Si moltiplicano i sintomi che segnalano il superamento del punto di
minimo della fase recessiva. Qualcuno, forse con un ottimismo un po'
anticipato, ha concluso che stiamo per uscire dalla crisi. La fase
congiunturale che si sta aprendo in questo autunno del 2009 sarà
particolarmente dolorosa per le classi sociali meno agiate. La
disoccupazione, conseguente alla chiusura di numerose aziende,
continuerà a mordere sempre più a fondo i lavoratori. La
diminuzione della quota di reddito percepito dai ceti produttivi si
tradurrà in una stagnazione dei consumi interni che
penalizzeranno anche le imprese rimaste in attività. Il rischio
di un avvitamento di tali andamenti non è stato ancora
scongiurato.
Nel frattempo, per la prima volta nella storia italiana, chi ha
acquistato dei titoli di Stato (i Bot trimestrali offerti in asta il 10
settembre) ha dovuto accollarsi un rendimento netto negativo. Proprio
così. Il risparmiatore che ha prestato al governo italiano mille
euro ne otterrà, alla scadenza, 999! È la conseguenza di
un rendimento lordo dello 0,385% cui vengono detratte le imposte e le
commissioni dovute alla banca. Torna in auge il vecchio suggerimento
popolare di tenere il denaro contante sotto il materasso. Un bel
problema per le persone che, volendo evitare investimenti rischiosi,
cercano di difendere i propri sudati risparmi dall'inflazione.
Ben diversi si presentano i risultati conseguiti dalle grandi banche
che, nel secondo trimestre di quest'anno, hanno archiviato bilanci con
ricavi enormi: 32 miliardi di dollari per Bank of America, quasi 30
miliardi per Citigroup, 25 miliardi per JP Morgan, Goldman Sachs poco
meno di 14 miliardi, etc. La prima considerazione riguarda la natura di
questi profitti: secondo i calcoli di «Analisi mercati
finanziari» del Sole 24 Ore, in media, il 59% dei ricavi ottenuti
dalle grandi banche derivano da attività di trading, dividendi e
commissioni. "Insomma: le banche mondiali assomigliano oggi più
a fondi che a istituzioni creditizie. Più che finanziare imprese
e famiglie, speculano sui mercati."(1) Non vi è dubbio che gli
investimenti fatti dalle banche si siano rivelati molto più
redditizi di quelli del piccolo risparmiatore che acquista Bot. Si
tratta di abilità da parte degli istituti di credito o
c'è qualche elemento sistematico che sta aiutando le banche
nella loro performance reddituale?
Nell'arco degli ultimi dodici mesi, per fronteggiare il possibile
collasso finanziario, le banche centrali hanno immesso sui mercati
interbancari titanici flussi di liquidità a tassi di interesse
da saldi di fine stagione. Tutto questo denaro a basso costo in
circolazione ha permesso la ripresa di ogni tipo di mercato
finanziario: obbligazionario, azionario e delle materie prime. Banche
soprattutto, ma anche compagnie di assicurazioni e hedge fund non si
sono fatti sfuggire l'occasione per rifarsi i conti. "Le banche –
testimoniano ormai tutti gli operatori – approfittano dei tassi a breve
termine bassissimi per realizzare guadagni quasi
«automatici» sul mercato dei titoli di Stato. Basta
prendere in prestito soldi dalla Bce (pagando l'1%) e comprare un
titolo di Stato tedesco biennale (che ieri rendeva l'1,21%) per
guadagnarci con rischi minimi."(2) Beh, non è male.
Purtroppo queste regole del gioco valgono solo per le grandi banche e
non per i piccoli risparmiatori.
È suggestivo osservare che le manovre poste in essere dalle
autorità pubbliche, invece di sanzionare gli istituti di
credito, in buona parte responsabili della genesi della crisi attuale,
consentano loro di tornare a fare affari come se non fosse successo
nulla. Questo meccanismo dell'indebitamento a breve per investire a
lungo termine alla ricerca di profitto è il fattore fondamentale
sulla base del quale l'economista Hyman Minsky, uno dei più
originali interpreti della lezione keynesiana, sosteneva che il sistema
bancario opera costantemente in regime di speculazione.
Una marcata accentuazione della componente speculativa delle
attività tipiche del settore creditizio, proprio all'indomani di
un tracollo che solo grazie alle migliaia di miliardi di euro stanziate
dai governi di tutto il mondo (con il denaro dei contribuenti) non si
è trasformato nel definitivo collasso del sistema finanziario
globale, appare quanto meno avventata. Anche alla luce della fase
recessiva che, seppur in attenuazione, è tutt'ora in atto.
Si stanno gettando le basi del crollo prossimo venturo?
Toni Iero
Tratto da Cenerentola, n.117
1 Morya Longo, Dalla speculazione il 59% degli utili per le banche, Il Sole 24 Ore, 11 settembre 2009
2 Ibid.