Umanità Nova, n.44 del 13 dicembre 2009, anno 89

No al partito, al governo, alla lotta


Un tempo il refrain che caratterizzava l'opposizione istituzionale era di essere un "partito di lotta e di governo".
Oggi, all'indomani della manifestazione di piazza S. Giovanni a Roma che ha raccolto la folla violacea del NO-B-Day, non saranno certo in pochi a domandarsi per quale lotta e per quale governo l'opposizione istituzionale saprà concretizzarsi attorno ad un progetto politico alternativo.
Sicuramente non quello di Bersani che sembra esser riuscito in un'impresa che nemmeno il suo mecenate D'Alema ha mai osato sperare: dimostrare che simultaneamente si può non essere né un partito di lotta, né un partito di governo, e neppure un partito.
Ma se della banda delle "B" (Bersani, Bassolino, Bindi et similia) porsi tali quesiti è un esercizio il cui interesse per i lettori di Umanità Nova – comprendiamo bene – appare vacuo e del tutto insignificante, ci sembra peraltro importante riflettere sul prossimo futuro di un'opposizione che non sa fare a meno della politica e che sabato scorso ha scelto una piazza per esprimere la necessità, il bisogno di contare, di far conoscere l'insofferenza diffusa ad uno stato di miseria economica, politica e culturale che in Italia si è raggrumata attorno all'immagine di una gestione bavosa del potere; un potere, la cui perdita del collante ideologico a seguito della caduta del Muro di Berlino, ha mostrato in tutta la sua perversa ed imperitura nudità, fatta di corruzione, clientelismo, connivenza, impunità.
Sicuramente il numero dei partecipanti (al di là del solito balletto di cifre fra Questura ed organizzatori, del tutto sproporzionato ed irreale) è stato imponente, ed ha rappresentato in sé e per sé un dato inappellabile, soprattutto se si considera che l'organizzazione e la mobilitazione è stata in gran parte trasversale ai partiti, che – di riflesso – hanno brillato per essersi posti "ai margini" dell'iniziativa, volendo far credere di porsi al suo servizio. Sennonché, l'accentuato spirito spontaneo, giovanilista e "internettista", descritto in modo compiaciuto e trasognato dai media progressisti, non è affatto coinciso con un superamento del vecchio modo di fare politica, dal momento che la non più appartenenza a un partito (e ci mancherebbe altro!) esprime nei fatti un superamento della politica, intesa come forma separata e specializzata dell'agire collettivo, solo se questa sa cogliersi come totale rifiuto della rappresentanza, della delega, per condurre la lotta contro il potere e contro i suoi professori/professionisti.
Il NO-B-Day per i contenuti espressi e per le forme utilizzate nell'esprimerli, nonostante abbia coinvolto e mobilitato energie nuove, desiderose di esprimersi attraverso sensibilità proprie e alternative ad un'opposizione istituzionale e partitica, ha tuttavia mantenute ferme e salde le esigenze della rappresentatività politica: dalla richiesta delle dimissioni di Berlusconi, al richiamo della legalità, fino alla difesa della Costituzione e della Magistratura.
Sarà che l'alfabeto, per noi, inizia dalla lettera "A"; sarà che le parole "Assemblea", "Antagonismo", "Autogestione", "Amore", "Avventura", "Anarchia", sono marchiate a fuoco nel nostro DNA al punto da determinare istintivamente le nostre scelte; sarà pure che se si vuole arrivare alla fine, all'omega, bisogna necessariamente partire dall'inizio, dall'alfa; sarà quel che sarà, ma il NO-B-DAY per protestare contro le "B" di Berlusconi, Brunetta, Bondi e compagnia Briscola, non ci è sembrato altro che una location per uno spot pubblicitario da ascrivere assieme alle tante altre giornate "contro", "a favore" e "se sa no" (quest'ultima opzione la più politically correct…of course).

gianfranco marelli

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