1. Milano. Corteo
Partendo dal centro di Milano per finire in periferia davanti al
Provveditorato agli Studi, si è snodato un lungo corteo
espressione dello sciopero generale indetto dalle organizzazioni del
sindacalismo di base aderenti al Patto di Base (Confederazione Unitaria
di Base – Confederazione Cobas – Sindacato dei Lavoratori) a cui hanno
aderito anche altre organizzazioni di base.
Il corteo ha visto la partecipazione congiunta di studenti e lavoratori
portando in piazza diverse decine di migliaia di persone.
Un corteo eterogeneo che vedeva in prima fila gli studenti denunciare
la contro-riforma Gelmini, gli insegnanti e i precari di Rete Scuole
contro il decreto Aprea e la politica di tagli e smantellamento
progressivo della scuola pubblica. Seguiva un nutrito spezzone
autorganizzato per rivendicare il diritto alla casa e per condannare le
politiche di sgombero, manu militari, adottate dalla giunta comunale
Moratti-DeCorato, delle realtà occupanti nella città di
Milano.
A seguire la presenza significativa del Comitato Antirazzista Milanese
in solidarietà con le rivolte dei migranti reclusi all'interno
dei lager "CIE" e ora sotto processo.
Confederazione Cobas e SdL, avendo preferito considerare l'appuntamento
romano come prioritario, hanno fatto sì che la componente
prettamente sindacale del corteo fosse caratterizzata completamente
dalla CUB.
Molto partecipati gli spezzoni della Sanità (pubblica e privata) e di altre realtà in lotta come i metalmeccanici.
La partecipazione libertaria al corteo si è caratterizzata
dalla presenza delle bandiere rosso-nere dei compagni
dell'U.S.I.-A.I.T. e dal lungo striscione, su stessi colori,
della Federazione Anarchica Milanese – F.A.I. che ha raccolto le
maggiori attenzioni di passanti e fotografi.
A differenza di altri cortei, anche di carattere sindacale,
caratterizzati solo dai sound-system, questa volta il corteo è
stato molto comunicativo e rivendicativo. Dalle diverse postazioni
audio si sono susseguiti interventi a spiegazione delle ragioni dello
sciopero generale riassumibili nel "loro sono la crisi – noi siamo la
soluzione" e a conferma che politiche concertative e cogestionarie,
così come prospettate dai sindacati confederali, non sono
percorribili ma altresì si è ribadita la necessità
di ulteriore radicalizzazione delle lotte e dell'estensione del
conflitto sociale ove, la scadenza del 23, rappresenta solo un punto di
partenza.
P.M.
2. Parma. Presidio alla SPX
Nella giornata dello sciopero generale del 23 ottobre la sezione di
Parma dell'USI/AIT ha organizzato un presidio davanti alla SPX di Sala
Baganza, fabbrica in lotta contro il licenziamento di 45 lavoratori, i
quali hanno gradito la nostra solidarietà portata direttamente
sul posto.
La SPX è uno delle tante aziende sane e ha un buon fatturato,
però per calcoli d'interesse economico di dirigenti e azionisti
si è pensato bene di spostare la produzione in Germania.
Il presidio si è svolto dalle 9.30 del mattino con la
partecipazione, oltre degli organizzatori, di esponenti dell'RdB, della
CUB, di militanti della FAI e di Rifondazione, con la presenza durante
la mattinata di una quarantina di persone circa.
La mobilitazione s'inserisce in un percorso voluto dalle tre sigle
sindacali di base della Provincia di Parma (USI/AIT, RdB, CUB), diretto
a coinvolgere le varie realtà in crisi nella zona parmense,
colpita anch'essa dall'ondata di crisi provocata dal crollo finanziario
e poi del mondo del lavoro. Ne è a dimostrazione l'aumento della
Cassa Integrazione nella nostra Provincia e la chiusura di piccole e
grandi ditte e attività commerciali.
Tutto questo non è altro che una conseguenza del liberismo e del
sistema globalizzazione. Negli ultimi anni abbiamo visto l'aumentare
dell'utilizzo del lavoro nero (spesso di migranti: più
sfruttabili, ricattabili e meno coscienti dei propri diritti), del
lavoro a tempo determinato e del lavoro interinale. Di conseguenza ci
sono stati un abbassamento del salario, l'inconciliabilità con
il costo della vita e la difficoltà nel privato di fare una
famiglia e avere una casa. In questo modo si è provocata una
graduale disgregazione del tessuto sociale e produttivo di vari settori.
Cisco per l'USI/AIT di Parma
3. Roma. Corteo
A Roma c'è stata la manifestazione nazionale delle componenti
sindacali del così detto "patto di base" (Rdb/Cub – Sdl
intercategoriale – Confederazione Cobas). 150.000 secondo gli
organizzatori i partecipanti al corteo. Sicuramente tanti venuti da
molte città d'Italia coi pullman (lo sciopero anche nelle
ferrovie ha inciso significativamente sul trasporto pubblico).
Lo slogan della manifestazione "Unificare le lotte per non pagare la
crisi". Oltre alle tre principali organizzazioni, erano in piazza ampi
spezzoni dell'autoorganizzazione sia del mondo della scuola e
dell'Università che del sociale, non ultimi i così detti
Blocchi Precari Metropolitani che sul terreno della lotta per la casa
sviluppano conflitto e mobilitazione.
Al termine della manifestazione si sono sviluppate altre iniziative di
lotta: sit-in al ministero dell'economia per ricordare a Tremonti che
"il reddito non è una lotteria"; presidio all'ambasciata
spagnola per rivendicare la liberazione dei sindacalisti baschi
arrestati con l'accusa di essere membri dell'ETA.
In un comunicato Rdb/Cub valuta in oltre 2 milioni il numero dei
lavoratori che il 23 ottobre hanno scioperato. È probabile che
questo numero sia prudenziale vista la buona riuscita delle
manifestazioni di Milano e Torino e il fatto che numerosi lavoratori in
sciopero non hanno partecipato a queste manifestazioni per la
lontananza dalle proprie residenze. La logica delle "grandi"
manifestazioni può dare visibilità politica ma non
rappresenta la reale composizione del movimento di lotta e,
soprattutto, non radica il conflitto nei territori e nei luoghi di
lavoro.
WS
"Nell'ultimo anno di teatro mediatico è stata messa in scena
la pantomima della sicurezza! L'intenzione è quella che
caratterizza ogni periodo di crisi economica: distogliere gli individui
dai problemi reali creando una situazione di emergenza attraverso la
paura derivata dall'identificazione di un finto nemico."
Con queste frasi iniziava il comunicato di lancio della Parata Anti
Pacchetto Sicurezza che si è svolta sabato 24 ottobre a
Ravenna. Il corteo, convocato dal Centro Sociale Autogestito
Spartaco, ha visto la partecipazione di circa ottanta persone, in gran
parte studenti delle scuole superiori: è stato il primo corteo
autogestito da svariati anni, un buon inizio – e molto
comunicativo – in vista delle prossime mobilitazioni. Partendo da
Piazza San Francesco (luogo della tomba di Dante) attorno alle 17, la
parata ha attraversato il centro storico di Ravenna per più di
due ore, scandendo slogan contro il pacchetto sicurezza, i militari
nelle città, i CIE e il razzismo in generale ("Con i migranti
solidarietà, fuori i militari dalle città" "Siamo tutt*
clandestin*"; "Nel Cie lo stato rinchiude l'immigrato noi lo chiamiamo
lager di stato"; "Ma quale sicurezza, si chiama repressione, questa
è strategia della tensione") contro il fascismo e la lega nord
("siamo tutt* antifascist*", "leghisti carogne tornate nelle fogne").
Alcuni slogan hanno anche voluto sottolineare il ruolo di
complicità dello stato italiano nella violenza contro le donne
migranti ("nel CIE lo stato stupra l'immigrata"). I cori sono stati
scanditi spesso con accompagnamento musicale, offerto da una banda
improvvisata di chitarre e tamurre, che ha partecipato a tutta la
parata.
La parata si è fermata varie volte in diverse piazze del centro
(che essendo sabato era molto affollato) per leggere il comunicato di
convocazione e spiegare i motivi del corteo. Si è tenuto a
sottolineare i risvolti locali del pacchetto sicurezza e più in
generale del clima razzista e sicuritario: "Lo abbiamo visto
quest'estate con la caccia all'uomo sulle spiagge, i venditori che
scappavano come potevano per garantirsi la libertà e gli spicci
per tirar a vivere; lo abbiamo visto con gli sgomberi di case occupate
e di campi rom, già vittime di attacchi incendiari da parte dei
soliti ignoti; le ronde per le strade; la caccia ai "viados" e le
ordinanze antidegrado che riducono le strade a vuoti labirinti
inanimati." Gli interventi hanno sottolineato anche più in
generale la natura razzista del pacchetto sicurezza nel suo complesso
(paragonato alle leggi razziali mussoliniane), l'aumento dei poteri dei
sindaci, l'uso di militari come forza di controllo territoriale
(ricordando il '77 bolognese), le pene aumentate per reati come
oltraggio a pubblico ufficiale (fino a sei anni) o rifiuto di
esibizione dei documenti (fino a un anno e 2000 euro di multa). Gli
interventi hanno ribadito, come gli slogan sopra citati, che il cambio
di nome da CPT a CIE non cambia la sostanza dei luoghi che denotano:
quello di lager.
L'ultima fermata della parata prima di tornare verso Piazza San
Francesco, luogo di conclusione del corteo, è stata in Piazza
del popolo, sede del comune, dove dopo la lettura del comunicato la
banda ha eseguito canti popolari e di lotta nel centro della piazza. La
parata è poi tornata in Piazza San Francesco, dove si è
conclusa con distribuzione gratuita di castagne e vin brulè.
Più tardi quella sera al CSA Spartaco si è svolta una
festa bellavita, ovvero una serata autogestita senza soldi in cui i
partecipanti alla festa portano da bere e mangiare e partecipano
attivamente allo svolgimento della serata. Questo era la seconda di tre
giorni di iniziative di autogestione allo Spartaco, preceduto
venerdì da una giornata di skate e seguito domenica da una gara
autogestita di cucina vegana.
Quest'iniziativa vuole essere un primo passo verso un rilancio delle
lotte a Ravenna, città che negli ultimi anni ha visto un
appiatimento del conflitto sociale in tutte le sue forme. La
conclusione del comunicato esprime bene questo spirito di ripresa: "Lo
spettacolo della sicurezza è un teatro per pochi ricchi, noi
preferiamo calargli il sipario, rischiando all'aria aperta un futuro
diverso."
RedB
Antimilitaristi in azione a Torino.
Striscioni, scritte, sagome, strade chiuse, mani insanguinate e un
monumento effimero in memoria delle vittime dei bombardamenti di tutte
le guerre sono comparsi presso gli stabilimenti Fiat Avio di Rivalta e
Torino, all'Alenia, alla Moreggia, all'Iveco. Tutte industrie impegnate
nella produzione bellica.
Qui le foto e il reportage di un cronista sovversivo di passaggio:
http://piemonte.indymedia.org/article/6070
Fiat Avio – stabilimenti di Rivalta e Torino – strade chiuse, striscioni, sagome.
Alla cancellata della Fiat Avio di Rivalta nella notte tra il 21 e il
22 ottobre è stato appeso uno striscione con la scritta "Nessuna
pace per i mercanti di morte!". Accanto la sagoma di una vittima di
guerra e mani insanguinate.
La strada privata che porta al centro ricerche della Fiat Avio in
strada del Drosso a Torino è stata chiuso. Ben visibile la
scritta "Avio: assassini!".
Per chi non lo sapesse…
La Fiat Avio costruisce e fa la manutenzione di motori per velivoli ed elicotteri militari.
I più importanti propulsori militari di programmi europei (RB
199 per "Tornado", EJ200 per "Typhoon" e T700 per elicotteri NH90 ed
EH101) montano una trasmissione Avio
I principali caccia europei, "Typhoon" e "Tornado", hanno una turbina di bassa pressione Avio
Un business milionario. Un business di morte.
Alenia – monumento alla memoria dei bimbi uccisi dai bombardieri costruiti lì
Sotto al cacciabombardiere AMX che troneggia sulla rotonda di fronte ad
uno degli ingressi dell'Alenia a Torino sono comparsi una trentina di
lumini a rischiarare una scena di guerra. Bimbi morti, abiti
stracciati, scarpe abbandonate, un giocattolo. Sullo sfondo il cartello
"alle vittime delle guerre".
Per chi non lo sapesse…
La "missione" dell'Alenia è fare aerei. I velivoli militari sono
il fiore all'occhiello di questo colosso. Fanno l'Eurofighter Thypoon e
lo stesso AMX. Le ali dei cacciabombardieri F35 sono di fabbricazione
Alenia.
Un business milionario. Un business di morte.
Moreggia di Collegno e Torino – scritte e mani insanguinate
La scritta "Moreggia: mercanti di morte" è comparsa sui muri
dello stabilimento "Moreggia" di Collegno, in corso Pastrengo. Accanto
anche la sagoma e le mani insanguinate di una vittima di guerra.
La scritta "Moreggia assassini" è apparsa sulla sede della Moreggia in via Borgone 25 a Torino.
Per chi non lo sapesse…
Alla Moreggia fanno comandi volo, porte esterne ed interne di aereo e rotori per elicotteri. Da guerra.
Un business milionario. Un business di morte.
Iveco – striscione gigante e sagoma
Alla cancellata dello stabilimento Iveco di lungo Stura Lazio è
stato appeso un lungo striscione con la scritta "stop blindati per la
guerra". Anche qui la sagoma e le mani insanguinate di una vittima
delle industrie belliche.
Per chi non lo sapesse…
L'Iveco, nello stabilimento di Bolzano, produce veicoli per scopi
militari, primo fra tutti il Light Multi Role Vehicle (LMV), per la
"Difesa Attiva". Poi c'è il Light Utility Vehicle (LUV), il
Trakker 8x8 con cabina blindata e l'Astra 6x6.
Un business milionario. Un business di morte.
Il Piemonte vanta una consolidata tradizione nel campo dell'industria
bellica e, in particolare, di quella aerospaziale della quale il 28 e
29 ci sarà la mostra/mercato all'Oval Lingotto.
Le radici della guerra, i posti dove fanno i bombardieri che uccidono
nelle guerre che insanguinano il pianeta, sono anche dietro casa
nostra.
Chiuderle per riconvertirle a usi civili è un dovere politico e morale.
Nessuna pace per chi fa guerra!