A cura della Commissione Lavoro della Federazione Anarchica Milanese
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Colleferro (Roma) martedì 6 ottobre 2009 - Alla Alstom,
società dell'omonimo gruppo francese che in Italia
si occupa di costruzione e ultimamente anche della manutenzione di
treni, accade finalmente il fattaccio, quello che l'establishment
(politico, sindacale ecc.) teme sopra ogni cosa. Il sequestro del
manager. La società opera nel settore delle costruzioni
ferroviarie da ben 70 anni ed è passata negli anni in mani
diverse, finché nel 2003 è stata ceduta dalla Fiat
Ferroviara alla francese Alstom la quale - come accade in questi casi –
aveva inizialmente annunciato il rilancio, con il passaggio dalla
costruzione dei treni alla loro manutenzione.
Tutto bene, finché le commesse statali hanno iniziato a scemare
e, di conseguenza, è partita l'emorragia del personale, sceso in
pochi anni da circa 350 unità alle attuali 150, mentre i primi a
perdere il lavoro sono stati – come al solito - i precari.
Martedì 6, alla notizia che la società è destinata
a chiudere in pochi mesi per la mancanza di ulteriori commesse statali,
i lavoratori hanno deciso di entrare in sciopero e di fare un presidio
davanti alla fabbrica, impedendo a chiunque, anche ai manager, di
uscirne.
"Non è che li abbiamo sequestrati: abbiamo detto qui non esce
nessuno se non abbiamo risposte concrete" Così si sono espressi
a caldo gli operai della Alstom; in fondo - come tanti nelle
stesse condizioni - hanno fatto l'unica cosa che potesse in qualche
modo richiamare l'attenzione su di loro e quindi sbloccare la
situazione, salvando 150 posti di lavoro "Se si fa un atto eclatante ti
danno ascolto (...) A comportarsi bene non si arriva da nessuna parte".
E la cosa è evidentemente riuscita, tanto che il 16 ottobre
prossimo al ministero per le Attività produttive si
aprirà il tavolo per creare un polo pubblico-privato nazionale
per le manutenzioni.
Se la vicenda di Colleferro sembra ora destinata a risolversi, resta
però il risvolto grottesco della faccenda, ovvero il successivo
balletto di dichiarazioni da parte di TUTTI i soggetti che sono entrati
nella vicenda: sindacati, governo, autorità pubbliche locali e
polizia, tutti accomunati nello smentire categoricamente che si possa
essere trattato di un caso di sequestro, senza accorgersi che – al
contrario – i fatti stessi li smentiscono, facendoli sprofondare nel
ridicolo.
Ben vengano quindi altri episodi come quello della Alstom.
Non brillano di fantasia i padroni italiani: la crisi impazza, le
commesse calano, la "riorganizzazione della produzione" diventa
l'imperativo categorico. Riorganizzazione della produzione è un
modo elegante per dire chiusura di stabilimenti, licenziamenti, danni
esistenziali. E chi se ne frega se ci vanno di mezzo più di 200
persone, con relative famiglie, spinte nel dramma e nella disperazione.
La settimana scorsa, a Palermo, gli operai della Keller di Carini sono
scesi in piazza per protestare e per un'intera mattinata hanno
manifestato in piazza Indipendenza, di fronte alla sede del consiglio
regionale. Una bella notizia la solidarietà che hanno avuto da
studenti, militanti dei centri sociali e soprattutto da altre fabbriche
che nella zona vivono la medesima situazione. Accanto a loro, infatti,
sono scesi in piazza anche gli operai dei cantieri navali che hanno di
fronte a sé lo spettro, per il 2010, del blocco totale della
produzione, e quelli della Setesi, un'altra azienda a rischio di forte
ridimensionamento. Sarà banale dire che l'unione fa la forza ma,
nella disperazione di chi rischia di perdere tutto, sapere che
finalmente si comincia a prendere coscienza che la crisi è la
stessa e medesimi sono i padroni, è una buona notizia.
C'è subbuglio nelle scuole italiane. Riscatto e
dignità sono le parole d'ordine che più di tutte stanno
in questo periodo usando i precari che non vogliono arrendersi: per
loro stessi, per difendere il loro lavoro e perché la scuola
è un bene di tutti. Lo scorso 3 ottobre hanno manifestato contro
i licenziamenti di massa e i tagli operati da questo governo, Ma mentre
il Coordinamento Precari Scuola nazionale ha scelto di far confluire il
proprio spezzone in quello sulla "libertà" di stampa svoltasi a
Roma, il coordinamento di Salerno ha voluto proseguire e far terminare
la protesta di fronte al ministero dell'istruzione. Una scelta di
autonomia e indipendenza (da partiti, sindacati complici... e giornali)
finalizzata ad affermare la centralità della battaglia dei
precari della scuola e tesa a ribadire la necessità della lotta
contro le politiche antisociali. I sindacati del Patto di Base hanno
condiviso e appoggiato questa decisione, ritenendola una tappa
importante in vista dello sciopero generale del 23 ottobre.
La Dalmine Tenaris ha annunciato pesantissimi tagli di mano d'opera:
saranno cancellati 1.024 posti di lavoro su un totale di 2.814 occupati
in Italia su 5 stabilimenti; 717 nel solo stabilimento alle porte di
Bergamo su un totale di 2.218 lavoratori. Una mannaia che si
abbatterà a cascata sull'indotto bruciando altri posti di
lavoro. Ogni anno da questo stabilimento uscivano 95.000 tonnellate di
tubi di acciaio per l'industria.
Nella vicina fabbrica del gruppo a Costa Volpino sono annunciati 119
esuberi su 247, mentre è stata comunicata la chiusura dello
stabilimento di Piombino che occupa 124 dipendenti.
Venerdì 2 ottobre la Dalmine di Bergamo ha scioperato per
l'intera giornata e un centinaio di lavoratori sono andati a protestare
dal sindaco. Il 13 ottobre sono i lavoratori di Costa Volpino a
scioperare per l'intera giornata. "È inaccettabile –
dicono i lavoratori – soprattutto se si considera che la multinazionale
sta facendo ingenti profitti."
La Tenaris è una multinazionale che ha stabilimenti oltre che in
Italia, in Argentina, Canada, Brasile, Romania, Stati Uniti e Colombia.
Tenaris ha un fatturato annuale di 10 miliardi di dollari e 23 mila
dipendenti. Nel 2008 ha chiuso con ricavati netti di +21%. Qualche
flessione di margini di guadagno conseguenti alla crisi non giustifica
questo attacco occupazionale ai danni dei lavoratori che degli ingenti
profitti sono stati i fautori: "Molti lavoratori con contratto a tempo
determinato in Argentina hanno visto i loro contratti annullati.
Lavoratori permanenti in Canada sono stati sospesi dalla
attività. Lavoratori in Romania stanno ricevendo il 75% del loro
salario per i giorno non lavorati nel primo trimestre per calo
produzione. Lavoratori permanenti in Italia sono in cassa integrazione
a rotazione e i lavoratori a tempo determinato si sono visti rinviare
l'assunzione a tempo indeterminato. Ed ora questi gravi tagli
occupazionali."
Alla fine di agosto è stato minacciato di morte Jairo del Rio,
presidente del nuovo sindacato di Tenaris Colombia. Dopo il tentativo,
respinto con la mobilitazione dei lavoratori, di licenziare 8 attivisti
sindacali nei mesi scorsi, ora si aggiunge questa gravissima minaccia.
Una minaccia di morte molto preoccupante visto i precedenti
dell'assassinio di migliaia di sindacalisti in Columbia negli ultimi
anni.
Attenti padroni che la disperazione può essere... buona consigliera.