"Chi fa la guerra non va lasciato in pace"; così titola
l'opuscolo uscito nell'Ottobre 2009, frutto di un progetto collettivo
nato dalla rete antimilitarista anarchica, luogo di collegamento e
coordinazione fra diverse realtà, gruppi, collettivi e singoli
individui presenti in tutta Italia che si confrontano sulla tematica
antimilitarista. L'esigenza di dibattito tenta di porre l'attenzione
sulla questione militare, letta dalle molteplici sfaccettature con le
quali si manifesta: dalle guerre in campo internazionale, alle
situazioni di conflitto urbano e di presenza militare sul territorio,
dal momento che le nostre vite sono quotidianamente bombardate da un
livello di militarizzazione sempre più crescente, soprattutto
nelle città, ma più in generale in un clima che si
insinua anche alla luce di una forte ripresa del militarismo,
legalizzato o meno, che risulta a dir poco allarmante, con guerre che
continuano a combattersi sbandierando la tanto gettonata difesa o
conquista della fantomatica democrazia, e non a caso termini come
questi, utilizzati dai media, appaiono come imminente richiamo ad un
panorama mondiale di conflitto bellico globale e permanente.
Per questo abbiamo voluto ricostruire una rinnovata forza di
mobilitazione attorno alla questione antimilitarista. Le basi militari
statunitensi sulle nostre terre, in particolar modo nelle isole come la
Sardegna, le spese militari in forte crescita, gli investimenti
delle banche nel commercio di armi, le aziende italiane produttrici di
armi, l'esercito italiano impiegato in operazioni di pubblica
sicurezza, gli armamenti in dotazione alle forze dell'ordine sono
l'aspetto lampante di una società ed un'economia pervasa da una
cultura, o forse sarebbe meglio chiamarlo indottrinamento, autoritaria
e militarista. Per questo abbiamo contribuito a creare una rete di
individualità e gruppi che siano in grado di monitorare le
situazioni, analizzare i contesti, produrre contro-informazione e
nuovi canali di comunicazione, al fine di promuovere momenti di
mobilitazione e azione diretta. Una rete che sia in grado di rilanciare
il lavoro fatto da chi si è occupato di antimilitarismo in
passato riuscendo ad intercettare il lavoro, la passione, la
determinazione di chi, sempre di più, odia l'autoritarismo
militare, in qualsiasi parte del mondo.
Una rete antimilitarista aperta a tutti quelli che si ritrovano sui
contenuti e sulle pratiche libertarie per presentare interventi,
riflessioni, iniziative e mobilitazioni, per costruire relazioni anche
internazionali e porre le basi di una nuova stagione di lotta
antimilitarista nelle scuole, nei luoghi di lavoro e nelle piazze per
sensibilizzare su questi temi tutti i cittadini che subiscono il
militarismo in tutte le sue forme.
Ed è proprio a questo proposito che nasce, all'interno della
rete, l'idea di un opuscolo che parli di ANTIMILITARISMO in
un'accezione fortemente libertaria, in cui se ne ripercorrano
brevemente i cenni storici, le origini, passando poi ad analisi
più attuali, per esempio leggendo il legame che intercorre fra
militarismo e razzismo, o agli innumerevoli sviluppi e nuove forme che
il militarismo sa darsi nel mondo attuale, per poi proseguire con
due approfondimenti specifici: il primo sulla militarizzazione
territoriale annosa e scandalosa della Sardegna, una meraviglia nel
Mediterraneo scempiata dalle basi; l'altro su un pessimo tentativo da
parte del ministero degli Interni di promuovere un progetto in alcune
scuole di Lecco (ma in realtà di tutta a Lombardia abbiamo poi
scoperto). "La pace si fa a scuola" è il nome dell'iniziativa,
che tenta di far passare i militari stessi come promulgatori di pace,
invitandoli ad incontrare gli studenti all'interno di dibattiti e
incontri, travalicando il limite del revisionismo, stravolgendo la
realtà per indurre ad un pensiero di paura e conseguente e
inevitabile difesa e facendo passare un concetto intrinsecamente
sbagliato che vede il militare come un eroe nei campi di addestramento,
con forti capacità atletiche e spirito di resistenza che
combatte in nome della giustizia. Una mossa molto intelligente da parte
del governo che non potendo più obbligare tutti i maggiorenni al
servizio di leva tenta di adescare i più giovani e gli
adolescenti già all'interno del sistema scolastico, utilizzando
come specchietto per le allodole percorsi atletici in campi di
addestramento costruiti ad hoc per i ragazzi, regala l'ebbrezza di
un'esercitazione armata al poligono di tiro per gli studenti, e manda
in missione alti ufficiali dell'esercito nelle classi per tenere
lezioni di strategia di guerra o per una premiazione dopo un concorso
"bellico". Questo sicuramente è stato un motivo per il quale
tutto il materiale controinformativo che avevamo a disposizione
è stato unito, riveduto, ampliato e corretto, per far si che i
giovani, all'interno delle loro assemblee di classe o di istituto,
durante le occupazioni o le autogestioni scolastiche, abbiano la
possibilità di contrastare quest'ondata invasiva calata
dall'alto esprimendo contenuti diversi, libertari, che bbiano la
fondatezza di una fonte scritta. Lo scritto raccoglie materiale di
analisi ed esperienze che è fatto di tanti contributi variegati
proprio perché più persone, provenienti da spazi e storie
diverse, hanno scritto e condiviso, dal basso. Oltre a queste
tematiche, nell'opuscolo ci sono passaggi legati alla ricostruzione del
concetto di antimilitarismo anarchico, c'è una piccola parte di
storia, c'è un capitoletto dedicato alle donne e
l'antimilitarismo, contributo proveniente da Milano, c'è una
lettura sui legami intrinsechi fra razzismo e militarismo grazie ad una
compagna di Torino, una testimonianza sulla questione degli F35, mostri
bellici di nuova generazione, dai compagni di Novara, c'è il
resoconto del campeggio antimilitarista svoltosi a Mattarello nel
Giugno scorso dai compagni di Trento, ci sono cartine e mappe che
illustrano il livello di militarizzazione sulla penisola, ci sono
riflessioni attualissime che ci arrivano da un compagno di Genova,
un'intervista molto interessante ed emblematica sulla situazione che
vivono in Israele gli anarchici con un membro degli "Anarchists against
the Wall" e per concludere un intervento tratto da una ricerca iberica
sulle spese militari in Europa e negli Usa.
C'è anche da specificare che trattandosi di un opuscolo lo
spazio ridotto non ha consentito molti approfondimenti né
sviscerare in maniera esaustiva l'argomento. A questo proposito i/le
compagn* sard* stanno provvedendo alla stesura di altro materiale che
formerà un opuscolo a se stante specifico per la situazione
territoriale militarizzata dell'isola, con maggiori informazioni e
dettagli. Sarebbe interessante se anche altre realtà e persone
inviassero un loro contributo sulla questione da pubblicare sul nostro
sito: www.reteantimilitarista.info. Oltre al cartaceo l'opuscolo
è, infatti, scaricabile dal nuovo sito web creato ad hoc per la
tematica antimilitarista, in cui è possibile apportare
contributi, contenuti e modifiche e visionarne gli esistenti.
L'opuscolo ha un costo di 3 euro, se dev'essere spedito 5 euro, se
viene preso in conto vendita viene dato a 1 euro e 50 per permettere
l'autofinanziamento di chi lo distribuisce.
La spesa iniziale è stata coperta grazie al contributo dei
compagni modenesi che hanno sottoscritto una serata all'ex-caseificio
occupato di Modena la scorsa primavera per permettere la stampa di 1000
esemplari ad un costo accessibile per tutti. Dunque... Leggete e
diffondete antimilitarismo!
Per non lasciare in pace chi fa la guerra.
Gaia