Importante mobilitazione antifascista di sabato 31 ottobre 2009 a
Novara, quando un nutrito gruppo di militanti novaresi si è
presentato sin dalle ore 8.00 presso la sede pubblica della Barriera
Albertina per chiedere a gran voce di annullare il convegno indetto da
organismi di chiaro stampo fascista come Forza Nuova, Reduci RSI, MNP
sulla controversa questione dell'F-35.
Il presidio, che si è protratto sino alle 21,00, ha visto
l'attiva partecipazione di militanti antifascisti e semplici cittadini
e ha raggiunto lo scopo di far annullare la provocatoria iniziativa e
rilanciare il tema della vigilanza antifascista contro i rigurgiti di
ogni forma di nazismo, fascismo, razzismo e la xenofobia presente anche
in alcuni ambiti istituzionali (vedi le denunce di razzismo di istanze
istituzionali europee). Per quanto riguarda la presunta adesione al
"comitato No-F35" da parte di "Disamericanizziamoci" di cui i media
stanno scrivendo, dobbiamo subito smentire perché non vi siano
fraintendimenti:
1) L'Assemblea Permanente NO-F35, il Comitato Castanese NO-F35, il
Coordinamento Novarese NO F-35 hanno organizzato tutte le mobilitazioni
e manifestazioni sul territorio con l'adesione di centinaia di
organismi e tra questi non vi è traccia di un presunto "Comitato
No F35" (al quale i fascisti dicono di aver dato la loro adesione);
2) Alberto Pacelli, con il quale dicono di aver intrattenuti dei
rapporti, non ha mai fatto parte dell'Assemblea Permanente NO F35 ed
è quindi portavoce solo di se stesso.
Noi con i fascisti non abbiamo proprio niente in comune.
L'Assemblea Permanente NO F35 è contro il militarismo, contro
l'industria degli armamenti (che sia essa nazionale o internazionale) e
contro tutte le guerre.
Assemblea Permanente NO F35, Comitato Castanese NO F35, Antifascisti/e
Novaresi, Mattone rosso di Vercelli, Centro sociale Lacandona di
Valenza, Punto Rosso di Magenta, Collettivo Studentesco ANTASTU,
Collettivo Novara ANTIFA, Circolo Banditi di Isarno, ANPI di Ispra
(VA), ANPI di Sesto Calende (VA), Collettivo Stella Rossa Biella,
Collettivo "Ultimi dei Moicani" di Gallarate, Assemblea Autoconvocata
dei Lavoratori e delle Lavoratrici novarese.
In occasione della giornata delle forze armate nella notte tra il 3
e il 4 novembre sono stati posizionati alcuni striscioni di fronte alle
filiali di Intesa San Paolo e di Unicredit a Parma con il segnale di
pericolo "pericolo banca armata: 4 novembre, nessuna pace a chi fa la
guerra" e sono stati coperti, con immagini dei tanti pestaggi di
polizia e carabinieri accompagnati dallo slogan "le vostre missioni di
pace" i manifesti pubblicitari dell'adunata prevista in Piazza Duomo a
Parma la mattina a partire dalle ore 10.00 (con tanto di alzabandiera).
Banca nazionale del Lavoro, Intesa-San Paolo e Unicredit sono le
principali banche italiane coinvolte nel commercio di armi secondo la
relazione 2009 sull'export di armi. Intesa-San Paolo di Corrado Passera
con 851 milioni (a cui andrebbero aggiunti anche gli 87 milioni della
Cassa di Risparmio di La Spezia, parte del gruppo) per lo più
relativi a «programmi intergovernativi»: il
cacciabombardiere Eurofighter, le navi da guerra Fremm e Orizzonte, gli
elicotteri da combattimento Nh90 e diversi sistemi missilistici.
Anche Unicredit negli anni passati aveva ripetutamente annunciato di
voler rinunciare ad appoggiare le industrie armiere, eppure nel 2008
è stata la terza "banca armata" italiana, con 606 milioni di
euro.
gruppo anarchico A. Cieri / Fai Parma
Torino 4 novembre. Un plotone di soldati caricati a molla, dopo aver
attraversato via Po, compare a sorpresa in piazza Castello, dove,
blindatissima, si è appena conclusa la cerimonia dell'ammaina
bandiera.
I soldati spingono un carrello pieno di bambolotti bruciati che issa
uno striscione con la scritta "4 novembre. Festa degli assassini"
attraversano la piazza sino al monumento ai Cavalieri d'Italia dove
viene esposto un tricolore. Ma dura poco.
Gli antimilitaristi non potevano certo farsi sfuggire un'occasione
simile. La bandiera italiana, simbolo di un paese in guerra, simbolo di
quell'infamia che si chiama amor patrio, viene data alle fiamme tra gli
applausi di una piccola folla accorsa intorno al monumento.
I soldati a molla vengono ricaricati e riprendono la loro marcia di automi.
Ancora una volta, nonostante le centinaia di uomini dislocati a
proteggere la cerimonia degli assassini in divisa, qualche anarchico,
senzapatria e disertore di tutte le guerre, ha voluto ricordare con una
fiammata i massacri che ieri come oggi vengono fatti sventolando la
bandiera bianca rossa e verde.
Qui le foto: http://piemonte.indymedia.org/article/6230
Il giorno successivo le agenzie battono la notizia che il
(post)fascista Marrone, ducetto dell'organizzazione giovanile del PdL,
"Giovane Italia" avrebbe presentato querela contro la Federazione
Anarchica di Torino per il tricolore andato a fuoco in piazza Castello.
L'accusa sarebbe di vilipendio aggravato alla bandiera.
Ma non solo. Marrone, bollando il gesto come "antitaliano", avrebbe
annunciato che alla già programmata manifestazione di "Giovane
Italia" per il ventennale dell'abbattimento del muro di Berlino un
tricolore gigante e l'inno di Mameli laveranno "l'infamia".
I quotidiani del giorno dopo annunciano che 11 anarchici della FAI
torinese sarebbero stati inquisiti dalla magistratura per vilipendio
alla bandiera e concorso in vilipendio alle forze armate.
Un altro compagno ha ricevuto avviso di garanzia per il reato di
tentato vilipendio alle forze armate. La denuncia si riferisce al
sequestro, effettuato dalla Digos durante un fermo notturno, di uno
striscione con la scritta "4 novembre: festa degli assassini", oltre a
vestiti, cartelli e materiali informativi vari.
In questo mondo di guerra, sopraffazione e sfruttamento bestiale per
quelli come Marrone "infamia" è il rogo di un simbolo. Per gli
anarchici, antimilitaristi e senzapatria per scelta, l'unica vera
infamia sono i muri che quelli come Marrone hanno costruito intorno
all'Europa. Muri che ogni giorno, nel Mediterraneo, come nelle
intercapedini dei Tir e nelle gallerie ferroviarie si prendono la vita
di uomini e donne in cerca di un futuro, in fuga dalla guerra,
dall'oppressione, dalle leggi razziste.
In nome della bandiera italiana, come di ogni bandiera nazionale, si
uccide, si mutila, si massacra, si stupra. Il tricolore sventola in
Afganistan, dove truppe italiane fanno la guerra. Il tricolore ha
sventolato nei mille massacri dell'Italia coloniale, in Grecia e
Jugoslavia, e, non da ultimo, nelle terre del nord est di Italia dove
centinaia di migliaia di ragazzi della penisola vennero sacrificati
all'altare di un nazionalismo stupido e vanaglorioso.
Tutte infamie. Vere. Contro l'umanità. Che non ha né bandiere né frontiere. Né muri.
Nella nottata del 5 novembre sui muri della sede del PdL di corso Francia 19 è comparsa la scritta "Fuoco al tricolore!".
Ma. Ma.
Sabato sette novembre a Reggio Emilia si è tenuta una
manifestazione antifascista che ha visto la partecipazione di circa 450
compagn* di tutta la provincia e di alcuni gruppi di Bologna e Parma.
La dimostrazione era stata indetta in seguito all'attacco contro il
centro sociale occupato Aq16 avvenuto due settimane fa. In
quell'occasione un gruppetto di fascisti ha danneggiato le strutture
esterne del centro sociale e si è firmato con manifesti di Casa
Pound/Blocco Studentesco. Anche la sera prima della manifestazione un
gruppo di fascisti si è presentato a provocare davanti al centro
sociale, ma si è allontanato dopo poco.
Il corteo ha attraversato il centro della città denunciando sia
la presenza dei fascisti di Casa Pound che le politiche razziste
portate avanti sia a livello nazione (pacchetto sicurezza) che a
livello locale dalla giunta comunale, PD, ma sempre più
schiacciata su posizioni leghiste. In piazza del Monte, poco prima del
termine del percorso, il corteo ha incrociato un banchetto della Lega
Nord e uno di Azione Giovani, che sono stati oscurati con l'uso di un
grosso striscione e con un cordone. Successivamente il corteo ha
proseguito fino al monumento ai caduti della resistenza, dove si sono
tenuti gli interventi conclusivi.
I compagni della FAI Reggiana erano presenti con un loro spezzone con bandiere e volantini.
lorcon