Un tempo il refrain che caratterizzava l'opposizione istituzionale era di essere un "partito di lotta e di governo".
Oggi, all'indomani della manifestazione di piazza S. Giovanni a Roma
che ha raccolto la folla violacea del NO-B-Day, non saranno certo in
pochi a domandarsi per quale lotta e per quale governo l'opposizione
istituzionale saprà concretizzarsi attorno ad un progetto
politico alternativo.
Sicuramente non quello di Bersani che sembra esser riuscito in
un'impresa che nemmeno il suo mecenate D'Alema ha mai osato sperare:
dimostrare che simultaneamente si può non essere né un
partito di lotta, né un partito di governo, e neppure un partito.
Ma se della banda delle "B" (Bersani, Bassolino, Bindi et similia)
porsi tali quesiti è un esercizio il cui interesse per i lettori
di Umanità Nova – comprendiamo bene – appare vacuo e del tutto
insignificante, ci sembra peraltro importante riflettere sul prossimo
futuro di un'opposizione che non sa fare a meno della politica e che
sabato scorso ha scelto una piazza per esprimere la necessità,
il bisogno di contare, di far conoscere l'insofferenza diffusa ad uno
stato di miseria economica, politica e culturale che in Italia si
è raggrumata attorno all'immagine di una gestione bavosa del
potere; un potere, la cui perdita del collante ideologico a seguito
della caduta del Muro di Berlino, ha mostrato in tutta la sua perversa
ed imperitura nudità, fatta di corruzione, clientelismo,
connivenza, impunità.
Sicuramente il numero dei partecipanti (al di là del solito
balletto di cifre fra Questura ed organizzatori, del tutto
sproporzionato ed irreale) è stato imponente, ed ha
rappresentato in sé e per sé un dato inappellabile,
soprattutto se si considera che l'organizzazione e la mobilitazione
è stata in gran parte trasversale ai partiti, che – di riflesso
– hanno brillato per essersi posti "ai margini" dell'iniziativa,
volendo far credere di porsi al suo servizio. Sennonché,
l'accentuato spirito spontaneo, giovanilista e "internettista",
descritto in modo compiaciuto e trasognato dai media progressisti, non
è affatto coinciso con un superamento del vecchio modo di fare
politica, dal momento che la non più appartenenza a un partito
(e ci mancherebbe altro!) esprime nei fatti un superamento della
politica, intesa come forma separata e specializzata dell'agire
collettivo, solo se questa sa cogliersi come totale rifiuto della
rappresentanza, della delega, per condurre la lotta contro il potere e
contro i suoi professori/professionisti.
Il NO-B-Day per i contenuti espressi e per le forme utilizzate
nell'esprimerli, nonostante abbia coinvolto e mobilitato energie nuove,
desiderose di esprimersi attraverso sensibilità proprie e
alternative ad un'opposizione istituzionale e partitica, ha tuttavia
mantenute ferme e salde le esigenze della rappresentatività
politica: dalla richiesta delle dimissioni di Berlusconi, al richiamo
della legalità, fino alla difesa della Costituzione e della
Magistratura.
Sarà che l'alfabeto, per noi, inizia dalla lettera "A";
sarà che le parole "Assemblea", "Antagonismo", "Autogestione",
"Amore", "Avventura", "Anarchia", sono marchiate a fuoco nel nostro DNA
al punto da determinare istintivamente le nostre scelte; sarà
pure che se si vuole arrivare alla fine, all'omega, bisogna
necessariamente partire dall'inizio, dall'alfa; sarà quel che
sarà, ma il NO-B-DAY per protestare contro le "B" di Berlusconi,
Brunetta, Bondi e compagnia Briscola, non ci è sembrato altro
che una location per uno spot pubblicitario da ascrivere assieme alle
tante altre giornate "contro", "a favore" e "se sa no" (quest'ultima
opzione la più politically correct…of course).
gianfranco marelli