"Pino" Pinelli nel 1944 ha 16 anni quando partecipa alla Resistenza
antifascista come staffetta nel battaglione "Franco" e, a stretto
contatto con un gruppo di partigiani anarchici di quella formazione,
apprende le prime idee libertarie (1). Nato nel popolare quartiere di
Porta Ticinese, dopo le scuole elementari fa il garzone e il
magazziniere, ma non tralascia la passione che lo accompagnerà
per tutta la sua vita: la lettura e lo studio.
Nel biennio 1954-55 viene assunto in ferrovia; frequenta un corso
serale di Esperanto per poter comunicare con gli anarchici di tutto il
mondo, incontra Licia Rognini che frequenta lo stesso corso, si sposano
ed avranno due figlie. Negli anni cinquanta e sessanta, dopo aver
impiantato una bacheca pubblica in Piazza Selinunte, nel quartiere
popolare di San Siro, Pinelli (che abita nelle vicinanze) si dedica
alla propaganda del pensiero libertario attraverso l'esposizione
settimanale di "Umanità Nova".
Nella prima metà degli anni sessanta si costituisce un gruppo di
giovani anarchici ("Gioventù Libertaria") a cui aderisce il
trentacinquenne Pinelli. E' il più vecchio tra i giovani e, allo
stesso tempo, il più giovane tra i pochi, vecchi anarchici che
continua a frequentare: con questi ultimi nel 1965 apre una sede in uno
scantinato di Viale Murillo 1, il "Sacco e Vanzetti", che diviene
subito luogo di incontri e dibattiti. Qui viene organizzato alla fine
del 1965 il primo incontro cittadino sul tema dell'antimilitarismo con
due obiettori di coscienza, un anarchico (Della Savia) e un cattolico
(Viola), che spiegano e rivendicano pubblicamente le loro motivazioni
al rifiuto di indossare la divisa militare.
Quella dell'antimilitarismo è una tematica che inizia ad avere
nuova linfa in Italia negli anni 1966/67, sull'onda della contestazione
globale che vede i giovani di tutto il mondo scendere nelle piazze
contro la guerra nel Vietnam, e in generale contro tutte le guerre. Nel
nostro paese i primi sintomi di un risveglio giovanile si avvertono con
i "capelloni", i Beat ed i Provos. Pinelli entra in contatto con il
nuovo movimento, si trova benissimo tra questi novelli contestatori che
pensano anche di fondare un giornale di strada per spiegare alla
pubblica opinione le loro idee sulla società, sulla
libertà, sulla necessità del pacifismo e della
nonviolenza. Nasce così "Mondo Beat" e l'idea viene pianificata
proprio a casa di Giuseppe Pinelli dove si riuniscono i primi tre
redattori del giornale e sarà lo stesso Pinelli a ciclostilare
il primo numero (numero zero) di "Mondo Beat" nella sede del "Sacco e
Vanzetti", ormai divenuto punto d'incontro per i contestatori impegnati
nel milanese.
Con "Gioventù Libertaria" sperimenta un circolo "Wilhelm Reich"
e organizza la "Conferenza Europea della Gioventù Anarchica" nei
giorni di natale del 1966, un incontro a cui partecipano diversi gruppi
giovanili italiani ed europei, oltre ai Provos olandesi di cui tutta la
stampa scrive per le loro azioni "provo-catorie" messe in atto ad
Amsterdam. Subito dopo anche a Milano si formano alcuni gruppi Provo e
vengono redatti quattro numeri di un bollettino. Sempre Pinelli
è tra i promotori di un camping internazionale a Colico (luglio
1967); si attiva coi suoi giovani compagni nel tentativo di far uscire
un periodico anarchico dal titolo "Il nemico dello Stato" di cui esce
un solo numero ciclostilato (aprile 1967).
Dopo lo sfratto alla sede del "Sacco e Vanzetti", Pinelli ne trova
un'altra, uno scantinato in Piazzale Lugano, nel quartiere operaio
della Bovisa, e qui, il Primo Maggio del 1968, viene fondato il circolo
anarchico "Ponte della Ghisolfa". L'apertura del circolo coincide col
"Maggio Francese" e il vento della nuova e più radicale
contestazione arriva anche in Italia. Fioriscono numerosi gruppi
anarchici in ogni città, nei quartieri, nelle fabbriche e nelle
scuole. A Milano Giuseppe Pinelli inizia una nuova attività
libertaria su numerosi fronti: organizza un servizio libreria, tiene
aperta la sede, organizza cicli di conferenze su diversi temi. Come
ferroviere ha la possibilità di viaggiare gratis e questo gli
permette di tenere contatti diretti con gli anarchici del centro-nord,
senza differenze di appartenenza specifica, pur presente nel variegato
mondo libertario. Si impegna in campo sindacale sia con i CUB (Comitati
Unitari di Base) che stanno sorgendo in diverse importanti fabbriche di
Milano, che con l'USI (Unione Sindacale Italiana), aprendo una delle
due sezioni di Milano presso il circolo di Piazzale Lugano (l'altra
sezione USI è organizzata da giovani anarchici presso la Casa
dello studente e del lavoratore in Piazza Fontana, così
ribattezzata dopo l'occupazione dell'Hotel Commercio. La costituzione
di una sezione Usi-Bovisa ha lo scopo di stimolare e appoggiare
criticamente le forme di azione diretta che i lavoratori stanno
riscoprendo nella radicalizzazione delle lotte. Grazie
all'attività di Pinelli, e sull'onda delle lotte radicali degli
operai, nell'autunno 1969 il Cub-Tramvieri tiene le proprie riunioni
nella sede dell'Usi-Bovisa.
La crescita tumultuosa dell'anarchismo milanese vede Pinelli di buon
mattino davanti alle fabbriche e alle scuole a volantinare, affiggere
manifesti serigrafati (collaborando sia alla stesura che alla
serigrafia dei manifesti), diffondere la stampa anarchica e i documenti
prodotti dai compagni. C'è, però, bisogno di altri spazi
collettivi ed è così che si adopera a cercare un'altra
sede per i gruppi in crescita, contribuendo all'apertura del circolo
anarchico di Via Scaldasole nel vecchio quartiere Ticinese.
Nel 1969 inizia la stagione della strategia della tensione e lo Stato,
attraverso la questura e il suo ufficio politico, tenta di addebitare
agli anarchici le bombe del 25 Aprile a Milano arrestando sette
anarchici: inizia in questo modo la campagna di criminalizzazione che
si rinnova in agosto dello stesso anno con gli attentati sui treni e
addebitati sempre agli anarchici. Ora l'impegno è quello di
organizzare gli aiuti, la solidarietà concreta ai numerosi
anarchici incarcerati. Viene creata la Crocenera Anarchica,
inizialmente con lo scopo di diffondere informazione sulla repressione
antianarchica nel mondo e organizzare l'aiuto alle vittime libertarie
del fascismo spagnolo: vengono diffuse notizie sull'attività
rivoluzionaria in Spagna e che superano la censura fascista, vengono
raccolti fondi per aiutare gli incarcerati dalla dittatura franchista,
vengono inviati pacchi di medicinali, aiuti in denaro e si sostengono
spese per gli avvocati.
L'evoluzione della situazione italiana obbliga la Crocenera Anarchica
ad intervenire in favore delle vittime della repressione in Italia,
organizzando la difesa legale e politica per gli arrestati dal 25
aprile in poi e facendo controinformazione sulla manovra di
provocazione/repressione: manovra puntualmente documentata e denunciata
sui quattro numeri dell'omonimo bollettino usciti tra aprile e dicembre
1969. E' sempre Pinelli tra i promotori degli aiuti e dell'assistenza
medico-legale agli anarchici arrestati, è lui che chiede un
obolo nelle manifestazioni della sinistra extraparlamentare e a tutti
quelli con cui entra in contatto. Dà inizio alla raccolta di
firme di protesta a sostegno degli scioperi della fame intrapresi dagli
anarchici sulle scalinate del Palazzo di Giustizia di Milano e poi
davanti alla vicina sede della Cgil, è il promotore di ogni
interpellanza parlamentare partita da Milano in difesa del movimento
anarchico e delle libertà democratiche di tutti,
indistintamente, i cittadini.
Diventa l'anarchico più conosciuto dalla Questura di Milano:
è lui che chiede le autorizzazioni per le diverse iniziative o
che viene convocato in Questura dal commissario Luigi Calabresi, lo
stesso che nel pomeriggio del 12 dicembre, subito dopo la strage di
Piazza Fontana, si presenterà al circolo di Via Scaldasole per
invitare Pinelli a recarsi in Questura: senza problemi Pinelli prende
il suo motorino e segue l'auto della polizia. L'ultimo viaggio prima di
morire!
Giuseppe Pinelli, oltre ad essere un anarchico, è un
nonviolento. "…L'anarchismo non è violenza, la rigettiamo, ma
non vogliamo subirla. L'anarchismo è ragionamento e
responsabilità…", scrive in una lettera ad un giovane compagno
detenuto. E questo concetto della nonviolenza, che fa parte della
personalità di Pinelli, lo testimonia anche un obiettore di
coscienza cattolico, suo amico. Pinelli conosceva bene i movimenti e i
gruppi che si ispiravano alla nonviolenza, il suo ideale era che
diventasse strumento di azione politica e l'obiezione di coscienza uno
stile di vita, un impegno sociale permanente.
Pinelli era comunicativo, dotato di un'inesauribile carica umana,
cercava contatti con tutti, fuori e dentro il movimento, autodidatta
cercava nella lettura la conoscenza e il sapere; "lui, ateo, aiutava i
cristiani a credere" e lo possono testimoniare molti cattolici che
l'hanno conosciuto; era interessato a quei nuovi movimenti di base che
in quel periodo si sono moltiplicati nel paese e hanno contestato la
gerarchia ecclesiastica, come era interessato alle innovative tesi di
don Lorenzo Milani. Dava un aiuto a tutti e si fidava di tutti con una
grande dose di ingenuità. Per i suoi legami giovanili con un
vecchio anarchico (Rossini) cresce col mito dell'anarchia
rigeneratrice, della giustizia, della libertà. Aveva un
religioso rispetto per le idee degli altri ed era anche un moralista:
non voleva sentir parlare di droghe e si inquietava se qualcuno faceva
del sesso l'unico misuratore della realtà. Non si esibiva, non
aveva barbe, collari o patacche addosso. Vestiva sempre un po'
trasandato, non certo per moda. Ha scritto di lui Pier Carlo Masini:
"Aveva la pelle scura, la pelle scura dei ferrovieri che assorbono nei
pori il pulviscolo di carbone. Era un semplice lavoratore del braccio
con alcune idee nel cervello"(2). Amante della cultura, dei
libri, delle conferenze, dei dibattiti, dei gruppi di studio, e allo
stesso tempo era assente, in lui, ogni forma di fanatismo.
Ha intrattenuto rapporti politici e di amicizia con anarchici di
diverse tendenze, con gruppi consiliari o con chi (specie nel 68/69)
non si riconosceva minimamente (dal punto di vista politico) col
raggruppamento in cui lui militava. Ricercava un legame tra il vecchio
e il nuovo movimento ed è indicativo che, contemporaneamente
alla militanza nel gruppo "Ponte della Ghisolfa", abbia aderito
formalmente con una lettera di adesione ai Gruppi di Iniziativa
Anarchica (GIA)(3). Allo stesso tempo, in un comunicato apparso su
"Umanità Nova" ed a firma di Giuseppe Pinelli come riferimento
per i contatti, dà vita ad una costituenda Federazione Anarchica
Milanese.
Ha scritto di lui Adriano Sofri: "Pino Pinelli era quel che si dice un uomo normale".
E subito ha aggiunto: "Ammesso, naturalmente, che si possa applicare un
aggettivo così impegnativo a un anarchico. Era dunque anarchico,
e normale"(4).
Franco Schirone
1 In un documento inedito sulla storia delle "Brigate
Bruzzi-Malatesta", Germinal Concordia cita due volte Giuseppe Pinelli
per aver condiviso la cella con lui ed altri due compagni nel carcere
di S. Vittore a Milano durante la detenzione prima dell'insurrezione
contro il nazifascismo, non sappiamo, però, se si tratta di un
caso di omonimia (G. Concordia, Brigate Bruzzi-Malatesta, archivio
Cavalli, Biblioteca A. Kulisciof, Milano; copia del documento presso
l'Archivio Proletario Internazionale, Milano. Le citazioni su G.
Pinelli alle pagg. 45-46).
2 P. C. Masini (ed altri), Pinelli. La diciassettesima vittima, BFS, 2006.
3 La lettera di adesione di Pinelli ai GIA è conservata presso l'Archivio Berneri-Chessa di Reggio Emilia.
4 A. Sofri, La notte che Pinelli, Sellerio, 2009.