Umanità Nova, n.36 del 18 ottobre 2009, anno 89

brevi dal mOndo


A cura di Raffaele

Turchia: No FMI. Arresti, feriti e un morto

Istanbul, 6 ottobre. Migliaia di persone sono scese in piazza contro il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, riuniti nella capitale turca per l'assemblea annuale. Da un parte sindacati e partiti di sinistra danno vita a un presidio, dall'altra in mille formano un corteo diretto a impedire lo svolgimento del vertice. Dopo una pausa in cui manifestanti e polizia si fronteggiano, gli agenti antisommossa caricano il corteo e iniziano la caccia all'uomo nelle vie e nei vicoli, usando gas lacrimogeni e cannoni ad acqua, ma in diversi casi anche sparando. Durante le cariche un passante di 55 anni viene colto da infarto e muore durante il trasporto in ospedale. Il numero dei feriti tra i manifestanti è imprecisato ma gli arresti sono cento. Il giorno successivo si susseguono manifestazioni e cariche della polizia. Alcune vetrine di banche vengono mandate in frantumi. Circa venti persone vengono arrestate.

Fonti:
http://istanbul.indymedia.org
www.ainfos.ca

Grecia: Exarchia sotto assedio

All'alba del 9 ottobre circa 400 poliziotti, alcuni in borghese, alcuni dei reparti speciali, fanno irruzione nel quartiere di Exarchia, Atene. Invadono le case occupate e le sedi anarchiche, perquisiscono, arrestano diversi compagni. Tutto ciò per "vendicare" un'azione compiuta il giorno prima: alcuni ignoti avevano compiuto un veloce passaggio in uno dei quartieri in di Atene, rompendo vetrine di banche e vetri di auto di lusso e lasciando volantini per protestare contro l'arresto di quattro giovani anarchici accusati di far parte del gruppo "Cospirazione delle Cellule di Fuoco" ("Conspiracy of the Cells of Fire") e di aver compiuto diversi attentati dimostrativi negli ultimi mesi. In seguito all'arresto il gruppo aveva fatto uscire un comunicato in cui si prendeva la responsabilità delle azioni compiute e scagionava i quattro, che attualmente sono ancora in carcere in attesa del processo. L'invasione poliziesca sembra però più un modo, da parte del nuovo governo socialista, di mostrare il pugno di ferro contro il movimento anarchico e di tenersi buona l'opinione pubblica moderata.

Fonti:
www.occupiedlondon.org/blog
http://athens.indymedia.org

Grecia: Immigrato ucciso di botte dalla polizia e dalle leggi razziste

Era la notte del 26 settembre. Quindici poliziotti fanno irruzione nella casa di un immigrato pachistano nel sobborgo di Nikaia. Mohammad Atif Kamran era sospettato di aver picchiato un bambino. I vicini di casa raccontano di aver assistito ad una scena terribile. Il giovane è stato trascinato a forza per le scale e la sua testa ha picchiato su tutti gli scalini di accesso all'abitazione. La locale stazione di polizia diventa una camera di tortura. Legato mani e piedi è stato picchiato selvaggiamente e sottoposto a scariche elettriche per due giorni. Il secondo giorno l'uomo che aveva inizialmente accusato Kamran dichiara di non riconoscerlo e sostiene che la polizia ha arrestato la persona sbagliata. La famiglia e i vicini del ragazzo, pur sapendo delle torture inflittegli dalla polizia, non hanno osato portarlo in ospedale, perché Kamran era senza documenti. La legge nega ai "clandestini" l'accesso alle cure mediche. Il 9 ottobre il ragazzo è morto. Il 10 ottobre centinaia di manifestanti hanno marciato verso il commissariato di Nikaia ad Atene, accusando di omicidio la polizia.
Mohammad Atif Kamran è la prima vittima della Grecia socialista. Ucciso dalla polizia e dalle leggi che rendono illegale un uomo senza carte. Nell'Europa dei muri e delle gabbie un episodio normale, quasi banale. La banalità del male.

Fonti:
FAI Torino
http://www.occupiedlondon.org/blog/

Danimarca: basta parlare, tiriamola giù!

Sabato 26 settembre circa 2000 attivisti ecologisti sono partiti in corteo dal quartiere autogestito di Christiania e si sono diretti verso la centrale a carbone Amagerværket di Copenaghen. Gli organizzatori avevano annunciato pubblicamente che avrebbero invaso la centrale, per rendere visibile a tutti il devastante inquinamento prodotto. Lo slogan è Stop talking, Shut it down! Quando i diversi spezzoni giungono a pochi metri dai cancelli, vengono caricati dalla polizia, ma molte persone riescono comunque ad aggirare i blocchi e entrare nel campo che circonda l'edificio. A quel punto arrivano diversi blindati della polizia e gli scontri si spostano all'interno del perimetro della centrale. Dopo diverse ore, i poliziotti riescono a trascinare gli ultimi attivisti, che stavano facendo resistenza passiva, all'esterno. In tutto gli arresti sono 150.

Fonti:
http://shutitdown.dk
www.climate-justice-action.org
www.modkraft.dk

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