Umanità Nova, n.40 del 15 novembre 2009, anno 89

L’altra internet - Un compromesso pericoloso


Uno dei compiti dell’Unione Europea è quello di emanare Direttive di carattere generale che poi devono essere recepite obbligatoriamente all’interno delle legislazioni degli stati membri. E oggi uno dei settori più “scottanti” è sicuramente quello delle telecomunicazioni: per la quantità di denaro che movimenta, per la centralità che ha in questo momento storico e per i risvolti riguardanti la repressione e il controllo sociale.
Da tempo nell’agenda dei politici a Bruxelles c’è la necessità di regolamentare questo settore e per questo, nel settembre del 2008, il Parlamento Europeo ha approvato, in prima lettura, il cosiddetto “pacchetto  telecom”, un insieme di 5 Direttive riguardanti l’accesso alle Reti, il “servizio universale”, la “privacy”, la struttura delle Reti e le Autorizzazioni ad operare nel campo. Senza entrare nei dettagli del complesso provvedimento ricordiamo che alcuni dei punti critici in discussione riguardavano i problemi legati alla riservatezza delle comunicazioni, quelli sulla “neutralità” della Rete e le proposte di implementazione di sistemi cosiddetti di “risposta graduale” alle minacce portate all’infrastruttura delle telecomunicazioni.
Proprio riguardo a questi ultimi, venne rigettata la proposta che i Provider dovessero filtrare/controllare il contenuto delle comunicazioni dei propri utenti, trasformandosi di fatto in veri e propri poliziotti. Tale decisione si era concretizzata negli Emendamenti 166 e 138, che prevedevano il divieto per gli Stati membri di restringere l’accesso o di disconnettere forzatamente dalla Rete un cittadino europeo, senza una preliminare azione giudiziaria, in quanto ciò avrebbe comportato una violazione dei diritti fondamentali delle persone. Anche il Consiglio dell’Unione Europea, dove siedono i ministri dei 27 stati membri, nella discussione seguente (novembre 2008) aveva - sostanzialmente - concordato su tale impostazione. Nonostante questo, alcuni paesi (come la Francia) hanno continuato a fare pressione per introdurre la cosiddetta dottrina dei “tre colpi” (vedi UN n.25 del 28/06/2009) che prevede la disconnessione forzata da Internet per coloro che infrangono ripetutamente le leggi sul diritto d’autore.
Nei mesi successivi, il dibattito è continuato e sono stati espressi pareri discordanti dalle numerose Commissioni, Comitati, Gruppi di Lavoro ecc... che affollano la burocrazia europea. La situazione che si è venuta a creare ha messo in evidenza l’esistenza di un netto contrasto tra le posizioni espresse dal Parlamento, più “garantista” e quelle del Consiglio, propenso ad un maggiore controllo. Intanto in Francia veniva approvata definitivamente la legge “Hadopi” e diversi altri governi europei mettevano in cantiere misure analoghe.
Nel maggio di quest’anno il Parlamento Europeo ha approvato, in seconda lettura, il “pacchetto telecom” ma, per evitare ulteriori dissidi con il Consiglio, ha riscritto l’emendamento 138 in una versione meno garantista, sollevando un coro di proteste da parte delle Associazioni che si battono per la libertà di espressione. Successivamente, in una riunione dei Ministri delle Telecomunicazioni è stato salomonicamente stabilito di far precedere la decisione definitiva sull’argomento da un ulteriore confronto tra Parlamento e Consiglio.
Il 4 novembre scorso, come previsto da molti, è stato raggiunto un compromesso che mette la parola fine (per il momento) alla querelle. La nuova versione del testo che aveva sollevato tanti problemi prevede che, prima di qualsiasi disconnessione forzata dalla Rete, debba esserci un provvedimento giudiziario (con le minime garanzie che questa comporta) ma il testo approvato è scritto in maniera talmente ambigua da prestarsi molto facilmente ad interpretazioni di comodo. In pratica le garanzie previste valgono “fatti salvi i casi di urgenza debitamente comprovata” e fin troppo facile prevedere che questa scappatoia sarà ampiamente utilizzata, a proprio piacimento, da tutte le strutture di controllo e repressione.
Il prossimo passo sarà il voto definitivo sul “pacchetto telecom”, previsto per la fine del 2009, ma il vero scoglio si incontrerà quando i diversi paesi dovranno adeguare le loro legislazioni a queste norme, in quanto alcune delle leggi in vigore (come quella francese citata sopra) potrebbero entrare in contrasto con le decisioni adottate a livello europeo. A quel punto ci sarà un bel po’ di lavoro per avvocati e burocrazie varie, che dovranno misurarsi con le contraddizioni esistenti tra la libertà di espressione e le necessità di controllo dei governi.
Per fortuna, anche se ancora poco diffuso, lo slogan “libertà, non paura” ha accompagnato anche quest’anno numerose manifestazioni che si sono tenute in diversi paesi, organizzate da gruppi intenzionati a battersi per contrastare il progetto del grande carcere europeo.

Pepsy

Approfondimenti
Una buona fonte di informazioni sul “pacchetto telecom” ed altro è il sito, in lingua inglese e francese: http://www.laquadrature.net/
Su questo sito: http://freedomnotfear2009.org/ maggiori informazioni, in diverse lingue, sulla campagna “Libertà, Non Paura”.

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