Umanità Nova, n.41 del 22 novembre 2009, anno 89

Bel lAvoro


A cura della Commissione Lavoro della Federazione Anarchica Milanese
bel-lavoro@federazioneanarchica.org

Roma: vigilantes travestiti da poliziotti aggrediscono gli occupanti dell'Agile

 Ore 5:20 del 10 novembre, all'interno degli uffici della Agile (ex Eutelia) sulla via Tiburtina, i lavoratori che da  giorni occupano i locali, vengono improvvisamente svegliati da schianti e urla. Non fanno in tempo e realizzare cosa stia accadendo che una quindicina di energumeni piomba nei locali, qualificandosi quali poliziotti e ordinando con maniere brutali lo sgombero immediato dei locali. Ma non si tratta dei fedeli servitori dello stato, bensì di semplici vigilantes, assoldati dall'ex amministratore delegato di Eutelia Samuele Landi, che hanno scardinato le porte di accesso agli uffici ed ora, puntando le torce accese negli occhi degli occupanti spaventati, li minacciano arrivando addirittura a chiedere loro i documenti.
La cosa alla fine si risolve in breve tempo con l'arrivo dei "nostri", ovvero i veri poliziotti, che, ironia della sorte, provvedono ad identificare ed allontanare quelli finti.
Ci sarebbe forse da ridere di fronte a questa truculenta buffonata, se non fosse per due motivi:
1) L'Agile (gruppo Omega) è una delle aziende che ha rilevato di recente attività, debiti e dipendenti dell'ex Eutelia, grande azienda delle telecomunicazioni con sedi e stabilimenti in tutta Italia: oltre Roma, Pregnana Milanese, Bari, Napoli e Ivrea. Con l'ultimo piano di ristrutturazione, il gruppo ha deciso di mettere in mobilità 1.992 dipendenti e inoltre da luglio non paga gli stipendi. La Agile, società creata dalla Eutelia nel maggio scorso, era  stata venduta nel successivo mese di giugno per soli 96mila euro al gruppo Omega, i cui proprietari sono due misteriosi fondi anglosassoni, dalle origini e patrimoni non bene identificati, tanto da far sospettare fortemente che si tratti di pure scatole vuote.
2) Questa vicenda mette in chiaro che – nel pieno della crisi che sta sconvolgendo il mondo del lavoro - il padronato italiano non ha ormai più alcuna remora; quando la reazione dei lavoratori diventa dura, si permette di alzare a suo piacimento il livello dello scontro, affidandosi addirittura a truppe mercenarie. "Sappiate che ne abbiamo abbastanza di coloro che fanno della nostra casa, la loro casa, il nostro letto il loro letto e di tutti i nostri beni i loro beni..." Queste le parole tracotanti del signor Landi. Sarebbe molto interessante conoscere quale possa essere ora l'interesse ad entrare negli uffici della Agile, posto che la società della quale era amministratore, Eutelia, non ha più nulla a che vedere con la Agile. Oppure no...?

Cagliari: per protesta impedito l'attracco alla Tirrenia
Circa 300 operai dello stabilimento Alcoa di Portovesme in Sardegna (attivo in particolare nella lavorazione dell'alluminio) hanno bloccato, la scorsa settimana, l'attracco al porto di Cagliari della nave Tirrenia in arrivo da Civitavecchia. I lavoratori protestano per l'annunciata chiusura dello stabilimento, minacciata dall'azienda a cui non saranno più garantite tariffe energetiche agevolate. Alla testa dei manifestanti lo striscione: "noi combattiamo per non perdere il lavoro: state con noi per vincere, vince la Sardegna". La protesta si aggiunge a diverse altre azioni che i lavoratori stanno tentando per scongiurare la perdita del posto di lavoro (circa 2000 persone a rischio, indotto compreso). Alcuni operai da diversi giorni sono in sciopero della fame a settanta metri di altezza, sul senatorio dell'acqua dell'impianto Alcoa.
Sul Silos sono rimasti in tre dopo che il quarto è stato colpito da malore e dopo una sosta in infermeria è tornato alla sua abitazione. Sempre la scorsa settimana c'è stata una manifestazione a Cagliari: gli operai, con quattro tir, striscioni e tamburi, hanno sfilato per il centro, bloccando una delle principali arterie del capoluogo, con a fianco i sindaci dei comuni sulcitani. Per contrastare la chiusura  i lavoratori sono decisi a tentare il tutto per tutto. Sono già pronte altre azioni di protesta e manifestazioni, sia in Sardegna che a Roma.

Livorno: sciopero riuscito alla Ipercoop

La Unicoop Tirreno (grande distribuzione della Lega Coop) ha dovuto mandare giù il 1 novembre scorso a Livorno una pesante débacle. Il problema verteva sul pagamento come lavoro straordinario della giornata di apertura domenicale, la prima per l'ipermercato "Le Fonti del Corallo".
L'azienda aveva inizialmente accettato, salvo poi, nella giornata di venerdì 30 ottobre, cambiare improvvisamente opinione, rifiutandosi categoricamente di mantenere la promessa fatta. Il risultato di questo atteggiamento prevaricatorio è stato uno sciopero per l'intera giornata indetto dalle sigle Cobas, Cub e SdL che è pienamente riuscito, ottenendo l'adesione della stragrande maggioranza dei dipendenti.
Fino dalla mattina i lavoratori hanno presidiato gli ingressi dell'Iper, spiegando ai clienti il motivo dello sciopero.
All'interno, invece, la direzione riusciva ad aprire solo sei casse con circa una quindicina di addetti al lavoro, scelti dalla direzione tra gli addetti amministrativi ed i capireparto. Le cose si sono poi trascinate a singhiozzo fino a mezzogiorno, quando l'azienda ha dovuto constatare che era del tutto inutile proseguire e ha dovuto quindi chiudere definitivamente i battenti.
Da sottolineare che questa volta la maggioranza dei lavoratori ha seguito l'appello dei sindacati di base, non ascoltando le indicazioni di Cgil, Cisl e Uil di effettuare una miserabile mezz'ora di sciopero a fine turno tanto, per salvare la faccia.

Modena: alla Fiat il fiato grosso dei "capetti" sul collo degli operai

Sui muri della Fiat New Holland di Modena gli operai hanno scritto, oltre 30 anni fa: "di là c'è la dittatura". Una frase ancora più vera oggi. In questa fabbrica, che produce trattori, a causa della crisi si fanno le settimane corte (4 giorni di lavoro fino al 6 novembre).
Li chiamano contratti di solidarietà. In realtà nei 4 giorni di lavoro gli operai subiscono ogni genere di pressione per produrre forzatamente in questo periodo di tempo ciò che normalmente si produce in cinque.
La situazione di pressione orchestrata dalla direzione Fiat su capetti e ingegneri per far produrre di più gli operai ha aumentato infortuni e conflitti nei reparti.
Lo scorso 21 ottobre, un operaio ghanese della saldatura ha ricevuto 2 ore di multa per mancata produzione, ad un altro operaio, sempre della saldatura, dopo un infortunio di 10 giorni, è stata notificata una lettera nella quale si richiedeva il riesame dell'infortunio minacciandolo di provvedimenti per trattenere l'intero ammontare del danno; il tutto sorvolando sul fatto che la Fiat non provvede neanche a "pulire" i reparti dalla polvere, risparmia sul riscaldamento, fa lavorare gli operai vicino a centrali termiche con protezioni  assolutamente insufficienti.
Una direzione aziendale recidiva sulla questione sicurezza come dimostrano le denunce dei delegati Rsu Fiom e Slai-cobas sulla negli ultimi 3 anni.
Mentre una parte del sindacato è completamente alleato della direzione Fiat, (Cisl e Uil hanno addirittura dei capetti che rappresentano insieme Fiat e sindacato) gli operai si difendono.
Nel reparto saldatura circa il 70% ha aderito allo sciopero del 9 ottobre e addirittura il 90% a quello del 20, una media ben superiore a quella a cui di solito  si attestava lo stabilimento, 40-45%.
 E guarda caso, con uno strano tempismo, più aumenta la partecipazione agli scioperi, più gli operai subiscono provvedimenti disciplinari.
E già si parla di altre settimane di cassa integrazione e di un accordo joint-venture con la Kazan in Russia per aprire uno stabilimento nuovo che potrà produrre 3000 trattori. Di la c'è la dittatura. Senza alcun dubbio.

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