Quasi un centinaio di persone hanno partecipato al presidio che si
è svolto sabato 3 ottobre di fronte ai cancelli del CIE. Erano
presenti Sinistra Critica (che aveva promosso per prima la scadenza che
poi era diventata unitaria), numerosi/e compagni/e anarchici/e da tutta
la regione e tutte le altre associazioni e gruppi da sempre attivi su
questo tema assieme a varie individualità. Assenti i partiti.
L'iniziativa è nata dall'esigenza di esprimere agli immigrati
detenuti la solidarietà dopo il violento pestaggio avvenuto fra
le giornate del 21 e 22 settembre (vedi UN scorsi). Era anche
importante dare visibilità a quanti continuano a lottare per la
chiusura di tutti questi campi di internamento e contro le leggi
razziste. Dalle 16 in poi con striscioni, bandiere e musica i presenti
hanno cercato di far sentire a chi sta dentro e agli automobilisti che
passavano la propria presenza. Con contatti telefonici avvenuti nel
corso dell'iniziativa abbiamo saputo che nella mattinata erano avvenute
nuove perquisizioni e violenze (per fortuna non gravi come quelle dei
giorni scorsi) e che i reclusi erano stati confinati di nuovo nelle
celle. Durante il pomeriggio sono stati però fatti uscire negli
spazi comuni.
Sebbene non ci si potesse né vedere né sentire sapevano
che eravamo lì fuori ed erano ovviamente felici di questo.
L'iniziativa ha avuto eco nei giornali locali che però hanno
parlato di "presidio pacifista" ma almeno hanno riportato la parola
d'ordine "Chiudiamo tutti i CIE!".
È importante dopo la riuscita di questa iniziativa che l'attenzione su quanto avviene dietro quelle sbarre resti alta.
Per tutti gli aggiornamenti: nordest.indy.ortiche.net
Un anarchico presente
CasaPound aveva chiesto di vietare la manifestazione con lettera
ufficiale alla Questura. Il "Resto del Carlino" paventava tumulti e
scontri con la polizia. Ma la "Stranabologna", il corteo organizzato
dalle realtà gay lesbiche e trans bolognesi, non si era proposta
solo di contrapporsi alle meschine trame di un gruppuscolo di
provocatori professionisti come i "fascisti del terzo millennio"
(partendo da piazza di Porta Castiglione, dove CasaPound ha sede), ma
di contrastare il clima di paura e odio sessista, razzista e omofobo
che lo Stato, di là dall'ipocrisia di facciata, promuove a piene
mani nella società. È stato un corteo per respingere la
richiesta strumentale di "sicurezza" dinanzi a una presunta "emergenza
omofobia", mentre la violenza e le discriminazioni contro gay lesbiche
e trans vengono da lontano e hanno radici profonde. È stato un
modo per riportare un "orgoglioso antifascismo" nelle strade e nelle
piazze di Bologna, contro la manipolazione ansiogena delle coscienze e
il governo autoritario delle identità. Contro la paura, contro
chi la produce e chi la strumentalizza.
Centinaia di persone hanno percorso gioiosamente le strade di Bologna.
C'era lo striscione d'apertura: "Stranabologna. Gay Lesbiche Trans Gay
Queer etcEtero contro il fascismo". C'erano i collettivi femministi, i
centri sociali, gli studenti dell'Onda. C'era il "Genital Hospital" che
effettuava sui cittadini ben disposti delicate operazioni di
asportazione dell'organo dell'omofobia. C'era "Tele spia" che
riprendeva e intervistava i passanti per farli sentire più
sicuri e tutelati. C'era la presa in giro dei simboli nazi con le
Svasti-cosce e gli Svasti-cazzi. Sono stati appesi e distribuiti fogli
con le cronache delle violenze fasciste ed eterosessiste avvenute
recentemente a Bologna. Vari interventi al microfono hanno ricordato
alcune delle aggressioni che si sono consumate sul percorso della
manifestazione: all'altezza di via Orfeo, quella del 21 febbraio 2009
contro alcuni attivisti della campagna "Chiudere CasaPound"; in piazza
della Mercanzia, quella del 15 novembre 2009 in cui cinque militanti e
un dirigente di Forza Nuova pestarono a sangue due studenti e
minacciarono di violenza una studentessa; all'inizio di via Zamboni,
quella dell'8 giugno 2008 contro due ragazzini di 15 e 16 anni
perché erano vestiti in modo "alternativo". Dopo aver sfilato
per quasi tre ore, il corteo è giunto in piazza Verdi
concludendosi con una festa animata di musica, immagini, danze e
banchetti. In piazza è stato distribuito anche un libretto
approntato da Facciamo Breccia e intitolato "In fondo l'Itaglia
è tutta qua", che reca per sottotitolo una frase di Carla Lonzi
del 1970: "Non dimentichiamo che è del fascismo questo slogan:
famiglia e sicurezza".
Una manifestazione ironica e determinata che ha saputo strappare il
velo dell'ipocrisia e denunciare la violenza di stato e le sue diverse
articolazioni: quella delle leggi, del governo, del perbenismo
aggressivo e razzista; e quella ufficiosa e intimidatoria del
neofascismo. È la nota tecnica del poliziotto buono e poliziotto
cattivo. C'è il neofascista che accoltella, picchia, brucia
locali. Poi arriva il neofascista "tollerante" e "democratico" per
fregarti. Uno sparge panico e l'altro strumentalizza la paura. A
Bologna ieri sono restati con un pugno di mosche.
RedB
Sabato 26 settembre al termine di un presidio in centro città
contro i CIE e il pacchetto sicurezza (vedi UN n.34) si è tenuta
una cena più concerto benefit per un compagno nei guai con la
legge.
Dopo avere mangiato, una "passeggiata digestiva" si è conclusa
con l'occupazione di una villetta disabitata, con annesso
giardino, poco lontano dal centro città (via L. Bassi). Decine
di persone, che sono poi diventate più di un centinaio, hanno
occupato il posto, e proprio il numero degli occupanti ha scoraggiato
l'intervento della digos e degli antisommossa, che si sono tenuti a
distanza.
Vari interventi al megafono spiegavano agli abitanti dei palazzi vicini
il motivo dell'occupazione: riprendersi – al di là delle logiche
del mercato - un posto lasciato a se stesso da anni; manifesti e
volantini denunciavano la natura reazionaria e razzista del nuovo
pacchetto sicurezza approvato dal governo. Finito il concerto punk la
festa è continuata sino all'alba, quando gli occupanti hanno
abbandonato nuovamente la villetta. Una occupazione temporanea, questa,
che si affianca alle varie lotte per il diritto alla casa che
collettivi e individui portano avanti in città.
RedB
La serata presso la biblioteca civica, prevedeva l'esposizione
storica e di ricerca sulle foibe da parte della storica Alessandra
Kaversan e la compagna C. Cernigoi, ma purtroppo per motivi di salute
quest'ultima non è potuta intervenire. La relazione della
storica è stata preceduta da una lunga introduzione del
presidente provinciale dell'anpi Lorenzoni, in cui questi sottolineava
l'impegno dell'associazione partigiana nel concorrere a far luce e
chiarezza tra le enormi mistificazioni operate in questi anni.
La relazione molto dettagliata e apprezzata dal pubblico che riempiva
la sala ha spaziato dalla situazione anteguerra, alle vicende
travagliate della resistenza istriana, sottolineando la costante
volontà di predazione territoriale e culturale da parte dello
stato sabaudo prima e del regime fascista poi, arrivando a far luce sul
caso emblematico della foiba di Bassoviza, e la speculazione politica
su di essa da parte degli alleati prima e ora del revisionismo di
stato, che arriva a decorare criminali di guerra e a non eseguire le
ricerche speleologiche dovute per perpetrare un facile e comodo mito di
genocidio premeditato dalla feroce violenza slavocomunista.
Non si è tentato di negare che vi furono morti ma si è
tentato e si è riusciti in una sera a dare il giusto taglio di
lettura alle drammatiche vicende giuliane. [...]
A relazione terminata si è dato ampio spazio al
dialogo-dibattito con i presenti curiosi per sondare tutti gli anfratti
della memoria remota, ed in questo utile è stato l'intervento di
un esponente locale della fronda negazionista-revisionista, il quale
dopo aver elogiato Irving e tutto il mondo di quelli che scrivono libri
per sentito dire, ha tentato di imbarazzare il palco cercando di far
passare la solita storia della foiba dimenticata del "Bus dela Lum",
favola che da molto tempo cerca spazio nella storiografia seria.
Lorenzoni allontanando ogni dubbio, insieme all'Anpi di Belluno, ha
rinnovato la propria disponibilità a eseguire un ennesima
ricerca sul campo (come se non bastassero quelle già svolte nel
passato) e invitato i foibologi a presentare documenti e ricerche
serie, ma sopratutto vere .
Le guardie chiamate presumibilmente dalla sezione anpi per vigilare sul
corretto svolgimento senza interruzioni di provocatori non hanno dovuto
attendere molto: infatti a metà serata ha fatto capolino il
solito manipolo trevisano-pievigino di una quindicina di elementi
conosciutissimi, i quali, senza causare danno, hanno sloggiato in meno
di 5 minuti avendo visto che per loro non tirava aria.
l'anarchico vittoriese