Ci sono film che, fin dal trailer, sono facilmente prevedibili e
“L’uomo che fissa le capre” (2009, regia di Grant Heslov) è uno
di questi. Ci vuole davvero poco a indovinarne la trama: un giornalista
che scopre per caso la storia di un reparto segreto dell’esercito
statunitense che si allena per usare poteri paranormali in guerra. E la
recensione potrebbe anche finire a questo punto. Solo che, nei 90
minuti di una leggera commedia hollywoodiana, ci sono alcune cose
interessanti che vale la pena di segnalare.
Una caratteristica fondante della cultura statunitense è la
passione/ossessione per i complotti, ampiamente sfruttata sia dalla
cultura mainstream che da quella alternativa. E nel film si vede come
anche un movimento, apparentemente innocuo, tipo quello della “new age”
si possa facilmente trasformare in uno strumento bellico. O come
il pacifico mantra “sesso, droga & rock and roll” venga riciclato
in un training per super-soldati, condito da tutti i luoghi comuni
più reazionari, come la storia di una incauta assunzione di LSD
che conduce al suicidio.
Il film mostra anche l’evoluzione di un settore come quello di alcune
tecniche di guerra non convenzionale: il passaggio dagli esperimenti
sulle percezioni extrasensoriali, all’uso delle nuove tecnologie alle
armi cosiddette “non letali”. Anche se l’esistenza di servizi militari
dedicati alla “guerra psicologica” non è certo un mistero o una
novità, sebbene sullo schermo vengono presentati come un gruppo
di burloni dedito a giocare ancora oggi con i messaggi subliminali come
negli anni ‘50.
Il film prende spunto da un libro, uscito nel 2004, nel quale viene
tracciata l’evoluzione delle attività segrete dell’esercito
statunitense a partire dagli anni ‘70 e di come esse siano collegate
alla attuale “guerra al terrorismo”. Nel testo si tratta sia delle
tecniche psicologiche usate per interrogare i prigionieri iracheni che
del ruolo avuto dall’esercito nel suicidio della setta “Heaven’s Gate”
(1997). Il tutto prendendo spunto da una storia vera, quella di un
tenente colonnello americano che, dopo l’esperienza nella guerra in
Vietnam, aveva proposto la costituzione di un battaglione speciale
basato sui principi della “new age”.
Ed è proprio questa miscela tra vero e inverosimile, tipico
della propaganda di guerra e del complottismo, che descrive meglio il
film. Un insieme di informazioni, di storie, di collegamenti a fatti
reali (il rapimento Dozier) o inventati (i cavalieri Jedi), nei quali
è facile perdersi, basti vedere la quantità di materiali
presenti su Internet su questo specifico argomento. Una mistura che
potrebbe rendere più digeribili eserciti e guerre, e trasformare
i manipolatori dell’informazione in simpatici “sballati”. E forse non
è un caso che il protagonista del film si chiama Lyn Cassady,
nome che ricorda Neal Cassady uno dei mitici “Merry Pranksters”, eroi
della psichedelia on-the-road degli anni ‘60.
E guarda caso il nome dato alla speciale unità paranormale
è “First Earth Battalion” (nel film è stato cambiato in
“New Earth Army”) che rimanda direttamente a “Earth First”, il
più noto dei gruppi ecologisti radicali attivi negli USA e
considerati dalle autorità dei pericolosi terroristi.
Pepsy