Umanità Nova, n.36 del 18 ottobre 2009, anno 89

Dottori e buoni parenti...


I dottori e i buoni parenti alla fin fine faranno sì che l'umanità diventerà ottusa, che la mediocrità passerà per genio e la civiltà perirà.
Da Il monaco nero di Anton Cechov

La psichiatria è una disciplina che ha sempre garantito al potere un controllo coercitivo sui comportamenti degli individui, quando questi rischiano di ledere la morale, lo status sociale e familiare, le finalità di un sistema costruito sull'efficienza e la produttività. Se venissero aboliti i ricoveri coatti, si toglierebbe al business psichiatrico la maggior parte del suo potere d'intervento. Negli USA le case farmaceutiche investono ogni anno circa 5 miliardi di dollari in pubblicità sugli psicofarmaci; questo dato rimanda all'ammontare degli introiti sulle vendite e richiama l'attenzione su esperienze concrete di fragilità psicologica, dovute a cause contingenti o sociali, nelle quali il ricorso all'ansiolitico, piuttosto che all'antidepressivo, viene individuato come un supporto dapprima momentaneo e poi indispensabile per affrontare le difficoltà quotidiane, allontanando i soggetti dall'acquisizione di un equilibrio personale, obbligandoli inoltre a fare i conti con i danni fisiologici e la dipendenza che queste sostanze provocano. La rete relazionale di queste persone si comporrà di medici e amici compiacenti sulla necessità di continuare la cura: il rifiuto della terapia è una delle motivazioni del T.S.O. (trattamento sanitario obbligatorio).
La crisi economica sta garantendo alle multinazionali del farmaco un aumento del fatturato. Gli psichiatri agiscono anche coadiuvando le patologie neurologiche, garantendosi così una parvenza di scientificità medica; spesso le modalità di cura non cambiano, ma un conto è parlare di handicap genetici o di sindromi neurologiche degenerative (come l'Alzheimer), un conto ritenere che la depressione, la schizofrenia, l'iperattività ecc. siano patologie organiche. La sofferenza psichica non va negata ma se viene trasformata in una diagnosi, difficilmente la qualità dell'aiuto darà esiti positivi. La psichiatria, da quando esiste, definisce malati quei comportamenti che non rientrano nella normalità sancita da un codice culturale. I D.S.M. (manuali diagnostici delle malattie mentali) elencano le patologie modificandole a seconda delle esigenze sociali: anni fa l'omosessualità rientrava in questo elenco, adesso vi si inserisce la tendenza al gioco d'azzardo o l'infedeltà coniugale (ritenuta patologica soprattutto quando è la donna a commetterla): concetti culturali non medici. Non esistono test di laboratorio in grado di comprovare queste presunte patologie e allora perché ci dovremmo stupire quando a subire TSO psichiatrici sono persone che si ribellano allo sfratto o al licenziamento? Vi sono ricoveri coatti applicati a persone che stanno alzate la notte per studiare, denunciate da parenti o vicini di casa perché creerebbero disturbo. La reazione non dovrebbe essere di stupore, ma di denuncia sociale; non dovremmo accettare passivamente che individui vengano prelevati, ricoverati senza consenso e costretti alla contenzione chimica, privati della libertà e della volontà!
La psichiatria esiste per ledere la libertà di pensiero e di scelta, per sconvolgere la coscienza e garantire clienti alle case produttrici di farmaci e alle istituzioni coercitive: non vi è limite d'età, la psichiatria si occupa ormai dell'infanzia come della geriatria. Oltre ai TSO veri e propri vi sono altre subdole modalità per far assumere psicofarmaci. Negli USA, se i genitori si oppongono alle cure psichiatriche prescritte a un figlio, viene tolta loro la tutela; la psichiatrizzazione dell'infanzia viene applicata anche in accordo con le istituzioni scolastiche in molti paesi occidentali, compresa l'Italia. Nella maggior parte dei casi avviene che l'insegnante segnali allo psicologo scolastico le anomalie di comportamento manifestate da uno o più alunni; dove la didattica è incasellata in rigidi programmi formativi, in scansioni di tempo ristrette, in doverosi test di controllo, in classi numerose e carenti di supporti pedagogici (strumenti e risorse umane) e le difficoltà di relazione tra insegnanti e alunni potranno solo intensificarsi mentre si facilita l'individuazione dei cosiddetti "elementi di disturbo". Uno psicologo può aiutare a superare il conflitto, ma può ricorrere ad un altro esperto, il neuropsichiatra, che spesso certifica una depressione, un'iperattività, un disturbo bipolare ecc. Non esistono psicofarmaci ad uso specificatamente pediatrico, si dimezzano magari le dosi e numerose pubblicazioni scientifiche provano quanto siano dannosi per lo sviluppo neurovegetativo; inoltre quel bambino percepirà la propria diversità come un difetto e difficilmente acquisirà la capacità di poter scegliere in autonomia il futuro della propria esistenza. Esuberanza psicomotoria, scarso interesse alle lezioni scolastiche, carenza di concentrazione o di adeguamento a ritmi e tempi prefissati, difficoltà di socializzazione; tutte situazioni possibili, affrontabili sul piano della relazione educativa o affidate, con un'evidente scelta di deresponsabilità, in mani altrui.
Non a caso le neuroscienze si occupano ora dei comportamenti degli individui e dei gruppi sociali cercandone le cause genetiche. I risultati sono approssimativi perché i comportamenti risentono dei condizionamenti culturali: se ci fosse una base genetica si produrrebbero a prescindere dall'area geografica nella quale vive la persona oggetto dello studio. Sostenere che nel nostro DNA sia scritto che siamo predisposti a spendere bene i nostri soldi, ad essere fantasiosi, timidi, onesti, fedeli, tristi, vivaci, pazienti, leader o sudditi, presuppone non solo che questi concetti siano universali, ma anche che ogni persona abbia la possibilità di gestire le proprie scelte proporzionalmente ai bisogni e in contesti favorevoli. Ciò che si sta verificando a livello accademico è che le neuroscienze si sovrappongono alle scienze sociali (psicologia, pedagogia, sociologia, antropologia) relegandole ad un ruolo di supporto acritico.
Tutto ciò rappresenta una tendenza, un rischio che va considerato perché se un individuo non è rispettato per la capacità di scegliere, per la complessità e la diversità che esprime, si incentiva la speculazione sulle sofferenze causate dalle ingiustizie sociali, a prescindere che si scatenino in contesti familiari o in aree geografiche interessate dalle guerre.
La legge 180 in Italia cercò di arginare il danno provocato dalle istituzioni totali ma, nonostante buone sperimentazioni, non tolse agli psichiatri alcun potere; istituì il TSO che dovrebbe essere applicato per 7 giorni. Quando un familiare chiama il medico denunciando che un parente mostra comportamenti pericolosi per sé o altri, alla persona che subisce il TSO non viene data facoltà di esprimersi e viene allontanato da tutta la sua rete relazionale. In ogni caso è un abuso di potere che attualmente dev'essere convalidato da uno psichiatra dell'azienda sanitaria e dal sindaco.
Qualche anno fa la proposta di legge Burani-Procaccini tentò di riformare la L.180 per renderla più coercitiva e ora il centrodestra ci riprova con il ddl n° 348 (firmatari Valerio Carrara, Laura Bianconi e Ombretta Colli, tutti del P.d.L.) strutturato sull'intento di snellire la procedura e le proroghe del TSO che avrà una durata di 30 giorni, rendendolo possibile in enti extraospedalieri e alleggerendo il sistema delle garanzie, cioè rendendo inefficaci gli accorgimenti che attualmente possono impedirlo. Palese la volontà di privatizzare gli enti di igiene mentale.
Nella relazione introduttiva al ddl n° 348 si descrive il malato di mente soprattutto per la sua "incapacità ad esprimere sia un valido consenso sia un valido dissenso alla presa in carico terapeutica" e a "rapportarsi alla realtà"; si sottolinea poi che quando il controllo comportamentale dei pazienti è impossibile da ottenersi con le terapie, deve ottenersi in termini "custodialistici". Della serie: dove fallisce la chimica, torni la contenzione fisica.
La farsa diventa realtà, sulla scena rimangono gli attori che recitano senza improvvisazioni; chi disturba, o si dimostra inefficiente, è eliminato dallo spettacolo dell'uniformità indotta a ritmo di paure. Se si spengono i riflettori sulla sofferenza e l'irrazionalità vincerà la mercificazione dei sentimenti e l'annullamento di ogni desiderio.

chiara gazzola

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