picchettato tutta la mattina del 23 settembre i lavoratori dalla Saint Gobain per opporsi alla chiusura della "Piattaforma Edilizia", un punto vendita di prodotti per l'edilizia dei professionisti del settore, con sede a Corsico (Mi), di proprietà della multinazionale Saint Gobain. Il 9 settembre è arrivata la comunicazione dell'azienda di chiusura dell'attività e conseguente licenziamento di tutti i 70 dipendenti. Già da marzo gli approvvigionamenti della merce scarseggiava, scontentando i clienti. È stata la mancanza di merce, non di clienti la causa indotta della crisi.

Bitron
Le tute blu della Bitron di Cormano (Mi) hanno bloccato le merci per impedire la delocalizzazione all'est dell'Azienda. Dopo un anno di cassa integrazione i lavoratori scoprono che la loro produzione dovrebbe continuare in Polonia, con il rischio di chiusura dello stabilimento di Cormano. I lavoratori manifestano tutta la loro rabbia contro leggi compiacenti che favoriscono la delocalizzazione per speculare e avere maggiori profitti, senza curarsi, come in questo caso, che un centinaio di famiglie resteranno senza sostentamento.

Alfa di Arese: basta licenziamenti!

Giovedì 24 settembre è stato indetto dallo Slai Cobas uno sciopero di 3 ore dei lavoratori delle aziende nelle aree di ABP (ex Alfa Romeo), dove vengono concessi insediamenti di società che "esercitano lavoro precario, pagato ogni due o tre mesi e senza diritti sindacali e umani".
Nella mattinata circa 300 lavoratori si sono concentrati per la manifestazione alla 9 presso la portineria sud ovest dell'Alfa di Arese.
Alla manifestazione hanno partecipato anche i lavoratori Fiat in cassa integrazione, che rischiano di rimanere senza più alcun reddito, per protestare contro la Regione Lombardia che si è dimenticata dell'impegno preso della riassunzione di tutti i cassa integrati.

home | sommario | comunicati | archivio | link | contatti