A cura della Commissione Lavoro della Federazione Anarchica Milanese
bel-lavoro@federazioneanarchica.org
Ore 5:20 del 10 novembre, all'interno degli uffici della Agile
(ex Eutelia) sulla via Tiburtina, i lavoratori che da giorni
occupano i locali, vengono improvvisamente svegliati da schianti e
urla. Non fanno in tempo e realizzare cosa stia accadendo che una
quindicina di energumeni piomba nei locali, qualificandosi quali
poliziotti e ordinando con maniere brutali lo sgombero immediato dei
locali. Ma non si tratta dei fedeli servitori dello stato, bensì
di semplici vigilantes, assoldati dall'ex amministratore delegato di
Eutelia Samuele Landi, che hanno scardinato le porte di accesso agli
uffici ed ora, puntando le torce accese negli occhi degli occupanti
spaventati, li minacciano arrivando addirittura a chiedere loro i
documenti.
La cosa alla fine si risolve in breve tempo con l'arrivo dei "nostri",
ovvero i veri poliziotti, che, ironia della sorte, provvedono ad
identificare ed allontanare quelli finti.
Ci sarebbe forse da ridere di fronte a questa truculenta buffonata, se non fosse per due motivi:
1) L'Agile (gruppo Omega) è una delle aziende che ha rilevato di
recente attività, debiti e dipendenti dell'ex Eutelia, grande
azienda delle telecomunicazioni con sedi e stabilimenti in tutta
Italia: oltre Roma, Pregnana Milanese, Bari, Napoli e Ivrea. Con
l'ultimo piano di ristrutturazione, il gruppo ha deciso di mettere in
mobilità 1.992 dipendenti e inoltre da luglio non paga gli
stipendi. La Agile, società creata dalla Eutelia nel maggio
scorso, era stata venduta nel successivo mese di giugno per soli
96mila euro al gruppo Omega, i cui proprietari sono due misteriosi
fondi anglosassoni, dalle origini e patrimoni non bene identificati,
tanto da far sospettare fortemente che si tratti di pure scatole vuote.
2) Questa vicenda mette in chiaro che – nel pieno della crisi che sta
sconvolgendo il mondo del lavoro - il padronato italiano non ha ormai
più alcuna remora; quando la reazione dei lavoratori diventa
dura, si permette di alzare a suo piacimento il livello dello scontro,
affidandosi addirittura a truppe mercenarie. "Sappiate che ne abbiamo
abbastanza di coloro che fanno della nostra casa, la loro casa, il
nostro letto il loro letto e di tutti i nostri beni i loro beni..."
Queste le parole tracotanti del signor Landi. Sarebbe molto
interessante conoscere quale possa essere ora l'interesse ad entrare
negli uffici della Agile, posto che la società della quale era
amministratore, Eutelia, non ha più nulla a che vedere con la
Agile. Oppure no...?
Cagliari: per protesta impedito l'attracco alla Tirrenia
Circa 300 operai dello stabilimento Alcoa di Portovesme in Sardegna
(attivo in particolare nella lavorazione dell'alluminio) hanno
bloccato, la scorsa settimana, l'attracco al porto di Cagliari della
nave Tirrenia in arrivo da Civitavecchia. I lavoratori protestano per
l'annunciata chiusura dello stabilimento, minacciata dall'azienda a cui
non saranno più garantite tariffe energetiche agevolate. Alla
testa dei manifestanti lo striscione: "noi combattiamo per non perdere
il lavoro: state con noi per vincere, vince la Sardegna". La protesta
si aggiunge a diverse altre azioni che i lavoratori stanno tentando per
scongiurare la perdita del posto di lavoro (circa 2000 persone a
rischio, indotto compreso). Alcuni operai da diversi giorni sono in
sciopero della fame a settanta metri di altezza, sul senatorio
dell'acqua dell'impianto Alcoa.
Sul Silos sono rimasti in tre dopo che il quarto è stato colpito
da malore e dopo una sosta in infermeria è tornato alla sua
abitazione. Sempre la scorsa settimana c'è stata una
manifestazione a Cagliari: gli operai, con quattro tir, striscioni e
tamburi, hanno sfilato per il centro, bloccando una delle principali
arterie del capoluogo, con a fianco i sindaci dei comuni sulcitani. Per
contrastare la chiusura i lavoratori sono decisi a tentare il
tutto per tutto. Sono già pronte altre azioni di protesta e
manifestazioni, sia in Sardegna che a Roma.
La Unicoop Tirreno (grande distribuzione della Lega Coop) ha dovuto
mandare giù il 1 novembre scorso a Livorno una pesante
débacle. Il problema verteva sul pagamento come lavoro
straordinario della giornata di apertura domenicale, la prima per
l'ipermercato "Le Fonti del Corallo".
L'azienda aveva inizialmente accettato, salvo poi, nella giornata di
venerdì 30 ottobre, cambiare improvvisamente opinione,
rifiutandosi categoricamente di mantenere la promessa fatta. Il
risultato di questo atteggiamento prevaricatorio è stato uno
sciopero per l'intera giornata indetto dalle sigle Cobas, Cub e SdL che
è pienamente riuscito, ottenendo l'adesione della stragrande
maggioranza dei dipendenti.
Fino dalla mattina i lavoratori hanno presidiato gli ingressi dell'Iper, spiegando ai clienti il motivo dello sciopero.
All'interno, invece, la direzione riusciva ad aprire solo sei casse con
circa una quindicina di addetti al lavoro, scelti dalla direzione tra
gli addetti amministrativi ed i capireparto. Le cose si sono poi
trascinate a singhiozzo fino a mezzogiorno, quando l'azienda ha dovuto
constatare che era del tutto inutile proseguire e ha dovuto quindi
chiudere definitivamente i battenti.
Da sottolineare che questa volta la maggioranza dei lavoratori ha
seguito l'appello dei sindacati di base, non ascoltando le indicazioni
di Cgil, Cisl e Uil di effettuare una miserabile mezz'ora di sciopero a
fine turno tanto, per salvare la faccia.
Sui muri della Fiat New Holland di Modena gli operai hanno scritto,
oltre 30 anni fa: "di là c'è la dittatura". Una frase
ancora più vera oggi. In questa fabbrica, che produce trattori,
a causa della crisi si fanno le settimane corte (4 giorni di lavoro
fino al 6 novembre).
Li chiamano contratti di solidarietà. In realtà nei 4
giorni di lavoro gli operai subiscono ogni genere di pressione per
produrre forzatamente in questo periodo di tempo ciò che
normalmente si produce in cinque.
La situazione di pressione orchestrata dalla direzione Fiat su capetti
e ingegneri per far produrre di più gli operai ha aumentato
infortuni e conflitti nei reparti.
Lo scorso 21 ottobre, un operaio ghanese della saldatura ha ricevuto 2
ore di multa per mancata produzione, ad un altro operaio, sempre della
saldatura, dopo un infortunio di 10 giorni, è stata notificata
una lettera nella quale si richiedeva il riesame dell'infortunio
minacciandolo di provvedimenti per trattenere l'intero ammontare del
danno; il tutto sorvolando sul fatto che la Fiat non provvede neanche a
"pulire" i reparti dalla polvere, risparmia sul riscaldamento, fa
lavorare gli operai vicino a centrali termiche con protezioni
assolutamente insufficienti.
Una direzione aziendale recidiva sulla questione sicurezza come
dimostrano le denunce dei delegati Rsu Fiom e Slai-cobas sulla negli
ultimi 3 anni.
Mentre una parte del sindacato è completamente alleato della
direzione Fiat, (Cisl e Uil hanno addirittura dei capetti che
rappresentano insieme Fiat e sindacato) gli operai si difendono.
Nel reparto saldatura circa il 70% ha aderito allo sciopero del 9
ottobre e addirittura il 90% a quello del 20, una media ben superiore a
quella a cui di solito si attestava lo stabilimento, 40-45%.
E guarda caso, con uno strano tempismo, più aumenta la
partecipazione agli scioperi, più gli operai subiscono
provvedimenti disciplinari.
E già si parla di altre settimane di cassa integrazione e di un
accordo joint-venture con la Kazan in Russia per aprire uno
stabilimento nuovo che potrà produrre 3000 trattori. Di la
c'è la dittatura. Senza alcun dubbio.