Viene chiamato «rimpatrio con foglio di via
obbligatorio» e si tratta una vecchia misura di polizia risalente
al regime fascista, poi riveduta nell'ambito dalla Legge 1423 del 1956
relativa alle «Misure di prevenzione nei confronti delle persone
pericolose per la sicurezza e per la pubblica moralità»,
tanto che per molti anni è stato largamente utilizzato contro le
"Bocche di rosa" di turno.
Secondo i dati ufficiali forniti del dipartimento di PS del ministero
dell'Interno, nel 2006 sono stati emessi 6.367 fogli di via, nel 2007
ben 9.118, con un evidente incremento di quasi il 50 per cento.
È il questore a emettere questo «biglietto di sola
andata», su proposta della divisione anticrimine. Obiettivo:
impedire a una persona di tornare in un certo Comune -dove non ha la
residenza- senza debita autorizzazione, per un periodo massimo di 3
anni. I trasgressori al foglio di via possono essere anche arrestati.
Di solito si ricorre a questa forma di diffida quando qualcuno compie
un reato che non prevede l'arresto. Sovente si tratta di persone
incensurate o che non hanno violato la legge, ma che il questore
ritiene "intenzionate" a violarla. Talvolta all'interdizione si somma
la denuncia e l'arresto.
In teoria, il foglio di via (articolo 1) dovrebbe essere preceduto dal
cosiddetto "avviso orale (articolo 4) con cui il malcapitato viene
avvisato che se non cambierà la sua condotta sociale sarà
passibile di allontanamento; ma in realtà il preavviso molto
spesso non esiste.
Negli ultimi anni, di frequente proprio questa misura repressiva
è stata applicata con funzione esplicitamente politica, a danno
di oppositori sociali e militanti antagonisti, ma anche trans,
senzadimora e ultrà. Ultimo caso quello di Trento, a seguito
dello sgombero di un'occupazione anarchica. Infatti, il 15 ottobre,
dopo che polizia antisommossa aveva messo fine alla breve esperienza di
autogestione dell'Assillo, sono stati decretati dei fogli di via ai
danni dei 12 occupanti – non residenti a Trento – trovati all'interno
dello spazio occupato, tra i quali alcuni studenti iscritti alle scuole
superiori cittadine. Pochi anni orsono qualcosa del genere era accaduto
nella vicina Rovereto. Ulteriori provvedimenti restrittivi -sempre con
divieto di rimettere piede in città per 3 anni- sono stati
emanati nei giorni successivi, con evidente scopo intimidatorio nei
confronti delle proteste sollevate dallo sgombero poliziesco e
dell'annunciata manifestazione indetta per sabato 7 novembre.
A Genova, pochi giorni prima, era toccato ad un compagno che a Genova
aveva riconosciuto e apostrofato per strada il noto Cofferati:
risultato 3 anni via dal capoluogo ligure.
Poche settimane prima, a Bologna, il questore aveva firmato il foglio
di via obbligatorio per un ragazzo di 20 anni di Como, attivista
dell'Onda e studente di Storia nell'ateneo emiliano, reo di aver
tracciato delle scritte murali con una bomboletta spray. In estate,
invece, a Sassari una "drag queen" di Prato dopo essere stata scambiata
per una prostituta e trattenuta in questura per ore in questura, aveva
ricevuto un foglio di via da Sassari per i soliti 3 anni.
Aldilà degli effetti immediati sul piano repressivo, volti a
ostacolare e scoraggiare l'intrecciarsi delle solidarietà, da
sottolineare le ulteriori ricadute di una simile pratica, sia materiali
che culturali. Senza dover ricorrere a sentenze giudiziarie, si
pregiudica, infatti, lo scambio di esperienze e la libertà di
movimento dei soggetti considerati "a rischio" per l'ordine costituito,
sino quasi a prefigurare una sorta di domicilio coatto nella
città di residenza anagrafica. Una sorta di soggiorno obbligato
al contrario che confina in un preciso territorio l'esistenza di una
persona che vede così sovradeterminate le proprie
frequentazioni, opzioni lavorative, interessi, scelte abitative, etc.
che ovviamente devono risultare conformi e sottomesse alla norma
dominante.
Il messaggio del potere è chiaro: non uscire dal recinto
assegnato; così come lo è la nostra convinzione che non
esistono recinti sufficienti a rinchiudere i sommovimenti che animano
la società.
Anti
Da un punto di vista legale esiste comunque un'interessante sentenza
(n. 316 del 7 ottobre 2004) emessa proprio dal TAR di Trento che ha
ritenuto di annullare un foglio di via obbligatorio in quanto emesso
senza accurata indagine sulla pericolosità della persona
interessata (http://www.altalex.com/index.php?idnot=29124).