Sabato 7 e domenica 8 novembre si è tenuto a Milano
l'annunciato convegno sul "mondo del lavoro". Presenti una trentina di
compagne e compagni di Torino, Milano, Parma, Reggio Emilia, Bologna,
Livorno. A livello "sindacale" militanti di Cub, USI, Unicobas, Cobas e
"senza sindacato".
Pubblichiamo ampi stralci della relazione introduttivo sviluppata dalla Commissione Mondo del Lavoro della FAI.
L'involuzione delle condizioni di vita e di lavoro di milioni di
persone sta giungendo in questi mesi di autunno 2009 ad un punto
cruciale: la pesante ondata di cassa integrazione e licenziamenti nel
settore privato […] l'espulsione di centinaia di migliaia di precari
dalla pubblica amministrazione, scuola in primis, si completa con lo
smantellamento del settore pubblico e con il nuovo modello di relazioni
contrattuali che dalla fase concertativa regredisce a quella
collaborativa.
La crisi economica mondiale ha dato al padronato maggior pretesto per
acuire un attacco nei confronti dei lavoratori che già da tempo
era in atto, dalla dismissione del settore manifatturiero […] al
pesante intervento nei settori lasciati liberi dalle privatizzazioni
dei servizi e nelle grandi opere.
Le fabbriche chiudono lasciando a casa i lavoratori e aprendo le porte
agli affari edilizi sui terreni ex industriali, le aziende realmente in
difficoltà finanziarie scompaiono svendendo impianti e
attrezzature a multinazionali di diversa provenienza che mantengono
aperta la ditta, ma licenziano metà degli operai oppure
semplicemente giocano al vecchio gioco dello spezzatino, rivendendo
quello che si può commerciare e lasciando il resto alla pubblica
carità; le aziende che non sono in reale difficoltà a
loro volta approfittano a piene mani della crisi riuscendo ad imporre
condizioni di sovrasfruttamento impensabili in Europa fino a pochi anni
fa.
In questo panorama le relazioni tra stato, padronato e grandi
confederazioni sono giunte ad un punto di svolta, un punto che è
naturale approdo della politica della concertazione partita da quel
luglio del 1993 in cui C.G.I.L. C.I.S.L. e U.I.L. unitamente a governo
e associazioni padronali firmarono gli accordi sulla politica dei
redditi e sulla rappresentanza.
Quegli accordi non solo hanno impoverito sempre di più i
lavoratori trasferendo quote di reddito sempre maggiori dalla
remunerazione del lavoro ai redditi del capitale, ma hanno anche
trasformato definitivamente la natura delle confederazioni che li hanno
sottoscritti. La difesa dei diritti e dei salari dei lavoratori subisce
ulteriori arretramenti da parte di C.G.I.L. C.I.S.L. e U.I.L.
sostituita dalla "responsabilità verso il Paese", con il
sindacato che fa la sua parte per contenere l'inflazione e per
rilanciare l'economia: dal servizio del lavoro al servizio del
padronato e dei governi. Un punto di svolta che possiamo anche chiamare
"di non ritorno", per una ragione ben precisa: il nuovo protocollo
sulla contrattazione porterà ad un ulteriore peggioramento da
quanto fin'ora determinato dai sindacati concertativi: la difesa del
potere d'acquisto delle retribuzioni non vi è contemplata,
sostituita dalla "efficienza della dinamica retributiva"; è
prevista la possibilità – e in questi casi possibilità
vuol dire certezza - che il CCNL subisca modifiche "sia per la parte
salariale che normativa" nella contrattazione di secondo livello,
aziendale e territoriale, al fine di "tener conto di situazioni di
crisi o per favorire lo sviluppo economico e occupazionale."
Semplicemente il canto del cigno per il contratto nazionale, strumento
imperfetto e farraginoso ma che pure introduceva un elemento di minima
omogeneità nei trattamenti economici, stabilendo un minimo al di
sotto del quale non si poteva scendere, e stabilendolo per tutto il
paese; da ora ritornano le gabbie salariali, a livello territoriale e
di settore. […] Se la C.G.I.L. si è per ora smarcata dal
sottoscrivere questo accordo, è da ritenere praticamente certo
che in seguito vi aderirà: c'è troppo in ballo, gli enti
bilaterali sono una torta troppo grossa per farla spartire solo ai
firmatari attuali. […] L'ultima frontiera del sindacalismo
collaborazionista è diventata la cogestione di aziende e servizi
assieme a padroni e governo, con l'introduzione dell'azionariato
diffuso (sostenuto in particolare dalla C.I.S.L.) la cui logica inizia
col pretesto del sistema creditizio che non sostiene le aziende in
crisi,
Nel settore dei servizi il nuovo ruolo delle confederazioni va di pari passo con lo smantellamento del settore pubblico […]
E il cerchio si chiude. Il sindacalismo alternativo dal canto suo
è in una fase di transizione, con le diverse tendenze da cui
è composto che non riescono […] a proporre un'azione comune, al
di là delle contingenze, proprio nel momento peggiore nel pieno
della crisi, quando solo l'organizzazione di base può dare una
speranza di lotta ai milioni di lavoratori traditi da C.G.I.L. C.I.S.L.
e U.I.L. […] Le cause di questa mancanza di "anticorpi" al capitalismo
vanno ricercate senza dubbio nell'abitudine, instillata a dosi sempre
maggiori negli ultimi vent'anni, all'azione delegata. La delega della
rappresentanza alle confederazioni, […] non solo ha accresciuto a
dismisura il peso politico ed economico di queste ma ha anche e
soprattutto disabituato i lavoratori ad organizzarsi ed agire in prima
persona, in modo che di fronte ad un attacco così devastante non
riescano a mettere in campo una difesa credibile: quanto più
l'abitudine a delegare a C.G.I.L. C.I.S.L. e U.I.L. è radicata,
tanto più i lavoratori si sentono smarriti e non riescono a
pensare una risposta al di fuori degli schemi loro imposti. Come
anarchici la nostra scelta di campo è facile: non potendo
immischiarci con chi predica la comunione d'interessi tra padronato e
lavoratori, non possiamo che agire nelle realtà di base, siano
sindacati o lotte autorganizzate, portando i nostri valori legati
all'autogestione, alla solidarietà, all'internazionalismo. La
nostra azione può e deve essere maggiormente qualificata,
esplicandosi non solo nell'azione quotidiana sul posto di lavoro, ma
anche e ora più che mai contribuire a definire linee, programmi,
azioni, elaborazioni e prassi.
[…] Ci sono contenuti che solo gli anarchici possono portare: la
tendenza all'azione diretta, la delega esclusivamente tecnica, la
rotazione degli incarichi (che sarebbe un vero toccasana per certi
apparati dirigenziali), la qualità nell'intervento e negli
obiettivi. Quest'ultimo punto forse merita una spiegazione: intervento
qualificato significa intervento meditato, consapevole e in piena
coscienza, con un'immagine chiara di ciò che è
accettabile in una lotta di classe e ciò che è solo
illusione di vittoria […] Per noi è imprescindibile la coerenza
mezzi-fini, e questa coerenza è il valore e il contenuto
più importante che dobbiamo portare nei sindacati di base e
nelle lotte autorganizzate di cui facciamo parte. […] E' per
questo auspicabile un più stretto coordinamento fra gli
anarchici che militano nel sindacalismo di base o che sono presenti in
tutte le realtà di lavoratori in lotta, per un agire meno
slegato di quello attuale e per una collaborazione più stretta
nelle strategie, negli obiettivi e nella prassi.