Umanità Nova, n.37 del 25 ottobre 2009, anno 89

La nuova classe operaia


Si è svolta, sabato scorso, la manifestazione nazionale antirazzista indetta da un ampio cartello alla quale hanno aderito un centinaio di sigle. Oltre centomila erano i partecipanti (200.000 per gli organizzatori) con una presenza molto significativa di associazioni di immigrati.
Nonostante alcune ambiguità nella piattaforma che hanno lasciato ampio spazio a partiti ex - governativi e sindacati concertativi la manifestazione del 17 ottobre 2009 è stata un'occasione per riaffermare la questione migrante in Italia e come questa questione non possa essere risolta attraverso le politiche securitarie e segregazioniste di questo come dei governi precedenti.
Non tutti gli antirazzisti sono andati a Roma proprio per le ambiguità di cui sopra.
Non possiamo dimenticare che i partiti della "sinistra radicale" hanno avallato la legge Turco-Napolitano che, è bene ricordarlo, è quella che ha istituito i CPT oggi trasformati in CIE dal decreto Maroni-Pacchetto Sicurezza.
Quindi non c'è da abolire solo la Bossi-Fini.
Non possiamo dimenticare che la CGIL ha avallato le politiche di cui sopra e ha sostenuto i livelli differenziali della contrattazione, facendo opposizione di facciata alle gabbie salariali ma accettando in pieno (nella concertazione) le gabbie etnico-razziali.
Che dire poi di personaggi come Franceschini e altri che vanno a queste manifestazioni a caccia di voti da usare per nuove leggi classiste e razziste.
Non l'abbiamo ripreso per intero (per la solita tirannia dello spazio) ma circola un "bel" manifesto del PD di Ponticelli (NA) che vuole lo sgombero dei campi Rom.
Questo per spiegare il perché alcuni di noi non erano a Roma.
Ma altri compagni hanno privilegiato l'essere al fianco dei loro compagni di lavoro e di lotta che avevano bisogni di una giornata nella quale essere "visibili". Una visibilità che non ha certo bucato il muro di gomma dell'informazione (sia quella di regime che quella che si pretende libera) ma una visibilità che ha rafforzato in molti quella coscienza di classe essenziale per un conflitto sociale che sappia dare nuova dignità agli schiavi del terzo millennio. Coscienza della propria condizione; coscienza della propria capacità di autodeterminazione; coscienza della solidarietà che in quella piazza si è comunque espressa. Quella coscienza che fa di uno schiavo un lavoratore in lotta per l'emancipazione sociale.
Un saluto quindi a questa nuova classe operaia.

W.S.

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