Il 6 novembre scorso è morto, all'età di 82 anni, Marcello Cardone.
Marcello è stato uno dei protagonisti delle lotte del movimento anarchico e sindacale romano.
Prese parte alla resistenza romana, operando nel quadrante Ostiense
Testaccio Garbatella dove era attivo il gruppo dei fratelli Scattoni
(Ugo e Umberto, fucilato alle Fosse Ardeatine). Attraverso Ugo si
avvicinò alle idee anarchiche e con lui mosse i primi passi
dentro il movimento.
Nella fase di tumultuosa crescita che ebbe il movimento anarchico
nell'immediato dopoguerra, Marcello fu uno dei militanti più
attivi. E' stato tra i fondatori del Gruppo "Roma Centro" ed è
stato un organizzatore instancabile dell'attività della
Federazione: per anni ha attraversato il Lazio in lungo e largo per
comizi, diffusione della stampa, contatti e riunioni.
Marcello, come gli altri compagni, è stato anche attivo nella
CGIL, dove gli anarchici entrarono dopo la liberazione, in seguito
all'accordo con il PCI che gli garantiva spazi nel sindacato in cambio
della mancata ricostituzione dell'USI.
Il percorso di Marcello di quel periodo è interno alle vicende
politiche di quella parte di movimento romano: dalla teorizzazione di
un movimento orientato e federato, all'uscita dalla FAI e alla
fondazione, nel 1951, dei Gruppi Anarchici di Azione Proletaria.
I GAAP si trasformeranno poi in Federazione Comunista Libertaria e
quindi, nel 1956, si fonderanno con Azione Comunista, un gruppo
leninista uscito dal PCI, dando vita alla Sinistra Comunista (poi Lotta
Comunista).
Marcello, predicendo la degenerazione leninista di questo percorso, non
seguì i compagni in quell'esperienza: nel 1956 non entrò
nella Sinistra Comunista e, da quel momento, si dedicò
principalmente all'attività sindacale, ricoprendo anche
incarichi di rilievo nella CGIL.
Negli anni successivi ebbe contatti, sporadici e fallimentari, con il
PSIUP e con i titini, vogliosi di esportare il modello jugoslavo.
Io ho conosciuto Marcello all'inizio degli anni '70 quando rientrò nel movimento anarchico e nella FAI.
All'epoca lui aveva smesso di fare sindacato e faceva il tipografo con
la sua nuova compagna, Lina. La sua tipografia di Via Nizza divenne un
punto di riferimento di tantissimi compagni.
Ci andavamo noi, studenti medi anarchici, a fare i volantini per le
scuole (quando il ciclostile al Cafiero non bastava), a piegare i
giornali ("Il libertario" era stampato lì) ed a fare due
chiacchiere con Marcello che ci raccontava della resistenza e delle
lotte operaie, magari romanzando un po' le cose, ma era quello che ci
piaceva ascoltare.
Ci andavano gli universitari e i compagni di pochi anni più
grandi che avevano fondato la Federazione Comunista Libertaria e
cercavano le loro radici da chi aveva usato quella sigla vent'anni
prima e lo frequentarono ancora di più dopo, quando la FCL si
sciolse nell'Autonomia Operaia, e si resero conto di aver fatto, 20
anni dopo, lo stesso errore dei loro precursori.
Marcello oltretutto aveva una caratteristica: era uno che non accettava
compromessi. Con lui o si litigava ferocemente o si andava d'accordo,
non c'erano vie di mezzo. Il carattere giusto per quegli anni, in cui
pensavamo che la rivoluzione fosse dietro l'angolo, e non c'era spazio
per mediazioni.
Nel 1977 Marcello è uno dei compagni più attivi del
movimento a Roma e non solo. E' lui, a Pisa, nel maggio del 1977,
a tenere il comizio in occasione dell'anniversario di Serantini.
Sarà l'unico oratore per un provvidenziale colpo d'ascia sul
cavo dell'amplificazione che impedirà a Mimmo Pinto (eletto
deputato l'anno precedente) di parlare. Un violento temporale e una
discreta capacità di autodifesa degli anarchici smorzeranno le
velleità rissaiole del servizio d'ordine di Lotta Continua.
In quegli anni Marcello, che con il gruppo "Roma Centro" (che aveva
rifondato) era incaricato della commissione "Mondo del Lavoro" della
FAI, lavorò alla ricostruzione dell'USI.
Furono anni di contatti, incontri, assemblee, con le più
svariate realtà di lavoratori sparse per l'Italia credo che, per
lo meno nel dopoguerra, non ci sia mai stata così tanta
attività d'autorganizzazione all'interno del movimento dei
lavoratori.
Da questa attività si arrivò al primo attivo di base dei
lavoratori per l'USI che si tenne a Roma nel 1978, in pieno sequestro
Moro, in una città blindata, dove si riuscì a garantire,
grazie anche all'esperienza partigiana fatta da Marcello,
l'agibilità in città anche per quelle delegazioni
straniere che erano perseguitate nei loro paesi.
Negli anni successivi ci fu la ricostruzione dell'USI, purtroppo ad
opera solo di una parte dei compagni che avevano lavorato alla sua
riattivazione, determinando così l'attuale diaspora dei
lavoratori tra i vari sindacati di base, tutti nati dopo l'USI.
Nel 1979 ci fu l'uscita della FAI, insieme a una minoranza di compagni,
per profondi disaccordi legati alla gestione del Comitato di Difesa.
Da quel momento e per i successivi 20 anni Marcello si dedicherà
esclusivamente all'USI, seguendone le alterne vicende. Nel 1995 si
troverà dalla parte dell'USI Lazio, quando questa si
scinderà dall'USI AIT. Intorno al 2002 litigherà
ferocemente con la direzione dell'USI Lazio, tanto da chiuderne
completamente i rapporti, anche personali.
Nel periodo immediatamente successivo dona il suo archivio alla
Fondazione La Malfa, presso cui lavora un suo vicino di casa, "tanto
disponibile".
Negli ultimi anni di vita ed ancora di più dopo la morte di
Lina, cinque anni fa, Marcello si era riavvicinato al nostro gruppo,
dimostrandosi sempre disponibile per dibattiti, conferenze, cene.
Non ha voluto funerali, il corpo è stato cremato e le ceneri sepolte al Verano, il cimitero monumentale di Roma.
Tra qualche settimana organizzeremo una cerimonia con compagni ed amici per ricordarlo.
Ciao Marcello!
Fricche