Umanità Nova, n.37 del 25 ottobre 2009, anno 89

informAzione - 2


Seravezza. Apertura del "Fuori Riga"

Aprire un nuovo circolo anarchico  può essere una dimostrazione di estremo ottimismo in una società come quella odierna spesso disponibile ad evadere dai problemi assillanti del vivere quotidiano, ma può essere anche considerata una operazione impegnativa che vuole contrastare quella deriva reazionaria tendente a peggiorare le condizioni di vita degli ultimi della società che hanno da sempre pagato per garantire il benessere ai pochi privilegiati, approfittando della crisi economica mondiale oggi in atto.
Anche queste considerazioni potrebbero aver spinto gli anarchici versiliesi ad impegnarsi in una iniziativa quale l'apertura del circolo anarchico "Fuori Riga" inaugurato sabato 17 novembre a Seravezza (Lu) alla presenza di numerosi anarchici e simpatizzanti giunti nella città versiliese anche dalle zone vicine. Nelle intenzioni degli organizzatori il circolo dovrebbe rappresentare uno spazio per la diffusione della stampa e della pubblicistica libertaria ed avere inoltre la funzione di biblioteca circolante attraverso anche il prestito dei libri di cui è fornito il circolo e ad attività culturali quali presentazione di libri o proiezione di film.
La Versilia ha avuto un ruolo non secondario nella storia dell'anarchismo e nella diffusione della cultura libertaria. Non possono essere dimenticati i precedenti organismi presenti nel territorio, quali il Centro Studi Sociali di Ripa di Versilia inaugurato nel 1912 che ha fatto da supporto alle lotte dei lavoratori del marmo impegnati in quegli anni, insieme alla Camera del Lavoro di Carrara, allora guidata da Alberto Meschi, in lotte aspre per il miglioramento delle condizioni di vita degli operai. E nel secondo dopoguerra la costituzione del gruppo anarchico "Pietro Gori" della Versilia con sede in Pozzi di Seravezza, presso l'abitazione del compagno Vittorio Baldi, che ha sempre contribuito a mantenere alta la fiaccola dell'anarchia, come si può anche constatare consultando le annate di Umanità Nova.
Per giungere quindi al recente CDA (Centro di Documentazione Anarchica) di Querceta che, sulla scia delle precedenti esperienze, ha continuato il lavoro di propaganda ed anche di supporto ad iniziative quali la fiera dell'Autogestione di Pietrasanta.
Dopo un brindisi beneaugurante, la serata si è conclusa con una cena presso il circolo "1° Maggio" di Riomagno di Seravezza, messo gentilmente a disposizione dai gestori.
Ed infine riportiamo una nota di colore: l'iniziativa non è passata inosservata alle sedicenti forze dell'ordine, infatti una compagna ha ascoltato casualmente una conversazione telefonica di un poliziotto (in borghese) il quale riferiva, forse ai suoi superiori, della sua intenzione di avvicinarsi alla sede del circolo per fotografare col cellulare chi entrava ed usciva.

i.r.
 

Bologna. Sapete dove porta questo autobus?

Così esordisce una donna del gruppo di compagne, femministe e lesbiche, salite sul mezzo pubblico in centro a Bologna. "Porta al Cie. E sapete cos'è un Cie?"
E comincia a leggere un volantino in cui si denunciano le violenze che le donne subiscono all'interno di questi lager per migranti. Non è un caso che proprio martedì 13 ottobre, in concomitanza con la sentenza del processo per la rivolta nel Cie milanese di via Corelli, a Bologna alcune donne abbiano deciso di andare sotto il lager bolognese di via Mattei, per rendere pubbliche le violenze che le donne migranti vivono all'interno di questi universi concentrazionari. Perché proprio durante un'udienza di quel processo una donna nigeriana ha pubblicamente denunciato il tentativo di stupro subito da parte dell'ispettore capo e ora rischia un processo per diffamazione.
Ma a ben vedere già con la nascita dei Cpt  grazie alla legge Turco-Napolitano del 1998  sono cominciate immediatamente ad emergere le molestie e le violenze che subivano le donne là dentro. Già il numero 0 di "Corelli anno zero" (quindi nel luglio del 1999!),  descrivendo la condizione di vita delle donne rinchiuse nel Cpt milanese, riporta "una delle detenute ci racconta in lacrime che quando ha chiesto una scheda telefonica ad un agente questo ha risposto  riportiamo fedelmente   "Va a fare un pompino come tutte le altre".
Quanti ricatti sessuali avvengano quotidianamente fra quelle mura blindate non ci è dato sapere, ma di tanto in tanto emergono violenze che sono lo specchio fedele di quei luoghi.
E proprio per questo il gruppo di donne salito sull'autobus ha deciso di andare sotto al Cie per denunciare che questi lager, sdoganati in nome della nostra "sicurezza", sono in realtà luoghi in cui la violenza contro le donne trova l'humus ideale, perché queste donne, come gli uomini rinchiusi lì dentro, sono delle non-persone.
"A chi chiedere l'autorizzazione per andare sotto un lager a dire che quello è un lager, se non a noi stesse?".
Ma la digos non la pensa così e, dopo una mezzora chiama in soccorso tre volanti per convincere il pericoloso gruppo di feroci amazzoni a consegnare i documenti. "Vi abbiamo fatto fare il corteo contro l'omofobia senza problemi, no?" - dice il digos mostrando di non aver capito il senso di Stranabologna, ma questa volta non avete chiesto l'autorizzazione, quindi dovete darci i documenti". "Ramm' 'o documento ca si no po' t'allamiente", il ritornello è sempre quello e ormai un po' noiosetto.
Ma intanto lo striscione QUI SI STUPRA rimane inesorabilmente aperto, suscitando la curiosità di qualche automobilista che, nel tentativo di capire che stia succedendo, rallenta il traffico nevrotico dell'ora di punta su via Mattei.
Un poliziotto in divisa scatta alle compagne una foto col cellulare. Lui e i suoi colleghi vengono immediatamente fotografati a loro volta. Intanto partono telefonate alle radio per raccontare la situazione, arrivano chiamate solidali, continuano gli slogan in italiano e in francese. Ma chi le tiene ste donne?!
Se qualcuno/a pensava che le discussioni su burqa e veli e sulle nostre sorti magnifiche e progressive  e soprattutto democratiche  avrebbero distratto tutte le donne da ciò che avviene nelle "quattro mura" (ma che coincidenza!) dei Cie, si è sbagliato/a di grosso. Rotta l'omertà sulla violenza in famiglia, rimangono tante altre omertà e complicità da rompere.
E non è che l'inizio!

NB

Milano. Giù le mani dalla sede e dalla storia dell'USI

Il decreto Prefettizio del 7/1/'25 sciolse l'Unione Sindacale Italiana (USI) confiscando e devastando le sue sedi, arrestando e mandando al confino i suoi militanti. Ricostituitasi dalla Liberazione in poi, ha sempre rivendicato la restituzione del patrimonio immobiliare e dal 1989 occupa la sede di v.le Bligny 22 di proprietà del Comune di Milano.
Oggi nel 2009 il sindaco, Letizia Moratti, e il presidente dell'Università Bocconi, Mario Monti si comportano allo stesso modo del Prefetto fascista.
Dapprima il Comune ha ceduto l'intero stabile di v.le Bligny 22 all'Università Bocconi, a prezzi molto inferiori di mercato (in linea col disegno di svendita del patrimonio pubblico), ha poi finanziato indirettamente questa scuola privata agevolandola nelle concessioni edilizie.
Per tutta risposta la Bocconi denuncia i responsabili dell'USI e vuole abbattere l'intero stabile per continuare le sue speculazioni.
NON PERMETTIAMOLO.
Negare la restituzione di una sede espropriata dal regime fascista e processare oggi i suoi militanti che ne rivendicano la restituzione, è di fatto la continuazione di una politica repressiva e antidemocratica.
Tutta la nostra solidarietà e impegno affinche'  "v.le Bligny 22 non si tocchi"!

La "Commissione Lavoro" della Federazione Anarchica Milanese - FAI

Perugia. Centenario della fucilazione di Francisco Ferrer

 Martedì 13 ottobre 2009 si è celebrato il centenario della fucilazione di Francisco Ferrer i Guardia [...]
Alle ore 17 in via Cesare Battisti, sotto la lapide a lui dedicata e lì posta nel 1910 dalla cittadinanza di Perugia, c'è stato un brindisi alla memoria e sono stati distribuiti opuscoli divulgativi della sua vita e della sua opera ai passanti interessati.
In serata le celebrazioni sono proseguite al circolo Macadam con la proiezione di "Viva la scuola Moderna", una produzione televisiva spagnola purtroppo non esistente in versione doppiata in italiano.
Comunque c'è stata una buona presenza di pubblico.
Per dare alle celebrazioni un carattere di continuità tra la vicenda storica di Ferrer e la realtà attuale, verso le 21 c'è stata la testimonianza del professor Coppoli, protagonista di una battaglia ancora in corso per il diritto d'insegnare senza la ingombrante presenza di "cristo in croce".
Il professor Coppoli non s'è limitato a parlare delle sue iniziative, ma ha anche fornito un quadro generale dei privilegi della religione cattolica nella scuola italiana e della sostanziale ambiguità della legislazione in merito a tali privilegi e alla facoltà di non avvalersi dell'insegnamento della religione cattolica. Ambiguità che sono aumentate anche in considerazione delle disposizioni fatte dall'Episcopato italiano agli insegnanti di religione da esso scelti - scelti dall'Episcopato, ma pagati dallo Stato Italiano - di non insegnare la storia delle religioni, ma di fare un vero e proprio catechismo.
Particolare inquietudine ha suscitato nel pubblico l'apprendere che sempre in più circolari ufficiali si definisce la religione cattolica come uno dei pilastri della cultura e della civiltà italiana.
Preoccupazione è stata inoltre espressa riguardo ai processi di privatizzazione dei pubblici servizi previsti dalla direttiva Bolkestein e dal trattato di Lisbona che riguardano anche la scuola: essendo in Italia le scuole private quasi tutte cattoliche, c'è il rischio di un monopolio clericale dell'insegnamento.
Anche in considerazione degli aspetti antimilitaristi dell'opera di Francisco Ferrer i Guardia, s'è parlato di Eurochocolate 2009: la manifestazione dell'iperconsumismo calorico questo anno ha come sponsor l'esecito italiano, che aprirà punti di propaganda in città durante il suo svolgimento e questo in una città che si definisce capitale della nonviolenza! Siamo di fronte all'ennesima prova dell'ambiguità della regione dell'Umbria e del municipio di Perugia in particolare, impegnati a tener uniti laici (massoni, per meglio dire) e cattolici in una impossibile sintesi culturale ai fini di uno equilibrio di potere (ma questo reale). Ci conforta la sempre più numerosa partecipazione alle iniziative anticlericali che avvengono nella nostra regione.

Un'incaricato dal comitato Pietro Castellini e dall'associazione Civiltà Laica.

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