A cura della Commissione Lavoro della Federazione Anarchica Milanese
bel-lavoro@federazioneanarchica.org
Tutti uniti contro la raffica di licenziamenti che da molti mesi
colpisce in Francia tutto il settore dell'auto. Circa 6.000 lavoratori
della Renault, Peugeot, Citroen, Ford, General Motors, Continental,
Michelin, Valeo ecc. hanno manifestato il 17 settembre scorso per le
vie di Parigi fino ad arrivare davanti al palazzo della Borsa, portando
striscioni contro i licenziamenti e la chiusura degli impianti al grido
di "Basta con i licenziamenti di Borsa". Primi fra tutti gli operai
della Michelin di Amiens, seguiti dalle file dei lavoratori della
Continental di Clairoix, furibondi per la recente condanna di 6 operai
sulla base di una Legge anti-casseurs riesumata per l'occasione.
Ma questa manifestazione ha assunto una rilevanza del tutto
particolare. Questa volta infatti, pur essendo stata indetta dalla sola
CGT metallurgia, ha visto la partecipazione largamente preponderante di
molte delegazioni aziendali giunte spontaneamente a Parigi dalle tante
aziende a rischio.
Resta ora da vedere quale sarà nelle prossime settimane la
reazione dei sindacati maggioritari: se, quindi, questa manifestazione
avrà come conseguenza una radicalizzazione da parte sindacale
nelle trattative che ormai si susseguono nelle tante aziende in
chiusura, beninteso al solo fine di assorbire il malumore che sta
montando, oppure se, nei mesi a venire, potremo assistere alla nascita
di un movimento che – di fronte alla inarrestabile marea di
chiusure di siti produttivi e di licenziamenti -
dimostrerà finalmente di non volersi ridurre unicamente a
mercanteggiare sulla quantità di euro che possono essere
strappati a titolo di indennità di disoccupazione.
La Spx Italia srl di Sala Baganza (PR) è un'azienda che
progetta e produce attrezzature per officina. Negli anni '90 è
stata acquistata dalla multinazionale USA Spx Corporation, divenendo
quindi la Spx Italia. L'azienda attualmente occupa 147 dipendenti, di
cui circa un terzo operai e il resto impiegati. Il fatturato negli
ultimi tre anni si aggira in oltre 30 milioni di euro con un utile
operativo superiore a un milione di euro, ma le previsioni per il 2009
sono di un calo del fatturato del 15–20%.
Tanto basta perché dalla casa madre sia giunto l'ordine di
chiudere il settore produzione che - sembra - verrebbe invece
trasferito a un'altra azienda del gruppo in Europa, con una perdita di
personale tra le 40 e le 50 unità destinato alla messa in
mobilità.
Di fronte a questo annuncio, già il 30 giugno scorso era stato
indetto uno sciopero di 2 ore con presidio dei cancelli dell'azienda,
ma questo non è bastato, come non sono arrivate a nulla le
trattative durate tutta l'estate.
"Loro hanno causato la crisi e noi dobbiamo pagare! Non vogliamo pagare
la vostra crisi!" Con questo slogan si chiudeva il volantino che il 14
settembre scorso ha annunciato lo sciopero ad oltranza e il presidio
dello stabilimento contro l'ennesimo episodio di chiusura di un settore
o addirittura di un intero stabilimento da parte di una delle tante
multinazionali che, in epoca di vacche grasse avevano effettuato
investimenti nel nostro paese, magari utilizzando finanziamenti
statali, e ora, con la crisi, approfittano dell'occasione per fare armi
e bagagli e trasferire la produzione all'estero.
Questa volta però, otto giorni di sciopero e presidio di tutti i
147 lavoratori sono serviti a qualcosa. Di fronte a questa
manifestazione di unità e solidarietà tra lavoratori, il
22 settembre scorso l'azienda ha sospeso la procedura di
mobilità, mentre iniziano le trattative per costringere la SPX a
ritirare il piano aziendale che prevede la delocalizzazione.
La lotta continua.
Nokia Siemens
Erano in trecento i lavoratori che hanno partecipato al presidio
davanti la sede dell'Assolombarda in via Pantano. In questa azienda
è in atto un processo di esternalizzazione, che è una
realtà in molte situazioni (vedi 914 di Vodafone, 225 di Wind).
Nel caso della Nokia, Cascina di Pecchi (Mi), dove 600 posti di lavoro
sono a rischio, si romperebbe il ciclo produttivo, rimasto l'unico in
Italia, che va dalla ricerca, alla produzione e all'assistenza.
Hotel Hilton
Continuano le mobilitazioni di lotta dei lavoratori dell'Hotel Hilton,
dove in 30 sono stati licenziati come conseguenza della
esternalizzazione dei servizi. Anche il 21 settembre è stato
fatto uno sciopero, con presidio davanti all'albergo e, nel pomeriggio,
alla sede della agenzia regionale del lavoro. Uno sciopero riuscito.
"L'Hilton vuol sostituire questi lavoratori con addetti di cooperative
esterne, privi degli stessi trattamenti contributivi, pensionistici e
della stessa stabilità" – afferma Ferdinando Maestroni della CUB.
Nortel Italia
Hanno manifestato in piazza Cordusio gli operai della Nortel Italia, dove sono previsti tagli di 23 dipendenti su 53.
Nortel èuna società multinazionale canadese produttrice
di tecnologie e apparati per le reti di comunicazione telefoniche e
Internet fisse e mobili.
Sono state avviate negli scorsi mesi procedure di licenziamenti
collettivi in tutta Europa. Anche qui da noi, nonostante la filiale
italiana continui a generare fatturato e profitti in costante crescita
negli ultimi 3 anni.
Saint Gobain
Hanno scioperato e picchettato tutta la mattina del 23 settembre i
lavoratori dalla Saint Gobain per opporsi alla chiusura della
"Piattaforma Edilizia", un punto vendita di prodotti per l'edilizia dei
professionisti del settore, con sede a Corsico (Mi), di
proprietà della multinazionale Saint Gobain. Il 9 settembre
è arrivata la comunicazione dell'azienda di chiusura
dell'attività e conseguente licenziamento di tutti i 70
dipendenti. Già da marzo gli approvvigionamenti della merce
scarseggiava, scontentando i clienti. È stata la mancanza di
merce, non di clienti la causa indotta della crisi.
Bitron
Le tute blu della Bitron di Cormano (Mi) hanno bloccato le merci per
impedire la delocalizzazione all'est dell'Azienda. Dopo un anno di
cassa integrazione i lavoratori scoprono che la loro produzione
dovrebbe continuare in Polonia, con il rischio di chiusura dello
stabilimento di Cormano. I lavoratori manifestano tutta la loro rabbia
contro leggi compiacenti che favoriscono la delocalizzazione per
speculare e avere maggiori profitti, senza curarsi, come in questo
caso, che un centinaio di famiglie resteranno senza sostentamento.
Giovedì 24 settembre è stato indetto dallo Slai Cobas
uno sciopero di 3 ore dei lavoratori delle aziende nelle aree di ABP
(ex Alfa Romeo), dove vengono concessi insediamenti di società
che "esercitano lavoro precario, pagato ogni due o tre mesi e senza
diritti sindacali e umani".
Nella mattinata circa 300 lavoratori si sono concentrati per la
manifestazione alla 9 presso la portineria sud ovest dell'Alfa di Arese.
Alla manifestazione hanno partecipato anche i lavoratori Fiat in cassa
integrazione, che rischiano di rimanere senza più alcun reddito,
per protestare contro la Regione Lombardia che si è dimenticata
dell'impegno preso della riassunzione di tutti i cassa integrati.