Aprire un nuovo circolo anarchico può essere una
dimostrazione di estremo ottimismo in una società come quella
odierna spesso disponibile ad evadere dai problemi assillanti del
vivere quotidiano, ma può essere anche considerata una
operazione impegnativa che vuole contrastare quella deriva reazionaria
tendente a peggiorare le condizioni di vita degli ultimi della
società che hanno da sempre pagato per garantire il benessere ai
pochi privilegiati, approfittando della crisi economica mondiale oggi
in atto.
Anche queste considerazioni potrebbero aver spinto gli anarchici
versiliesi ad impegnarsi in una iniziativa quale l'apertura del circolo
anarchico "Fuori Riga" inaugurato sabato 17 novembre a Seravezza (Lu)
alla presenza di numerosi anarchici e simpatizzanti giunti nella
città versiliese anche dalle zone vicine. Nelle intenzioni degli
organizzatori il circolo dovrebbe rappresentare uno spazio per la
diffusione della stampa e della pubblicistica libertaria ed avere
inoltre la funzione di biblioteca circolante attraverso anche il
prestito dei libri di cui è fornito il circolo e ad
attività culturali quali presentazione di libri o proiezione di
film.
La Versilia ha avuto un ruolo non secondario nella storia
dell'anarchismo e nella diffusione della cultura libertaria. Non
possono essere dimenticati i precedenti organismi presenti nel
territorio, quali il Centro Studi Sociali di Ripa di Versilia
inaugurato nel 1912 che ha fatto da supporto alle lotte dei lavoratori
del marmo impegnati in quegli anni, insieme alla Camera del Lavoro di
Carrara, allora guidata da Alberto Meschi, in lotte aspre per il
miglioramento delle condizioni di vita degli operai. E nel secondo
dopoguerra la costituzione del gruppo anarchico "Pietro Gori" della
Versilia con sede in Pozzi di Seravezza, presso l'abitazione del
compagno Vittorio Baldi, che ha sempre contribuito a mantenere alta la
fiaccola dell'anarchia, come si può anche constatare consultando
le annate di Umanità Nova.
Per giungere quindi al recente CDA (Centro di Documentazione Anarchica)
di Querceta che, sulla scia delle precedenti esperienze, ha continuato
il lavoro di propaganda ed anche di supporto ad iniziative quali la
fiera dell'Autogestione di Pietrasanta.
Dopo un brindisi beneaugurante, la serata si è conclusa con una
cena presso il circolo "1° Maggio" di Riomagno di Seravezza, messo
gentilmente a disposizione dai gestori.
Ed infine riportiamo una nota di colore: l'iniziativa non è
passata inosservata alle sedicenti forze dell'ordine, infatti una
compagna ha ascoltato casualmente una conversazione telefonica di un
poliziotto (in borghese) il quale riferiva, forse ai suoi superiori,
della sua intenzione di avvicinarsi alla sede del circolo per
fotografare col cellulare chi entrava ed usciva.
i.r.
Così esordisce una donna del gruppo di compagne, femministe e
lesbiche, salite sul mezzo pubblico in centro a Bologna. "Porta al Cie.
E sapete cos'è un Cie?"
E comincia a leggere un volantino in cui si denunciano le violenze che
le donne subiscono all'interno di questi lager per migranti. Non
è un caso che proprio martedì 13 ottobre, in concomitanza
con la sentenza del processo per la rivolta nel Cie milanese di via
Corelli, a Bologna alcune donne abbiano deciso di andare sotto il lager
bolognese di via Mattei, per rendere pubbliche le violenze che le donne
migranti vivono all'interno di questi universi concentrazionari.
Perché proprio durante un'udienza di quel processo una donna
nigeriana ha pubblicamente denunciato il tentativo di stupro subito da
parte dell'ispettore capo e ora rischia un processo per diffamazione.
Ma a ben vedere già con la nascita dei Cpt grazie alla
legge Turco-Napolitano del 1998 sono cominciate immediatamente ad
emergere le molestie e le violenze che subivano le donne là
dentro. Già il numero 0 di "Corelli anno zero" (quindi nel
luglio del 1999!), descrivendo la condizione di vita delle donne
rinchiuse nel Cpt milanese, riporta "una delle detenute ci racconta in
lacrime che quando ha chiesto una scheda telefonica ad un agente questo
ha risposto riportiamo fedelmente "Va a fare un
pompino come tutte le altre".
Quanti ricatti sessuali avvengano quotidianamente fra quelle mura
blindate non ci è dato sapere, ma di tanto in tanto emergono
violenze che sono lo specchio fedele di quei luoghi.
E proprio per questo il gruppo di donne salito sull'autobus ha deciso
di andare sotto al Cie per denunciare che questi lager, sdoganati in
nome della nostra "sicurezza", sono in realtà luoghi in cui la
violenza contro le donne trova l'humus ideale, perché queste
donne, come gli uomini rinchiusi lì dentro, sono delle
non-persone.
"A chi chiedere l'autorizzazione per andare sotto un lager a dire che quello è un lager, se non a noi stesse?".
Ma la digos non la pensa così e, dopo una mezzora chiama in
soccorso tre volanti per convincere il pericoloso gruppo di feroci
amazzoni a consegnare i documenti. "Vi abbiamo fatto fare il corteo
contro l'omofobia senza problemi, no?" - dice il digos mostrando di non
aver capito il senso di Stranabologna, ma questa volta non avete
chiesto l'autorizzazione, quindi dovete darci i documenti". "Ramm' 'o
documento ca si no po' t'allamiente", il ritornello è sempre
quello e ormai un po' noiosetto.
Ma intanto lo striscione QUI SI STUPRA rimane inesorabilmente aperto,
suscitando la curiosità di qualche automobilista che, nel
tentativo di capire che stia succedendo, rallenta il traffico nevrotico
dell'ora di punta su via Mattei.
Un poliziotto in divisa scatta alle compagne una foto col cellulare.
Lui e i suoi colleghi vengono immediatamente fotografati a loro volta.
Intanto partono telefonate alle radio per raccontare la situazione,
arrivano chiamate solidali, continuano gli slogan in italiano e in
francese. Ma chi le tiene ste donne?!
Se qualcuno/a pensava che le discussioni su burqa e veli e sulle nostre
sorti magnifiche e progressive e soprattutto democratiche
avrebbero distratto tutte le donne da ciò che avviene nelle
"quattro mura" (ma che coincidenza!) dei Cie, si è sbagliato/a
di grosso. Rotta l'omertà sulla violenza in famiglia, rimangono
tante altre omertà e complicità da rompere.
E non è che l'inizio!
NB
Il decreto Prefettizio del 7/1/'25 sciolse l'Unione Sindacale
Italiana (USI) confiscando e devastando le sue sedi, arrestando e
mandando al confino i suoi militanti. Ricostituitasi dalla Liberazione
in poi, ha sempre rivendicato la restituzione del patrimonio
immobiliare e dal 1989 occupa la sede di v.le Bligny 22 di
proprietà del Comune di Milano.
Oggi nel 2009 il sindaco, Letizia Moratti, e il presidente
dell'Università Bocconi, Mario Monti si comportano allo stesso
modo del Prefetto fascista.
Dapprima il Comune ha ceduto l'intero stabile di v.le Bligny 22
all'Università Bocconi, a prezzi molto inferiori di mercato (in
linea col disegno di svendita del patrimonio pubblico), ha poi
finanziato indirettamente questa scuola privata agevolandola nelle
concessioni edilizie.
Per tutta risposta la Bocconi denuncia i responsabili dell'USI e vuole
abbattere l'intero stabile per continuare le sue speculazioni.
NON PERMETTIAMOLO.
Negare la restituzione di una sede espropriata dal regime fascista e
processare oggi i suoi militanti che ne rivendicano la restituzione,
è di fatto la continuazione di una politica repressiva e
antidemocratica.
Tutta la nostra solidarietà e impegno affinche' "v.le Bligny 22 non si tocchi"!
La "Commissione Lavoro" della Federazione Anarchica Milanese - FAI
Martedì 13 ottobre 2009 si è celebrato il centenario della fucilazione di Francisco Ferrer i Guardia [...]
Alle ore 17 in via Cesare Battisti, sotto la lapide a lui dedicata e
lì posta nel 1910 dalla cittadinanza di Perugia, c'è
stato un brindisi alla memoria e sono stati distribuiti opuscoli
divulgativi della sua vita e della sua opera ai passanti interessati.
In serata le celebrazioni sono proseguite al circolo Macadam con la
proiezione di "Viva la scuola Moderna", una produzione televisiva
spagnola purtroppo non esistente in versione doppiata in italiano.
Comunque c'è stata una buona presenza di pubblico.
Per dare alle celebrazioni un carattere di continuità tra la
vicenda storica di Ferrer e la realtà attuale, verso le 21
c'è stata la testimonianza del professor Coppoli, protagonista
di una battaglia ancora in corso per il diritto d'insegnare senza la
ingombrante presenza di "cristo in croce".
Il professor Coppoli non s'è limitato a parlare delle sue
iniziative, ma ha anche fornito un quadro generale dei privilegi della
religione cattolica nella scuola italiana e della sostanziale
ambiguità della legislazione in merito a tali privilegi e alla
facoltà di non avvalersi dell'insegnamento della religione
cattolica. Ambiguità che sono aumentate anche in considerazione
delle disposizioni fatte dall'Episcopato italiano agli insegnanti di
religione da esso scelti - scelti dall'Episcopato, ma pagati dallo
Stato Italiano - di non insegnare la storia delle religioni, ma di fare
un vero e proprio catechismo.
Particolare inquietudine ha suscitato nel pubblico l'apprendere che
sempre in più circolari ufficiali si definisce la religione
cattolica come uno dei pilastri della cultura e della civiltà
italiana.
Preoccupazione è stata inoltre espressa riguardo ai processi di
privatizzazione dei pubblici servizi previsti dalla direttiva
Bolkestein e dal trattato di Lisbona che riguardano anche la scuola:
essendo in Italia le scuole private quasi tutte cattoliche, c'è
il rischio di un monopolio clericale dell'insegnamento.
Anche in considerazione degli aspetti antimilitaristi dell'opera di
Francisco Ferrer i Guardia, s'è parlato di Eurochocolate 2009:
la manifestazione dell'iperconsumismo calorico questo anno ha come
sponsor l'esecito italiano, che aprirà punti di propaganda in
città durante il suo svolgimento e questo in una città
che si definisce capitale della nonviolenza! Siamo di fronte
all'ennesima prova dell'ambiguità della regione dell'Umbria e
del municipio di Perugia in particolare, impegnati a tener uniti laici
(massoni, per meglio dire) e cattolici in una impossibile sintesi
culturale ai fini di uno equilibrio di potere (ma questo reale). Ci
conforta la sempre più numerosa partecipazione alle iniziative
anticlericali che avvengono nella nostra regione.
Un'incaricato dal comitato Pietro Castellini e dall'associazione Civiltà Laica.