Umanità Nova, n.36 del 18 ottobre 2009, anno 89

Difendere la razza... ma quale?


È da poco uscito per i tipi di Sensibili alle foglie il libro di Nicoletta Poidimani Difendere la "razza". Un libro utile ed attuale, e non certo per banali considerazioni metaforiche tra il Duce e il Cavaliere che tanto sono di moda attualmente tra le "democratiche" opposizioni parlamentari.
Sin dal titolo l'urgenza di relazionare termini quali "razza" e "politiche sessuali" rimanda alla quotidianità, agli stupri ormai sempre più "etnicizzati" per rimuoverne lo storico ambito familiare di appartenenza, e agli appelli fascisti a preservare la casta integrità italiana contro lo stupratore immigrato pronto a violarla. Un esercito di patrioti, spesso e volentieri stupratori delle "proprie" donne, pronti a difendere il sangue, il suolo e la vergine tricolorata.
Nell'indagine di Nicoletta sulla conquista mussoliniana dell'Africa ricorrono gli stessi indici culturali, in un contesto storico profondamente mutato, ma che ancora oggi sembra "soffrire" il rifiuto del meticciato.
L'analisi storica prende le mosse dal dibattito sulle politiche coloniali del giovane Stato unitario italiano, rievocandone alcuni protagonisti - oggi definiti eroi liberali – come Sonnino, preoccupato del "dissanguamento" della patria per i molti emigranti (quindi per i molti profitti) finiti all'estero, e convinto della necessità immediata di offrire loro la terra promessa cercata altrove.
Se la nascita dell'Italia come nazione rende possibile una politica imperialista – seppure un po' stracciona – e pone all'ordine del giorno la politica coloniale, di pari passo si svolge il simmetrico dibattito sull'inferiorizzazione post-unitaria del Meridione. Inizia così ad approfondirsi il problema dell'omogeneità e della purezza della "razza". Concetto antico ma, notoriamente, di difficile definizione, nella sua accezione moderna deve offrire la capacità di "classificare", quindi di "gerarchizzare" la natura umana in modo scientifico. Il positivismo consente quindi alla "razza" di usufruire di una ideologia sistematica per diventare ben presto norma statale e principio amministrativo. Sembra incredibile che un concetto astrattamente indeterminato e metafisico come "la razza" possa essere stato, per gli studi accademici tra il XIX e la prima metà del secolo XX, uno dei laboratori interdisciplinari più fecondi. A definire (senza riuscirci e disattendendo uno dei principi cardine delle scienze, l'universalità come presupposto di verità) il concetto di "razza" contribuiranno la linguistica, la craniologia, l'anatomia, la criminologia, la storia  ma anche l'antropologia, la teologia, la sociologia, l'economia, la demografia (disciplina largamente sviluppata, guarda caso, nel fascismo), ecc.
Impossibile recuperare un benché minimo senso di omogeneità all'ambizione più grande dello scientismo razziale, ed i veri problemi – emersi dalla precisa analisi del libro di Nicoletta – nascono quando si cerca di legiferare e imporre un'astrazione indeterminata come la "razza" su corpi storicamente determinati.
Le contraddizioni più grandi saranno rese evidenti dal pasticcio cultur-prop mussoliniano di forgiare italiani produttivi e riproduttivi e italiane madri infaticabili. Si avrà subito - nel mito coloniale costruito ad arte per offrire ai tanti braccianti privi di terra la possibilità immediata di diventare "proprietari" - uno strappo ideologico lacerante tra l'iniziale sensuale conquista della terra vergine (non a caso definita come una pagina di "porno-tropic tradition" da Anne McClintock), e il successivo pericolo del meticciato.
Il regime tenterà quindi di trasformare l'iniziale promessa della Vergine nera, ipersessualizzata, pronta ad essere conquistata (qualsiasi cosa questo potesse significare), nella sua riduzione a schiava, invisibile alterità meno che oggettiva, portatrice sana o malata di sifilide, priva di qualunque voce giuridica. Si giungerà a perseguire penalmente i maschi italiani conviventi con donne africane, e un'aggravante determinante per la condanna sarà la manifestazione dell'affectio maritalis, in ossequio agli ordini perentori di mussoliniana virilità procreativa e virtù paterna. Nella sostanza per le donne si apriranno le porte dello sfruttamento sessuale e dello stupro, quando non riusciranno a usare a proprio favore la legge contro i rapporti di "indole coniugale" come strumento di resistenza alla violenza e alla schiavitù sessuale.
Quindi difendere il "meticciato" è impossibile, pena la perdita di "senso" del colonialismo, fondato su un'invalicabile e irriducibile distinzione tra colonialista e colonizzato: differenza razziale farcita inesorabilmente di conseguenti differenze di genere e classe, italiani colonialisti e africane colonizzate, italiani proprietari e africani-e espropriati delle proprie terre.
Se questo intreccio di "razza", sesso e genere parla un linguaggio conosciuto ancora oggi, significa che i dispositivi di controllo del conflitto e della produzione-riproduzione agiscono ancora su e contro gli stessi soggetti: migranti, donne, colpevoli di essere poveri-e.
Solo un sadico potrebbe divertirsi, in periodo di recessione, ad insistere nel legare il diritto di esistenza (chiamato permesso di soggiorno) ad un contratto di lavoro, foglio ormai sconosciuto anche ai nativi e ancor più alle native del Belpaese.
L'estrema attualità ed urgenza dell'analisi di Nicoletta va forse oltre i contenuti storici del libro, e risiede nell'aver offerto spunti fecondi di approfondimento a chi ancora riesce a leggere il passato in ciò che ha di fronte, e di farlo senza facili e opportunistiche sovrapposizioni, utili a salvare la barbarie quando ha un diverso copyright.
Per dirla con le sue parole: «che gli italiani in colonia facessero della "coscienza di razza" una "seconda natura" ne garantiva ciò che Foucault definisce "governamentalità", cioè l'interdipendenza tra le tecnologie del dominio sugli altri e le tecnologie del sé».
Se il fascismo è anche un "metodo" di controllo, oltre che di repressione, non possiamo che offrire i nostri metodi di "indigenamento" e "insabbiamento" per meticciare ogni più piccolo ambito di conflitto e autodifesa.

Margue.

Nicoletta Poidimani, «Difendere la "razza". Identità razziale e politiche sessuali nel progetto imperiale di Mussolini», Ed. Sensibili alle foglie, 2009, 208 pagine, Euro 16.

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