In un discorso parlamentare del 1919 il primo ministro francese
Georges Clemanceau parafrasò una famosa frase di Karl Von
Clausewitz, quella che diceva che la guerra non è altro che la
politica condotta con altri mezzi. Clemanceau arrivò ad
affermare che anche la pace non è altro che la guerra condotta
con altri mezzi.
Con Barack Obama si è andati oltre anche questa affermazione di
Clemanceau, poiché, grazie all'attuale presidente USA, persino
il Nobel per la Pace è diventato uno strumento bellico,
cioè un'arma di guerra psicologica, cioè un modo per
demoralizzare e confondere il nemico. La chiave del discorso di
accettazione del Nobel da parte di Obama si trova infatti nella
riaffermazione e nella rinnovata rivendicazione del ruolo di
sbirro/boia internazionale da parte del governo statunitense: nel mondo
c'è il male, e siamo noi a decidere cos'è bene e
cos'è male. Per il governo USA gli Affari sono il Bene, e
l'opposizione agli affari, di conseguenza, è il Male.
L'intreccio tra militarismo e affarismo è efficacemente
illustrato dal business dell'oppio afgano, coltivato dalla NATO in
Afghanistan e poi esportato dalla NATO in tutto il mondo sotto la
copertura delle sue basi militari. Ma c'è anche il business dei
rifiuti tossici, che la NATO scarica in Campania, all'ombra del segreto
militare previsto dalla Legge 123/2008.
E c'è anche il business della cocaina, che gli USA
esportano tramite le loro basi militari in Colombia. Non dimentichiamo
poi il business delle bombe. Il contribuente americano è
chiamato a finanziare con il suo pubblico denaro non solo le banche, ma
anche le aziende private che producono bombe, e visto che gli obiettivi
militari non bastano, anche gli obiettivi civili sono OK, anzi sono
ideali per alimentare il consumismo delle bombe, il bomb-business.
Tutto questo è il Bene, e far finta di non vederlo va benissimo. Per gli affari, ovviamente.
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