Il 24 ottobre una ragazza si è buttata dalla finestra del
comune di Budrio (Bo) in mancanza di soluzioni chieste a seguito dello
sfratto che ha colpito la sua famiglia.
Questo gesto estremo segna in modo drammatico l'affermarsi
dell'emergenza abitativa nella provincia di Bologna. L'esistenza di
questa stessa emergenza nella città di Bologna è
purtroppo ormai realtà palese e dilagante al di là dei
suoi confini amministrativi. La miope politica abitativa che viene
portata avanti da diversi anni unita al recente acuirsi della crisi sta
dando i suoi risultati: sono ormai svariate migliaia le famiglie che a
fatica riescono a pagare un affitto, e fra queste molte sono già
impossibilitate a farlo e devono affrontare le conseguenze di uno
sfratto. L'assenza di risposte da parte delle amministrazioni è
fino ad oggi omogenea su tutto il territorio. Il primo tentativo di
ogni amministrazione non è quello di rimuovere il problema, ma
di rimuovere chi ha il problema.
Se i nuclei familiari non sono autoctoni si consiglia di tornare nel
proprio luogo di origine, questo vale sia per nuclei italiani che
stranieri. Se si ha una famiglia si pretende che debba essere questa a
doversi assumere l'onere della soluzione. Così si fa pagare
questa crisi ai settori popolari. La logica di espulsione del disagio
non fa che "scaricare il barile" su qualcun altro, sottraendosi ai
propri compiti e responsabilità.
Il dilagare dell'emergenza abitativa impone la ricerca di soluzioni che
vadano al di là del singolo comune e del singolo quartiere.
È quindi l'amministrazione regionale ad essere chiamata in
causa, per la realizzazione di un nuovo piano casa popolare che tuteli
lavoratori, precari e disoccupati colpendo e sanzionando la rendita. Un
piano casa popolare vuol dire requisire alloggi privati sfitti e
rilanciare l'edilizia pubblica residenziale. Perché la
disperazione non moltiplichi gli atti di autolesionismo occorre che gli
inquilini si organizzino per difendersi dagli sfratti e cioè dal
caro affitti. Rilanciamo quindi ogni forma di resistenza dai picchetti
anti-sfratto all'occupazione dei tetti delle case sotto sgombero.
associazione inquilini assegnatari
(as.i.a.-rdb)
http://bolognaprendecasa.noblogs.org/
Il giorno 16 ottobre i compagni del collettivo la fabbrica di Ragusa
hanno occupato l'ex hotel s. giovanni con l'intenzione di autogestire
lo spazio e sviluppare progetti culturali e sociali. Come tutte le
occupazioni i compagni si trovano sotto la minaccia di sgombero e di
denuncia; chiediamo a tutti la massima solidarietà nei modi che
riterranno più opportuni.
Per info: lafabbricaragusa@gmail.com
Marco Romiti
Il Coordinamento Studentesco Livornese, con il corteo di lunedi 26
ottobre, al quale hanno partecipato più di 1500 studenti da
tutte le scuole della città, ha voluto riportare nelle strade e
nelle piazze i contenuti della protesta che viene portata avanti da
ormai più di un mese. Il Coordinamento Studentesco Livornese
è una assemblea autoorganizzata, orizzontale, autonoma dai
partiti e da ogni organizzazione politica. Il Coordinamento è
luogo di riunione, discussione e iniziativa politica degli studenti
medi ed universitari livornesi, lo costituiscono e lo rendono vivo
studenti singoli, gruppi e collettivi che agiscono all'interno delle
singole scuole.
Dopo il corteo di mercoledì 7 ottobre, che ha portato oltre 3000
studenti in piazza, le mobilitazioni si sono spostate nelle scuole, per
iniziativa dei collettivi e delle assemblee presenti negli istituti.
Parallelamente è continuata la coordinazione della protesta a
livello cittadino, fino a concordare per la giornata di lunedì
un nuovo corteo studentesco generale.
Le posizioni che gli studenti portano avanti coerentemente da molti
anni sono ormai chiare. Vi è in primo luogo la forte opposizione
a quella linea politica di tagli e privatizzazioni, di inasprimento del
classismo e dell'autoritarismo nella scuola, della sempre più
pesante ingerenza di imprese, privati, enti locali e confindustria
nella didattica, che è stata trasversale ad ogni maggioranza di
governo. Rifiutiamo infatti la scuola della Gelmini, come abbiamo
rifiutato quella di Fioroni, della Moratti e di Berlinguer. Ci
opponiamo quindi a quei provvedimenti che adesso si inseriscono in tale
linea: i tagli ai fondi per 8 miliardi di euro, alle ore di lezione, a
150000 posti di lavoro; i regolamenti che porterebbero a riformare la
scuola secondaria superiore, con una più profonda divisione tra
professionali e licei; la progressiva aziendalizzazione della scuola,
l'ingresso dei privati nei consigli d'istituto, nell'organizzazione
della didattica e la possibilità di trasformare alcuni istituti
in fondazioni private.
Intendiamo portare avanti la nostra lotta contro questi provvedimenti e
contro questa linea politica che è parallela ai mutamenti in
corso da vent'anni nell'Università e che, proprio come questi,
corrisponde a direttive politiche europee di adeguamento del sistema di
formazione alle necessità del mercato del lavoro. Questo non
significa che tali provvedimenti andranno a nostro vantaggio, ma che in
questo modo le nuove generazioni saranno più vulnerabili allo
sfruttamento sul lavoro.
Il corteo di lunedì 26 ottobre stamani è stato un
importante momento di mobilitazione che ha riportato in piazza
moltissimi studenti che in queste settimane avevano continuato nelle
scuole le loro mobilitazioni. Dopo aver attraversato le vie del centro,
gli studenti hanno concluso il loro corteo prima del previsto, in P.zza
II Giugno con l'occupazione dell'IPSIA Orlando.
Gli studenti dell'IPSIA Orlando hanno deciso di occupare la loro
scuola, occupazione di fatto avvenuta stamani ad opera dello spezzone
degli studenti di quell'istituto. L'occupazione è avvenuta
durante il corteo con l'appoggio esterno degli studenti presenti.
Teniamo a precisare che la decisione di occupare durante il corteo era
stata presa dal Collettivo Orlando, quindi dagli studenti della scuola.
Il Coordinamento Studentesco Livornese, in quanto assemblea formata da
collettivi e singoli studenti di tutta la città ha solo
accettato in assemblea tale proposta, decidendo di appoggiare
l'iniziativa del Collettivo Orlando che stamani ha anche consegnato un
comunicato alla stampa ed alla dirigenza scuolastica per spiegare la
propria posizione e le ragioni di tale iniziativa. Non vi è
stata nessuna imposizione, la decisone è tata presa dagli
studenti della scuola stessa e la scelta di appoggiare l'occupazione
dell'Orlando è stata presa all'unanimità da una assemblea
del Coordinamento Studentesco Livornese alla quale hanno partecipato
una cinquantina di studenti da tutte le scuole.
Al termine del corteo, di fronte all'Orlando, numerosi studenti sono
entrati nel cortile della scuola per partecipare all'assemblea
conclusiva del corteo, ci sono stati interventi da parte di studenti di
tutte le scuole.
Negli interventi sono stati ribaditi i contenuti della nostra lotta ed
è stata data una valutazione molto positiva della mattinata,
considerando l'occupazione una forma di lotta legittima e valida.
Al termine dell'assemblea solo gli studenti dell'istituto sono rimasti
all'interno dei locali occupati, oggi si riunirà in tali locali
una assemblea del Coordinamento.
Il Coordinamento Studentesco Livornese appoggia pienamente
l'occupazione dell'Istituto Orlando, avvenuta a margine del corteo di
questa mattina.
Coordinamento Studentesco Livornese
I primi due testimoni presentati dall'accusa nell'udienza del 26
ottobre sono stati la Presidente della Regione Maria Rita Lorenzetti e
l'ex Sindaco di Spoleto Massimo Brunini.
Due testimonianze profondamente diverse, non per quello che potevano
dire, perché non avevano, entrambi, nulla da dire di interesse
processuale, ma per come si sono presentati. La prima, la governatrice,
dai toni secchi, stizziti, arcigna, quasi fosse in trincea - e pensare
che prima dell'udienza nell'atrio si è trovata per lungo tempo
insieme ai quattro "baby terroristi" senza che guardia del corpo,
carabiniere, o altro addetto alla sicurezza, se ne preoccupasse
minimamente.
L'altro, l'ex sindaco di Spoleto, Brunini, con la bonarietà di
chi ha consapevolezza di cosa realmente si sta parlando. "Ad un certo
punto dicevano, lo andiamo a dire a Corinti", ha detto sorridendo, come
a dire che riconosceva che tutta quella parte della città che
gli si opponeva aveva fatto dell'anziano "giustiziere" un modo di
comunicare la contrarietà alle sue scelte.
Non sono fattori di poco conto. Il primo atteggiamento, quello della
Lorenzetti, è quello che ha pesato politicamente, fin
dall'inizio, su tutta l'indagine e l'ha per così dire instradata
sull'iperbole terroristica.
La settima udienza ha poi offerto uno spaccato sui metodi dei
protagonisti delle indagini che lascerebbe qualsiasi comune cittadino
come minimo stupito se non addirittura schifato di fronte alla pratica
per così dire, del "fine giustifica i mezzi".
Sì perché l'aver telefonato da parte di un militare dei
ROS, ad Andrea, la mattina dell'arresto, quando non l'hanno trovato in
casa, spacciandosi per il Pronto Soccorso di Spoleto e dicendo di
correre subito dal padre perché la madre era stata ricoverata in
gravissime condizioni all'ospedale, un collega carabiniere dell'agente
dei ROS che ha avuto questa pensata, l'ha definita, nel corso del
proprio interrogatorio: " un'idea geniale" (geniale aggiungiamo noi
quanto le gabbie dei richiami dei cacciatori per sparare agli uccelli).
È questa la cultura di tutte le forze dell'ordine? Si spera di no, altrimenti ci sarebbe di che preoccuparsi seriamente.
La difesa ha fatto rilevare che ci sono state irregolarità
penali nell'acquisizione della testimonianza di un giovane albanese
sulla vicenda del "regalo" di Andrea a Michele del 15 di agosto.
Il regalo ricordiamo erano alcuni assegni, ricevuti da Andrea, come
egli stesso oggi ha ricordato, da un uomo di Modena che glieli
consegnò insieme all'albanese che li teneva in mano e che nel
darglieli, forse per sottolinearne l'importanza, con un gesticolare
evidente se li sventolava sotto il naso. Ebbene questa verità,
acquisita con prova testimoniale dall'avvocato Cerquetti e sottoscritta
dal giovane extracomunitario, è stata negata poi dallo stesso,
nell'interrogatorio a cui i ROS l'hanno sottoposto successivamente. I
difensori hanno fatto presente che l'interrogatorio svolto sulla prova
testimoniale precedentemente offerta è irregolare e penalmente
rilevante. Non solo, si è anche detto che il ragazzo albanese ha
materialmente sottoscritto un testo precedentemente stilato dai ROS.
"Le bugie hanno le gambe corte" ha affermato l'avvocato Cerquetti, e
così è venuto fuori che l'albanese aveva mandato un SMS
(di cui c'è documentazione), per ricattare un familiare di
Andrea di cui era socio, dicendogli che se non gli avesse dato 1000
euro avrebbe cambiato versione. Un intreccio insomma che è tutto
dire.
I primi testimoni della difesa saranno sentiti alla prossima udienza il 19 gennaio.
Comitato23ottobre