Umanità Nova, n.40 del 15 novembre 2009, anno 89

Profili. Luigi Amadei


Benché di questo compagno non abbia trovato che parte del fascicolo politico di polizia, conservato all'Istituto Storico della Resistenza di Ravenna, immediatamente me ne sono infatuato, sia per l'aggressiva descrizione che ne fanno gli sbirri nel prospetto biografico, sia per le foto segnaletiche che nel luglio1930 e nel marzo 1938 lo ritraggono come una persona "scassata" dal fascismo e dalla durezza della condizione di proletario, bracciante e facchino, giornaliero.
Luigi nasce a Massalombarda il 30 settembre 1882, è soprannominato Despic o anche e' fiòl dlà vècia éd Maccìòlén.  Secondo la polizia "Riscuote pessima fama perché impulsivo, attaccabrighe, ubriacone, provocatore nei pubblici ritrovi, istigatore di manifestazioni sovversive e disordini fra gli operai. Non ha alcuna educazione, né intelligenza ed agisce per istinto come i bruti e per suggestione. È lavoratore discreto. Frequenta i compagni anarchici ed anche i più turbolenti socialisti rivoluzionari. Fu iniziato ai principi anarchici dal famigerato Cornacchia Teodorico".
È associato al Gruppo Anarchico, alla Società Operaia di Mutuo Soccorso, alla Cooperativa Braccianti, alla Lega Socialista-Anarchica Braccianti, è un componente della Fanfara Operaia. Partecipa a tutte iniziative libertarie, alle riunioni.
Nel durissimo inverno 1896/97 Luigi è ammalato, di fame si sottende, e così giungono le prime sentenze per furti campestri, prima quindici e poi tre giorni di carcere; ha appena quattordici anni. Cinque lire di ammenda nell'inverno 1903 per ubriachezza; tre mesi e giorni cinque nel marzo 1904 per grida sediziose, oltraggi e ribellione ai carabinieri e al delegato di P.S., reato commesso insieme ad altri sei compagni. A maggio dello stesso anno altri trenta giorni di carcere per grida sediziose nel Teatro. Il 1904 è ancora di là da venire, il 15 giugno è condannato, assieme ad altri venti compagni, a giorni venti di detenzione per istigazione allo sciopero; al delegato di P.S. ne viene raccomandata la sorveglianza. Il 4 novembre 1905 partecipa al congresso romagnolo anarchico che si tiene a Massalombarda. Fino al 1916 è ritenuto "uno degli elementi più pericolosi". Nel 1918 è segnalato come socialista e non più pericoloso.
Ma il 1° giugno 1921 è condannato a venti giorni di reclusione per porto di rivoltella: "professa ancora principi anarchici". Nell'ottobre 1927 è ammonito in quanto additato dalla "voce pubblica come elemento pericoloso per la sicurezza dello stato". Nel 1928 è inserito nell'elenco delle persone che vanno arrestate in determinate circostanze, nel maggio 1929 gli viene affibbiata la carta d'identità speciale in base al Testo Unico Legge Pubblica Sicurezza, un mese dopo ottiene il proscioglimento "per aver dato non dubbi segni di ravvedimento". Non appena si allenta la sorveglianza frequenta di nuovo le vecchie compagnie e già che c'è ne profitta per aggredire il fratellastro Cesare, milite fascista.
Ha rivelato di non aver abiurato ai sentimenti sovversivi, scrivono gli sbirri, che dopo quattro mesi di latitanza lo assegnano al confino a Lipari per cinque anni. Rilasciato nel novembre 1932 per il decennale della marcia su Roma, torna a Massalombarda, dove, pur se vigilato, nel febbraio 1938, assieme ad altri tre compagni ha uno scontro fisico con dei fascisti. Il 14 marzo 1938 è r/assegnato al confino a Tremiti. Nel gennaio 1939 può tornare a Massalombarda, sotto il regime dell'ammonizione.
Muore a Massalombarda il 16 giugno 1965.

Marabbo

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