Umanità Nova, n.40 del 15 novembre 2009, anno 89

Gli anarchici nel mondo del lavoro


Sabato 7 e domenica 8 novembre si è tenuto a Milano l'annunciato convegno sul "mondo del lavoro". Presenti una trentina di compagne e compagni di Torino, Milano, Parma, Reggio Emilia, Bologna, Livorno. A livello "sindacale" militanti di Cub, USI, Unicobas, Cobas e "senza sindacato".

Pubblichiamo ampi stralci della relazione introduttivo sviluppata dalla Commissione Mondo del Lavoro della FAI.

L'involuzione delle condizioni di vita e di lavoro di milioni di persone sta giungendo in questi mesi di autunno 2009 ad un punto cruciale: la pesante ondata di cassa integrazione e licenziamenti nel settore privato […] l'espulsione di centinaia di migliaia di precari dalla pubblica amministrazione, scuola in primis, si completa con lo smantellamento del settore pubblico e con il nuovo modello di relazioni contrattuali che dalla fase concertativa regredisce a quella collaborativa.
La crisi economica mondiale ha dato al padronato maggior pretesto per acuire un attacco nei confronti dei lavoratori che già da tempo era in atto, dalla dismissione del settore manifatturiero […] al pesante intervento nei settori lasciati liberi dalle privatizzazioni dei servizi e nelle grandi opere.
Le fabbriche chiudono lasciando a casa i lavoratori e aprendo le porte agli affari edilizi sui terreni ex industriali, le aziende realmente in difficoltà finanziarie scompaiono svendendo impianti e attrezzature a multinazionali di diversa provenienza che mantengono aperta la ditta, ma licenziano metà degli operai oppure semplicemente giocano al vecchio gioco dello spezzatino, rivendendo quello che si può commerciare e lasciando il resto alla pubblica carità; le aziende che non sono in reale difficoltà a loro volta approfittano a piene mani della crisi riuscendo ad imporre condizioni di sovrasfruttamento impensabili in Europa fino a pochi anni fa.
In questo panorama le relazioni tra stato, padronato e grandi confederazioni sono giunte ad un punto di svolta, un punto che è naturale approdo della politica della concertazione partita da quel luglio del 1993 in cui C.G.I.L. C.I.S.L. e U.I.L. unitamente a governo e associazioni padronali firmarono gli accordi sulla politica dei redditi e sulla rappresentanza.
Quegli accordi non solo hanno impoverito sempre di più i lavoratori trasferendo quote di reddito sempre maggiori dalla remunerazione del lavoro ai redditi del capitale, ma hanno anche trasformato definitivamente la natura delle confederazioni che li hanno sottoscritti. La difesa dei diritti e dei salari dei lavoratori subisce ulteriori arretramenti da parte di C.G.I.L. C.I.S.L. e U.I.L. sostituita dalla "responsabilità verso il Paese", con il sindacato che fa la sua parte per contenere l'inflazione e per rilanciare l'economia: dal servizio del lavoro al servizio del padronato e dei governi. Un punto di svolta che possiamo anche chiamare "di non ritorno", per una ragione ben precisa: il nuovo protocollo sulla contrattazione porterà ad un ulteriore peggioramento da quanto fin'ora determinato dai sindacati concertativi: la difesa del potere d'acquisto delle retribuzioni non vi è contemplata, sostituita dalla "efficienza della dinamica retributiva"; è prevista la possibilità – e in questi casi possibilità vuol dire certezza - che il CCNL subisca modifiche "sia per la parte salariale che normativa" nella contrattazione di secondo livello, aziendale e territoriale, al fine di "tener conto di situazioni di crisi o per favorire lo sviluppo economico e occupazionale."
Semplicemente il canto del cigno per il contratto nazionale, strumento imperfetto e farraginoso ma che pure introduceva un elemento di minima omogeneità nei trattamenti economici, stabilendo un minimo al di sotto del quale non si poteva scendere, e stabilendolo per tutto il paese; da ora ritornano le gabbie salariali, a livello territoriale e di settore. […] Se la C.G.I.L. si è per ora smarcata dal sottoscrivere questo accordo, è da ritenere praticamente certo che in seguito vi aderirà: c'è troppo in ballo, gli enti bilaterali sono una torta troppo grossa per farla spartire solo ai firmatari attuali. […] L'ultima frontiera del sindacalismo collaborazionista è diventata la cogestione di aziende e servizi assieme a padroni e governo, con l'introduzione dell'azionariato diffuso (sostenuto in particolare dalla C.I.S.L.) la cui logica inizia col pretesto del sistema creditizio che non sostiene le aziende in crisi,
Nel settore dei servizi il nuovo ruolo delle confederazioni va di pari passo con lo smantellamento del settore pubblico […]
E il cerchio si chiude. Il sindacalismo alternativo dal canto suo è in una fase di transizione, con le diverse tendenze da cui è composto che non riescono […] a proporre un'azione comune, al di là delle contingenze, proprio nel momento peggiore nel pieno della crisi, quando solo l'organizzazione di base può dare una speranza di lotta ai milioni di lavoratori traditi da C.G.I.L. C.I.S.L. e U.I.L. […] Le cause di questa mancanza di "anticorpi" al capitalismo vanno ricercate senza dubbio nell'abitudine, instillata a dosi sempre maggiori negli ultimi vent'anni, all'azione delegata. La delega della rappresentanza alle confederazioni, […] non solo ha accresciuto a dismisura il peso politico ed economico di queste ma ha anche e soprattutto disabituato i lavoratori ad organizzarsi ed agire in prima persona, in modo che di fronte ad un attacco così devastante non riescano a mettere in campo una difesa credibile: quanto più l'abitudine a delegare a C.G.I.L. C.I.S.L. e U.I.L. è radicata, tanto più i lavoratori si sentono smarriti e non riescono a pensare una risposta al di fuori degli schemi loro imposti. Come anarchici la nostra scelta di campo è facile: non potendo immischiarci con chi predica la comunione d'interessi tra padronato e lavoratori, non possiamo che agire nelle realtà di base, siano sindacati o lotte autorganizzate, portando i nostri valori legati all'autogestione, alla solidarietà, all'internazionalismo. La nostra azione può e deve essere maggiormente qualificata, esplicandosi non solo nell'azione quotidiana sul posto di lavoro, ma anche e ora più che mai contribuire a definire linee, programmi, azioni, elaborazioni e prassi.
[…] Ci sono contenuti che solo gli anarchici possono portare: la tendenza all'azione diretta, la delega esclusivamente tecnica, la rotazione degli incarichi (che sarebbe un vero toccasana per certi apparati dirigenziali), la qualità nell'intervento e negli obiettivi. Quest'ultimo punto forse merita una spiegazione: intervento qualificato significa intervento meditato, consapevole e in piena coscienza, con un'immagine chiara di ciò che è accettabile in una lotta di classe e ciò che è solo illusione di vittoria […] Per noi è imprescindibile la coerenza mezzi-fini, e questa coerenza è il valore e il contenuto più importante che dobbiamo portare nei sindacati di base e nelle lotte autorganizzate di cui facciamo parte. […]  E' per questo auspicabile un più stretto coordinamento fra gli anarchici che militano nel sindacalismo di base o che sono presenti in tutte le realtà di lavoratori in lotta, per un agire meno slegato di quello attuale e per una collaborazione più stretta nelle strategie, negli obiettivi e nella prassi.

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