Umanità Nova, n.36 del 18 ottobre 2009, anno 89

Bel lAvoro


A cura della Commissione Lavoro della Federazione Anarchica Milanese
bel-lavoro@federazioneanarchica.org


Alstom.Tre manager in ostaggio

Colleferro (Roma) martedì 6 ottobre 2009 - Alla Alstom, società dell'omonimo gruppo   francese che in Italia si occupa di costruzione e ultimamente anche della manutenzione di treni, accade finalmente il fattaccio, quello che l'establishment (politico, sindacale ecc.) teme sopra ogni cosa. Il sequestro del manager. La società opera nel settore delle costruzioni ferroviarie da ben 70 anni ed è passata negli anni in mani diverse, finché nel 2003 è stata ceduta dalla Fiat Ferroviara alla francese Alstom la quale - come accade in questi casi – aveva inizialmente annunciato il rilancio, con il passaggio dalla costruzione dei treni alla loro manutenzione.
Tutto bene, finché le commesse statali hanno iniziato a scemare e, di conseguenza, è partita l'emorragia del personale, sceso in pochi anni da circa 350 unità alle attuali 150, mentre i primi a perdere il lavoro sono stati – come al solito - i precari.
Martedì 6, alla notizia che la società è destinata a chiudere in pochi mesi per la mancanza di ulteriori commesse statali, i lavoratori hanno deciso di entrare in sciopero e di fare un presidio davanti alla fabbrica, impedendo a chiunque, anche ai manager, di uscirne.
"Non è che li abbiamo sequestrati: abbiamo detto qui non esce nessuno se non abbiamo risposte concrete" Così si sono espressi a caldo gli operai della Alstom; in fondo -  come tanti nelle stesse condizioni - hanno fatto l'unica cosa che potesse in qualche modo richiamare l'attenzione su di loro e quindi sbloccare la situazione, salvando 150 posti di lavoro "Se si fa un atto eclatante ti danno ascolto (...) A comportarsi bene non si arriva da nessuna parte". E la cosa è evidentemente riuscita, tanto che il 16 ottobre prossimo al ministero per le Attività produttive si aprirà il tavolo per creare un polo pubblico-privato nazionale per le manutenzioni.  
Se la vicenda di Colleferro sembra ora destinata a risolversi, resta però il risvolto grottesco della faccenda, ovvero il successivo balletto di dichiarazioni da parte di TUTTI i soggetti che sono entrati nella vicenda: sindacati, governo, autorità pubbliche locali e polizia, tutti accomunati nello smentire categoricamente che si possa essere trattato di un caso di sequestro, senza accorgersi che – al contrario – i fatti stessi li smentiscono, facendoli sprofondare nel ridicolo.
Ben vengano quindi altri episodi come quello della Alstom.

A Palermo operai in piazza

Non brillano di fantasia i padroni italiani: la crisi impazza, le commesse calano, la "riorganizzazione della produzione" diventa l'imperativo categorico. Riorganizzazione della produzione è un modo elegante per dire chiusura di stabilimenti, licenziamenti, danni esistenziali. E chi se ne frega se ci vanno di mezzo più di 200 persone, con relative famiglie, spinte nel dramma e nella disperazione. La settimana scorsa, a Palermo, gli operai della Keller di Carini sono scesi in piazza per protestare e per un'intera mattinata hanno manifestato in piazza Indipendenza, di fronte alla sede del consiglio regionale. Una bella notizia la solidarietà che hanno avuto da studenti, militanti dei centri sociali e soprattutto da altre fabbriche che nella zona vivono la medesima situazione. Accanto a loro, infatti, sono scesi in piazza anche gli operai dei cantieri navali che hanno di fronte a sé lo spettro, per il 2010, del blocco totale della produzione, e quelli della Setesi, un'altra azienda a rischio di forte ridimensionamento. Sarà banale dire che l'unione fa la forza ma, nella disperazione di chi rischia di perdere tutto, sapere che finalmente si comincia a prendere coscienza che la crisi è la stessa e medesimi sono i padroni, è una buona notizia.
 

A Roma si mobilitano i precari della scuola

C'è subbuglio nelle scuole italiane. Riscatto e dignità sono le parole d'ordine che più di tutte stanno in questo periodo usando i precari che non vogliono arrendersi: per loro stessi, per difendere il loro lavoro e perché la scuola è un bene di tutti. Lo scorso 3 ottobre hanno manifestato contro i licenziamenti di massa e i tagli operati da questo governo, Ma mentre il Coordinamento Precari Scuola nazionale ha scelto di far confluire il proprio spezzone in quello sulla "libertà" di stampa svoltasi a Roma, il coordinamento di Salerno ha voluto proseguire e far terminare la protesta di fronte al ministero dell'istruzione. Una scelta di autonomia e indipendenza (da partiti, sindacati complici... e giornali) finalizzata ad affermare la centralità della battaglia dei precari della scuola e tesa a ribadire la necessità della lotta contro le politiche antisociali. I sindacati del Patto di Base hanno condiviso e appoggiato questa decisione, ritenendola una tappa importante in vista dello sciopero generale del 23 ottobre.

La fabbrica dei tubi licenzia in Italia e all'estero

La Dalmine Tenaris ha annunciato pesantissimi tagli di mano d'opera: saranno cancellati 1.024 posti di lavoro su un totale di 2.814 occupati in Italia su 5 stabilimenti; 717 nel solo stabilimento alle porte di Bergamo su un totale di 2.218 lavoratori. Una mannaia che si abbatterà a cascata sull'indotto bruciando altri posti di lavoro. Ogni anno da questo stabilimento uscivano 95.000 tonnellate di tubi di acciaio per l'industria.
Nella vicina fabbrica del gruppo a Costa Volpino sono annunciati 119 esuberi su 247, mentre è stata comunicata la chiusura dello stabilimento di Piombino che occupa 124 dipendenti.
Venerdì 2 ottobre la Dalmine di Bergamo ha scioperato per l'intera giornata e un centinaio di lavoratori sono andati a protestare dal sindaco. Il 13 ottobre sono i lavoratori di Costa Volpino a scioperare per l'intera giornata.  "È inaccettabile – dicono i lavoratori – soprattutto se si considera che la multinazionale sta facendo ingenti profitti."
La Tenaris è una multinazionale che ha stabilimenti oltre che in Italia, in Argentina, Canada, Brasile, Romania, Stati Uniti e Colombia.
Tenaris ha un fatturato annuale di 10 miliardi di dollari e 23 mila dipendenti. Nel 2008 ha chiuso con ricavati netti di +21%. Qualche flessione di margini di guadagno conseguenti alla crisi non giustifica questo attacco occupazionale ai danni dei lavoratori che degli ingenti profitti sono stati i fautori: "Molti lavoratori con contratto a tempo determinato in Argentina hanno visto i loro contratti annullati. Lavoratori permanenti in Canada sono stati sospesi dalla attività. Lavoratori in Romania stanno ricevendo il 75% del loro salario per i giorno non lavorati nel primo trimestre per calo produzione. Lavoratori permanenti in Italia sono in cassa integrazione a rotazione e i lavoratori a tempo determinato si sono visti rinviare l'assunzione a tempo indeterminato. Ed ora questi gravi tagli occupazionali."
Alla fine di agosto è stato minacciato di morte Jairo del Rio, presidente del nuovo sindacato di Tenaris Colombia. Dopo il tentativo, respinto con la mobilitazione dei lavoratori, di licenziare 8 attivisti sindacali nei mesi scorsi, ora si aggiunge questa gravissima minaccia. Una minaccia di morte molto preoccupante visto i precedenti dell'assassinio di migliaia di sindacalisti in Columbia negli ultimi anni.
Attenti padroni che la disperazione può essere... buona consigliera.

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