Umanità Nova, n.37 del 25 ottobre 2009, anno 89

Bel lAvoro


A cura della Commissione Lavoro della Federazione Anarchica Milanese
bel-lavoro@federazioneanarchica.org

Lo sciopero generale del 23 ottobre un'occasione anche contro l'accordo dei metalmeccanici

Nella firma del contratto dei metalmeccanici da parte della Cisl e Uil di categoria si evidenziano tre punti fondamentali:
1) L'aumento salariale è sostanzialmente una presa in giro: si tratta di 13 euro netti, per il 2010, per i lavoratori di 3° livello, categoria maggioritaria nei metalmeccanici.
2) È stata sottoscritta, in modo unilaterale, una modifica delle modalità contrattuali, in applicazione dell'accordo che dà corso al "nuovo modello di relazioni sociali", con il passaggio dalla "concertazione" alla "collaborazione", come previsto dall'accordo quadro riforma assetti contrattuali sottoscritta il 22 gennaio da Cisl e Uil.
3) Il rinnovo contrattuale sarà applicato a tutti i lavoratori metalmeccanici, sottraendosi alla approvazione dei lavoratori stessi.
Come risposta immediata ci sono stati scioperi spontanei in molte aziende, dove i lavoratori hanno fermato la produzione, sono usciti dai cancelli, improvvisando presidi e blocchi stradali. Questo si è verificato nelle principali città: Torino, Milano, Genova, Livorno, Napoli, Reggio Emilia, Brescia, Bologna, Forlì, Porto Marghera, Firenze, Padova, Vicenza, Terni, ecc. Sono state coinvolte le principali aziende, dalla Fiat di Mirafiori alla  Marcegaglia (proprietà dell'omonimo presidente di Confindustria).
Massimiliano Murgo, RSU Flmu-Cub della Marcegaglia Buildtech di Milano, ha dichiaro: "Alla notizia della firma la RSU è immediatamente scesa nei reparti e bloccato le linee. Un buon numero di operai si è fermato e ha presidiato per un'ora i cancelli.
Siamo rientrati in fabbrica per programmare, insieme agli altri metalmeccanici, iniziative più incisive e conflittuali.
Questa volta non devono passare! Anche contro questo accordo di merda dobbiamo mobilitare quanti più lavoratori possibili nella giornata del 23 ottobre."

Manager bloccato alla INNSE

Il 13 ottobre, nella giornata del passaggio definitivo alla nuova proprietà della INNSE, si è rischiato per un momento che potesse andare tutto all'aria. Si era sparsa la voce che Silvano Genta (il vecchio proprietario) stava bloccando la trattativa, perché non voleva riconoscere i 150 mila euro reclamati dagli operai per diritti pregressi (ferie, assegni familiari, chiusura non concordata, ecc.)
A questo punto una ventina di lavoratori del presidio fuori dai cancelli decidono di entrare in fabbrica, dove il figlio Armando stava raccogliendo i rottami per sgomberare il campo al nuovo proprietario, trattenendolo in ostaggio fino alle sette e mezzo di sera (per due ore), quando è arrivata la comunicazione che Genta padre aveva firmato.

14 ottobre 2009 La INNSE è ripartita

"Gli operai della INNSE sono stati tutti riassunti, 12 sono rientrati a lavorare, gli  altri sono in cassa integrazione finché saranno rimesse in moto le macchine smontate da Genta e finché non verranno completate le operazioni di manutenzione straordinaria della fabbrica."
Nell'incontro che si terrà in Prefettura Genta dovrà spiegare alla delegazione degli operai INNSE la sua resistenza a saldare "ai suoi ex dipendenti i salari arretrati".
Nello stesso incontro si chiederà al Prefetto "il ritiro delle decine di multe arrivate ai sostenitori della INNSE, per il blocco della tangenziale est".
Si intende che, in caso di risposta negativa, si "troverà spazio e modo di esprimersi" per una protesta non più contenibile.

Lodi: i lavoratori dell'Akzo Nobel in sciopero della fame

I lavoratori dell'Akzo Nobel di Lodi (MI), in totale 184, per difendere il loro posto di lavoro, come estremo atto di protesta da lunedì 19 sono in sciopero della fame davanti alla fabbrica.
L'azienda, leader nella produzione di vernici, filiale italiana di un gruppo olandese, è occupata dai lavoratori dallo scorso mese di settembre (vedi Bel Lavoro n.33), dopo la decisione improvvisa della direzione aziendale di chiudere l'attività entro il 31 dicembre.
Dopo le "salite sui tetti" da parte di molti lavoratori e il ricorso, come in questo caso, allo sciopero della fame, è auspicabile che si passi alla ribellione generalizzata.
Se non ora… quando?

A Bologna i lavoratori del gruppo alberghiero Monrif occupano la Confcommercio

Lo stesso identico lavoro, nel medesimo luogo, a condizioni contrattuali e salariali fortemente penalizzanti e precarie.
E questa volta senza neppure la scusa della crisi, ma solo con l'evidente intenzione di una "innovazione" che consenta di risparmiare sul costo del lavoro.
Per 24 dei 74 lavoratori del gruppo alberghiero Monrif, i dirigenti, sostenuti dalla Confcommercio di Bologna, vogliono il passaggio a cooperative di servizi; se non accettano, partono i soliti ricatti: licenziamento e vita difficile sul posto di lavoro.
Ma la resistenza dei lavoratori è difficile da piegare: sono già arrivati al settimo giorno di sciopero e non hanno nessuna intenzione di arrendersi. In occasione dell'ultima giornata di astensione dal lavoro si sono ritrovati di fronte alle sede della Confcommercio di Bologna e hanno deciso di occuparla per tenervi al suo interno un'assemblea. I padroni si sono innervositi: il boss di Confcommercio Alessandro Tonelli, incazzato nero, la prima cosa che ha fatto, non è stata quella di ascoltare le ragioni dei lavoratori, ma di correre subito al balcone per strappare le bandiere di RdB che nel frattempo i lavoratori avevano esposto.
Poi, da bravo padrone impaurito, ha chiamato la polizia. Tagliano il salario minacciando il licenziamento, ricattano e se protesti chiamano la polizia.
Niente di nuovo sotto il sole: questa è l'etica dei padroni.

All'Hotel Hilton di Milano continua la lotta

Il 7 ottobre si è avuta un'altra giornata di lotta (vedi Bel Lavoro n.34) da parte dei lavoratori organizzati dalla Cub, con manifestazione davanti alla sede dell'Hotel Hilton. Contro il licenziamento a primavera di 30 lavoratori e lavoratrici, sostituiti con addetti di cooperative esterne, per aver una mano d'opera meno pagata e più precaria.
Il 15 ottobre le lavoratrici e i lavoratori hanno organizzato una mobilitazione serale e notturna davanti all'albergo, con gazebo, musica e un camper per ribadire che i licenziamenti non debbono passare.
Ricordiamo che l'Hotel Hilton ha già subito una condanna per "attività antisindacale per la sostituzione con personale a termine delle dipendenti scioperanti durante lo sciopero del 22 maggio".
La lotta, che vede le donne immigrate in prima fila, continua… fino alla vittoria.  

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