Si sono tenute nei giorni scorsi le attese manifestazioni per
contestare la XV Conferenza ONU sul cambiamento climatico (COP 15),
vertice che nelle intenzioni dovrebbe trovare un accordo "migliorativo"
rispetto al protocollo di Kyoto sul riscaldamento globale.
Decine di migliaia le persone che dall'11 al 18 dicembre hanno dato
vita a un vertice alternativo e a varie azioni di contestazioni, la
maggior parte delle quali riunite sotto lo slogan Climate Justice
Action. Per l'occasione lo Stato danese aveva varato una legge che
permette l'arresto preventivo dei sospetti. Così già
venerdì 11 dicembre ci sono stati fermi e perquisizioni in tutto
il centro città e la manifestazione programmata, partecipata da
qualche centinaio di persone, ha avuto vita dura, circondata e
minacciata da una quantità ingente di polizia ed è stata
infine dispersa.
Il giorno dopo, sabato, si è tenuto il corteo previsto, forte di
decine di migliaia di persone (dalle quaranta alle centomila, secondo
le fonti), buona parte delle quali reclamavano "System change, not
climate change!". Alcune finestre della vecchia borsa di Copenhagen
sono andate in frantumi: il corteo è quindi stato spezzato dalla
polizia che ha provveduto a trattenere chiunque avesse un aspetto
minaccioso, o fosse vestito di nero. I fermati sono stati costretti a
rimanere immobili e ammanettati in strada per alcune ore e poi portati
in autobus in strutture detentive predisposte appositamente in vista
del summit. Nonostante tanta repressione il corteo ha continuato a
sfilare, imponente ed energico.
In serata un altro, piccolo, corteo si è diretto verso il
carcere, in località Valby, per reclamare la liberazione dei
fermati Pur non riuscendo a raggiungerlo, a causa del solito
dispiegamento sproporzionato di polizia, si è fatto sentire con
la musica. Nella notte quasi tutti i manifestanti sono stati
rilasciati: solo tre dovranno comparire davanti al giudice a
dimostrazione di un vero e proprio fermo preventivo di massa, senza
alcuna giustificazione legale.
Anche la giornata di domenica 13 si è svolta all'insegna della
repressione. Circa 500 persone hanno provato a occupare simbolicamente
il porto della città. Dopo un chilometro percorso, il corteo
è stato circondato e bloccato violentemente dalle solite forze
dell'ordine, con l'utilizzo di spray al peperoncino, cani, manganelli.
Anche in questo caso quasi tutti gli attivisti fermati durante la
giornata sono stati rilasciati in serata, dopo essere rimasti ore
rinchiusi in gabbie degne di Guantanamo (vedi le foto:
http://nocop.italy.indymedia.org/node/834).
Sempre nel pomeriggio un'altro corteo di qualche centinaio di persone
ha organizzato una manifestazione non autorizzata in centro
città, ma è stato sciolto dalla polizia.
Quando il giornale sarà in stampa ci saranno nuove iniziative:
è preannunciato un tentativo di bloccare il vertice e l'arrivo
di Obama e degli altri leader contribuirà a riscaldare
ulteriormente una situazione già molto tesa.
Nonostante l'abile utilizzo di tecnologie d'informazione da parte di
compagni, le notizie giungono frammentate, a causa dell'estrema
difficoltà di movimento a Copenhagen. La repressione mostra
ancora il volto più feroce. Il potere avverte che,
nonostante le differenze tra i contestatori, da sempre più parti
si leva forte una protesta che è pronta a mettere in discussione
tutto il sistema, legando nella propria analisi l'aspetto ambientale
con quello sociale. La questione non è oggi solo l'abbandono del
petrolio o del carbone o quale energia "alternativa" abbracciare; il
punto che interessa maggiormente alcune delle aree ecologiste
più consapevoli è questa: se la "rivoluzione ecologica" –
già preannunciata dai think-tank più progressisti
dell'opinione pubblica borghese – sarà varata per decreto, con
un qualche tipo di accordo, allora rimarrà qualcosa di mera
facciata e di molto poco rivoluzionario, risultando ancora una volta
funzionale a un modello di sviluppo basato sull'accentramento delle
risorse, la costante del profitto e la distruzione del pianeta.
A. Soto
Fonti:
www.indymedia.dk
www.ainfos.ca
http://nocop.italy.indymedia.org
http://reporter.indivia.net/