Umanità Nova, n.44 del 13 dicembre 2009, anno 89

Ricordando... Marcello Cardone


Il 6 novembre scorso è morto, all'età di 82 anni, Marcello Cardone.
Marcello è stato uno dei protagonisti delle lotte del movimento anarchico e sindacale romano.
Prese parte alla resistenza romana, operando nel quadrante Ostiense Testaccio Garbatella dove era attivo il gruppo dei fratelli Scattoni (Ugo e Umberto, fucilato alle Fosse Ardeatine). Attraverso Ugo si avvicinò alle idee anarchiche e con lui mosse i primi passi dentro il movimento.
Nella fase di tumultuosa crescita che ebbe il movimento anarchico nell'immediato dopoguerra, Marcello fu uno dei militanti più attivi. E' stato tra i fondatori del Gruppo "Roma Centro" ed è stato un organizzatore instancabile dell'attività della Federazione: per anni ha attraversato il Lazio in lungo e largo per comizi, diffusione della stampa, contatti e riunioni.
Marcello, come gli altri compagni, è stato anche attivo nella CGIL, dove gli anarchici entrarono dopo la liberazione, in seguito all'accordo con il PCI che gli garantiva spazi nel sindacato in cambio della mancata ricostituzione dell'USI.
Il percorso di Marcello di quel periodo è interno alle vicende politiche di quella parte di movimento romano: dalla teorizzazione di un movimento orientato e federato, all'uscita dalla FAI e alla fondazione, nel 1951, dei Gruppi Anarchici di Azione Proletaria.
I GAAP si trasformeranno poi in Federazione Comunista Libertaria e quindi, nel 1956, si fonderanno con Azione Comunista, un gruppo leninista uscito dal PCI, dando vita alla Sinistra Comunista (poi Lotta Comunista).
Marcello, predicendo la degenerazione leninista di questo percorso, non seguì i compagni in quell'esperienza: nel 1956 non entrò nella Sinistra Comunista e, da quel momento, si dedicò principalmente all'attività sindacale, ricoprendo anche incarichi di rilievo nella CGIL.
Negli anni successivi ebbe contatti, sporadici e fallimentari, con il PSIUP e con i titini, vogliosi di esportare il modello jugoslavo.
Io ho conosciuto Marcello all'inizio degli anni '70 quando rientrò nel movimento anarchico e nella FAI.
All'epoca lui aveva smesso di fare sindacato e faceva il tipografo con la sua nuova compagna, Lina. La sua tipografia di Via Nizza divenne un punto di riferimento di tantissimi compagni.
Ci andavamo noi, studenti medi anarchici, a fare i volantini per le scuole (quando il ciclostile al Cafiero non bastava), a piegare i giornali ("Il libertario" era stampato lì) ed a fare due chiacchiere con Marcello che ci raccontava della resistenza e delle lotte operaie, magari romanzando un po' le cose, ma era quello che ci piaceva ascoltare.
Ci andavano gli universitari e i compagni di pochi anni più grandi che avevano fondato la Federazione Comunista Libertaria e cercavano le loro radici da chi aveva usato quella sigla vent'anni prima e lo frequentarono ancora di più dopo, quando la FCL si sciolse nell'Autonomia Operaia, e si resero conto di aver fatto, 20 anni dopo, lo stesso errore dei loro precursori.
Marcello oltretutto aveva una caratteristica: era uno che non accettava compromessi. Con lui o si litigava ferocemente o si andava d'accordo, non c'erano vie di mezzo. Il carattere giusto per quegli anni, in cui pensavamo che la rivoluzione fosse dietro l'angolo, e non c'era spazio per mediazioni.
Nel 1977 Marcello è uno dei compagni più attivi del movimento a Roma e non solo. E' lui, a Pisa,  nel maggio del 1977, a  tenere il comizio in occasione dell'anniversario di Serantini. Sarà l'unico oratore per un provvidenziale colpo d'ascia sul cavo dell'amplificazione che impedirà a Mimmo Pinto (eletto deputato l'anno precedente) di parlare. Un violento temporale e una discreta capacità di autodifesa degli anarchici smorzeranno le velleità rissaiole del servizio d'ordine di Lotta Continua.
In quegli anni Marcello, che con il gruppo "Roma Centro" (che aveva rifondato) era incaricato della commissione "Mondo del Lavoro" della FAI, lavorò alla ricostruzione dell'USI.
Furono anni di contatti, incontri, assemblee, con le più svariate realtà di lavoratori sparse per l'Italia credo che, per lo meno nel dopoguerra, non ci sia mai stata così tanta attività d'autorganizzazione all'interno del movimento dei lavoratori.
Da questa attività si arrivò al primo attivo di base dei lavoratori per l'USI che si tenne a Roma nel 1978, in pieno sequestro Moro, in una città blindata, dove si riuscì a garantire, grazie anche all'esperienza partigiana fatta da Marcello, l'agibilità in città anche per quelle delegazioni straniere  che erano perseguitate nei loro paesi.
Negli anni successivi ci fu la ricostruzione dell'USI, purtroppo ad opera solo di una parte dei compagni che avevano lavorato alla sua riattivazione, determinando così l'attuale diaspora dei lavoratori tra i vari sindacati di base, tutti nati dopo l'USI.
Nel 1979 ci fu l'uscita della FAI, insieme a una minoranza di compagni, per profondi disaccordi legati alla gestione del Comitato di Difesa.
Da quel momento e per i successivi 20 anni Marcello si dedicherà esclusivamente all'USI, seguendone le alterne vicende. Nel 1995 si troverà dalla parte dell'USI Lazio, quando questa si scinderà dall'USI AIT. Intorno al 2002 litigherà ferocemente con la direzione dell'USI Lazio, tanto da chiuderne completamente i rapporti, anche personali.
Nel periodo immediatamente successivo dona il suo archivio alla Fondazione La Malfa, presso cui lavora un suo vicino di casa, "tanto disponibile".
Negli ultimi anni di vita ed ancora di più dopo la morte di Lina, cinque anni fa, Marcello si era riavvicinato al nostro gruppo, dimostrandosi sempre disponibile per dibattiti, conferenze, cene.
Non ha voluto funerali, il corpo è stato cremato e le ceneri sepolte al Verano, il cimitero monumentale di Roma.
Tra qualche settimana organizzeremo una cerimonia con compagni ed amici per ricordarlo.
Ciao Marcello!

Fricche

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