Si è svolta, sabato scorso, la manifestazione nazionale
antirazzista indetta da un ampio cartello alla quale hanno aderito un
centinaio di sigle. Oltre centomila erano i partecipanti (200.000 per
gli organizzatori) con una presenza molto significativa di associazioni
di immigrati.
Nonostante alcune ambiguità nella piattaforma che hanno lasciato
ampio spazio a partiti ex - governativi e sindacati concertativi la
manifestazione del 17 ottobre 2009 è stata un'occasione per
riaffermare la questione migrante in Italia e come questa questione non
possa essere risolta attraverso le politiche securitarie e
segregazioniste di questo come dei governi precedenti.
Non tutti gli antirazzisti sono andati a Roma proprio per le ambiguità di cui sopra.
Non possiamo dimenticare che i partiti della "sinistra radicale" hanno
avallato la legge Turco-Napolitano che, è bene ricordarlo,
è quella che ha istituito i CPT oggi trasformati in CIE dal
decreto Maroni-Pacchetto Sicurezza.
Quindi non c'è da abolire solo la Bossi-Fini.
Non possiamo dimenticare che la CGIL ha avallato le politiche di cui
sopra e ha sostenuto i livelli differenziali della contrattazione,
facendo opposizione di facciata alle gabbie salariali ma accettando in
pieno (nella concertazione) le gabbie etnico-razziali.
Che dire poi di personaggi come Franceschini e altri che vanno a queste
manifestazioni a caccia di voti da usare per nuove leggi classiste e
razziste.
Non l'abbiamo ripreso per intero (per la solita tirannia dello spazio)
ma circola un "bel" manifesto del PD di Ponticelli (NA) che vuole lo
sgombero dei campi Rom.
Questo per spiegare il perché alcuni di noi non erano a Roma.
Ma altri compagni hanno privilegiato l'essere al fianco dei loro
compagni di lavoro e di lotta che avevano bisogni di una giornata nella
quale essere "visibili". Una visibilità che non ha certo bucato
il muro di gomma dell'informazione (sia quella di regime che quella che
si pretende libera) ma una visibilità che ha rafforzato in molti
quella coscienza di classe essenziale per un conflitto sociale che
sappia dare nuova dignità agli schiavi del terzo millennio.
Coscienza della propria condizione; coscienza della propria
capacità di autodeterminazione; coscienza della
solidarietà che in quella piazza si è comunque espressa.
Quella coscienza che fa di uno schiavo un lavoratore in lotta per
l'emancipazione sociale.
Un saluto quindi a questa nuova classe operaia.
W.S.