Umanità Nova, n.45 del 20 dicembre 2009, anno 89

informAzione


12 dicembre in piazza 1969 – 2009
La strage è di stato! Pinelli assassinato!

Milano

In un pomeriggio dal cielo terso e dalla temperatura frizzantina prima e gelida con il passare delle ore, la parte antifascista della città di Milano ha ricordato come si conviene il 40esimo anniversario della strage di stato di Piazza Fontana e dell'omicidio, per mano poliziesca, del compagno anarchico Giuseppe Pinelli.
La "commemorazione ufficiale", dentro una piazza Fontana transennata e presidiata da centinaia di sbirri in assetto anti-sommossa, ha visto la presenza di centinaia di cittadini e cittadine milanesi che, inaspettatamente, ha impedito a tutta la componente leghista-cattolico-fascista rappresentata ai massimi vertici da sindaco (Moratti), presidenti di Provincia (Podestà) e Regione (Formigoni) di proferire parola perché surclassati da fischi e insulti. Al grido di "vattene, fascisti, ecc." dopo pochi minuti hanno preferito lasciare il palchetto eretto al centro della piazza.
Nelle vie adiacenti intanto, con la presenza di migliaia di persone, si snodava il corteo indetto dalle forze della sinistra ex-parlamentare (PdCI e RC) a cui si è accodato il variegato mondo della sinistra cosiddetta "antagonista".
Il corteo era aperto dallo striscione che recitava "la strage è di stato". Dopo aver percorso alcune vie del centro, ritornando nei pressi di piazza Fontana, il corteo terminava nella adiacente piazzetta Santo Stefano, ma una componente molto nutrita fronteggiava il cordone di sbirraglia messa a guardia della piazza "ufficiale". Dopo alcuni momenti di fronteggiamento, non avendo più nessuna autorità statale da proteggere perché già sloggiati dall'indignazione popolare e per evitare a loro stessi peggior sorte, le transenne e i blindati di polizia e carabinieri venivano tolti per lasciare confluire gli antifascisti nella piazza finalmente gremita da chi ha titolo per parlare in questa occasione.
Dopo alcuni interventi che ribadivano la responsabilità statale per le stragi e per le uccisioni che da Pinelli in poi si sono susseguite in  questi decenni, la manifestazione terminava.
Come anarchici e anarchiche della Federazione Anarchica Milanese – FAI, insieme al circolo anarchico "Malfattori" e altre individualità, abbiamo tenuto un presidio informativo in via Larga a poche decide di metri da Piazza Fontana.
Bandiere rosso-nere, striscioni e banchetti con stampa ed editoria anarchica sono stati visti e vissuti dai partecipanti ai vari cortei. Centinaia di volantini e decine di copie di Umanità Nova sono stati distribuiti e venduti in pochi minuti segno che la presenza anarchica in città è riconosciuta  e vitale.

RedM

Firenze

Sullo striscione posto sul camioncino in testa del corteo c'era scritto: "12/12/1969 Piazza Fontana. Strage di Stato", ma la manifestazione di sabato 12 dicembre a Firenze era dedicata anche ai recenti fatti di Pistoia e ai temi sempre attuali dell'antifascismo. Il corteo, terminato sotto la sede di Confindustria, ha toccato vari luoghi simbolici, tra cui il Tribunale e la Prefettura; è stata data una forte risposta alla stretta repressiva che negli ultimi mesi ha colpito compagni di diverse città ed appartenenti a varie aree di movimento.
Ricordiamo brevemente i fatti: l'11 ottobre scorso, nel tardo pomeriggio, a Pistoia, le forze dell'ordine fanno irruzione in una assemblea regionale contro le ronde, effettuando perquisizioni e portando i presenti nei locali della Questura, dove avrebbero passato la notte.  Alla mattina del 12 ottobre, senza alcuna prova, 3 persone restano agli arresti ed altre 8 sono denunciate per aver danneggiato la locale sede dei fascisti di casapound. L'11 novembre, a seguito di un mese durante il quale si sono svolte numerose iniziative di solidarietà in tutta la Toscana, scattano altri 4 arresti. Sono quindi 7 adesso gli arrestati,  4 livornesi del Movimento Antagonista Livornese, 2 membri dei CARC e Marco, un compagno degli Anarchici Pistoiesi, attivo e conosciuto.
Ad inizio novembre un'operazione poliziesca colpisce a Firenze anche il CPA Fi-Sud, numerose perquisizioni nelle abitazioni, denunce, e l'arresto di un compagno sono il risultato di un'altra stretta repressiva che va a colpire in particolare la lotta antifascista.
Da questa grave situazione è nata la necessità di una mobilitazione regionale per la liberazione degli arrestati ed il ritiro delle denunce, una mobilitazione che ha avuto successo, che ha visto anche la partecipazione di molti studenti in un proprio spezzone.
Il corteo (circa 3000 partecipanti) ha sfilato nelle vie del centro storico, tra gli immancabili turisti e le famiglie alle prese con le spese per le prossime feste, ricordando a tutti i fatti del 1969 e collegandoli alla attuale situazione politica. All'iniziativa hanno aderito molte realtà provenienti da tutta la regione, compresi partiti ex-parlamentari. Lo spezzone rosso-nero era probabilmente quello più affollato (150-200 tra compagni e compagne) ed era aperto dallo striscione "Anarchici Toscani" e seguito da altri: "Marco Libero. Liberi tutti", "Non c'è sbirro, non c'è fascio, che ci possa piegar mai", "Credere nella bontà dello stato è il modo migliore per assolverlo", da numerose bandiere e da compagni e compagne di tutte le età. Quelli che nel 1969 non erano ancora nati accanto a chi allora era invece già in piazza. Forse è stata soprattutto in questa vicinanza la bellezza della manifestazione che è riuscita a collegare, concretamente, con il resistente filo della memoria, quaranta anni di lotte che molti vorrebbero far dimenticare.
Lo spezzone era stato organizzato da un'assemblea regionale anarchica molto partecipata contro la repressione, svoltasi il 6 dicembre a Firenze. Quella assemblea oltre a decidere la presenza al corteo, aveva fatto emergere la necessità di sostenere Marco, il compagno anarchico, attualmente ai domiciliari. Per questo la manifestazione del 12 è l'inizio di un più ampio percorso di mobilitazione degli anarchici toscani. Domenica prossima, 20 dicembre ci sarà infatti una nuova assemblea regionale per decidere il da farsi in vista della prima seduta per il processo, prevista per il 20 Gennaio a Pistoia.
Marco libero! Tutti liberi!

Due che c'erano

Bologna

Il 12 dicembre si è tenuta a Bologna una manifestazione per ricordare la strage di Piazza Fontana, avvenuta nel 1969 e per riallacciare i fili della memoria con le attuali lotte sociali.
La manifestazione era organizzata da varie individualità anarchiche bolognesi ma ha visto la partecipazione di diverse realtà, fra cui gli attivisti dell'Iqbal Masih e del Lazzaretto autogestito, la rete Bologna Prende Casa, l'Aula C di Scienze e Politiche, le compagne femministe e lesbiche, vari antifascisti e compagni del circolo Berneri.
Il corteo è partito alle 14.30 da Piazza di Porta Lame, luogo simbolo della resistenza bolognese, e si è diretto verso lo stadio. Il percorso non ha potuto toccare il centro cittadino a causa del divieto di manifestare in centro storico il sabato pomeriggio promulgato dalla scellerata giunta comunale (PD).
Molti interventi hanno ricordato sia le responsabilità dello stato nella repressione delle lotte sociali tramite la strategia della tensione, le violenze nelle carceri e nei cie, la militarizzazione dei territori portando, con un intervento effettuato davanti alla sede regionale della protezione civile, ad esempio il paradigmatico caso del territorio abruzzese, la repressione delle lotte sociali, il razzismo. La manifestazione, aperta da un grosso striscione nero che ricordava che la violenza è monopolio dello stato, è stata partecipata da circa 400 tra compagni e compagne.
In serata alle 19 era stato indetto un presidio per ostacolare l'annunciato concerto del gruppo nazirock "Nessuna Resa" in un locale del centro città, visto come una vera e propria provocazione. Circa duecento antifascisti hanno risposto all'appello; a difendere i fascisti un nutrito schieramento di forze dell'ordine. In presidio circola la voce, probabilmente messa in giro ad arte dalla polizia, che il concerto è stato annullato per motivi di ordine pubblico. Dopo un'ora e mezza di presidio, una parte dei manifestanti se ne va, un'altra – più di cinquanta persone - si avvia in corteo, ma in direzione opposta rispetto ai fascisti, verso Piazza Maggiore. È un corteo sfilacciato: alcune banche sono lievemente danneggiate, esplodono vari petardoni. Al terzo, un po' più grande degli altri, gli agenti caricano. Fermano sette manifestanti: quattro sono rilasciati in nottata, tre al momento in cui scriviamo (lunedì) stanno per essere processati per direttissima per lesioni e resistenza a pubblico ufficiale.
Il corteo del pomeriggio ha lasciato abbastanza soddisfatti gli organizzatori. Rispetto agli anni scorsi c'era indubbiamente una maggior presenza; il corteo però è riuscito a comunicare poco ed è parso autoreferenziale, disertato dai residenti del quartiere, ma anche da buona parte del cosiddetto "movimento". In serata invece, la parziale vittoria, l'annullamento del concerto, si è rivelata essere un'illusione; in più ci sono stati tre arresti tra i compagni. Questi i risultati di una mobilitazione che non è riuscita a coinvolgere se non il circuito autoreferenziale di aree sempre più ristrette. Se si vuole fare di meglio, sarebbe urgente cambiare prospettiva.

RedB       

Parma. Lotta per la casa

La settimana scorsa, come Sru e rete diritti in casa, avevamo iniziato a denunciare le case popolari sfitte con un presidio in via Firenze e un altro davanti alla Prefettura. Sabato 12 è stata la volta di via Cocconi (zona via Testi) dove di case sfitte da tempo ne abbiamo contate almeno 12.
Questo il testo distribuito:  
Siamo in via Cocconi per denunciare le tantissime case popolari lasciate vuote per anni, solo in questa strada se ne contano una dozzina, altre sei sono chiuse e sfitte tra via Pedretti e via Firenze. Questi numeri sono stati da noi verificati di persona e confermano una realtà che a Parma fa sì che il numero totale delle case popolari liberate e non riassegnate sia di circa un centinaio (in questo caso la fonte è lo stesso Consiglio Comunale). Una realtà tanto più crudele se si pensa alla crisi economica che ci circonda e che fa sì che molte famiglie, con la perdita del lavoro, si trovino per la prima volta a rivolgersi ai servizi sociali in cerca di aiuto. Nella nostra città, con l'ultimo bando di edilizia residenziale pubblica, le domande accettate, quindi gli aventi diritto, sono risultate 1600, un numero che però è destinato a crescere. Le politiche di ACER e del Comune di Parma si sono rivelate fallimentari, per volontà politica hanno infatti deciso di non costruire più case popolari proprio quando in Europa le case popolari sono considerate una soluzione efficace al problema abitativo e gli stati europei continuano ad investire molto più dell'Italia in questo settore. La crisi economica che ci circonda è un dato di fatto, le istituzioni e gli enti locali, abituati ad un sistema sociale che si è sempre basato sugli alti livelli occupazionali dell'Emilia-Romagna e di Parma in particolare, si trovano assolutamente impreparate nella gestione della precarietà sociale diffusa, sia per quanto riguarda le leggi e i regolamenti attuali, che per le iniziative e i progetti politici di breve e lungo termine. Che il problema abitativo sia in forte aumento è un dato incontestabile. A Parma, nei primi 6 mesi del 2009, l'aumento degli sfratti esecutivi è stato del 30% rispetto allo stesso periodo del 2008 e le domande per l'assegnazione di Case Popolari sono quasi raddoppiate, si va dalle 965 richieste del 1999, alle 1200 del 2006, alle 1659 del 2008. Teniamo presente che il 48% delle richieste viene da famiglie che hanno un ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente) inferiore a 4.500 euro, quindi persone che in alcun modo possono pagare un affitto sul mercato privato o una rata di un mutuo. Siamo qui per denunciare una politica che copre gli interessi dei palazzinari e non di chi in questa città vive e lavora, per mettere a nudo quanto le politiche abitative del Comune siano insufficienti, per dire a tutti che la casa è un diritto e non un privilegio per pochi. Ripensiamo la città come un posto in cui abitare e non un centro commerciale in cui, se non hai le tasche piene, non puoi fare nulla! Lottiamo per il diritto alla casa.  

Diritti in casa
rete di lotta per la casa
S.R.U. Società di Riappropriazione Urbana

Perugia. Un giovane ragioniere

Scoperto e denunciato il mittente dei proiettili recapitati al sindaco di Assisi, a nome BR/coop fai.  Un giovane ragioniere residente a Perugia è ritenuto da digos e carabinieri responsabile di avere inviato alcune lettere di minaccia a varie personalità politiche regionali e nazionali, tra queste una lettera contente proiettili inviata al sindaco di Assisi.
Trattandosi di minacce ovviamente l'uomo non è stato arrestato, nonostante i proiettili, le minacce via posta con tanto di mittente, e sembra, secondo le prime agenzie, il ritrovamento nella sua abitazione di elementi di prova inoppugnabili e un'ultima lettera da recapitare alla Presidenza del Consiglio. L'uomo tra l'altro versa in condizioni di disagio sociale e quindi presenterebbe caratteri che possono dar luogo a gesti simbolici di protesta. Di mitomani, disperati, spiriti vendicativi è piena la nostra società, altrimenti non arriverebbero a raffica lettere di minacce spesso corredate da proiettili ai più svariati personaggi, della chiesa, della politica, dello sport ecc….
Raramente sono stati scoperti, quasi mai sono stati arrestati. Nemmeno per le minacce alla presidente della regione Umbria Lorenzetti sono stati scoperti i responsabili, però sono stati arrestati quattro giovani spoletini, che hanno fatto, chi un anno, chi mesi di carcere.
Indiziati del fatto due di loro, a questi sono stati associati altri 2 con l'accusa di aver fatto scritte e atti vandalici e così gli inquirenti hanno formato un'associazione "terrorista" e hanno decretato il carcere. Nessuna prova, non solo, le udienze finora svolte in corte d'assise a Terni hanno mostrato non l'inconsistenza degli indizi ma la loro inesistenza. Allora, non sarà il caso che giudici e magistrati tutti ripensino un momento a quanto hanno messo in piedi e rileggano i fatti alla luce di episodi come quello attribuito al ragioniere, così frequenti in Italia, che nascondono le ragioni e i veri responsabili di atti come l'invio di lettere minatorie? Per quello che ci riguarda lo schieramento messo in campo il 23 ottobre 2007 parla da solo. Più di 100 uomini, gli elicotteri, il capo dell'antiterrorismo Ganzer, le dichiarazioni a caldo della Lorenzetti, dicono già tutto. È la politica, non quella che facevano i 4 ragazzetti di Spoleto, ma quella che facevano gli alti vertici istituzionali e gli apparati dello stato che ha fatto della lettera inviata alla Lorenzetti non un caso di giustizia ma un caso di giustizia politica.

Comitato23Ottobre

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