Umanità Nova, n.45 del 20 dicembre 2009, anno 89

Ipocrisia & repressione in salsa verde


Si sono tenute nei giorni scorsi le attese manifestazioni per contestare la XV Conferenza ONU sul cambiamento climatico (COP 15), vertice che nelle intenzioni dovrebbe trovare un accordo "migliorativo" rispetto al protocollo di Kyoto sul riscaldamento globale.
Decine di migliaia le persone che dall'11 al 18 dicembre hanno dato vita a un vertice alternativo e a varie azioni di contestazioni, la maggior parte delle quali riunite sotto lo slogan Climate Justice Action. Per l'occasione lo Stato danese aveva varato una legge che permette l'arresto preventivo dei sospetti. Così già venerdì 11 dicembre ci sono stati fermi e perquisizioni in tutto il centro città e la manifestazione programmata, partecipata da qualche centinaio di persone, ha avuto vita dura, circondata e minacciata da una quantità ingente di polizia ed è stata infine dispersa.
Il giorno dopo, sabato, si è tenuto il corteo previsto, forte di decine di migliaia di persone (dalle quaranta alle centomila, secondo le fonti), buona parte delle quali reclamavano "System change, not climate change!". Alcune finestre della vecchia borsa di Copenhagen sono andate in frantumi: il corteo è quindi stato spezzato dalla polizia che ha provveduto a trattenere chiunque avesse un aspetto minaccioso, o fosse vestito di nero. I fermati sono stati costretti a rimanere immobili e ammanettati in strada per alcune ore e poi portati in autobus in strutture detentive predisposte appositamente in vista del summit. Nonostante tanta repressione il corteo ha continuato a sfilare, imponente ed energico.
In serata un altro, piccolo, corteo si è diretto verso il carcere, in località Valby, per reclamare la liberazione dei fermati Pur non riuscendo a raggiungerlo, a causa del solito dispiegamento sproporzionato di polizia, si è fatto sentire con la musica. Nella notte quasi tutti i manifestanti sono stati rilasciati: solo tre dovranno comparire davanti al giudice a dimostrazione di un vero e proprio fermo preventivo di massa, senza alcuna giustificazione legale.
Anche la giornata di domenica 13 si è svolta all'insegna della repressione. Circa 500 persone hanno provato a occupare simbolicamente il porto della città. Dopo un chilometro percorso, il corteo è stato circondato e bloccato violentemente dalle solite forze dell'ordine, con l'utilizzo di spray al peperoncino, cani, manganelli. Anche in questo caso quasi tutti gli attivisti fermati durante la giornata sono stati rilasciati in serata, dopo essere rimasti ore rinchiusi in gabbie degne di Guantanamo (vedi le foto: http://nocop.italy.indymedia.org/node/834).
Sempre nel pomeriggio un'altro corteo di qualche centinaio di persone ha organizzato una manifestazione non autorizzata in centro città, ma è stato sciolto dalla polizia.
Quando il giornale sarà in stampa ci saranno nuove iniziative: è preannunciato un tentativo di bloccare il vertice e l'arrivo di Obama e degli altri leader contribuirà a riscaldare ulteriormente una situazione già molto tesa.
Nonostante l'abile utilizzo di tecnologie d'informazione da parte di compagni, le notizie giungono frammentate, a causa dell'estrema difficoltà di movimento a Copenhagen. La repressione mostra ancora il volto più feroce.  Il potere avverte che, nonostante le differenze tra i contestatori, da sempre più parti si leva forte una protesta che è pronta a mettere in discussione tutto il sistema, legando nella propria analisi l'aspetto ambientale con quello sociale. La questione non è oggi solo l'abbandono del petrolio o del carbone o quale energia "alternativa" abbracciare; il punto che interessa maggiormente alcune delle aree ecologiste più consapevoli è questa: se la "rivoluzione ecologica" – già preannunciata dai think-tank più progressisti dell'opinione pubblica borghese – sarà varata per decreto, con un qualche tipo di accordo, allora rimarrà qualcosa di mera facciata e di molto poco rivoluzionario, risultando ancora una volta funzionale a un modello di sviluppo basato sull'accentramento delle risorse, la costante del profitto e la distruzione del pianeta.

A. Soto

Fonti:
www.indymedia.dk
www.ainfos.ca
http://nocop.italy.indymedia.org
http://reporter.indivia.net/

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