Umanità Nova, n.39 dell'8 novembre 2009, anno 89

Antimilitarismo anarchico


"Chi fa la guerra non va lasciato in pace"; così titola l'opuscolo uscito nell'Ottobre 2009, frutto di un progetto collettivo nato dalla rete antimilitarista anarchica, luogo di collegamento e coordinazione fra diverse realtà, gruppi, collettivi e singoli individui presenti in tutta Italia che si confrontano sulla tematica antimilitarista. L'esigenza di dibattito tenta di porre l'attenzione sulla questione militare, letta dalle molteplici sfaccettature con le quali si manifesta: dalle guerre in campo internazionale, alle situazioni di conflitto urbano e di presenza militare sul territorio, dal momento che le nostre vite sono quotidianamente bombardate da un livello di militarizzazione sempre più crescente, soprattutto nelle città, ma più in generale in un clima che si insinua anche alla luce di una forte ripresa del militarismo, legalizzato o meno, che risulta a dir poco allarmante, con guerre che continuano a combattersi sbandierando la tanto gettonata difesa o conquista della fantomatica democrazia, e non a caso termini come questi, utilizzati dai media, appaiono come imminente richiamo ad un panorama mondiale di conflitto bellico globale e permanente.
Per questo abbiamo voluto ricostruire una rinnovata forza di mobilitazione attorno alla questione antimilitarista. Le basi militari statunitensi sulle nostre terre, in particolar modo nelle isole come la Sardegna, le spese militari in forte crescita,  gli investimenti delle banche nel commercio di armi, le aziende italiane produttrici di armi, l'esercito italiano impiegato in operazioni di pubblica sicurezza, gli armamenti in dotazione alle forze dell'ordine sono l'aspetto lampante di una società ed un'economia pervasa da una cultura, o forse sarebbe meglio chiamarlo indottrinamento, autoritaria e militarista. Per questo abbiamo contribuito a creare una rete di individualità e gruppi che siano in grado di monitorare le situazioni, analizzare i  contesti, produrre contro-informazione e nuovi canali di comunicazione, al fine di promuovere momenti di mobilitazione e azione diretta. Una rete che sia in grado di rilanciare il lavoro fatto da chi si è occupato di antimilitarismo in passato riuscendo ad intercettare il lavoro, la passione, la determinazione di chi, sempre di più, odia l'autoritarismo militare, in qualsiasi parte del mondo.
Una rete antimilitarista aperta a tutti quelli che si ritrovano sui contenuti e sulle pratiche libertarie per presentare interventi, riflessioni, iniziative e mobilitazioni, per costruire relazioni anche internazionali e porre le basi di una nuova stagione di lotta antimilitarista nelle scuole, nei luoghi di lavoro e nelle piazze per sensibilizzare su questi temi tutti i cittadini che subiscono il militarismo in tutte le sue forme.
Ed è proprio a questo proposito che nasce, all'interno della rete, l'idea di un opuscolo che parli di ANTIMILITARISMO in un'accezione fortemente libertaria, in cui se ne ripercorrano brevemente i cenni storici, le origini, passando poi ad analisi più attuali, per esempio leggendo il legame che intercorre fra militarismo e razzismo, o agli innumerevoli sviluppi e nuove forme che il militarismo sa darsi nel mondo attuale,  per poi proseguire con due approfondimenti specifici: il primo sulla militarizzazione territoriale annosa e scandalosa della Sardegna, una meraviglia nel Mediterraneo scempiata dalle basi; l'altro su un pessimo tentativo da parte del ministero degli Interni di promuovere un progetto in alcune scuole di Lecco (ma in realtà di tutta a Lombardia abbiamo poi scoperto). "La pace si fa a scuola" è il nome dell'iniziativa, che tenta di far passare i militari stessi come promulgatori di pace, invitandoli ad incontrare gli studenti all'interno di dibattiti e incontri, travalicando il limite del revisionismo, stravolgendo la realtà per indurre ad un pensiero di paura e conseguente e inevitabile difesa e facendo passare un concetto intrinsecamente sbagliato che vede il militare come un eroe nei campi di addestramento, con forti capacità atletiche e spirito di resistenza che combatte in nome della giustizia. Una mossa molto intelligente da parte del governo che non potendo più obbligare tutti i maggiorenni al servizio di leva tenta di adescare i più giovani e gli adolescenti già all'interno del sistema scolastico, utilizzando come specchietto per le allodole percorsi atletici in campi di addestramento costruiti ad hoc per i ragazzi, regala l'ebbrezza di un'esercitazione armata al poligono di tiro per gli studenti, e manda in missione alti ufficiali dell'esercito nelle classi per tenere lezioni di strategia di guerra o per una premiazione dopo un concorso "bellico". Questo sicuramente è stato un motivo per il quale tutto il materiale controinformativo che avevamo a disposizione è stato unito, riveduto, ampliato e corretto, per far si che i giovani, all'interno delle loro assemblee di classe o di istituto, durante le occupazioni o le autogestioni scolastiche, abbiano la possibilità di contrastare quest'ondata invasiva calata dall'alto esprimendo contenuti diversi, libertari, che bbiano la fondatezza di una fonte scritta. Lo scritto raccoglie materiale di analisi ed esperienze che è fatto di tanti contributi variegati proprio perché più persone, provenienti da spazi e storie diverse, hanno scritto e condiviso, dal basso. Oltre a queste tematiche, nell'opuscolo ci sono passaggi legati alla ricostruzione del concetto di antimilitarismo anarchico, c'è una piccola parte di storia, c'è un capitoletto dedicato alle donne e l'antimilitarismo, contributo proveniente da Milano, c'è una lettura sui legami intrinsechi fra razzismo e militarismo grazie ad una compagna di Torino, una testimonianza sulla questione degli F35, mostri bellici di nuova generazione, dai compagni di Novara, c'è il resoconto del campeggio antimilitarista svoltosi a Mattarello nel Giugno scorso dai compagni di Trento, ci sono cartine e mappe che illustrano il livello di militarizzazione sulla penisola, ci sono riflessioni attualissime che ci arrivano da un compagno di Genova, un'intervista molto interessante ed emblematica sulla situazione che vivono in Israele gli anarchici con un membro degli "Anarchists against the Wall" e per concludere un intervento tratto da una ricerca iberica sulle spese militari in Europa e negli Usa.
C'è anche da specificare che trattandosi di un opuscolo lo spazio ridotto non ha consentito molti approfondimenti né sviscerare in maniera esaustiva l'argomento. A questo proposito i/le compagn* sard* stanno provvedendo alla stesura di altro materiale che formerà un opuscolo a se stante specifico per la situazione territoriale militarizzata dell'isola, con maggiori informazioni e dettagli. Sarebbe interessante se anche altre realtà e persone inviassero un loro contributo sulla questione da pubblicare sul nostro sito: www.reteantimilitarista.info. Oltre al cartaceo l'opuscolo è, infatti, scaricabile dal nuovo sito web creato ad hoc per la tematica antimilitarista, in cui è possibile apportare contributi, contenuti e modifiche e visionarne gli esistenti.
L'opuscolo ha un costo di 3 euro, se dev'essere spedito 5 euro, se viene preso in conto vendita viene dato a 1 euro e 50 per permettere l'autofinanziamento di chi lo distribuisce.
La spesa iniziale è stata coperta grazie al contributo dei compagni modenesi che hanno sottoscritto una serata all'ex-caseificio occupato di Modena la scorsa primavera per permettere la stampa di 1000 esemplari ad un costo accessibile per tutti. Dunque... Leggete e diffondete antimilitarismo!

Per non lasciare in pace chi fa la guerra.

Gaia

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