Umanità Nova, n.35 dell'11 ottobre 2009, anno 89

informAzione - 2


Gradisca . Presidio di fronte al CIE

Quasi un centinaio di persone hanno partecipato al presidio che si è svolto sabato 3 ottobre di fronte ai cancelli del CIE. Erano presenti Sinistra Critica (che aveva promosso per prima la scadenza che poi era diventata unitaria), numerosi/e compagni/e anarchici/e da tutta la regione e tutte le altre associazioni e gruppi da sempre attivi su questo tema assieme a varie individualità. Assenti i partiti.
L'iniziativa è nata dall'esigenza di esprimere agli immigrati detenuti la solidarietà dopo il violento pestaggio avvenuto fra le giornate del 21 e 22 settembre (vedi UN scorsi). Era anche importante dare visibilità a quanti continuano a lottare per la chiusura di tutti questi campi di internamento e contro le leggi razziste. Dalle 16 in poi con striscioni, bandiere e musica i presenti hanno cercato di far sentire a chi sta dentro e agli automobilisti che passavano la propria presenza. Con contatti telefonici avvenuti nel corso dell'iniziativa abbiamo saputo che nella mattinata erano avvenute nuove perquisizioni e violenze (per fortuna non gravi come quelle dei giorni scorsi) e che i reclusi erano stati confinati di nuovo nelle celle. Durante il pomeriggio sono stati però fatti uscire negli spazi comuni.
Sebbene non ci si potesse né vedere né sentire sapevano che eravamo lì fuori ed erano ovviamente felici di questo.   
L'iniziativa ha avuto eco nei giornali locali che però hanno parlato di "presidio pacifista" ma almeno hanno riportato la parola d'ordine "Chiudiamo tutti i CIE!".
È importante dopo la riuscita di questa iniziativa che l'attenzione su quanto avviene dietro quelle sbarre resti alta.
Per tutti gli aggiornamenti: nordest.indy.ortiche.net

Un anarchico presente

Bologna. Un "orgoglioso antifascismo" in piazza

CasaPound aveva chiesto di vietare la manifestazione con lettera ufficiale alla Questura. Il "Resto del Carlino" paventava tumulti e scontri con la polizia. Ma la "Stranabologna", il corteo organizzato dalle realtà gay lesbiche e trans bolognesi, non si era proposta solo di contrapporsi alle meschine trame di un gruppuscolo di provocatori professionisti come i "fascisti del terzo millennio" (partendo da piazza di Porta Castiglione, dove CasaPound ha sede), ma di contrastare il clima di paura e odio sessista, razzista e omofobo che lo Stato, di là dall'ipocrisia di facciata, promuove a piene mani nella società. È stato un corteo per respingere la richiesta strumentale di "sicurezza" dinanzi a una presunta "emergenza omofobia", mentre la violenza e le discriminazioni contro gay lesbiche e trans vengono da lontano e hanno radici profonde. È stato un modo per riportare un "orgoglioso antifascismo" nelle strade e nelle piazze di Bologna, contro la manipolazione ansiogena delle coscienze e il governo autoritario delle identità. Contro la paura, contro chi la produce e chi la strumentalizza.
Centinaia di persone hanno percorso gioiosamente le strade di Bologna. C'era lo striscione d'apertura: "Stranabologna. Gay Lesbiche Trans Gay Queer etcEtero contro il fascismo". C'erano i collettivi femministi, i centri sociali, gli studenti dell'Onda. C'era il "Genital Hospital" che effettuava sui cittadini ben disposti delicate operazioni di asportazione dell'organo dell'omofobia. C'era "Tele spia" che riprendeva e intervistava i passanti per farli sentire più sicuri e tutelati. C'era la presa in giro dei simboli nazi con le Svasti-cosce e gli Svasti-cazzi. Sono stati appesi e distribuiti fogli con le cronache delle violenze fasciste ed eterosessiste avvenute recentemente a Bologna. Vari interventi al microfono hanno ricordato alcune delle aggressioni che si sono consumate sul percorso della manifestazione: all'altezza di via Orfeo, quella del 21 febbraio 2009 contro alcuni attivisti della campagna "Chiudere CasaPound"; in piazza della Mercanzia, quella del 15 novembre 2009 in cui cinque militanti e un dirigente di Forza Nuova pestarono a sangue due studenti e minacciarono di violenza una studentessa; all'inizio di via Zamboni, quella dell'8 giugno 2008 contro due ragazzini di 15 e 16 anni perché erano vestiti in modo "alternativo". Dopo aver sfilato per quasi tre ore, il corteo è giunto in piazza Verdi concludendosi con una festa animata di musica, immagini, danze e banchetti. In piazza è stato distribuito anche un libretto approntato da Facciamo Breccia e intitolato "In fondo l'Itaglia è tutta qua", che reca per sottotitolo una frase di Carla Lonzi del 1970: "Non dimentichiamo che è del fascismo questo slogan: famiglia e sicurezza".
Una manifestazione ironica e determinata che ha saputo strappare il velo dell'ipocrisia e denunciare la violenza di stato e le sue diverse articolazioni: quella delle leggi, del governo, del perbenismo aggressivo e razzista; e quella ufficiosa e intimidatoria del neofascismo. È la nota tecnica del poliziotto buono e poliziotto cattivo. C'è il neofascista che accoltella, picchia, brucia locali. Poi arriva il neofascista "tollerante" e "democratico" per fregarti. Uno sparge panico e l'altro strumentalizza la paura. A Bologna ieri sono restati con un pugno di mosche.

RedB

Bologna. Occupazione temporanea

Sabato 26 settembre al termine di un presidio in centro città contro i CIE e il pacchetto sicurezza (vedi UN n.34) si è tenuta una cena più concerto benefit per un compagno nei guai con la legge.
Dopo avere mangiato, una "passeggiata digestiva" si è conclusa con l'occupazione di una villetta  disabitata, con annesso giardino, poco lontano dal centro città (via L. Bassi). Decine di persone, che sono poi diventate più di un centinaio, hanno occupato il posto, e proprio il numero degli occupanti ha scoraggiato l'intervento della digos e degli antisommossa, che si sono tenuti a distanza.
Vari interventi al megafono spiegavano agli abitanti dei palazzi vicini il motivo dell'occupazione: riprendersi – al di là delle logiche del mercato - un posto lasciato a se stesso da anni; manifesti e volantini denunciavano la natura reazionaria e razzista del nuovo pacchetto sicurezza approvato dal governo. Finito il concerto punk la festa è continuata sino all'alba, quando gli occupanti hanno abbandonato nuovamente la villetta. Una occupazione temporanea, questa, che si affianca alle varie lotte per il diritto alla casa che collettivi e individui portano avanti in città.
RedB

Vittorio Veneto. Foibe tra verità e mistificazione

La serata presso la biblioteca civica, prevedeva l'esposizione storica e di ricerca sulle foibe da parte della storica Alessandra Kaversan e la compagna C. Cernigoi, ma purtroppo per motivi di salute quest'ultima non è potuta intervenire. La relazione della storica è stata preceduta da una lunga introduzione del presidente provinciale dell'anpi Lorenzoni, in cui questi sottolineava l'impegno dell'associazione partigiana nel concorrere a far luce e chiarezza tra le enormi mistificazioni operate in questi anni.
La relazione molto dettagliata e apprezzata dal pubblico che riempiva la sala ha spaziato dalla situazione anteguerra, alle vicende travagliate della resistenza istriana, sottolineando la costante volontà di predazione territoriale e culturale da parte dello stato sabaudo prima e del regime fascista poi, arrivando a far luce sul caso emblematico della foiba di Bassoviza, e la speculazione politica su di essa da parte degli alleati prima e ora del revisionismo di stato, che arriva a decorare criminali di guerra e a non eseguire le ricerche speleologiche dovute per perpetrare un facile e comodo mito di genocidio premeditato dalla feroce violenza slavocomunista.
Non si è tentato di negare che vi furono morti ma si è tentato e si è riusciti in una sera a dare il giusto taglio di lettura alle drammatiche vicende giuliane. [...]
A relazione terminata si è dato ampio spazio al dialogo-dibattito con i presenti curiosi per sondare tutti gli anfratti della memoria remota, ed in questo utile è stato l'intervento di un esponente locale della fronda negazionista-revisionista, il quale dopo aver elogiato Irving e tutto il mondo di quelli che scrivono libri per sentito dire, ha tentato di imbarazzare il palco cercando di far passare la solita storia della foiba dimenticata del "Bus dela Lum", favola che da molto tempo cerca spazio nella storiografia seria. Lorenzoni allontanando ogni dubbio, insieme all'Anpi di Belluno, ha rinnovato la propria disponibilità a eseguire un ennesima ricerca sul campo (come se non bastassero quelle già svolte nel passato) e invitato i foibologi a presentare documenti e ricerche serie, ma sopratutto vere .
Le guardie chiamate presumibilmente dalla sezione anpi per vigilare sul corretto svolgimento senza interruzioni di provocatori non hanno dovuto attendere molto: infatti a metà serata ha fatto capolino il solito manipolo trevisano-pievigino di una quindicina di elementi conosciutissimi, i quali, senza causare danno, hanno sloggiato in meno di 5 minuti avendo visto che per loro non tirava aria.

l'anarchico vittoriese

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