Benché di questo compagno non abbia trovato che parte del
fascicolo politico di polizia, conservato all'Istituto Storico della
Resistenza di Ravenna, immediatamente me ne sono infatuato, sia per
l'aggressiva descrizione che ne fanno gli sbirri nel prospetto
biografico, sia per le foto segnaletiche che nel luglio1930 e nel marzo
1938 lo ritraggono come una persona "scassata" dal fascismo e dalla
durezza della condizione di proletario, bracciante e facchino,
giornaliero.
Luigi nasce a Massalombarda il 30 settembre 1882, è
soprannominato Despic o anche e' fiòl dlà vècia
éd Maccìòlén. Secondo la polizia
"Riscuote pessima fama perché impulsivo, attaccabrighe,
ubriacone, provocatore nei pubblici ritrovi, istigatore di
manifestazioni sovversive e disordini fra gli operai. Non ha alcuna
educazione, né intelligenza ed agisce per istinto come i bruti e
per suggestione. È lavoratore discreto. Frequenta i compagni
anarchici ed anche i più turbolenti socialisti rivoluzionari. Fu
iniziato ai principi anarchici dal famigerato Cornacchia Teodorico".
È associato al Gruppo Anarchico, alla Società Operaia di
Mutuo Soccorso, alla Cooperativa Braccianti, alla Lega
Socialista-Anarchica Braccianti, è un componente della Fanfara
Operaia. Partecipa a tutte iniziative libertarie, alle riunioni.
Nel durissimo inverno 1896/97 Luigi è ammalato, di fame si
sottende, e così giungono le prime sentenze per furti campestri,
prima quindici e poi tre giorni di carcere; ha appena quattordici anni.
Cinque lire di ammenda nell'inverno 1903 per ubriachezza; tre mesi e
giorni cinque nel marzo 1904 per grida sediziose, oltraggi e ribellione
ai carabinieri e al delegato di P.S., reato commesso insieme ad altri
sei compagni. A maggio dello stesso anno altri trenta giorni di carcere
per grida sediziose nel Teatro. Il 1904 è ancora di là da
venire, il 15 giugno è condannato, assieme ad altri venti
compagni, a giorni venti di detenzione per istigazione allo sciopero;
al delegato di P.S. ne viene raccomandata la sorveglianza. Il 4
novembre 1905 partecipa al congresso romagnolo anarchico che si tiene a
Massalombarda. Fino al 1916 è ritenuto "uno degli elementi
più pericolosi". Nel 1918 è segnalato come socialista e
non più pericoloso.
Ma il 1° giugno 1921 è condannato a venti giorni di
reclusione per porto di rivoltella: "professa ancora principi
anarchici". Nell'ottobre 1927 è ammonito in quanto additato
dalla "voce pubblica come elemento pericoloso per la sicurezza dello
stato". Nel 1928 è inserito nell'elenco delle persone che vanno
arrestate in determinate circostanze, nel maggio 1929 gli viene
affibbiata la carta d'identità speciale in base al Testo Unico
Legge Pubblica Sicurezza, un mese dopo ottiene il proscioglimento "per
aver dato non dubbi segni di ravvedimento". Non appena si allenta la
sorveglianza frequenta di nuovo le vecchie compagnie e già che
c'è ne profitta per aggredire il fratellastro Cesare, milite
fascista.
Ha rivelato di non aver abiurato ai sentimenti sovversivi, scrivono gli
sbirri, che dopo quattro mesi di latitanza lo assegnano al confino a
Lipari per cinque anni. Rilasciato nel novembre 1932 per il decennale
della marcia su Roma, torna a Massalombarda, dove, pur se vigilato, nel
febbraio 1938, assieme ad altri tre compagni ha uno scontro fisico con
dei fascisti. Il 14 marzo 1938 è r/assegnato al confino a
Tremiti. Nel gennaio 1939 può tornare a Massalombarda, sotto il
regime dell'ammonizione.
Muore a Massalombarda il 16 giugno 1965.
Marabbo