Umanità Nova, n.44 del 13 dicembre 2009, anno 89

Caso Mastrogiovanni


Fa freddo venerdì mattina davanti al Tribunale di Vallo della Lucania, ma una cinquantina di cittadini non demordono, sono lì in attesa che inizino gli interrogatori dei 19 indagati (medici e infermieri del reparto di psichiatria dell'ospedale San Luca di Vallo della Lucania) per la morte di Francesco Mastrogiovanni, deceduto dopo essere rimasto per 90 ore, legato mani e piedi, ad un letto d'ospedale. Nel gruppo dei manifestanti c'è anche Caterina, sorella del maestro, che dichiara ai microfoni di una emittente locale: "Gli interrogatori sono stati rimandati, ma la nostra azione continuerà fino a quando questa giustizia non l'avremo ottenuta, i colpevoli si devono vergognare, devono pagare ed essere allontanati".
Non c'è disperazione nel gruppo di amici e parenti del "maestro più alto del mondo" anche se questo terribile omicidio non ha avuto la risonanza nazionale del caso Cucchi. Giuseppe Tarallo, già presidente del parco nazionale del Cilento e del vallo di Diano, non nasconde la sua amarezza per i silenzi delle istituzioni locali e nazionali. "Chiediamo verità e giustizia per Franco. Il senso del nostro sit-in è questo, cioè pretendere che cose del genere non accadano mai più. Vogliamo che la partecipazione ai funerali di migliaia di persone non si trasformi nell'indifferenza, come spesso capita". Quando verrà reso pubblico il filmato dell'agonia di Mastrogiovanni come reagirà l'Italia dei video hard e dei sollazzi dei cocainomani di corte?

Angelo Pagliaro

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