A cura di Raffaele
Istanbul, 6 ottobre. Migliaia di persone sono scese in piazza contro
il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, riuniti nella
capitale turca per l'assemblea annuale. Da un parte sindacati e partiti
di sinistra danno vita a un presidio, dall'altra in mille formano un
corteo diretto a impedire lo svolgimento del vertice. Dopo una pausa in
cui manifestanti e polizia si fronteggiano, gli agenti antisommossa
caricano il corteo e iniziano la caccia all'uomo nelle vie e nei
vicoli, usando gas lacrimogeni e cannoni ad acqua, ma in diversi casi
anche sparando. Durante le cariche un passante di 55 anni viene colto
da infarto e muore durante il trasporto in ospedale. Il numero dei
feriti tra i manifestanti è imprecisato ma gli arresti sono
cento. Il giorno successivo si susseguono manifestazioni e cariche
della polizia. Alcune vetrine di banche vengono mandate in frantumi.
Circa venti persone vengono arrestate.
Fonti:
http://istanbul.indymedia.org
www.ainfos.ca
All'alba del 9 ottobre circa 400 poliziotti, alcuni in borghese,
alcuni dei reparti speciali, fanno irruzione nel quartiere di Exarchia,
Atene. Invadono le case occupate e le sedi anarchiche, perquisiscono,
arrestano diversi compagni. Tutto ciò per "vendicare" un'azione
compiuta il giorno prima: alcuni ignoti avevano compiuto un veloce
passaggio in uno dei quartieri in di Atene, rompendo vetrine di banche
e vetri di auto di lusso e lasciando volantini per protestare contro
l'arresto di quattro giovani anarchici accusati di far parte del gruppo
"Cospirazione delle Cellule di Fuoco" ("Conspiracy of the Cells of
Fire") e di aver compiuto diversi attentati dimostrativi negli ultimi
mesi. In seguito all'arresto il gruppo aveva fatto uscire un comunicato
in cui si prendeva la responsabilità delle azioni compiute e
scagionava i quattro, che attualmente sono ancora in carcere in attesa
del processo. L'invasione poliziesca sembra però più un
modo, da parte del nuovo governo socialista, di mostrare il pugno di
ferro contro il movimento anarchico e di tenersi buona l'opinione
pubblica moderata.
Fonti:
www.occupiedlondon.org/blog
http://athens.indymedia.org
Era la notte del 26 settembre. Quindici poliziotti fanno irruzione
nella casa di un immigrato pachistano nel sobborgo di Nikaia. Mohammad
Atif Kamran era sospettato di aver picchiato un bambino. I vicini di
casa raccontano di aver assistito ad una scena terribile. Il giovane
è stato trascinato a forza per le scale e la sua testa ha
picchiato su tutti gli scalini di accesso all'abitazione. La locale
stazione di polizia diventa una camera di tortura. Legato mani e piedi
è stato picchiato selvaggiamente e sottoposto a scariche
elettriche per due giorni. Il secondo giorno l'uomo che aveva
inizialmente accusato Kamran dichiara di non riconoscerlo e sostiene
che la polizia ha arrestato la persona sbagliata. La famiglia e i
vicini del ragazzo, pur sapendo delle torture inflittegli dalla
polizia, non hanno osato portarlo in ospedale, perché Kamran era
senza documenti. La legge nega ai "clandestini" l'accesso alle cure
mediche. Il 9 ottobre il ragazzo è morto. Il 10 ottobre
centinaia di manifestanti hanno marciato verso il commissariato di
Nikaia ad Atene, accusando di omicidio la polizia.
Mohammad Atif Kamran è la prima vittima della Grecia socialista.
Ucciso dalla polizia e dalle leggi che rendono illegale un uomo senza
carte. Nell'Europa dei muri e delle gabbie un episodio normale, quasi
banale. La banalità del male.
Fonti:
FAI Torino
http://www.occupiedlondon.org/blog/
Sabato 26 settembre circa 2000 attivisti ecologisti sono partiti in
corteo dal quartiere autogestito di Christiania e si sono diretti verso
la centrale a carbone Amagerværket di Copenaghen. Gli
organizzatori avevano annunciato pubblicamente che avrebbero invaso la
centrale, per rendere visibile a tutti il devastante inquinamento
prodotto. Lo slogan è Stop talking, Shut it down! Quando i
diversi spezzoni giungono a pochi metri dai cancelli, vengono caricati
dalla polizia, ma molte persone riescono comunque ad aggirare i blocchi
e entrare nel campo che circonda l'edificio. A quel punto arrivano
diversi blindati della polizia e gli scontri si spostano all'interno
del perimetro della centrale. Dopo diverse ore, i poliziotti riescono a
trascinare gli ultimi attivisti, che stavano facendo resistenza
passiva, all'esterno. In tutto gli arresti sono 150.
Fonti:
http://shutitdown.dk
www.climate-justice-action.org
www.modkraft.dk