Chiamparino e la sua gang -always on the move - vuole sgomberare
tutti, ma la Torino Bugianén, quella che lotta e resiste, non ci
sta.
Da questa mattina a Torino c'è un nuovo posto occupato. Si chiama Cà Neira.
Ci trovate in via Zandonai angolo Corso Taranto in Barriera di Milano.
Via Zandonai è una parallela di corso Giulio Cesare vicino a piazza Derna.
Veniteci a trovare.
In zona passano:
tram 4 e bus 50 - 2 - 57 - 27 - 51 - 46
Lettera ai vicini (dagli occupanti di Ca' Neira)
Salve,
siamo i vostri nuovi vicini di casa.
Da molti anni lo spazio che ospitava le vecchie aule di via Zandonai
era vuoto, abbandonato. Da oggi è tornato a vivere. Non
l'abbiamo comprato e non l'abbiamo affittato, l'abbiamo semplicemente
occupato. Già occupato. E sin dalle prime ore del mattino
abbiamo cominciato a pulirlo e metterlo in ordine perché diventi
un posto aperto e vivo.
A Torino da ormai molte settimane il sindaco e la sua giunta assieme a
Lega e fascisti chiedono a gran voce che la polizia sgomberi tutti i
posti occupati, cancellando esperienze di autogestione che hanno
segnato la nostra città per decenni.
Dicono che le case e i posti occupati siano focolaio di violenza,
sovversione, disprezzo per le istituzioni, disobbedienza alle leggi.
Noi pensiamo che in un paese dove ci sono leggi che permettono che i
bambini muoiano annegati nel Mediterraneo, l'amore per le leggi sia una
questione di parte. E noi stiamo dalla parte dei bambini. Anche se sono
nati in Africa e non parlano una parola d'italiano.
L'Italia è in guerra: il parlamento mette i militari nelle
nostre strade e manda truppe ad ammazzare in Afganistan - solo
ieri altri mille. Per noi la violenza è quella di chi bombarda,
tortura, stupra. Noi pensiamo che il rispetto per le istituzioni sia
una questione di parte. E noi stiamo dalla parte delle popolazioni
vittime di guerre. Perché siamo senzapatria e disertori. Da
sempre.
Viviamo in una città dove tanti, troppi, fanno fatica ad
arrivare alla fine del mese, perché il lavoro non c'è e
quello che c'è è pericoloso, malpagato, precario. Le
leggi sul lavoro ci hanno resi schiavi e ricattabili, alla mercè
di padroni che ogni giorno lucrano sulla nostra vita. Noi pensiamo che
il rispetto per un ordine fatto di fatica, morte e sfruttamento sia una
questione di parte. E noi stiamo dalla parte di chi lotta per un mondo
senza servi né padroni.
In questa città e ogni dove nel nostro paese molti non possono
permettersi una casa decente, un luogo dove vivere con decoro mentre i
soliti ricchi&potenti vivono nel lusso di ville e palazzi. Tanti
preferiscono far marcire le case, lasciandole vuote. La legge
stabilisce che la proprietà è sacra. Noi pensiamo che -
di fronte al lusso e alle case abbandonate – il rispetto della
proprietà sia una questione di parte. E noi stiamo dalla parte
di chi vuole un mondo dove tutti abbiano una casa.
Siamo i vostri nuovi vicini. Quelli di Cà Neira. Non abbiate
timore. Non siamo qui per turbare i vostri sonni, ma solo quelli di una
giunta che si è schierata dalla parte dei potenti contro la
povera gente.
Alcuni di noi abitano da anni in questo quartiere e vogliamo che
Cà Neira ne diventi parte, un posto che tutti possano
frequentare volentieri.
Veniteci a trovare. La porta è aperta. Saremo felici di
conoscervi e di scambiare due chiacchiere. Non vogliamo arrecarvi
disturbo: se per caso succedesse non fatevi problemi a bussare alla
porta.
Sui giornali avrete letto che siamo gente strana, con strane abitudini.
Scoprirete che siamo gente che lavora e studia. Alcuni sono pensionati,
altri hanno figli che vanno a scuola, altri sono ragazzi appena
affacciati alla vita.
Certo qualcosa di strano, almeno di questi tempi, l'abbiamo. Un
insopprimibile amore per la libertà, l'uguaglianza, le relazioni
solidali.
Benvenuti a Cà Neira!
Iniziative del fine settimana e succesive:
Venerdì 11 dicembre dalle ore 20 cena benefit per il Cast - Collettivo Anarchico Studenti Torino
Martedì 15 dicembre dalle 21 La criminalità del potere. Stragi di Stato tra ieri e oggi.
Introduce la serata Simone Bisacca
Venerdì 18 dicembre dalle 20 Cena antinatalizia ed esposizione
spettacolare di pres-empio autogestito – ognuno porti la sua statuetta.
Benefit antirepressione.
Per contatti e informazioni:
FAI Torino
- fai_to@inrete.it
- 338 6594361
Sabato mattina verso le otto una sessantina di persone ha ridato
vita ad un complesso edificato abbandonato - che comprende due
appartamenti e due magazzini - in via Guastalla 3 nel cuore del
quartiere San Leonardo, inaugurando con quest'azione di restituzione la
Società di Riappropriazione Urbana, un nuovo soggetto che si
pone in forte contrapposizione alla speculazione edilizia, alla rendita
immobiliare e alla destrutturazione selvaggia e violenta di spazio
pubblico che soprattutto in questo quartiere, nella parte Nord della
città, sta avanzando sempre più velocemente. Nello stesso
tempo si oppone alle campagne razziste contro gli immigrati – che
stanno subendo un salto di 'qualità' - giustificate con la
propagandata esigenza della sicurezza e di argine al 'degrado'. In
questa zona sono attive ben tre Stu (Società di Trasformazione
Urbanistica): Stu Pasubio, Stu Stazione e ad Ovest Stu Authority, i
soggetti scientificamente modellati sulle esigenze dei palazzinari che
ne trarranno enormi introiti con l'obiettivo, nemmeno tanto mascherato,
di espellere gli abitanti più poveri, che non saranno più
in grado di pagare l'affitto in seguito all'aumento del valore
immobiliare delle case dovuto agli interventi di abbattimento e
costruzione di nuovi edifici vetrinizzati e di lusso. I 'faraonici'
cantieri sono all'opera e possono andare avanti a ritmi vertiginosi
solo grazie all'estremo sfruttamento del lavoro degli stessi abitanti
più poveri, soprattutto immigrati. Lo spazio restituito, ex sede
di uno scatolificio, è destinato – come tanti in questa zona -
ad essere demolito per permetterne l'uso residenziale con alloggi che
non saranno accessibili agli abitanti. Da subito l'edificio di via
Guastalla 3 ha avuto nuovi abitanti, alcuni lavoratori tunisini che
vivevano in uno stabile fatiscente e alcuni studenti che soffrono, come
altri, il problema dell'accesso all'abitazione. In questi primi giorni
lo stabile è stato recuperato attraverso diversi interventi come
la pulitura degli spazi – i due appartamenti sono già agibili –
l'allestimento della cucina, il ripristino di alcuni servizi resi
inutilizzabili dallo stato di abbandono della struttura (porte aperte,
vetri rotti, polvere, ammassi di vecchi oggetti). I progetti previsti
sono tanti, dal doposcuola rivolto ai ragazzi delle elementari, delle
medie e delle superiori (già avviato) alla biblioteca/infoshop,
ad una serie di attività sportive gratuite a antirazziste con
l'obiettivo di creare una serie di attività gratuite,
autogestite, orizzontali e costruite insieme agli abitanti del
quartiere e della città. Dopo l'assemblea pubblica di domenica
sono previsti diversi incontri nei prossimi giorni, come un'assemblea
fissa sulle discriminazioni di genere e: al momento in cui scriviamo
non c'è stato nessuna minaccia di sgombero. La SRU è
composta da diversi collettivi della città e da singole
individualità che lavorano insieme ed in modo egualitario su un
progetto creato con la condivisione di tutte/i. Gli anarchici
hanno condiviso il percorso comune portando il proprio contributo di
analisi, azione e proposta concreta. Per seguire le vicende del nuovo
spazio consultare il sito www.parmantifascista.org
Gruppo Cieri / Fai (Christian)
Siamo da poco tornati da Terni.
In 500, in corteo, abbiamo attraversato le vie della città,
operai delle acciaierie e tanti giovani. Partiti da Viale Brin, di
fronte alla portineria della Thyssen Krupp, abbiamo raggiunto Piazza
Valnerina, Piazza Tacito e attraversato il Corso fino a Piazza del
Popolo. Un corteo che nessuno avrebbe voluto fare, per denunciare
l'ennesima morte sul lavoro all'interno di uno degli stabilimenti della
multinazionale tedesca dell'acciaio. A morire un giovane operaio di
Terni, Diego 31 anni. Uno come i tanti che questa sera hanno
partecipato a una manifestazione per lunghi tratti silenziosa; silenzio
interrotto dagli applausi, rivolti ai quei negozianti che mentre
passava il corteo chiudevano le saracinesche in segno di
solidarietà. Praticamente tutti i negozi della via principale di
Terni durante la manifestazione sono rimasti chiusi. Un solo slogan che
di tanto in tanto tornava a rompere il silenzio: "non si deve morire di
lavoro". Un grido affinché di lavoro non si debba più
morire, perché chi può e deve, faccia la propria parte
per impedire che ogni giorno 4 operai in qualche parte d'Italia
continuino a morire.
Aurelio Fabiani
L'edizione serale del TG3 Umbria del 3 dicembre 2009 ha rese note le
minacce al Sindaco d'Assisi, alla sua famiglia e all'arma dei
Carabinieri arrivate questa mattina assieme a 2 proiettili
calibro 9 di una pistola semiautomatica alla redazione del Corriere
dell'Umbria.
Come mittenti questa lettera minatoria aveva "Rinascita Brigate Rosse"
e la sigla "Coop-FAI", quest'ultima già nota in Umbria per
precedenti minacce inviate alla presidente della Regione Umbria, Maria
Rita Lorenzetti. Sempre il servizio giornalistico del TG3 Umbria
parlava di alleanze tra "Nuove" B.R. e la cellula
anarcoinsurrezionalista.
Che gli anarchici, di qualsiasi tendenza siano, si mettano a
resuscitare le BR non solo è assurdo, ma è anche
offensivo.
Offensivo nei confronti degli anarchici morti in Russia, Ucraina,
Messico, Cuba, Cina, Spagna e tanti altri paesi nella lotta per la
libertà e contro ogni oppressione, per prima quella di stampo
lenista.
Lenin infatti fu il primo a portare avanti lo sterminio sistematico
degli anarchici, suo continuatore nell'opera fu Stalin e i suoi
tirapiedi.
In Italia negli anni della grande repressione seguita al periodo di
lotte sociali degli anni '70 gli anarchici incarcerati subirono
aggressioni da parte dei leninisti delle B.R. anch'essi prigionieri.
È assurdo pensare che gli anarchici si mettano a resuscitare un loro mortale nemico!!!
Che gli anarchici si mettano a minacciare la parentela di un sindaco è assurdo!!!
Le minacce a sindaci e carabinieri sono spacconate che non ci appartengono.
Tuttavia non è la 1° volta che si assiste a provocazioni del
genere: il 23 ottobre 2007, a Spoleto, con uno smisurato spiegamento di
mezzi militari e mediatici, furono tratte in arresto 5 persone,
accusate di "associazione sovversiva con finalità di terrorismo
denominata Coop-FAI (contro ogni ordine politico - Federazione
anarchica Informale)": un reato previsto dall'articolo 270-bis del
codice penale, introdotto dal Governo Berlusconi dopo l'11 settembre,
estensione dell'articolo 270, risalente al Codice Rocco fascista, che
consente gravissime restrizioni della libertà personale.
Incaricato dal GIP N. F. Restivo, conduceva l'operazione il generale
Ganzer, vice-comandante dei Reparti Operazioni Speciali del Corpo dei
Carabinieri, lo stesso che deve rispondere al Tribunale di Milano di
accuse quali "associazione criminale", " traffico di stupefacenti",
"abuso e peculato" (Carlo Bovini in "REPUBBLICA" del 22 ottobre 2003).
Contraddizioni della magistratura che non stupiscono noi anarchici.
Negli oltre 2 anni trascorsi da quei fatti e durante il processo
tuttora in corso a Terni, le accuse ai cinque spoletini si sono sempre
più rivelate per quello che erano: un teorema accusatorio
costruito sul nulla. Non manca l'ombra della provocazione, come la
rivendicazione di un presunto tentativo d'attentato avvenuto il 4 marzo
2007 con tanto d'indirizzo del mittente: quello della sede del WWF
spoletino abitualmente frequentato da Michele, accusato d'essere il
capo dei "terroristi" della presunta "coop-fai" !!!
Ancor prima l'allora ministro agli interni Scajola parlava dei Nuclei
territoriali antimperialisti con la funzione di cerniera tra le B.R. e
gli anarchici, citando rapporti dei Servizi Segreti!! Ma cosa sono i
Nuclei territoriali antimperialisti? Una serie di attentati
dimostrativi (auto incendiate, bombe carta, e cose del genere) compiuti
a partire dal 1996 furono rivendicati con questa sigla, 29
persone indagate nel corso degli anni, con perquisizioni e
sputtanamenti a mezzo stampa. Tutto questo sino all'arresto di Luca
Razza: un ex-giornalista di destra di 38 anni (allora), nel 1998
candidato alle amministrative del comune di Udine nella lista d "SOS
Italia", piccolo movimento filo-Haider. E i documenti degli NTA?
Copia-e-incolla da articoli di giornale e vecchie "risoluzioni
strategiche" delle BR
trovate sul web. Razza avrebbe anche rivendicato azioni non compiute da
lui, ad esempio facendo una telefonata dopo l'omicidio Biagi, lo
avrebbero aiutato due amici suoi. Razza prese anche l'elenco delle
targhe delle 21 auto parcheggiate nel cortile interno della caserma dei
carabinieri di Conegliano, ma perché?
A fine Ottobre 2007 Razza viene condannato a 3 anni di carcere, poca
cosa rispetto alla gravità dei fatti secondo il Codice Penale.
Qualcuno pesca nel torbido? A noi pare di si!
Infatti che prezzo stiamo pagando, in Umbria e nell'Italia tutta, per
la retorica della "sicurezza" sotto cui passano, con accordi
bipartitici le cosiddette "leggi antiterrorismo" (che colpiscono in
realtà il dissenso e l'informazione critica), i provvedimenti
per l'espulsione di immigrati o la nuova legge sulle droghe che
consente di accusare di spaccio e condannare ad anni di galera chi
possiede, per proprio consumo, 15 o 20 grammi d'erba? A cosa conduce
questo clima di
brutale repressione? Chi controlla i controllori?
Non meno di altre regioni, l'Umbria benpensante, dove se si parla di
camorra o traffico illecito di rifiuti tossici si pensa a Napoli e alla
Campania, mai alle mafie velate di casa nostra, sta diventando, oggi,
da un lato, territorio di insediamento stabile per emergenti cosche
della malavita organizzata, dall'altro, teatro di
sperimentazione per l'applicazione di nuove misure repressive rivolte a
colpire chiunque critichi pubblicamente le istituzioni e gli interessi
che esse coprono e tutelano. A dare fastidio, negli ultimi anni, sul
territorio regionale, sono state soprattutto le lotte ambientaliste,
che hanno visto gli anarchici tra i protagonisti, ree di attirare
l'attenzione sulle gravi responsabilità politiche di personaggi
di primo piano delle istituzioni locali, intorno a cui ruotano enormi
interessi economici, come la presidente della Regione M. R. Lorenzetti,
l'assessore all'ambiente Monelli e l'ex sindaco di Orvieto Cimicchi, o
l'ex sindaco di Terni Raffaelli e la sua giunta.
Mentre inchieste e scandali vengono a turno strumentalizzati dalle
coalizioni di destra, di centro e di sinistra per attaccare le parti
avverse proliferano, a livello locale e nazionale, le lobby trasversali
politico-affaristiche tra i due schieramenti.
Un tipico esempio di meccanismo a scatole cinesi, di "pluralismo" degli
affari in territorio umbro, è offerto dal caso della Coop
Consumatori CENTRO ITALIA, di cui è stato sino a poco fa
presidente Giorgio Raggi, esponente di spicco del partito democratico,
la quale ha acquisito azioni del Monte dei Paschi di Siena,
proprietario di consistenti pacchetti di quote azionarie FININVEST
(Berlusca!), e ha inglobato anche la Banca Popolare di Spoleto, che a
sua volta ha in appalto le tasse comunali del municipio di Perugia.
Ecco, noi anarchici riteniamo che i veri mittenti di queste lettere
siano da cercarsi nel sottobosco politico affaristico malavitoso che
s'è creato in questi ultimi anni in Umbria (per esempio a
Orvieto è sotto processo l'intera giunta Regionale per
associazione a delinquere di stampo camorristico, un processo
riguardante lo
smaltimento illegale di rifiuti tossici).
3 dicembre 2009
Circolo Anarchico Umbro Sana Utopia
Lamezia Terme, 6 dicembre 2009 – Basta con l'abbandono progressivo
dell'intero territorio calabrese contaminato da ogni sorta di materiale
tossico-nocivo e radioattivo. Basta con una politica della gestione dei
rifiuti che si è ridotta esclusivamente a gestire
discariche disseminate per l'intera Calabria in attesa della loro
saturazione. Basta ancora alla mercificazione dei beni comuni e a una
progressiva cementificazione dei territori per realizzare opere spesso
dispendiose e poco utili per un sviluppo reale delle Calabria. Oltre
duecento persone a rappresentare 80 associazioni sparse sul territorio
calabrese si sono confrontate per l'intera giornata oggi a Lamezia
Terme nei locali del centro Agroalimentare ed hanno rivendicato una
reale attenzione sui tanti drammi che interessano la nostra regione. Ad
iniziare dalle emergenze che caratterizzano la città di Crotone
il cui territorio è stato letteralmente violentato nel corso
degli anni. Una consapevolezza che ha già portato in piazza
nella città pitagorica migliaia di cittadini il 3 ottobre. E che
ha spinto il Forum a formulare una richiesta ben precisa: "Dovrà
essere lo Stato a pagare la bonifica". Battaglie ambientali che sono
state il cuore delle rivendicazioni che hanno portato il 24 ottobre ad
Amantea oltre 30 mila persone giunte da tutta la Calabria. Per questo
il Forum ha deciso di promuovere nuove iniziative per tenere alta
l'attenzione sulle problematiche ambientali. Tra tutte la stesura di un
libro bianco sui danni arrecati ai territori ed ai cittadini calabresi
e l'istituzione di un coordinamento permanente tra tutti i movimenti
impegnati nella difesa della Calabria. "Vi è la necessità
– hanno dichiarato gli organizzatori - di acquisire, per avviare poi
una piattaforma rivendicativa consapevole, quante più
informazioni possibili sulle problematiche ambientali legate ai
territori interessati dalla contaminazione di rifiuti tossico-nocivi e
radioattivi. Per questo occorre dotarsi fin da subito di tutti gli
strumenti necessari ad approfondire indagini ambientali,
epidemiologiche e tossicologiche. Ma non solo. Occorre anche
verificare le eventuali responsabilità civili, penali politiche
ed amministrative per i disastrosi danni arrecati alla Calabria e alla
salute dei suoi cittadini". Sul tema della gestione delle risorse
naturali a partire dall'acqua il Forum delle associazioni ha ribadito
"la necessità di mantenere la gestione pubblica e renderla
partecipata. "Obiettivo ancora possibile – sostengono i partecipanti al
Forum – se, all'interno dei propri statuti, i Consigli comunali
dichiarano che l'acqua è un diritto umano inalienabile ed un
bene privo di rilevanza economica". Sulla nave dei veleni la posizione
resta netta. "Non ci convincono affatto – dichiarano – le
rassicurazioni offerte dal Governo che servono solo a diminuire
l'attenzione su una questione che è reale e che interessa non
solo la Calabria. Per questo sono stati già avviati contatti con
altre realtà territoriali anche internazionali che registrano lo
stesso dramma". Il no al ponte sullo stretto di Messina, resta tra le
battaglie principali del Forum che verrà ribadito con la
partecipazione massiccia alla manifestazione del 19 dicembre prossimo a
Villa San Giovanni. "Il nostro impegno – affermano a questo proposito –
resta pieno nel difendere ad oltranza tutti i beni comuni del nostro
territorio ad iniziare dall'area dello stretto che verrebbe devastato
con la realizzazione del ponte".
Oreste