R. de Michele et. al., Ricette anarchiche, ApARTe°, Venezia - Ed. La Fiaccola, Ragusa 2008
Le ri(no)cette alla tavola di Pellegrino. Come si addice, da
Venezia a Ragusa, luoghi di edizione del volume, attraverso un viaggio
mai a destra, sempre a manca, dove si trova e si cerca anarchia. Come
tutti sanno, il cibo è centrale, sia che manchi, sia che se ne
abbia o se ne possa inventare, raccontare, tramandare, reinventare.
Quello che Rino de Michele ha proposto e pilotato è quindi un
viaggio, un racconto per ricette, per giungere ad "un dove"
immaginato e voluto, attraverso cibo, idee, bisogni, voglie. Passa di
lato, attraverso, sopra, mai insieme al mercato e col mercato.
L'intimità della fame con la condivisione dei piaceri fra coloro
che si piacciono, ovvero riuscire a rendere piaceri le carenze, la pura
invenzione di ciò che non si ha ma si materializza. È in
fondo la storia di un popolo affamato di vivere, che trova "dove" chi
può non immagina ci sia, che scova nel cuore, inventando il
futuro. Ciò che ne viene fuori è un libro bello sul piano
grafico e denso su quello della comunicazione umana. Un quadrato un po'
più piccolo di ApARTe° che diviene portavivande, porta
memorie, immagina un piatto per ognuno, dove riconoscersi e
raccontarsi. @mici e @mici degli @mici, di @parte, di parte, che
scrivono agli altri ciò che gli emoziona. Le Equazioni di Maggi
e l'invenzione per sopravvivere di Rosanna Boraso accanto a vere e
corpose ricostruzioni di storia sociale di Grella. La cucina maremmana
raccontata da l'anima del Coro dei Minatori o delle mondine di Giulia
Contri. Un lungo percorso che riunisce gli amici del Germinal di
Trieste con i compagni siciliani di Ragusa, con l'immancabile bottarga
d'Aurelio su e giù per infinite vie cucinarie alla ricerca di un
cibo che unisce coloro che la brutalità dei potenti divide. Vie
cucinarie per l'anarchia, strade lastricate di difficoltà e pura
invenzione per garantirsi e garantire una identità che si
vorrebbe fosse solo di chi ha la pancia piena. Si ritrovano vite
conosciute e brandelli di novità mischiati con sapienza in
elaborazioni spesso solo cerebrali ma sufficienti ad alimentare la
voglia di libertà, a praticarla ed infine ottenerla. Difficile
darne conto puntualmente, è più facile e comodo
approvvigionarsi di almeno una porzione (di più è meglio)
del suddetto libro, prima che sia esaurito, come pare, oppure attendere
l'imminente ed ampliata ristampa. Alcune ricette non sono realizzabili,
sono nelle voglie, nella mente, nel palato delle passioni, utopiche, ma
proprio per questo possibili. Altre sono storie di vita di pescatori,
di coatti, di carcerati, di affamati di libertà che praticano la
propria liberazione attraverso la sperimentazione, l'invenzione.
Fiamma, Cardella, Paganin, Schirone, così come chi scrive, si
affidano ad incontri, fisici, letterari, di sogno, per comunicare
attraverso la comunione di un vino e di un piatto, il proprio vissuto
che è già di altri che può essere di altri ancora.
Rino riunisce propri amici attorno ad un gigantesco tavolo condividendo
i ricordi di Ricca da Comiso con i surreali topi di Visentin, i
würstel patafisici con la Cuoca di Durruti. La Spagna ritorna
attraverso la memoria di Gogliardo Fiaschi ed il baccalà di
Niccolai o musicale di Bartoli, fra omaggi alla Catalogna ed a Caterina
Bueno anche alla maniera di Venturi, oppure di Ferrua per Cage. Rimandi
ad una storia comune "al femminile" con la Casarin la Mandrini, la
Crespini la Copertino, la Kiki. L'Arte di Chiarantini ed il fluxus
post-futurista di Baroni. Ma anche memoria di occasioni; Modena per
Bonvicini e Montelli; un capodanno con Marina Padovese e Fabrizia
Scaramuzzi giù giù fino ad un Menù senza
crudeltà, ma molte crudité di Fallisi. Se i piatti non
bastano, si ristampano, per ora possono essere richiesti tramite
ApARTe°, ccp 12347316, cp 85, succ.8 – 30171 Mestre (VE) o a
rino@rinodemichele.org
Alberto Ciampi